Domande e risposte Seconda Parte

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Oggi il termine “reincarnazione” è molto popolare ed evoca nella maggior parte della gente un che di mistico e di esotico. Dai pensatori progressisti agli yoghi e ai guru indiani, tutti ne promuovono la dottrina, e se da un canto la maggior parte delle chiese cristiane rifiuta di credere alla reincarnazione, gli ultimi sondaggi mostrano che centinaia di milioni di persone in tutto il mondo la considerano una realtà.

Nonostante gli ampi consensi, essa rimane comunque un concetto vago, qualcosa che incide ben poco perfino sulla vita di coloro che ci credono. L’idea diffusa che reincarnarsi significa rinascere nei panni di qualcun altro manca di chiarezza e si presta a una serie di false interpretazioni.

Non possiamo cogliere il vero significato della reincarnazione se non comprendiamo la differenza tra spirito e materia, quindi la nostra identità di anime spirituali distinte dal corpo materiale. La relazione tra l’anima e il corpo è paragonabile a quella tra un autista e la sua auto. L’auto è lo strumento con cui l’autista porta a compimento la sua missione. L’autista esiste a prescindere dall’auto, mentre l’auto senza l’autista non è che un ammasso di metallo inerte.

Tale conclusione è l’inizio della vita spirituale, e partendo da questa base possiamo analizzare il fenomeno della reincarnazione. In questa sede risponderemo ad alcune domande frequenti sul tema.

Domanda: lo posso rinascere come una persona diversa?

Risposta: Tutto dipende da cosa intendi per “io”. Il vero “io” è l’anima, la scintilla di energia spirituale che dà vita e coscienza al corpo. La persona vera è l’anima, che pur cambiando corpo non cambia mai. Tuttavia, poiché s’identifica con i vari corpi che assume, dal punto di vista materiale diventa una persona diversa.

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Domanda: Chi decide come sarà la mia prossima vita?

Risposta: Lo decidi tu stesso con le tue azioni, come spiega esplicitamente la Bhagavad-gita (8.6): “Lo stato di coscienza di cui si conserva il ricordo all’istante di lasciare il corpo determina la condizione di esistenza futura” I ricordi che hai in punto di morte sono il risultato delle azioni, dei pensieri e dei desideri che hai coltivato nell’arco della tua vita. Secondo i Veda esistono otto milioni e quattrocentomila specie viventi, e nel futuro tu, anima spirituale, dovrai accettare il corpo di una determinata specie in base alle attività e ai desideri che coltivi nel presente.

Domanda: Potrei prendere anche il corpo di un animale?

Risposta: Perché no? La reincarnazione non si limita alle specie umane. Ciò che distingue l’uomo dall’animale è solo il corpo, in quanto le anime sono tutte uguali, che si trovino in un corpo umano o in un corpo di cane.

Darwin crede che i corpi fisici si siano evoluti fino alla forma umana, ma i Veda insegnano che tutte le forme di vita esistono da sempre ed è l’anima a evolvere, ossia a trasmigrare, dalle forme più basse fino alla forma umana. Dunque, la stessa anima, cioè la stessa persona che migliaia di anni fa aveva il corpo di un rettile, di un pesce o di un uccello, oggi vive in un corpo umano —tu ed io, per esempio.

Sul piano fisico c’è ben poca differenza tra un animale e noi esseri umani. Infatti l’animale mangia, dorme, si accoppia e si difende proprio come noi, e se una persona si comporta come un cane o un maiale, nella prossima vita può ricevere quel tipo di corpo.

Domanda: In che modo l’anima trasmigra da un corpo all’altro?

Risposta: Ci sono tre piani esistenziali: il piano spirituale [l’anima], il piano psichico [il corpo materiale sottile] e il piano fisico [il corpo materiale grossolano]. Il corpo sottile (costituito di mente, intelligenza e falso ego) si trova all’interno del corpo grossolano come la mano all’Interno di un guanto, e al momento della morte lascia insieme all’anima il corpo grossolano (composto di terra, acqua, fuoco, aria ed etere).

