Incontro Con Il Maestro Spirituale

Agire In Conoscenza

Agire In Conoscenza

29 FEBBRAIO 1972, SERA (CONTINUAZIONE)

Un ospite indiano: Come si deve agire per ottenere un buon karma?

Srila Prabhupàda: Il buon karma si ottiene compiendo azioni prescritte nei Veda, in particolare compiendo i yajna, cioè quelle azioni destinate a soddisfare Visnu, Dio, la Persona Suprema. Buon karma significa compiere yajna secondo i dettami delle Scritture vediche con lo scopo di soddisfare il Signore Supremo. Un buon cittadino è colui che obbedisce alle leggi dello Stato e soddisfa il governo, così ha buon karma chi riesce a soddisfare Visnu. Purtroppo gli uomini moderni non sanno chi è Dio, e tantomeno sanno come soddisfarLo!

Non hanno conoscenza, sono solo impegnati in attività materialistiche, di conseguenza generano cattivo karma e soffrono. Sono come tanti ciechi guidati da altri ciechi, sia gli uni che gli altri soffrono per il cattivo karma che si creano. Non è difficile da capire. Se tu agisci da criminale sarai punito, ma se fai qualcosa di buono per lo Stato o per la gente, sarai ricompensato, talvolta anche con un titolo onorifico. Questi sono esempi di karma buono o cattivo. Buon karma significa godere della felicità materiale; cattivo karma, invece, significa subire le sofferenze materiali. Grazie a un buon karma si può nascere in una buona famiglia, diventare ricchi, istruiti e fisicamente attraenti. [Passa un po’ di tempo]

Bob: Che dire di una persona che non conosce Dio…

Srila Prabhupàda: In questo caso è un animale. L’animale non sa distinguere ciò che è buono da ciò che è cattivo. Una persona che non sa chi è Dio e non cerca neppure di saperlo è un animale, anche se invece di camminare con quattro zampe cammina con due. Del resto anche Darwin diceva che l’uomo è una scimmia. Così, chi non conosce Dio e non cerca di conoscerLo non è altro che un animale.

Bob: E le persone innocenti?

Srila Prabhupàda: Anche l’animale è innocente, non protesta neanche se gli tagli la gola. L’innocenza non è una qualificazione. Gli animali sono tutti innocenti, ecco perché non è difficile ucciderli. Essere innocenti non è una qualificazione. Noi vogliamo diventare molto intelligenti per poter capire Krsna. Essere sempliciotti, ingenui e ignoranti non è una grande qualità. Va bene essere semplici, ma non sciocchi.

Bob: Potresti spiegarmi ancora che cos’è l’intelligenza?

Srila Prabhupàda: E intelligente una persona che sa qual è la propria identità, che cos’è questo mondo, chi è Dio e qual è il rapporto che li unisce. Un animale non conosce la propria identità, pensa di essere il corpo. Similmente, chi non conosce la propria vera identità non è intelligente.

Bob: Supponiamo che una persona faccia, o cerchi di fare, ciò che è giusto e sia cosciente di ciò che fa, come il servitore che è onesto verso il suo padrone, e continua a rimanere onesto pur sapendo che se non lo fosse non perderebbe il posto… una persona così si crea un buon karma?

Srlla Prabhupàda: Sì, essere onesti produce buon karma. La Bhagavad-gità descrive molto bene come comportarsi in modo onesto:

daivi sampad vimoksaya nibandhàyàsun mata

Se sviluppi daivi sampad, cioè qualità trascendentali, allora vimoksaya, sarai liberato; ma se sviluppi qualità demoniache — nibandhàyàsun — diventi sempre più schiavo. Purtroppo oggi la gente non sa cos’è la liberazione e cos’è la schiavitù. È così immersa nell’ignoranza che ignora anche le cose più basilari. Per esempio, se chiedessi a te cos’è la liberazione, sapresti rispondermi?

[Bob non risponde] E se ti chiedessi cos’è la schiavitù, sapresti rispondermi? [Nessuna risposta] Queste parole — liberazione e schiavitù — ricorrono frequentemente nella letteratura vedica, ma oggi la gente ignora il loro significato. Così ignorante e sciocca, eppure così orgogliosa del suo progresso! Perché non mi spieghi il significato di liberazione? Tu sei un professore, un insegnante, se ti chiedo cosa s’intende per liberazione, non sai spiegarmelo?

