Lo Yoga Del Saggio Kapila

Il servizio devozionale: la perfezione più alta

Il servizio devozionale: la perfezione più alta

verso 43 jnana-vairagya -yuktena, bhakti-yogena yoginah

kemaya pada-mulam me, pravisanty akuto-bhayam

Lo yogi, arricchito dal sapere spirituale e dalla rinuncia, e impegnato nel servizio di devozione per il proprio beneficio eterno, si rifugia ai Miei piedi di loto ed è quindi pronto a entrare nel Mio regno senza timore alcuno.

Il vero yogi è la persona che desidera seriamente liberarsi dalla prigionia materiale e torna re a Dio, nella dimora eterna. L’espressione usata nel verso è yuktena bhakti-yoghena. Chi pratica il servizio devozionale è lo yogi più elevato, afferma la Bhagavad-gita, perché ha la mente sempre assorta in Krishna, la Persona Suprema. Ciò non toglie che sia anche ben provvisto di conoscenza e rinuncia; in realtà, il bhakti-yogi sviluppa queste due qualifiche in modo del tutto naturale perché sono i frutti della bhakti.

Lo Srimad- Bhagavatam (1.2.7) conferma che dedicarsi a Vasudeva, Krishna, in uno spirito di servizio devozionale significa ottenere conoscenza e rinuncia perfette. Ahaituki : tali risultati arrivano senza un motivo apparente. La conoscenza trascendentale racchiusa nelle Scritture si rivela perfino a un illetterato, purché abbia una buona dose di devozione. In altre parole, il significato completo dei Veda è svelato a chiunque abbia una fede incrollabile in Dio e nel maestro spirituale. Non occorrono sforzi separati.

Lo yogi che segue il sentiero della bhakti acquisisce automaticamente conoscenza e rinuncia, mentre la carenza di questi due fattori denota uno scarso impegno nel servizio devozionale. In conclusione, se manca l’abbandono ai piedi di loto del Signore, non si può esser certi di tornare nel regno eterno – che si tratti del brahmajyoti, la radiosità impersonale, o dei pianeti Vaikuntha che fluttuano in questa luce. Le anime arrese, libere dal dubbio e dalla paura (akuto-bhaya), hanno invece l’ingresso nel mondo spirituale garantito.

Il bhakti-yoga ha un’estrema importanza, perché nel mondo materiale c’è un pericolo ad ogni passo. La nostra vita può finire in un istante; magari stiamo passeggiando e all’improvviso scivoliamo e ci rompiamo l’osso del collo. Il nostro pianeta si chiama dunque Martyaloka, “luogo della morte”. Per quanto forte e sano, nessuno sfugge alla morte. Possiamo morire di colpo anche se facciamo sport quotidianamente. Non abbiamo alcuna certezza. Tutti vogliono salute e sicurezza, ma qui nulla è sicuro, c’è solo una costante lotta per la sopravvivenza. La gente si sforza di creare una situazione tranquilla, ma è un’utopia.

Siamo sempre pieni di paure perché abbiamo dimenticato o respinto Krishna, non ricordiamo più di essere i Suoi servitori eterni, i Suoi frammenti, e di avere con Lui un rapporto confidenziale. Il mondo in cui ci troviamo è asat, non permanente. Un bimbo che perde entrambi i genitori vive nella paura. Si sente smarrito e chiama disperato la mamma e il papà. Se non vogliamo più vivere nella paura, dobbiamo rifugiarci ai piedi di loto di Krishna.

Lui stesso supplica i Suoi figli di tornare nella loro dimora originale: “State marcendo quaggiù perché continuate a peccare. Trasmigrate da un corpo all’altro e vi credete esseri umani, americani, questo e quell’altro, ma in un attimo potreste diventare cani o gatti.” Dominati dall’illusione (maya), pensiamo però di essere al sicuro.