Allora gli elementi fisici che si sono aggregati temporaneamente per formare il corpo grossolano si disgregano.

Una volta lasciato il corpo fisico, l’anima entra, trasportata dal corpo sottile, nel seme di un maschio per poi essere collocata nel grembo della sua prossima madre.

Domanda: Quando ha effettivamente inizio la nuova vita? Mi riferisco in modo specifico alla controversia sull’aborto.

Risposta: Dato che l’anima non muore, a livello spirituale il problema dell’inizio non si pone. I Veda spiegano però che a livello materiale la “nuova vita”, ossia lo sviluppo della copertura fisica dell’anima, inizia all’istante del concepimento. Uccidere l’anima è impossibile, ma poiché sul piano materiale uccidere significa eliminare il corpo fisico, l’aborto è senz’altro un omicidio.

Domanda: Rinascerò nello stesso ambiente in cui mi trovo all’istante della morte?

Risposta: Puoi rinascere su qualsiasi pianeta.

Domanda: Ma non esiste la vita sugli altri pianeti!

Risposta: Questo è ciò che ti hanno insegnato, ma la realtà è ben diversa. Noi non possiamo vivere nell’acqua come i pesci o nella terra come i vermi. Ebbene, dire che sugli altri pianeti la vita non esiste solo perché noi non possiamo vivere in quelle condizioni ambientali equivale a dire che non c’è vita nell’acqua e nella terra.

I Veda spiegano che c’è vita ovunque, su tutti i pianeti di tutti gli universi. Se nasci su un particolare pianeta, sei ovviamente dotato di un corpo che si adatta a quell’habitat specifico, ed è la natura che te lo fornisce.

Domanda: Quante volte mi devo reincarnare?

Risposta: Dipende solo da te. Se vuoi, puoi reincarnarti in un ciclo senza fine viaggiando su e giù per l’universo materiale, ma la vita umana ti offre l’opportunità di fermare questo penoso andirivieni.

Domanda: Che cosa succede quando si rinasce in un corpo animale?

Risposta: L’anima si evolve gradualmente attraverso specie sempre più elevate fino a raggiungere di nuovo la forma umana. L’animale non è responsabile delle proprie azioni, quindi non può degradarsi. In altre parole, se una tigre ti uccide non subisce alcuna reazione, perché aggredire e uccidere è nella sua natura. La forma umana comporta invece responsabilità a tutti i livelli.

Questo significa che se uccidi una tigre senza necessità ottieni una reazione corrispondente. L’uomo può quindi degradarsi con le sue azioni, mentre l’animale progredisce in modo automatico.

Domanda: Non mi sembra giusto ritenere l’uomo responsabile di tutte le sue azioni. Dopotutto, la maggior parte della gente non sa nulla delle leggi universali che determinano le conseguenze dell’azione.

Risposta: Una società illuminata e beneducata deve quindi conoscere le leggi di Dio e ricevere il sapere completo dalle Scritture rivelate. I Veda esistono per guidare l’uomo affinché non trasgredisca le leggi universali che governano tutti gli esseri. Purtroppo, oggi l’umanità rifiuta la conoscenza spirituale ed è orgogliosa del proprio cosiddetto avanzamento scientifico e tecnologico. Ma che genere di avanzamento è quello che condanna la gente a un’esistenza da animali nella prossima vita?

I capi della società vedica erano responsabili di educare ogni singolo cittadino nella scienza spirituale. I capi di oggi, invece, non sanno neppure che esiste una scienza simile, pertanto il Movimento per la Coscienza di Krishna si propone di favorire l’educazione spirituale mediante la pubblicazione di letteratura vedica.

Domanda: Se una persona ignora le leggi che determinano la sua prossima vita, non è ingiusto che debba pagare per le sue azioni?

Risposta: L’ignoranza non è una giustificazione. Se per esempio un bambino tocca il fuoco, il fuoco non pensa, “Oh, questo piccolo non sa che posso scottarlo, quindi non lo brucerò.” Il fuoco brucia a prescindere dal fatto che tu conosca o meno il suo potere ustionante. L’educazione spirituale è dunque l’unico modo di evitare la sofferenza.

