Lo Yoga Del Saggio Kapila

Kapiladeva Inizia A Parlare

Kapiladeva Inizia A Parlare

verso 12 maitreya uvaca

iti sva-matur niravadyam ipsitam

nisamya pumsam apavarga-vardhanam dhiyabhinandyatmavatam satam gatir

babhaa isat-smita-sobhitanana

Dopo aver ascoltato Sua madre, che Gli esprimeva un puro desiderio di realizzazione spirituale, il Signore la ringraziò nel proprio cuore per le sue domande. Poi, col volto sorridente, le indicò la via degli spiritualisti, coloro che sono alla ricerca del sé.

Devahuti ha confessato il suo coinvolgimento materiale e ha espresso il desiderio di liberazione. Le sue domande a Kapiladeva rivestono grande importanza per coloro che cercano sinceramente di sottrarsi alla presa della materia e raggiungere la perfezione. Chi non è interessato a capire il sé spirituale, ossia la propria posizione eterna, né si sente a disagio nel mondo materiale, spreca la preziosa vita umana. Solo uno sciocco trascura le esigenze spirituali e vive per mangiare, dormire, difendersi e accoppiarsi come un animale qualsiasi. Kapila era molto soddisfatto delle domande di Sua madre, perché le risposte suscitano ildesiderio di libertà dal condizionamento dell’esistenza materiale.

Coloro che vogliono davvero la spiritualità si chiamano sat, devoti. Sat è ciò che esiste eternamente, mentre asat è il transitorio. Non si diventa sat, ma si rimane asat se non si sale al piano spirituale. La persona asat vive in una dimensione temporanea, mentre chi è sul piano spirituale vive nell’eternità. In quanto anime, tutti esistiamo eternamente, ma chi di noi sceglie l’asat si rifugia nel mondo materiale e dunque si riempie di ansia. Asad-grahan, il desiderio di godere della materia, è ciò che rende l’anima asat, anche se in realtà non lo è. Infatti, quando l’anima

comprende la sua vera natura e adotta la coscienza di Krishna , diventa sat. Satam gatih, la via dell’eterno, è per coloro che aspirano alla liberazione, e l’insegnamento di Kapiladeva inizia da qui.

Sat, i trascendentalisti evoluti, sono felici di ascoltare le domande di chi vuole capire la vita spirituale. Non hanno alcun interesse per i discorsi materiali, perciò evitano la compagnia di chi si diletta a parlare di sciocche mondanità. Sri Chaitanya Mahaprabhu consigliò ai Suoi discepoli di astenersi dalla gramya-kathà, le chiacchiere inutili da cui la gente in generale è molto attratta. I giornali ne sono pieni e non riservano il minimo spazio alla conoscenza spirituale.

Negli Stati Uniti, ad esempio, si stampano tantissimi quotidiani e un solo numero del New York Tìmes costa l’abbattimento di molti alberi. Ora la carta comincia a scarseggiare, quindi perché uccidere gli alberi solo per della futile gramya-kathà? Perché qualcuno ci guadagna. C’è però un altro genere di kathà: la Krishna-kathà.

Molti scritti si presentano bene dal punto di vista letterario, ma se non glorificano il Signore Supremo, sono inutili. Leggiamo nello Srimad-Bhagavatam (1.5.10): “Le parole che non descrivono le glorie del Signore non possono santificare l’atmosfera dell’universo, e le persone sante, che abitano il mondo della trascendenza, le considerano luoghi di pellegrinaggio per corvi e non traggono da esse alcun piacere.”

La letteratura mondana è paragonabile a un luogo di svago per corvi. Sia i corvi che i cigni sono uccelli, ma i corvi razzolano tra i rifiuti, mentre i cigni preferiscono l’acqua limpida e cristallina. Esistono persone simili a corvi e persone simili a cigni; si tratta di una divisione naturale. Recita un antico proverbio inglese: “Uccelli dalle stesse piume volano insieme”.