Conoscenza (jnana) è capire il legame che ci unisce a Krishna. L’uomo saggio si chiede: “Che dovere ho nei Suoi confronti?” Una volta compresa la nostra relazione con Krishna e il nostro dovere verso di Lui, sviluppiamo una riluttanza naturale per le attività materiali. Questo distacco si chiama vairaghya. Jnana e vairaghya si risvegliano con la pratica del bhakti-yoga. Bhakti significa abbandonarsi a Krishna. Senza quest’abbandono non capiremo mai la nostra posizione, perché Krishna Si riserva il diritto di non rivelarSi agli sciocchi e ai mascalzoni. Si mostra solo ai devoti. Non possiamo quindi comprender o se non diventiamo Suoi devoti.

La vita materiale ruota intorno al sesso, tanto che le persone faticano l’intero giorno per avere un po’ di godimento sessuale la notte. Nel mondo tutti soffrono a causa delle frecce aguzze di Madan, Cupìdo, che colpiscono uomini e donne con la follia della passione reciproca. Questo tormento finisce solo quando si giunge a vedere Krishna, Madan-mohan, Colui che attrae perfino Cupido. Allora ci si libera dalla paura e ci si consacra al bhakti-yoga in uno spirito di autentica rinuncia al mondo materiale.

Le Scritture parlano di sreya e preya. Sreya è il traguardo supremo, la felicità che dobbiamo raggiungere e per la quale dobbiamo agire. Le persone poco intelligenti e i bambini scelgono preya, il piacere immediato, e non si preoccupano del futuro. Un bambino giocherebbe tutto il giorno, non gli piace andare a scuola. L’educazione è sreya, lo scopo finale, ma nessuno se ne cura. Le Scritture ingiungono invece di mirare a sreya e non cedere alle lusinghe di preya. Lo sreya supremo è il bhakti-yoga.

In questo mondo lottiamo per sopravvivere e coltiviamo la speranza che un giorno saremo felici, ma è un’illusione. L’animale che vede un miraggio nel deserto crede che sia acqua e lo rincorre; sempre più assetato, attraversa le dune arroventate per tuffarsi in un mero riflesso e alla fine muore. La lotta per l’esistenza è simile. Pensiamo: “Devo andare un po’ più avanti. Più in là troverò l’acqua, la gioia che cerco.” Ma nel deserto l’acqua non c’è. Gli stolti inseguono la felicità nel mondo materiale come l’animale rincorre il miraggio dell’acqua nel deserto.

Quest’attrazione illusoria dev’essere superata con la pratica del bhakti-yoga. Dobbiamo fare una scelta seria, non artefatta. Krishna desidera moltissimo vederci liberi dai desideri materiali, e gioisce quando finalmente lo siamo. Ci affanniamo correndo dietro alla religiosità (dharma), allo sviluppo economico (artha), al piacere dei sensi (kama) e alla liberazione (moksa), ma la nostra bhakti inizierà solo quando avremo trasceso questi quattro obiettivi.

Se studiamo la storia del mondo, scopriamo che è soltanto la cronaca di una lotta. Nel tentativo di rimediare alla propria condizione miserabile, l’umanità non fa che aggravarla: risolve un problema creandone uno peggiore. La decisione di rinunciare al mondo materiale si chiama mukti. Mukti significa elevarsi al piano della Trascendenza.

Poiché apparteniamo alla dimensione spirituale, non possiamo essere felici nell’ambito della materia. Un animale terrestre che cade nell’acqua, lotta per sopravvivere anche se sa nuotare. Siamo venuti in questo mondo per godere dei sensi, ma i nostri sforzi non avranno mai successo. Se vogliamo davvero superare la paura, dobbiamo accettare il bhakti-yoga così come lo spiega Kapiladeva.

Il servizio devozionale: la perfezione più alta

verso 44 etavan eva loke ‘smin, pumsam nisreyasodaya

tivrerna bhakti-yogena, mano mayy arpitam sthiram

Coloro che hanno la mente fissa sul Signore s’impegnano nella pratica intensa e assidua del servizio devozionale. È questa l’unica via per giungere alla perfezione suprema della vita.