Domanda: L’intero sistema mi sembra comunque crudele e non ravviso alcun senso in questo ciclo infinito di reincarnazioni.

Risposta: No, non è crudele. Soffrire spinge l’essere vivente a cercare una soluzione ai suoi problemi. Il mondo materiale è un luogo di sofferenza. “Tutti i pianeti del mondo materiale, dal più alto al più basso, sono luoghi di miseria dove nascita e morte si susseguono ripetutamente, ma chi raggiunge la Mia dimora non rinasce più.” (Bhagavad-gìta 8.16)

Questo verso spiega che il mondo materiale non è per natura un luogo piacevole; anche se vi troviamo un po’ di gioia, non dura, è transitoria. E la causa della nostra sofferenza siamo noi. A molti piace incolpare Dio delle proprie disgrazie, ma Dio vuole che torniamo nel mondo spirituale, dove non c’è sofferenza.

Questo mondo non è la nostra casa, siamo come pesci fuor d’acqua. Puoi dare a un pesce una residenza di lusso, un bel televisore, una bella vettura, ma tutto ciò di cui ha bisogno è l’acqua, non le comodità terrestri. Analogamente, la felicità effimera di questo mondo non ci appagherà mai, mentre il dolore ci stimola a raggiungere il traguardo della vita: tornare a Dio.

Di solito chi gode di un grande benessere materiale non vede il motivo di rivolgersi a Dio; non sa che prima 0 poi la sua gioia finirà. Quando infatti avrà esaurito tutti i risultati delle sue azioni virtuose, dovrà soffrire di nuovo anche se non lo desidera. La vera felicità non è raggiungibile con i sensi materiali, si può ottenere solo con una pratica spirituale.

Domanda: Come siamo entrati in questo ciclo di nascite e morti?

Risposta: In origine tutte le anime risiedono nel mondo spirituale, ma poiché hanno una minuta indipendenza, possono decidere di allontanarsene; in tal caso entrano nel mondo materiale, dove possono tentare di godere senza Dio.

Domanda: Ma se Dio è onnipotente perché non le ferma? Perché lascia che vadano a soffrire?

Risposta: Krishna ha una relazione d’amore con tutte le anime, e l’amore non si può esigere con la forza, dev’essere volontario. Se il Signore ci obbligasse ad amarLo, la parola “amore” perderebbe ogni significato. Facciamo un esempio. I genitori amano il figlioletto, ma se il bambino si ostina a voler toccare il fuoco nonostante i ripetuti consigli di non farlo, per una volta il padre e la madre possono decidere di lasciarglielo toccare.

Fatta l’esperienza, il bambino si convincerà che il fuoco brucia e non lo toccherà più. I genitori lo hanno assecondato non perché desiderano vederlo soffrire, ma perché a volte questo è il solo modo d’imparare. Analogamente, Dio è infallibile e le anime sono fallibili, e alcune di loro scelgono questo modo d’imparare.

Milioni di nascite nel mondo materiale ci sembrano un tempo lunghissimo, ma dal punto di vista spirituale il nostro viaggio quaggiù è come una nuvola passeggera. Il Signore non ci mette qui per farci soffrire eternamente, non esiste alcuna dannazione eterna. Al contrario, Egli invia sempre i Suoi rappresentanti —grandi devoti e profeti— affinché ci guidino, e Lui stesso appare a intervalli regolari per riportarci a casa.

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La Bhagavad-gita (4.7-8) lo conferma: “Ogni volta che in qualche luogo dell’universo c’è un declino dei princìpi della religione e un incremento dell’irreligione, lo vengo di persona. Discendo di era in era per liberare i credenti, annientare gli atei e ristabilire i princìpi della religione.”

Sebbene Krishna non sia sempre presente di persona sul nostro pianeta, ci lascia le Scritture vediche e altri Testi rivelati. Lo Srimad-Bhagavatam (1.3.43) afferma: “Questo Bhagavat purana risplende come il sole, ed è sorto appena dopo che Sri Krishna è partito per la Sua dimora accompagnato dalla religione e dalla conoscenza. Coloro che hanno perduto la visione spirituale a causa delle dense tenebre del Kali-yuga, l’età dell’ignoranza, saranno illuminati da questo Furano!’