I corvi stanno con i corvi e i cigni con i cigni. Il devoto è come un cigno, hamsa, e paramahamsa è il devoto più elevato. I paramahamsa non apprezzano ciò che piace ai corvi, tutt’altro, sono felici d’istruire chi desidera ascoltare le tematiche spirituali. Kapiladeva fu dunque molto contento di sentire che Sua madre desiderava intensamente conoscere la via per liberarsi dai legami della materia: “Ora Ti prego, Signore, dissipa la mia grande illusione.

Spinta dal falso ego, ho servito maya e mi sono identificata col corpo e con le relazioni basate sul corpo.”(Srimad-Bhagavatam 3.25.10)

Il mondo materiale, dove tutti faticano duramente solo per guadagnarsi da vivere, è definito pavarga. Si tratta di una situazione infernale, tipica della vita condizionata. Le persone si abbruttiscono, degradandosi fino al livello animale, e non riescono più a cogliere il significato di liberazione.

Se parliamo di liberazione a un animale, possiamo aspettarci che capisca? Certamente no. Ebbene, l’odierna società è animalesca, perciò nessuno conosce il significato di apavarga, la liberazione. C’è stato però un tempo in cui tutti sapevano che il fine della vita è l’apavarga.

Per quanto riguarda il sostentamento materiale, le Scritture si limitano a dire che ci sarà fornito naturalmente. Dio nutre gli animali, gli uccelli, gli esseri acquatici e le piante; perché non dovrebbe provvedere a chi cerca l’apavarga? Purtroppo, la gente non ha fede, e per svilupparla deve frequentare le persone giuste. Invece di perder tempo con i corvi, dovrebbe stare in compagnia dei cigni.

Nessun uomo sano di mente rovisterebbe nella spazzatura, come fanno i cani e i corvi; solo chi cerca di godere in questo mondo mastica ciò che è già stato masticato. Punah punas charvita-charvananam (Srimad-Bhagavatam 7.5.30). t uno sciocco chi vuole estrarre il succo da un pezzo di canna da zucchero già masticato da qualcun altro.

Che cosa ne ricava? Eppure molti godono nel masticare ciò che è già stato masticato: questa è in sostanza la vita materiale. Un padre insegna al figlio a guadagnarsi da vivere, sposarsi e sistemarsi, benché lui stesso non abbia trovato soddisfazione in queste attività. Perché allora indirizza il figlio sulla stessa strada? Un vero padre non desidera che suo figlio mastichi ciò che è già stato masticato. Lo Srimad-Bhagavatam (5.5.18) avverte che non bisogna diventare padri o madri se non si è capaci di salvare i propri figli dalle grinfie della morte.

Ma come salvarli? Educandoli nella coscienza di Krishna, affinché non debbano conoscere il pavarga . Se non ci proiettiamo verso la liberazione, daremo impulso a una civiltà di cani e gatti, cioè di persone che sanno solo mangiare, dormire, accoppiarsi, difendersi, aver paura e morire. La vita umana è destinata a ben altro. Ovviamente, non dobbiamo trascurare il corpo, ma neanche dedicarci troppo alla sua cura. “Un essere umano che identifica questo corpo fatto di tre elementi col vero sé, che vede nei sottoprodotti del corpo i propri congiunti, che ritiene degna di venerazione la terra natìa e visita i luoghi di pellegrinaggio per bagnarsi in acque sacre senza incontrare gli spiritualisti che vi risiedono, non è migliore di una mucca o di un asino.” (Srimad-Bhagavatam 10.84.13)

Dai Veda possiamo attingere insegnamenti di ogni genere. Come su un albero di mango ci sono frutti maturi e frutti acerbi, così lo Srimad-Bhagavatam è il mango maturo sull’albero della conoscenza vedica. Nigama-kalpa-taror galitam phalam.

Se poi un mango maturo è toccato dal becco di un pappagallo, diventa doppiamente gustoso. li termine suka significa “pappagallo”, e poiché fu Sukadeva Gosvami a narrare lo Srimad-Bhagavatam, il tocco delle sue labbra ha reso quest’opera ancor più dolce. Lo stesso Bhagavatam (1.1.3) conferma: “O voi, uomini esperti e saggi, assaporate lo Srimad-Bhagavatam, il frutto maturo dell’albero vedico dei desideri. Toccandolo con le sue labbra Sri Sukadeva Gosvami lo ha reso ancor più nettareo, anche se era già una delizia per tutti, incluse le anime liberate.”

