Lo Yoga Del Saggio Kapila

Il guru trascendentale – lo yoghi supremo

Il guru trascendentale – lo yoghi supremo

verso 2 na hy asya varsamanah pumsam,

varimnah sarva-yoginam visrutau srutadevasya, bhuti trpyanti me ‘savah

TRADUZIONE

Saunaka proseguì:Nessuno eguaglia il Signore in conoscenza, nessuno yoghi è più perfetto di Lui o merita la stessa venerazione. Egli è dunque maestro dei Veda, e l’ascolto delle Sue glorie rappresenta il vero piacere deisensi.

La Bhagavad-gIta dichiara che nessuno può uguagliare o superare Krishna; una verità, questa, confermata anche nei Veda: eko bahunam yo vidadhati kaman, Dio è l’Essere Supremo che prowede al fabbisogno degli altn esseri. Tutti, visnu-tattva e jiva-tattva, sono subordinati a Lui. Il saggio Saunaka ribadisce nel verso ilmedesimo concetto dicendo che nessuno è migliore di Dio-. Il Signore è il più ncco, il più bello, il più potente, il più saggio, il più famoso e il più votato alla rinuncia: queste sei qualità lo rendono il Supremo per eccellenza, la causa di tutte le cause.

Alcuni yoghi si vantano delle proprie facoltà soprannaturali, ma non possono certo competere con Krishna. In realtà, solo chi ha una connessione con Lui è uno yoghi di prim’ordine, perché pur non essendo potente quanto Krishna, giunge a eguagliarlo grazie al contatto costante con la Sua Persona.Può addirittura mostrarsipiù potente, ma questa è ow1amente una concessione da parte del Signore.

Nel verso compare il termine varimnah, che significa “yoghi degno della massima adorazione“. Ascoltare le glorie di Krishna genera un grande appagamento, perché i temi che Lo riguardano sono trascendentali e assoluti, quindi non differenti da Lui. Con i Suoi insegnamenti e le Sue istruzioni, Egli dà nuova vita ai sensi. Leggendo e ascoltando più volte la Bhagavad-ghita, ne traiamo realizzazioni sempre nuove e sentiamo crescere in noi ildesiderio di comprenderne la profondità.Ciò vale anche per lo Srimad-Bhagavatam, perché questa è la natura gioiosa del messaggio divino. Più ascoltiamo e cantiamo le glorie di Krishna, più diventiamo felici.

Ilverso precedente descriveva Kapiladeva (Devahuti-putra), l’avatara di Dio, con l’espressione bhagavan atma-mayaya . Il termine bhaga significa “opulenza” e van “colui che possiede”. Tutte le opulenze della creazione sono presenti in Bhagavan. I Veda affermano:nityo nityanam cetanas cetananam, eko bahunam yo vidadhati kaman (Katha Upanishad 2.2.13). Nitya, Bhagavan, è al singolare, e nityanam si riferisce alla pluralità degliesseri viventi (Jiva). Nityo nityanam: Dio è uno e noi siamo tanti. Ilnumero delle jiva è illimitato (ananta); non possiamo neanche lontanamente immaginare quante anime individuali sono mantenute dall’unica Persona Suprema.

Se gli otto milioni e quattrocentomi la specie di vita,dalle più grandi alle più piccole, ricevono tutto il necessario da Bhagavan, perché dovremmo temere che Lui non Si prenda cura di noi? Coloro che si rifugiano a1 Suoi piedi di loto, servendo o con devozione, non saranno certo trascurati. Il nostro Movimento conta centinaia di comunità e Krishna provvede a tutte. Nella Bhagavad-gita Egli non dice, “Vi manterrò solo se lavorate come muli”, ma promette e garantisce sia di mantenerci, sia di proteggerci dalle reazioni del karma negativo.

Tasyaiva hetoh prayateta kovidah. Il termine kovidah significa “intelligente”. La persona intelligente dovrebbe cercare diottenere il rifugio di Krishna, perché questo è lo scopo della vita umana, cioè la nostra unica missione. L’universo comprende quattordici sistemi planetarie noipopoliamo Bhurloka, il piano intermedio. Le anime condizionate viaggiano da un pianeta all’altro in molteplici forme corporee, e secondo il loro karma vanno su e giù cercando la felicità materiale e l’appagamento dei sensi. Nel deplorare questo comportamento, le Scritture suggeriscono di attivarsi per conoscere e servire Krishna.Non preoccupiamoci troppo del cibo e del riparo,perché ciò che serve al corpo è già garantito senza un impegno eccessivo da parte nostra.