Domanda: Come si può metter fine al ciclo della reincarnazione?

Risposta: Solo nella forma umana l’anima può uscire dal ciclo di nascite e morti, perché la sua coscienza si sviluppa abbastanza da consentirle di discernere tra lo spirito e la materia. Gli animali non hanno questa facoltà, possono solo mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi. Non sono in grado di capire qual è il fine della vita.

Tuttavia, se l’uomo non trae vantaggio dalla forma umana e s’inventa modi sempre più sofisticati di mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi, allora non è che un animale tirato a lucido. L’unico obiettivo della vita umana è risvegliare la propria coscienza divina, affrancarsi dal ciclo di nascite e morti, e tornare a casa, da Dio.

Il metodo per raggiungere questo traguardo si chiama bhakti-yoga, o servizio devozionale, e comporta azioni spirituali basate sugli insegnamenti delle Scritture vediche e di un maestro spirituale autentico. Solo così possiamo trascendere le leggi della natura materiale, che ci obbligano a trasmigrare da un corpo all’altro.

IL SÉ CHE NON CAMBIA

Nella Bhagavad-gita (2.13) Sri Krishna spiega il fenomeno della reincarnazione: “Come l’anima incarnata passa, in questo corpo, dall’infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l’anima passa in un altro corpo all’istante della morte.”

Ciascuno di noi ha avuto un corpo di bambino e ora ha quello di un adulto. Il punto è che questi due corpi sono diversi l’uno dall’altro; non si assomigliano fisicamente e gli elementi chimici che li compongono, pur essendo gli stessi, si sono rinnovati. Ciononostante, nostra madre non ci vede come persone diverse.

Quando saremo di trenta o quarant’anni più vecchi il nostro corpo si trasformerà ulteriormente, ma noi resteremo ancora le stesse persone. Qual è dunque il fattore immutabile? Il nostro vero sé, l’anima spirituale. In una certa misura, possiamo quindi osservare la reincarnazione perfino in questa stessa vita.

Generalmente, quando una persona è morta diciamo che “se n’è andata” anche se è lì, distesa vicino a noi. Perché allora diciamo che se n’è andata? Chi se n’è andato e dove? Poiché il corpo c’è ancora, è facile capire che è l’anima ad essersene andata. La persona che pensavamo di conoscere non è mai stata identica al suo corpo; di fatto, nessuno di noi aveva mai visto la vera persona.

Una volta che l’anima se n’è andata, non c’è al mondo sostanza chimica capace di riportare in vita il suo corpo. A questo proposito, la Bhagavad-gita 2.20 dichiara: “L’anima non nasce e non muore. La sua esistenza non ha inizio in alcun momento passato, presente o futuro. Non nata, eterna, immortale e senza tempo, non perisce con il corpo.”

“Come s’indossa un abito nuovo dopo aver dismesso quello usato, così l’anima si riveste di un nuovo corpo dopo aver lasciato quello vecchio e ormai inutile.” (Bhagavad-gita 2.22)

A questo punto uno scienziato materialista o un ateo potrebbero chiedere: “Dov’è la prova dell’anima e della reincarnazione? Nessuno ne ha mai osservato direttamente l’esistenza.”

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Una sfida simile porta a un esame diretto di quelli che pur passando per “fatti” scientifici sono solo ipotetiche congetture. Negli istituti scolastici milioni di bambini apprendono che la vita viene dalla materia, che tutto è iniziato con un “big-bang” o una “zuppa primordiale”, e che gli elementi chimici hanno cominciato ad assemblarsi in modo casuale per poi evolversi fino a produrre gradualmente la struttura organica più sofisticata del nostro pianeta: il corpo umano.

Possiamo dire con certezza che nessuno ha mai osservato questo processo evolutivo, dato che si suppone abbia avuto luogo prima dell’avvento di un uomo che potesse osservarlo. Le teorie secondo cui la vita si è sviluppata dagli elementi chimici non hanno mai superato il test sperimentale e nessuno ha mai visto la materia produrre la vita.