Quando un discepolo ascolta con attenzione le tematiche spirituali, il maestro è molto contento .Kapiladeva Si rallegrò dunque nel vedere la madre impaziente di capire la scienza spirituale e la ringraziò delle sue domande.

Di solito la gente è attratta da ciò che suscita un piacere immediato. Se ad esempio vuole appagare la lingua. mangia qualsiasi cosa senza chiedersi se ciò che gusta è adatto al corpo umano oppure no. Nonconcepisce il tapasya, l’austerità, indispensabile

nel percorso di realizzazione spirituale. Per fortuna Chaitanya Mahaprabhu ha reso tutto molto semplice: non dobbiamo far altro che ritagliarci un po’ di tempo per cantare Hare Krishna.

Purtroppo non siamo pronti neanche per questo piccolo sforzo. Il Signore è più desideroso di guidarci verso la liberazione di quanto siamo noi di ottenerla, quindi ci ha dato un metodo facilissimo, il canto del maha-mantra Hare Krishna Hare Krishna, Knshna Krishna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama, Rama Rama Hare Hare.

Non ci sono rigide regole per cantare questo mantra e il semplice canto conduce alla perfezione. Essendo però condizionati dalle impurità del Kali-yuga, siamo così sfortunati da non provare alcuna attrazione per i santi nomi. Ecco perché quando Sri Kapila o il Suo rappresentante vedono un po’ d’interesse in qualcuno, si rallegrano e lo ringraziano.

Notando l’interesse della madre, Kapila fu molto contento e la ringraziò, anche se non esplicitamente, poi cominciò a parlare. Era un avatara e anche uno splendido ragazzo, ma diventò ancor più bello e luminoso quando, compiaciuto della domanda di Devahuti, le rispose sorridendo. Krishna è altrettanto bello, ma lo è ancora di più quando sorride al devoto che Lo serve con tutto il cuore offrendogli ad esempio abiti eleganti e fiori profumati.

Se riuscirete ad attirare su di voi il sorriso di Krishna anche una sola volta, avrete raggiunto il traguardo della vita. Fu quindi con un sorriso che Kapiladeva cominciò a istruire Sua madre.

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verso 13 sri-bhagavan uvaca

yoga adhyatmikah pumsam, mato nihisreyasaya me atyantoparatir yatra, duhkhasya ca sukhasya ca

Il Signore Supremo rispose: Lo yoga che unisce l’anima individuale a Dio e mira al suo massimo beneficio, favorendo il distacco dalle gioie e dai dolori di questo mondo, è il più elevato.

Quaggiù tutti si affannano per un po’ di felicità, ma poiché nel mondo materiale la felicità pura non esiste, quando arriva è sempre accompagnata dalla sofferenza. La pratica dello yoga, dichiara il Signore nel verso, serve a superare sia le gioie che i dolori materiali. La Bhagavad-gita spiega che lo yoga migliore è il bhakti-yoga e consiglia di tollerare le gioie e i dolori senza esserne disturbati.

Naturalmente, alcuni diranno che la felicità materiale non è un disturbo, ma ignorano che sarà subito seguita dalla sofferenza. Questa è la legge del mondo materiale. Kapila insegna che lo yoga è la scienza dello spirito e si pratica per raggiungere il piano spirituale, dove gioie e dolori materiali sono assenti, perché tutto è trascendentale. Ora Kapila introduce l’argomento, ma alla fine spiegherà la natura della Trascendenza.

Il tentativo di accrescere la gioia e minimizzare il dolore in questo mondo si chiama “lotta per la sopravvivenza”. Generalmente, lo yoga si pratica per acquisire qualche vantaggio materiale, e otto sono le perfezioni mistiche (siddhi che si possono sviluppare: anima, laghima, pra pti, isitva, vasitva, mahima, prakamya e kamavasayita. Un vero yoghi sa diventare più piccolo del più piccolo, più leggero

Del più leggero o più grande del più grande, sa materializzare tutto ciò che vuole e addirittura creare un pianeta.