Le parole mano mayy arpitam, “con la mente fissa in Me”, sono rilevanti. Bisogna concentrarsi sui piedi di loto di Krishna o di una Sua manifestazione, perché questa è la via della libertà. Ambarish Maharaj ce lo ha mostrato col suo esempio: aveva la mente sempre fissa sul Signore, parlava solo delle Sue glorie, odorava il profumo delle foglie di Tulasi e dei fiori offerti a Lui, camminava per andare al tempio, che puliva con le sue stesse mani, usava la lingua per gustare il cibo offerto al Signore e gli orecchi per ascoltare il racconto dei Suoi passatempi sublimi.

Impegnava così tutti i sensi nel servizio divino, a partire dalla mente, che dev’essere concentrata sui piedi di loto di Krishna in modo naturale e costante. Poiché la mente è la centrale dei sensi, se ben impegnata, anche i sensi lo saranno. Questo è il bhakti-yoga. Yoga significa controllo dei sensi, un’impresa impossibile da attuare in modo meccanico, perché i sensi sono esagitati come i bambini.

Quanto tempo un bambino può stare seduto in silenzio? Ben poco. Arjuna stesso dice: “La mente è sempre agitata.” La soluzione migliore è fissarla sul Signore dedicandosi con serietà alla coscienza di Krishna. Così facendo si ottiene la perfezione, perché ogni attività cosciente di Krishna si trova sul piano più elevato della vita umana.

Il verso segna la conclusione del bhakti-yoga così come Kapila lo descrive a Sua madre. Questo yoga è l’occupazione di chi ha acquisito jnana-vairaghya, conoscenza e rinuncia, e inizia quando accettiamo l’istruzione di Krishna nel diciottesimo capitolo della Bhagavad-gita (verso 66): “Lascia ogni forma di occupazione e abbandonati a Me.” Bisogna rinunciare a ogni interesse materiale e accettare i piedi di loto di Krishna.

Continuiamo a sognare la felicità, ma Dio certifica che questo mondo è un luogo di sofferenza, concepito per patire come la prigione è concepita per punire. Una volta ritrovata la nostra posizione costituzionale, o brahma-bhuta, entreremo nel regno di Dio, il regno eterno. Se da un canto il karma-yoga si pratica per uscire dal corpo grossolano e il jnana-yoga per uscire dal corpo sottile (composto di mente, intelligenza ed ego), dall’altro il bhakti-yoga consente di trascendere entrambi questi corpi e salire al piano spirituale con la propria forma originale.

Finché subiamo la copertura grossolana o sottile, dovremo soffrire a causa dei tre influssi materiali (guna), ma appena entrati nell’ambito del servizio devozionale al Signore, ci eleveremo al brahma-bhuta. Aham brahmasmi (“sono brahman” ) è solo conoscenza teorica; l’impegno nel servizio è invece realizzazione concreta e porta al distacco dal piano materiale per vivere nel Brahman.

Prahlad Maharaj rese a suo padre, il malvagio Hiranyakasipu, il servizio migliore, perché fu lo strumento della sua uccisione da parte del Signore, Sri Narasimhadeva. A uno sguardo superficiale può sembrare che non lo abbia aiutato, ma i Veda dichiarano che una persona uccisa da Dio, fosse anche un demone, viene liberata all’istante.

Prahlad pensava: “Mio padre è un grande peccatore e la sua awersione per Dio è così forte che lo farà degenerare sempre più.” Dopo che Narasimhadeva ebbe ucciso Hiranyakasipu, Prahlad Gli rivolse quindi le seguenti parole: “Caro Signore, posso chiederTi una benedizione? Mio padre era un ateo convinto e Ti ha offeso più volte, ma ora l’hai ucciso. T’imploro di perdonarlo e liberarlo dalle conseguenze dei suoi peccati.”

In realtà, Hiranyakasipu aveva già ottenuto la liberazione, ma il suo amorevole figlio era impaziente di conoscerne le sorti. Il Signore conferma che il padre di un puro vaishnava non è il solo a essere liberato: lo saranno anche tutti gli antenati della sua famiglia per ventuno generazioni. Servendo Dio, si offre quindi il servizio migliore ai propri familiari. L’obiettivo dello yogi è concentrare la mente su Krishna.