Osserviamo invece ogni giorno creature viventi produrre materia: peli e capelli, unghie, sudore e via dicendo. I princìpi della reincarnazione sono dunque più compatibili con i fenomeni osservabili rispetto alla teoria dell’evoluzione chimica.

La dipendenza della materia dallo spirito è chiara ed evidente. Possiamo infatti vedere il corpo materiale che cambia mentre la persona rimane la stessa, e possiamo vedere la vita produrre materia e non viceversa. Il corpo materiale si compone e cambia solo in presenza dell’anima. Senza l’anima neanche si compone, e quando l’anima lo lascia, smette di cambiare e si decompone.

Fuorviata dalle teorie della scienza moderna, la gente non sa nulla dell’anima e delle leggi universali che regolano la trasmigrazione. Pensando che la morte sia la fine di tutto, è convinta di dover godere al massimo finché c’è vita, ma questo genere di filosofia incoraggia l’egoismo, la crudeltà, il crimine e l’irresponsabilità. Se da un lato possiamo imbrogliare il mondo intero evitando così le conseguenze dei nostri atti, dall’altro non possiamo sfuggire alla sottile legge di azione-reazione. Questo la gente non lo sa.

Capire la reincarnazione, quindi la responsabilità che ogni azione comporta, ci stimola a condurre una vita ispirata ai valori dell’etica, dell’onestà e dell’amore per i nostri simili.

La reincarnazione spiega inoltre molti fenomeni sconcertanti. Per esempio, come poteva Mozart, a soli cinque anni, far commuovere la gente suonando il pianoforte in modo così prodigioso, mentre altri non riescono a suonare bene neanche dopo molti anni di pratica? La risposta è semplice: Mozart aveva già praticato durante l’arco di una vita precedente.

Anche se quest’argomentazione non è rigorosamente scientifica, è più sensata della teoria secondo cui i nostri talenti esistono per caso. Alcuni negano la reincarnazione perché manca di una prova empirica, e a loro diciamo che si tratta di un fenomeno non verificabile in laboratorio. D’altronde, sono molti i fenomeni universalmente accettati ma empiricamente inspiegabili. Per esempio, l’amore, il rimorso, l’altruismo, l’astio e via dicendo non possono essere verificati in laboratorio, ma tutti ne appuriamo ogni giorno l’esistenza.

Rifiutare la reincarnazione in modo categorico è sintomo di dogmatismo. Sarebbe più onesto assumere una posizione scettica, perché dopotutto non c’è alcuna prova della sua non-esistenza.

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Se un materialista sceglie deliberatamente di opporsi alle leggi cosmiche, alle ingiunzioni delle Scritture rivelate e ai saggi consigli delle persone autorealizzate, corre il rischio di rinascere tra le specie animali 0 in circostanze indesiderabili. E se anche tutto finisse con la morte, vivendo in modo irresponsabile non sarebbe felice neppure in questa vita.

A tal proposito, nella Bhagavad-gita (16.23) Krishna dice: “Chi trascura le ingiunzioni delle Scritture per agire arbitrariamente non raggiunge né la perfezione, né la felicità, né la destinazione suprema.”

Una persona cosciente di Krishna, invece, non perde niente. Se è vero che la reincarnazione esiste, può star certo di rinascere in una condizione migliore; se invece non esiste, vive comunque una vita felice.

Al di là di tutte queste considerazioni, coloro che praticano la coscienza di Krishna sanno che si tratta di una scienza spirituale che permette di toccar con mano la veridicità della filosofia proposta. Praticando il bhakti-yoga ci si libera infatti da ogni dubbio riguardante la natura dell’anima. Tutto ciò è confermato dall’autorità dei Veda e confortato dalla testimonianza di grandi saggi e santi.

La forma umana è un crocevia, un’opportunità di elevarci o degradarci. Dopo milioni di nascite nelle specie inferiori sarebbe una vera sfortuna non utilizzarla per uscire definitivamente dalla ruota della reincarnazione e ritrovare la nostra vita eterna e piena di felicità nel mondo spirituale.

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