Queste sono alcune yoga-siddhi, ma il verso afferma che lo yoga supremo non mira alla felicità materiale o al sollievo dalla sofferenza. Tutti cercano di sperimentare la gioia e sottrarsi al dolore, ma sul piano della materia sono entrambi illusori. Per esempio, uno spettacolo di fuochi d’artificio può dar piacere a qualcuno e fastidio a qualcun altro. Così è fatto il mondo materiale: da un lato la gioia e dall’altro il dolore, due grandi illusioni.

D’estate l’acqua fresca è un sollievo, ma d’inverno è un’austerità. Si tratta della medesima acqua, ma in un caso è piacevole e nell’altro è spiacevole. Un bambino che nasce è fonte di felicità, ma se lo stesso bambino muore, è causa di grande sofferenza. Poiché il mondo materiale si fonda sulla dualità, non possiamo capire la gioia senza il dolore o il dolore senza la gioia. Ecco perché lo si definisce “mondo relativo”. La felicità spirituale trascende questa dualità ed è la perfezione dello yoga.

Yoga è la gioia dell’anima, e l’anima può gioire quando è con l’Anima Suprema, il Paramatma. Nityo nityanam cetanas cetananam. C’è l’Anima Suprema, ovvero l’Essere Sovrano, e ci sono molte anime, gli esseri individuali. Noi siamo tanti, ma l’Anima Suprema è una.

Dio è il fuoco e noi siamo le Sue scintille. Le scintille splendono finché stanno nel fuoco, ma si spengono appena se ne allontanano. La nostra vera felicità consiste dunque nel gioire in compagnia dell’Essere Supremo. Krishna non è mai solo, ma sempre con i Suoi amici (i gopa) e le Sue amiche (le gopi), con Radharani, con Sua madre, Suo padre e tutti i Suoi devoti. come un re o un capo di Stato.

Quando si dice che arriva il re o il presidente, è sottinteso che non arriva da solo ma con i segretari, i ministri e l’intero seguito.

Yoga significa “unione” e atma significa “anima”, anche se in taluni casi può indicare il “corpo” o la “mente”. La Persona Suprema non ha nulla a che fare con la materia, perché è assolutamente spirituale, e chi pensa che abbia un corpo materiale è nell’illusione più totale.

Krishna afferma nella Bhagavad-gita (4.9) che il Suo avvento è trascendentale, non paragonabile alla nascita di una persona comune. La Sua nascita è divyam, divina. Tutto in Krishna è divino, e se pensiamo a Lui come a uno di noi siamo degli sciocchi (mudha). Egli stesso lo conferma nella Bhagavad-gita (9.11): “Gli stolti Mi deridono quando scendo in questo mondo nella forma umana. Non conoscono la Mia natura trascendentale e la Mia supremazia su tutto ciò che esiste.”

La verità è che Krishna è il Signore primordiale, l’Anima originale, e noi siamo i Suoi frammenti infinitesimali. Se ci connettiamo a Lui, partecipiamo della Sua radiosità, ma se ci allontaniamo il nostro potere spirituale e la nostra luce svaniscono. Il termine sanscrito yoga significa unione con la Fonte luminosa originale. Vyoga significa invece “separazione”.

Kapiladeva è definito qui Bhagavan, la Persona Suprema. Quando parliamo di Bhagavan, o quando Ne parlano le Scritture, ci riferiamo a Colui che non commette errori e sfugge alla comprensione materiale. Situato oltre i limiti di questo mondo, Bhagavan è libero dai quattro difetti caratteristici degli esseri condizionati, che hanno sensi imperfetti, s’illudono, commettono errori e ingannano.

Chi non ha conoscenza, ma si finge maestro o predicatore, inganna la gente. Noi, essendo imperfetti, trasmettiamo solo ciò che Bhagavan dice, non elaboriamo insegnamenti personali, mentre i falsi eruditi e i presunti uomini di cultura formulano le loro teorie e danno le loro opinioni.

