Bhagavad Gita Capitolo 8
Raggiungere il Supremo

Bhagavad Gita Capitolo 8
In questo Capitolo 8 della Bhagavad Gita, Sri Krishna descrive brevemente diversi concetti e termini significativi che le Upanishad espongono in dettaglio. Spiega anche cosa decide la destinazione dell’anima dopo la morte. Dice che se ricordiamo Dio al momento della morte, possiamo sicuramente raggiungerlo.
Caitanya Mahàprabhu è Krishna stesso e insegna come sviluppare amore per Dio con un metodo molto semplice. Dice di cantare Hare Krishna.
harer nama harer nama
harer namaiva kevalam
kalau nasty eva nasty eva
nasty eva gatir anyathd
“In quest’epoca Kali Yuga cantate semplicemente il Maha mantra Hare Krsna. Non ci sono alternative.”
La gente è confusa da tanti differenti metodi di realizzazione spirituale anche inventati, ma non può aver accesso ai veri rituali di meditazione o di yoga: è impossibile. Sri Caitanya assicura però che seguendo questo metodo del hari-kirtana, canto dei santi nomi del Signore Supremo, si raggiunge immediatamente il piano della realizzazione spirituale.
Una perfetta pratica spirituale e l’unica praticabile per la nostra epoca attuale, Kali Yuga.
Il metodo dell’hari-kirtana è molto semplice. Si tratta di cantare il Maha mantra:
Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare
Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama Hare Hare
Sri Krishna poi parla delle varie dimore nel regno materiale e del ciclo della creazione. Spiega inoltre come le moltitudini di esseri si manifestano in queste dimore e, al momento della dissoluzione, tutto si riassorbe in Lui. Tuttavia, la divina Dimora di Dio non è toccata da questo ciclo di creazione e dissoluzione. Coloro che progrediscono sul sentiero del servizio devozionale raggiungono finalmente la dimora divina e non tornano più nel mondo materiale. Mentre quelle anime cadute che percorrono il sentiero dell’oscurità continuano senza fine a trasmigrare nel ciclo di nascita, vecchiaia, malattia e morte.