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Bob: Non del tutto. Se lo sapessi potrei ottenere la liberazione molto velocemente.

Srlla Prabhupàda: Ma se non sai cos’è la liberazione, non potrai mai ottenerla, né lentamente né velocemente. [Tutti ridono] Prima di tutto devi sapere cos’è la liberazione. Se non sai in quale direzione sta andando il treno, a che serve sapere o capire se il treno è veloce o lento? Devi sapere la tua destinazione, prima di tutto. Che cos’è la liberazione?

Bob: Umm…

Srila Prabhupàda: Ogni giorno sei tu a fare domande a me, ora io ne faccio una a te.

Bob: [Ride] Va bene… fammi pensare un po’.

Srila Prabhupada: Il concetto di liberazione è spiegato nello Srimad-Bhàgavatam. L’esatto termine sanscrito è mukti.

muktir hitvanyatha rupam svarupena vyavasthitih

È necessario porre fine a ogni attività insensata e situarsi nella condizione originale; ma è difficile quando nessuno sa qual è la condizione originale, né come agire nel modo giusto. La situazione è critica, ognuno agisce di testa propria perché non sa ciò che è giusto fare. Oggi tutti ignorano lo scopo della vita.

Bob: Pensi che esistano persone oneste?

Srila Prabhupàda: Se una persona non sa cos’è l’onestà, come può essere onesta? Solo se sai cos’è l’onestà, puoi essere onesto. Tu sai cos’è l’onestà?

Bob: Beh, onestà è fare ciò che veramente senti che è giusto fare.

Srila Prabhupàda: Il ladro pensa: “Devo rubare per mantenere i miei figli; rubare è giusto.” Significa che lui è onesto? Il macellaio pensa: “È mio dovere sgozzare quotidianamente gli animali. È la mia vita.” Come quel cacciatore… che poi incontrò Nàrada.

Syàmasundara: Mrgàri.

Snla Prabhupàda: Sì, Mrgàri. Nàrada gli domandò: “Perché uccidi gli animali?” E lui rispose: “È il mio lavoro. Mio padre me lo ha insegnato.” Uccideva “onestamente”. Come vedi, il concetto di onestà dipende dalla cultura. La cultura di un ladro, per esempio, lo porta a pensare che rubare sia onesto.

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Bob: Allora che cos’è l’onestà?

Srila Prabhupàda: Questa era la mia domanda. [Tutti ridono] Vera onestà significa non calpestare i diritti di un altro. Questa è onestà. Per esempio, questo tavolo è mio; se al momento di andartene lo prendi e te lo porti via, pensi di essere onesto? La definizione di onestà è semplice: non arrogarsi i diritti altrui. Questa è onestà.

Bob: Allora è corretto dire che una persona onesta è situata in virtù?

Srila Prabhupàda: Certamente, poiché virtù significa conoscenza. Se tu sai che questo tavolo non ti appartiene, ma che è di mia proprietà, allora non cercherai di portartelo via. Prima di tutto si deve avere piena conoscenza, poi si può essere onesti.

Bob: Tu hai detto che essere in virtù significa avere conoscenza di Dio, ma una persona può essere onesta senza avere molta conoscenza di Dio?

Srila Prabhupàda: Come?

Bob: Ci sono persone che sono oneste non perché pensano così di far piacere a Dio, ma semplicemente perché sentono che è giusto essere onesti.

Srila Prabhupàda: Dio vuole che tutti siano onesti, perché dovrebbe volere diversamente?

Bob: Voglio dire che si può seguire la volontà di Dio senza neanche saperlo. Come qualcuno che è sotto l’influsso…

Srila Prabhupàda: No, è assurdo seguire senza sapere. Devi conoscere ciò che Dio vuole, e se Gli obbedisci questa è onestà.

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Bob: Non è possibile essere onesti senza conoscere Dio?

Srila Prabhupàda: No, perché Dio è il proprietario supremo, il beneficiario supremo e l’amico supremo. Questo è ciò che afferma la Bhagavad-gita. Per avere una conoscenza completa è sufficiente sapere che Dio è il proprietario di tutto, è l’amico di tutti e il beneficiario di tutto. Per esempio, ognuno di noi sa che nel corpo lo stomaco è il beneficiario. Le mani, le gambe, gli occhi e gli orecchi hanno solo la funzione di aiutare lo stomaco.