Soprattutto nei Paesi occidentali riscontriamo tanta speculazione filosofica e ginnastica mentale, ma filosofie di questo genere non sono mai perfette. Dobbiamo prendere le nostre idee da Bhagavan. Leggiamo la Bhagavad-gita perché è senza errore, inganno o illusione, e non è stata concepita da una persona con i sensi imperfetti.

Nel settimo capitolo (verso 26) Krishna afferma: “O Arjuna, poiché sono Dio, la Persona Suprema, so tutto del passato, del presente e del futuro. Conosco tutti gli esseri, ma nessuno conosce Me.” Dio sa tutto, ma noi non sappiamo chi è Dio. La nostra è la posizione dichi non sa. lshvarah sarva-bhutanam hrid-deshe ‘rjuna tisthati (18.61). lshvara, Dio, è situato nel cuore di tutti. Sarvasya chaham hridi sannivistah: “Sono entrato nel cuore di ogni essere.” (15.15) Il Signore Si riferisce sia al cuore dell’essere umano sia a quello di qualsiasi altra creatura. Andantara-stha-paramanu-chayantara-stham govindam adi-purusham tam aham bhajami (Brahma-samhita 5.35).

Krishna è anche nell’atomo in forma di Paramatma ed è ovviamente nell’anima individuale. Essendo all’interno di ogni cosa, è onnisciente. quindi dobbiamo prendere lezioni da Lui. Se accettiamo quel che Bhagavan dice, riceveremo la conoscenza perfetta, conoscenza che discende da una linea di maestri spirituali autentici (parampara) di cui Krishna parla nella Bhagavad-gita (4.2):”Questa scienza suprema fu trasmessa da maestro a discepolo e i re santi l’hanno ricevuta in questo modo.”

La filosofia della coscienza di Krishna è molto semplice, perché non elaboriamo teorie nuove, ma accettiamo le idee e le parole della Persona Suprema, delle Sue manifestazioni divine (avatara) o dei Suoi rappresentanti,1 quali dicono solo ciò che Krishna ha detto. facile rappresentare qualcuno, ma non può rappresentare Krishna chi modifica il Suo messaggio.

Non esiste autorità superiore a Krishna e se aderiamo fino in fondo a questo principio, possiamo diventare guru autentici. Non dobbiamo cambiare posizione, ma solo affidarci alla successione di maestri che risale a Krishna. Qualcuno penserà: “Ho poca cultura e non provengo da una buona famiglia. Come posso diventare un guru?” Chaitanya Mahaprabhu risponde che non è poi così difficile. Yare dekha, tare kaha ‘Krishna’-upadesha: “Limitatevi a ripetere ciò che Krishna dice, e sarete guru.”

Chiunque insegni qualcosa che Krishna non ha mai insegnato è un furfante, non un guru. Questo è il responso delle Scritture: “Se non è un devoto del Signore, un brahmana colto ed esperto in tutti i rami del sapere vedico non può diventare un maestro spirituale, mentre una persona di umili origini può diventarlo se è devota al Signore.” (Padma Purana)

L’umanità brancola nel buio e ha bisogno di luce. Chi dal regno animale è finalmente giunto alla forma umana, che rappresenta l’occasione di uscire dal ciclo di nascite e morti, può, grazie al Movimento per la coscienza di Krishna, risvegliarsi alla propria natura originale. Jiv jago, jiv jago, gorachanda bo/e. La parola gorachanda si riferisce a Chaitanya Mahaprabhu, che dice all’essere umano: “Svegliati! Svegliati! Quanto ancora dormirai?”

Il nostro compito primario è ricollegarci all’Anima Suprema, e il fine dello yoga è unirci a Krishna risvegliando la nostra coscienza spirituale. Lo yoga non è un’esibizione di poteri mistici o magici. Krishna stesso descrive lo yoghi supremo nella Bhagavad-ghita (6.47): “Lo yoghi che con una fede totale dimora sempre in Me, medita su di Me e Mi serve con amore è il più grande di tutti e il più intimamente unito a Me. Questo è il Mio parere.