Questo è il vero yoga, non i tanti esercizi ginnici praticati da alcuni presunti yogi e consigliati a chi si preoccupa soprattutto del corpo. Bhakti-yoga significa servire Krishna ventiquattr’ore su ventiquattro, ed è questo il vero samadhi. La gente lavora giorno e notte per godersi qualche risultato, mentre chi pratica il bhakti-yoga lavora per offrire i risultati a Krishna. C’è quindi un grande divario tra il bhakta e il karmi, ma quest’ultimo non lo coglie perché non capisce la differenza tra l’attività materiale e l’attività spirituale.

Abbiamo già detto che esistono innumerevoli forme di Dio -Rama, Narasimha, Varaha, Krishna, Kapiladeva, Balarama e così via. A volte qualcuno ci chiede: “Perché adorate Krishna e non Rama?” In realtà, non c’è una differenza sostanziale tra Krishna e Rama, ma ognuno ha le sue preferenze.

Hanuman, ad esempio, nutre una devozione speciale per Ramachandra, mentre le gopi sentono un amore esclusivo per Krishna. Pur apparendo in varie forme, Krishna è sempre lo stesso Signore Supremo. Nella vaishnava-sampradaya alcuni devoti adorano Radha-Krishna, altri Sita-Rama e altri ancora Lakshmi-Narayana o Rukmini-Krishna. Anche se in apparenza diverse, queste forme sono uguali e i devoti che Le adorano sono tutti vaishnava.

Il bhakti-yoga inizia con sravana, l’ascolto. Dopo aver ricevuto la conoscenza dalla fonte giusta, se siamo convinti di quel che abbiamo ascoltato, ci dedicheremo naturalmente al kirtan, la glorificazione. Predicare, celebrare il Signore e parlare di Lui è kirtan. Pariksit Maharaj raggiunse la perfezione semplicemente ascoltando lo Srimad-Bhagavatam narrato da Sukadeva Gosvami, che praticava il kirtan descrivendo le glorie del Signore.

Il servizio devozionale prevede nove metodi. Per esempio, Prithu Maharaj si dedicava all’adorazione della Divinità nel tempio e Lakshmidevi si concentra sul massaggio dei piedi di loto di Vishnu. Arjuna si legò d’amicizia con Krishna e Hanuman eseguì gli ordini di Ramachandra. BaliMaharaja donò tuttiipropri beni a Vamanadeva, un avatara del Signore, e come se non bastasse

Gli offrì anche il proprio corpo. Ci sono altri esempi simili, ma oggigiorno è sufficiente ascoltare le glorie di Krishna. Dio ci ha dotato di orecchi, perciò dobbiamo solo avvicinare un’anima realizzata e ascoltarla. Nella nostra epoca questo è l’unico vero metodo di realizzazione spirituale.

Chaitanya Mahaprabhu raccomanda di avvicinare un devoto a prescindere dalla situazione in cui ci troviamo. Non serve cambiare, è meglio restare dove siamo e dedicarci all’ascolto. Il Movimento per la Coscienza di Krishna esiste per dare a tutti l’opportunità di ascoltare. Krishna è situato nel cuore di ognuno e appena vede un interesse, Si attiva per aiutare. Questo è l’inizio della bhakti.

Anche se non comprendiamo la filosofia, ascoltando le parole di Krishna ci purificheremo. Il metodo si chiama hari-sankirtan. Non è necessario capire cos’è il suono Hare Krishna; per purificarsi basta ascoltarlo. Se non si è puri, non si può capire Dio. Oggi le persone hanno molte cattive abitudini: fanno sesso illecito, mangiano la carne, assumono sostanze inebrianti e giocano d’azzardo.

Il mondo ruota attorno a queste quattro attività, ma la diffusione del Movimento per la Coscienza di Krishna non si ferma. Incontreremo senz’altro numerosi ostacoli, ma per la misericordia di Krishna li supereremo. Dobbiamo solo essere determinati nella nostra devozione e il resto seguirà. Questa è l’essenza dell’insegnamento di Kapiladeva a Sua madre Devahuti.

Il servizio devozionale: la perfezione più alta

Lascia un commento