Non lottiamo dunque per sopravvivere,ma per ottenere la felicità. Secondo i Veda, la sofferenza cicolpisce anche se non vogliamo;soffrire non richiede alcuno sforzo particolare. Nessuno pensa “vorrei che la mia casa andasse a fuoco,” o “vorrei che mio figlio morisse”. Nessuno desidera similisciagure, ma accadono comunque. Tutti pensano “vorrei che mio figlio vivesse una vita lunga e felice” o “vorrei guadagnare tanti soldi”. Nelle nostre preghiere non chiediamo sofferenza ma felicità. Tuttavia, poiché entrambe arrivano da sole come risultati del nostro karma, non dobbiamo passare la vita a inseguire le gioie e a evitare i dolori. Dobbiamo invece qualificarci per capire Krishna e meritare il rifugio dei Suoi piedi di loto. Ogni sforzo umano andrebbe orientato esclusivamente in tal senso.

Chaitanya Mahaprabhu disse a Rupa Gosvami: “Tutti gliesseri condizionati vagano su e giù da un pianeta all’altro, ed è molto fortunato chi ottiene il seme della bhakti [servizio devozionale al Signore] per la misericordia del guru e di Krishna.” ( Chaitanya charitamrita, Madhya 19.151) Il Movimento per la coscienza di Krishna è iltentativo di dare questa fortuna alla gente. Nell’era in cui viviamo tutti sono sfortunati (manda­ bhagyah), ma stiamo cercando di ribaltare la situazione.

Esistono problemi ovunque: ogni Paese ha le sue difficoltà. Siverificano scontri nell’ambito degli stessi governie icapi di Stato sono carichi di gravose responsabilità. Eppure ci consideriamo fortunati! Anche ilpresidente Nixon si credeva molto fortunato quando fu eletto presidente degli Stati Uniti, ma si trovò ben presto davanti alla propria sfortuna. Siamo tutti nella stessa condizione.

Non dobbiamo sentirci al sicuro pensando che l’unico colpevole sia Nixon.In India lo sterco di mucca essiccato si usa come combustibile, e un aneddoto bengali racconta di un panetto di sterco ancora fresco che dice ridendo a quello secco: “Ah, stai bruciando nel fuoco,mentre io sono al sicuro!” Non sa che presto il sole lo seccherà e anche lui verrà gettato nel fuoco. Possiamo ridere perché il Presidente Nixon è nei guai,e crederci tranquilli col nostro bel conto in banca, ma in realtà nessuno di noi è al sicuro.

Un giorno diventeremo tutti abbastanza secchida essere gettatinel fuoco. Non abbiamo scampo. Possiamo soprawivere per qualche anno, ma non evitare la morte. Recita il detto,”Sicuro come la morte”. E qual è il risultato della morte? Perdiamo tutto:onori,denaro,posizione e l’intera vita materiale. Krishna afferma nella Bhagavad-gita (10.34), mrityuh sarva-haras chaham: “Sono la morte che tutto divora.” Egli viene in questa forma e saccheggia i nostri beni: palazzi, conti in banca,mogli, figli e via dicendo. Non possiamo dire: “Cara morte,per favore, lasciami iltempo di sistemare le cose.” Non ci sono proroghe, bisogna andarsene immediatamente.

Gli sciocchi non si rendono conto del dolore insito nell’esistenza materiale. Krishna ce lo ricorda nella Bhagavad-gita (13.9) affermando, janma-mrityu- jara-vyadhi-duhkha­ dosanu darshanam. In altre parole, vera conoscenza significa sapere che per quanto potenti, subiremo le quattro miserie della vita materiale -nascita, malattia,vecch iaia e morte- presenti nel sistema planetario più alto (Brahmaloka) come in quello più basso (Patalaloka).

Secondo lo Srimad-Bhagavatam (1 .5.18), ” Le persone davvero intelligenti dovrebbero cercare di raggiungere quel successo che non si ottiene neppure viaggiando dal pianeta più alto a quello piùbasso.Perquanto riguarda legioie derivanti dal godimento dei sensi, si manifestano da sole nel corso del tempo, proprio come le sofferenze, che arrivano indesiderate.” Quando Dharmaraj chiese al re Yudhisthir quale fosse, secondo lui, la cosa più sorprendente al mondo, egli rispose: “Anche se ad ogni istante qualcuno muore, chi sopravive pensa ‘Il mio amico è morto, ma io vivrò per sempre’.” ( Mahabharata, Vana-parva, 313.116)

Bhagavan, il Signore Supremo, trascende la nostra condizione. Noi veniamo su questo pianeta a raccogliere le gioie e idolori della vita per un po’ di tempo, cinquanta o cent’anni, ma Bhagavan non viene per lo stesso motivo. Na hy asya varshmanah: “Nessuno è più grande di Lui.” Non c’è chi Lo eguagli o Lo superi; tutti Gli sono subordinati. Secondo la Chaitanya-charitamrita (Adì 5 142) esiste un solo padrone, ed è Krishna. Gli altri sono i Suoi servitori (bhritya), a cominciare da Brahma, Vishn. Mahesvara, lndra, Chandra e tutti gli esseri celesti (ne esistono trentatré milioni), fino alle specie intermedie e inferiori.