L’avvoltoio si alza sette miglia nel cielo solo per vedere dov’è il cibo per lo stomaco, quindi le ali lo aiutano a volare sul luogo dove si trova il cibo e il becco l’afferra. Come nel corpo è lo stomaco il beneficiario, così nella manifestazione cosmica materiale e spirituale è Krsna, Dio, la figura centrale. E Lui il beneficiario. Per capirlo, basta osservare i nostri stessi corpi. Anche il corpo è una creazione e ha la stessa struttura meccanica dell’universo intero; la stessa struttura è riscontrabile ovunque, perfino negli animali.

Nel corpo umano e nella manifestazione cosmica il meccanismo è quasi uguale. Puoi facilmente capire che nel corpo è lo stomaco che gode, è lui dunque il beneficiario centrale. Lo stomaco è anche l’amico, perché se tu non digerisci, tutte le altre parti del corpo s’indeboliscono. Lo stomaco, dunque, è un amico perché digerisce e distribuisce energia a tutte le altre parti del corpo. Non è vero?

Bob: Sì.

Srila Prabhupàda: Lo stomaco centrale dell’intera creazione è Dio, Krsna. Egli è il beneficiario, è l’amico, e come proprietario supremo mantiene tutti gli esseri. È proprio come un sovrano che, essendo il proprietario del regno, mantiene tutti i cittadini. Se non fosse il proprietario supremo come potrebbe essere l’amico di tutti? Capire queste cose è essenziale. Krsna è il beneficiario, Krsna è il proprietario e Krsna è l’amico.

Se comprendi queste tre verità la tua conoscenza è completa, non hai bisogno di capire altro.

yasmin vijnate sarvam evam vijmtam bhavati

Se comprendi Krsna attraverso queste tre formule, che racchiudono la conoscenza completa, non hai bisogno di sapere nient’altro. Ma non tutti saranno d’accordo. ”Perché Krsna dovrebbe essere il proprietario? Perché non Hitler? O Nixon? O qualcun altro?… ” Questo è il problema.

Se la gente riuscisse a capire questi tre princìpi basilari, avrebbe una conoscenza completa e non scoppierebbero più conflitti. Purtroppo non li accetterà e porrà tanti ostacoli solo per evitare di accettarli. Questa è la causa di tutti i guai. Ma nella Bhagavad-gita Krsna dice chiaramente:

bhoktaram yajna-tapasam

sarva-loka-mahesvaram

suhrdam sarva-bhutanam

jnatva mam santim rcchati

Sapendo che Io sono il fine ultimo di tutti i sacrifici e di tutte le austerità, il sovrano di tutti i pianeti e di tutti i deva, l’amico e il benefattore di tutti gli esseri, il saggio trova sollievo dalle sofferenze materiali e ottiene la pace.” Ma le persone non sono disposte ad accettare queste verità; preferiscono inventare falsi proprietari, falsi amici e falsi beneficiari, e litigare tra loro. Questa è la situazione attuale nel mondo. Se la gente ricevesse la giusta educazione accetterebbe questa conoscenza, e ci sarebbe immediatamente la pace (sàntim rcchati).

Questa è conoscenza, e chiunque segua questi princìpi è un uomo onesto. Non pretende di essere il proprietario di qualcosa, sa che tutto appartiene a Krsna e che quindi tutto dovrebbe essere usato al Suo servizio. Questa è onestà. Se questa matita appartiene a me, è buona educazione chiedermela se si vuole usarla, come fanno qualche volta i miei studenti: “Posso usare questa matita?” “Sì, puoi usarla.” Se so che tutto appartiene a Krsna, non uso niente senza il Suo permesso. Questa è onestà, questa è conoscenza. Chi non sa è ignorante, è uno sciocco, e quindi commette errori, o addirittura crimini. Tutti i criminali sono sciocchi; per ignoranza trasgrediscono le leggi dello Stato.