Esistono vari sistemi di yoga -hatha-yoga, karma-yoga, jnana-yoga e raja-yoga­ e tutti sono descritti nella Bhagavad-gita, mail vero yoga ha lo scopo di farci ritrovare la nostra relazione con Krishna. Il verso afferma: yoga adhyatmikah pumsam. Gli adhyatmika siamo noi, esseri individuali, anime.

Non siamo mai separati da Krishna, anche se ora, coperti da strati d’illusione, Lo abbiamo dimenticato. Krishna conferma nella Bhagavad-gita (7.25): “Non Mi rivelo mai agli sciocchi e agli ignoranti. Il velo della Mia potenza interna [yogamaya] Misottrae ai loro sguardi, perciò essi non sanno che sono non-nato e infallibile.”

Dobbiamo innanzitutto capire cos’è l’anima. Oggi la gente è immersa in una tale ignoranza che non riesce a comprenderla. Ecco perché il primo insegnamento della Gita (2.13) riguarda la natura dell’anima: “Come l’anima incarnata passa, in questo corpo, dall’infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così passa in un altro corpo all’istante della morte. Il saggio non è turbato da questo cambiamento.” Il termine dehi significa “proprietario del corpo”. Pensiamo di essere il corpo, ma in realtà ne siamo solo 1 proprietari; questa è la giusta comprensione del sé. Non diciamo “sono questo dito,” o “sono questa mano”; diciamo “il mio dito, la mia testa, la mia gamba, il mio corpo” e così via.

Ciò significa che I’io è il proprietario del corpo, il quale ci viene fornito da maya, l’energia materiale, in base al nostro karma. Perché esistono tanti corpi diversi? La risposta è ancora nella Bhagavad-gita (13.22): “A contatto con i tre influssi della natura materiale (virtù, passione e ignoranza), l’essere individuale incontra il bene e il male in varie specie di vita.”

Poiché l’anima incarnata si lascia coinvolgere dalle tre influenze della natura materiale (guna), riceve svariate forme corporee. Krishna non dice quale tipo di corpo ci verrà dato, perché ciò dipende dalle nostre qualifiche: chi coltiva la virtù sarà elevato ai sistemi planetari superiori, chi vive nella passione resterà su questo pianeta, e chi scivola nelle tenebre dell’ignoranza cadrà nelle forme inferiori – animali e piante. Queste sono le informazioni che Krishna ci dà nella Bhagavad-gita (14.18).

Esistono otto milioni e quattrocentomila specie di vita e tutte hanno origine dal contatto dell’anima con le influenze della natura materiale (karanam guna-sango ‘sya), e sia le gioie che i dolori sono commisurati al tipo di corpo ricevuto. Non ci si può aspettare che un cane abbia le stesse gioie e soddisfazioni di un gentiluomo, perché la percentuale di gioia e dolore dipende dal corpo che si riceve.

Yoga significa trascendere le gioie e i dolori del corpo, e bhakti-yoga significa ricollegarsi a Krishna, il Quale scende personalmente tra noi a insegnare questo yoga supremo. In sostanza, Egli dice: “Riscoprite il vostro rapporto con Me.

Lasciate perdere i vari metodi yoga e i sistemi religiosi inventati, e semplicemente abbandonatevi a Me.” Questa è l’istruzione di Krishna, e il Suo rappresentante la trasmette così com’è.

Pur essendo un avatara di Krishna, Kapiladeva agisce in qualità di guru. Sarà sufficiente accettare il principio dell’abbandono a Krishna per trascende re definitivamente la cosiddetta felicità. Non lasciamoci sedurre dalle gioie né affliggere dai dolori materiali, perché entrambi sono causa d’incatenamento.

La felicità materiale non è vera felicità, è sofferenza. La cerchiamo inseguendo il denaro, che però non si ottiene facilmente, quindi ci affanniamo per averlo e sopportiamo qualsiasi difficoltà nella speranza di rimediare un po’ di piacere illusorio. Se invece purifichiamo i sensi usandoli per soddisfare i sensi di Krishna, li spiritualizziamo e ci eleviamo al piano spirituale, dove risiede la vera gioia. Questo è il bhakti-yoga o adhyatmika-yoga, lo yoga insegnato qui da Kapiladeva.

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