Quando Krishna ordina, “Caro signor Tal dei tali, lascia ogni cosa e vai”, Tal dei tali deve andarsene. Yas tv indragopam athavendram aho sva-karma: dal grande lndradeva fino al minuscolo insetto indragopa, ognuno raccoglie i frutti del proprio karma.Oggi, in questa vita, non solo subiamo gli effetti delle nostre azioni passate, ma creiamo anche il karma che determinerà il nostro prossimo corpo. In realtà, dovremmo agire in modo da non dover più ricevere un altro corpo materiale. Come? Sforzandoci di capire Krishna.

Egli insegna nella Bhagavad-ghita (4.9): “Chiunque conosca la natura trascendentale del Mio awento e delle Mie attività, non deve più nascere in questo mondo, ma lasciando il corpo raggiunge la Mia eterna dimora.” A parole sembra facile, ma capire Krishna è cosa ardua. Se diventiamo Suoidevoti, non sarà affatto difficile perché il bhakti-yoga è lo yoga più elevato, ma se prat1ch1amo altre forme di yoga -jnana, karma, hatha, kriya, ecc. – rimarremo frustrati.

Sri Krishna eccelle su tutti i metodi yoga. In India, esistono yoghi capaci di fare miracoli, come camminare sull’acqua e diventare molto leggeri o molto pesanti, ma le loro gesta impallidiscono davanti alla grandezza del potere mistico di Krishna, che consente a pianeti giganteschi di fluttuare nello spazio. Chi saprebbe far fluttuare nell’aria anche solo una pietra? Alcuni yoghi fabbricano misticamente un po’ d’oro e ci sono persone tanto sciocche da considerarli Dio. Dimenticano che dopo aver creato milioni di miniere d’oro, il Signore le fa galleggiare nello spazio.

Chi è cosciente d1 Krishna non si lascia ingannare da yoghi che si fingono Bhagavan,ma desidera servire Yoghesvara, lo yoghi supremo, il Quale afferma nella Bhagavad-gita (18.55): “Soltanto col servizio devozionale è possibile conoscerMi così come sono, e quando grazie a questa pratica si diventa pienamente coscienti di Me, si può entrare nel Mio regno divino.”

Il metodo è molto semplice. Occorre innanzitutto capire che il primo problema da risolvere è la morte. Un uomo finisce in prigione a causa delle sue attività criminali, ma non tutti dobbiamo finire in prigione. In quanto anime spirituali, abbiamo la nostra residenza a Vaikunthaloka. Nella Bhagavad-gita (8.20-21) si legge. “Esiste un’altra natura,eterna e non-manifestata, situata al di là degli stati manifesti e non-manifesti della materia. Indistruttibile e suprema, rimane intatta quando tutto nell’universo materiale viene dissolto.

Questo luogo da cui, una volta raggiunto, non si torna più indietro è la Mia dimora suprema, la destinazione finale che ivedantist1 definiscono immanifesta e imperitura .” A Vaikunthaloka possiamo godere diuna vita eterna, piena di gioia e conoscenza (sac-cid-ananda). Non siamo obbligati a marcire nel mondo materiale. La via piùsemplice per entrare a Vaikuntha è comprendere Knshna. Perché Krishna viene tra noi? Che significato hanno le Sue attività? Da dove arriva? Perché scende in una forma umana?

Dobbiamo solo trovare le risposte e studiare Krishna così come Lui stesso Si presenta nella Bhagavad-gita. È difficile? Se accettiamo la Gita così com’è, non dovremo più subire la nascita e la morte, perché riavremo il nostro corpo spirituale (sac-cid-ananda-vigraha ) e vivremo felici nella famiglia di Krishna. li Signore prowede a noi quagg1u e lo farà anche lassù. La nostra felicità dipende dunque dal ritorno alla nostra vera casa, dove godremo eternamente della Sua compagnia.

Il guru trascendentale – lo yoghi supremo

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