L’ignoranza non è felicità, ma è pazzia essere saggi dove l’ignoranza è considerata felicità. Oggi tutti godono della propria ignoranza e quando tu cerchi di spiegare la filosofia della coscienza di Krsna, nessuno ti ascolta. Se ti dico: “Non sei tu il proprietario, è Krsna il proprietario” tu non sarai molto soddisfatto. [Tutti ridono] Come vedi, l’ignoranza è felicità. Noi stiamo correndo il rischio di offendere la gente, e la gente penserà che siamo degli sciocchi. Se dico a un uomo ricco: “Non sei tu il proprietario delle tue ricchezze. È Krsna il proprietario, perciò tutto quello che hai devi spenderlo per Krsna”, sicuramente si irriterà moltissimo.

upadeso hi murkhanam prakopàya na sàntaya

“Se tenti di dare consigli a un furfante, costui si arrabbierà.” Perciò ci presentiamo come mendicanti e gli diciamo: “Caro signore, lei è un gentiluomo! Io sono un mendicante sannyàsi e vorrei costruire un tempio. Potrebbe contribuire anche lei con una donazione?” Così penserà: “Ecco un povero mendicante. Facciamogli la carità.” Se invece gli dicessi: “Caro signore, lei possiede milioni, ma questo denaro è di Krsna, lo dia a me, io sono il servitore di Krsna.” Oh… [Tutti ridono]

Non sarebbe molto contento. Se mi presento come mendicante, mi darà qualcosa, ma se gli dico la verità non mi darà neanche un centesimo. [Tutti ridono] Lo convinciamo che siamo mendicanti, ma in realtà non lo siamo, siamo servitori di Krsna e non vogliamo niente da nessuno perché sappiamo che Krsna ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno. La ragione del nostro comportamento può essere chiarita con un esempio.

Se un bambino prende in mano qualcosa di prezioso e noi vogliamo che ce lo restituisca, dobbiamo adularlo dicendogli: “Oh, tu sei un bambino così bravo! Prendi queste caramelle e dammi quello che hai in mano. Non vale niente, facciamo cambio!” E lui dirà: “Oh, sì, facciamo cambio!” Anche noi dobbiamo fare così. Perché? Perché se una persona tiene per sé il denaro di Krsna va all’inferno. Perciò le chiediamo una donazione e la impegniamo nella coscienza di Krsna.

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Bob: Allora non andrà più all’inferno?

Srila Prabhupàda: No, è salva perché ogni centesimo speso per Krsna tornerà a suo merito. Quest’atto è chiamato ajnàta-sukrti (atto spirituale compiuto inconsapevolmente). Gli uomini, di solito, non hanno pensieri elevati, perciò le persone sante cercano di illuminarli dando a tutti la possibilità di servire Krsna. Questo è il dovere della persona santa.

Bob: Come?

Srila Prabhupada: Questo è il dovere della persona santa. Ma se questa persona prende il denaro della gente e lo spende per il proprio piacere, allora è lei ad andare all’inferno. In tal caso non sarebbe un santo, ma un imbroglione, un criminale. Non puoi prendere il denaro della gente, neanche un centesimo, e spenderlo per il tuo piacere.

Bob: Conosco persone oneste che non sono coscienti di Krsna…

Srila Prabhupada: Krsna significa Dio.

Bob: Ci sono persone che non sono del tutto coscienti di Dio, ma sono oneste nel senso che non prendono niente di ciò che appartiene agli altri. Cercano di essere buone col prossimo. Queste persone…

Srila Prabhupada: Forse non prendono niente dagli altri, ma prendono da Dio.

Bob: Allora queste persone sono oneste solo a metà?

Srila Prabhupada: Non sono oneste per nulla. Bisogna imparare questo principio — che Dio è il proprietario. Essere buoni col prossimo? Cosa intendi dire con “essere buoni col prossimo?”

Bob: Pensavo a quella gente che s’impegna… cioè, c’è gente che ha bisogno di cibo e di denaro, ma…

Srila Prabhupada: Tutti hanno bisogno di denaro. Tutti ne hanno bisogno. Chi non è povero? Ci sono molti distinti signori seduti in questa stanza, ma chi di loro non ha bisogno di cibo e di denaro? Anche tu hai bisogno di denaro. Come fai a distinguere il ricco dal povero? Tutti hanno bisogno di denaro. Se la tua definizione di povertà è questa, allora tutti sono poveri.

Bob: Sì, ma… cioè… pensavo alla gente che è relativamente più povera.

Srila Prabhupàda: Relativamente, relativamente, forse. Tu potrai essere più affamato di me, ma ciò non significa che io non sia affamato. Forse non sento fame adesso, ma prima o poi la sentirò. Forse non hai fame oggi, ma domani avrai fame.

Bob: Quello che penso è che… sebbene tanta gente rubi c’è ancora qualcuno che resiste alla tentazione e non lo fa. Queste persone meritano sicuramente un premio.

Srila Prabhupàda: Chi pensa di non rubare è ugualmente un ladro perché non sa che tutto appartiene a Krsna. Perciò qualsiasi cosa possieda l’ha rubata.

Bob: Ma è meno colpevole di un ladro che ruba sapendo di rubare.

Srila Prabhupàda: Tu puoi anche non sapere che questo scialle è mio, ma se lo prendi e lo porti via è un furto. Non credi?

Bob: Ma se lo prendo pur sapendo che è tuo sarei più colpevole che se non sapessi chi è il proprietario. Potrei pensare che non appartiene a nessuno.

Srila Prabhupàda: Anche questo è un furto, perché questo scialle appartiene sicuramente a qualcuno, e tu lo prendi senza il suo permesso. Forse non sai esattamente chi è il proprietario, ma sai che deve appartenere a qualcuno. Questa è conoscenza. Qualche volta capita di vedere per strada oggetti di valore — proprietà dello Stato usate per riparare le strade o per fare qualche lavoro all’impianto elettrico. Qualcuno può pensare: “Oh, che fortuna, tutte queste cose abbandonate nella strada! Ora le prendo e le porto via.” Non è un furto questo?

Bob: Sì, è un furto.

Srìla Prabhupada: Non sa che sono cose di proprietà dello Stato, e le porta via. Commette un furto e quando la polizia lo scopre, lo arresta e lo punisce. Questo vale anche per qualsiasi cosa tu abbia… supponiamo che tu stia bevendo un bicchiere d’acqua preso da un fiume. Il fiume è forse di tua proprietà?

Bob: No.

Srìla Prabhupada: Allora anche quello è un furto. Tu non hai creato il fiume, non sai a chi appartiene, ma sai che non appartiene a te. Perciò anche se bevi solo un bicchiere d’acqua senza sapere a chi appartiene quell’acqua commetti un furto. Tu puoi pensare di essere una persona onesta, ma in realtà sei un ladro. Devi sempre ricordarti di Krsna: “Oh, Krsna, questa è la Tua creazione, per favore, permettimi di bere.” Questa è onestà. Perciò un devoto pensa sempre a Krsna, qualsiasi cosa stia facendo. Questa è la proprietà di Krsna. Questa è onestà.

Senza coscienza di Krsna tutti sono ladri, predoni, furfanti e briganti. La nostra conclusione è che chiunque non comprenda Krsna non ha buone qualità, non è una persona onesta e non ha conoscenza: è un uomo di terza classe. Giusto? Cosa ne pensi, Giriràja?

Giriràja [un discepolo]: È giusto.

Srìla Prabhupada: Questo non è un dogma, è un fatto. [Passa del tempo] Allora, hai capito che cosa sono la conoscenza e l’onestà?

Bob: Io… sì, in un certo modo.

Srila Prabhupàda: C’è forse un altro modo? [Bob ride] C’è un altro modo? Ti sfido a trovarne un altro! [Bob ride ancora. Anche Srila Prabhupàda ride] C’è un altro modo? Giriràja?

Giriràja: No.

Srila Prabhupàda: C’è un’alternativa? Nessuno può confutare ciò che diciamo, lo sappiamo per esperienza. Anzi, noi sfidiamo chiunque chiedendo: “Ci sono domande?” E finora Krsna ci ha protetti. Alla fine di grandi conferenze, in grandi nazioni, dopo aver parlato chiedo sempre se qualcuno ha delle domande.

Bob: Ora non ho nessuna domanda.

Srila Prabhupàda: A Londra abbiamo avuto… quanti giorni di conferenze alla Conway Hall?

Un devoto: Dodici giorni.

Srila Prabhupàda: Dopo ogni conferenza chiedevo se qualcuno avesse delle domande.

Bob: Ti hanno rivolto molte domande?

Srila Prabhupàda: Oh, sì. Molte domande sciocche. [Tutti ridono]

Bob: Avrei un’ultima domanda. Che cosa significa essere sciocchi?

Srila Prabhupàda: Chi non ha conoscenza è considerato sciocco.

Un ospite indiano: Prabhupàda, vorrei farti una domanda personale. Posso?

Srila Prabhupàda: Sì.

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Un ospite indiano: Qualche mese fa a Calcutta fu indetta la “Settimana contro la crudeltà verso gli animali”.

Srila Prabhupàda: [Ride brevemente] Questa è un’altra sciocchezza. Fanno pubblicità per prevenire la crudeltà sugli animali e poi mantengono migliaia di mattatoi. Capisci? Questa è un’altra sciocchezza.

Un ospite indiano: Volevo chiedere…

Srila Prabhupada: Ti rispondo prima che tu mi faccia la domanda. [Tutti ridono] È un’altra sciocchezza. Usano una violenza sistematica contro gli animali e poi fondano un’associazione…

Bob: Forse questo è…

Srila Prabhupada: Supponiamo che una banda di ladri abbia un’insegna che dice: “Buonuomo e soci”. Qualche volta capita di vedere queste insegne.

Syàmasundara: Il proprietario del nostro tempio in San Francisco si chiama Goodman (Buonuomo).

Srila Prabhupada: La loro filosofia dice che è crudele non nutrire a sufficienza un animale, così, invece di fargli patire la fame, pensano sia meglio ucciderlo. Non è questa la loro teoria?

Bob: Sì.

Srila Prabhupada: “Piuttosto che farlo soffrire è meglio ucciderlo”, dicono. Questa teoria viene dai paesi comunisti. Là, se un vecchio soffre, lo uccidono per risparmiargli altre sofferenze. In Africa c’è una popolazione che fa festa uccidendo i vecchi.

Syàmasundara: Poi li mangiano?

Srlla Prabhupada: Sì. [Syamasundara ride]

Un devoto: Avevo degli zii che dovettero andare oltre oceano e non potevano portare con sé il loro cane. Così pensarono: “Povero cane, gli si spezzerà il cuore quando si accorgerà che non ci siamo più.” E lo uccisero.

Srila Prabhupada: Anche Gandhi una volta uccise un vitello o una mucca. Vedendo che soffriva molto disse: “Invece di farla soffrire, uccidetela.”

Giriràja: Ieri hai detto che il maestro spirituale può soffrire a causa dei peccati commessi dai suoi discepoli. Che cosa intendi per peccato?

Srlla Prabhupàda: Tu hai promesso al maestro spirituale di seguire i princìpi regolatori, se non li segui commetti un peccato. È semplice: hai fatto una promessa, se la rompi agisci in modo peccaminoso. Sei d’accordo?

Giriràja: Sì. [Pausa] Oltre i princìpi regolatori ci sono altre istruzioni che riceviamo e che cerchiamo di eseguire, ma non ci riusciamo sempre in modo perfetto.

Srila Prabhupàda: Non ci riuscite? Com’è possibile?

Giriràja: Cantare Hare Krsna senza distrarsi, per esempio. Noi ci proviamo, ma qualche volta …

Srfla Prabhupàda: Questa non è una colpa. Supponiamo che tu stia cercando di fare qualcosa, ma a causa della tua inesperienza fallisci. Questa non è una colpa, tu ci stai provando. C’è un verso nello Srimad-Bhàgavatam che si riferisce proprio a questo; dice che se un devoto si sforza con sincerità, anche se talvolta sbaglia per inesperienza, Krsna lo perdona. E nella Bhagavad-gita è detto:

api cet suduracaro

bhajate màm ananya-bhak

Qualche volta può capitare che un devoto agisca in modo sconsiderato, non volontariamente ma a causa delle sue cattive abitudini passate (l’abitudine è la nostra seconda natura). Questo non significa che sia colpevole. Deve pentirsene e fare il possibile per non commettere di nuovo lo stesso errore. L’abitudine è la seconda natura, perciò, nonostante il devoto s’impegni con determinazione, tnàyà è così forte che può capitare che ricada nell’errore.

In questo caso Krsna lo perdona. Ma coloro che volontariamente agiscono male non sono scusati. Il devoto non deve pensare: “Io canto Hare Krsna perciò posso fare tutte le sciocchezze che voglio e sarò perdonato.” Non c’è offesa più grave di questa.

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