La coscienza di Krishna procura la felicità spirituale

Nettare della devozione Capitolo 1 – Parte 4

La coscienza di Krishna procura la felicità spirituale

Srila Rupa Gosvami, dopo aver studiato in modo approfondito le differenti fonti della felicita’, le ha divise in tre gruppi:

1) la felicita’ che deriva dai piaceri materiali;
2) la felicita’ ch deriva dall’identificarsi col brahman impersonale,
3) la felicita’ che deriva dalla coscienza di Krishna

Nel Tantra-sastra Siva si rivolge cosi’ alla sua sposa Sati: “Colui che si abbandona ai piedi di loto di Govinda, e sviluppa cosi’ la pura coscienza di Krishna, ottiene facilmente tutte le perfezioni ambite dagli impersonalisti, e inoltre gode della felicita’ che provano i puri devoti.”

La felicita’ che deriva dal servizio di devozione puro supera tutte le altre perche’ e’ eterna. Invece, la felicita’ che deriva dalle diverse perfezioni materiali o anche dall’identificazione col brahman e’ inferiore perche’ e’ temporanea. Infatti, niente puo’ impedire che la felicita’ materiale ci sfugga; similmente, l’impersonalista ha ogni probabilita’ di perdere, prima o poi, la felicita’ spirituale che gli procura l’identificazione col brahman.

Molti grandi sannyasi mayavadi – impersonalisti di grande erudizione, quasi anime liberate- si allontanano dalla loro pratica per dedicarsi alla politica o alla filantropia. Cio’ significa che nella realizzazione impersonale dell’Assoluto essi non trovano la felicita’ trascendentale ultima, percio’ sono costretti a scendere di nuovo al livello materiale e a dedicarsi alle occupazioni di questo mondo.

L’India, soprattutto, ce ne offre numerosi esempi. Ma l’uomo cosciente di Krishna non regredira’ mai in questo modo. Egli e’ sempre consapevole che nessun’azione di beneficienza materiale, per quanto bella sia, puo’ essere paragonata alle attivita’ spirituali della coscienza di Krishna.

La coscienza di Krishna procura la felicità spirituale

Lo yogi, quando arriva alla conclusione dei suoi sforzi, acquisisce gli otto poteri mistici. Si chiama anima-siddhi il potere di diventare infinitamente piccolo, tanto da penetrare nella pietra. Anche i progressi della scienza moderna permettono all’uomo di compiere questa impresa quando scava gallerie sotterranee, trafora montagne e cosi’ via.

Si puo’ dunque affermare che anche la scienza ha sviluppato l’anima-siddhi. Tutti i poteri mistici, o yogasiddhi, sono dunque esclusivamente arti materiali. Per esempio, un altro di questi poteri puo’ rendere una persona infinitamente leggera al punto di farla fluttuare nell’aria e sull’acqua. Ma anche la scienza permette di volare nel cielo, di navigare sull’acqua e perfino sott’acqua.

Se esaminiamo uno a uno i differenti yoga-siddhi potremo capire che essi rappresentano le stesse perfezioni materiali che la scienza ricerca. Non esiste dunque alcuna differenza tra i benefici dello yoga mistico e quelli della scienza materiali. Un ricercatore tedesco di grande erudizione, notando un giorno che i benefici dello yoga mistico erano gia’ stati raggiunti dagli scienziati materialisti, concluse che gli yoga-siddhi non presentavano piu’ alcun interesse per lui.

Egli agi’ in modo intelligente e si reco’ in India per imparare un’altra arte, quella che gli permetteva di capire la natura del suo legame col Signore Supremo praticando il servizio di devozione, il bhakti-yoga. Esistono naturalmente alcuni poteri mistici che gli scienziati non hanno ancora sviluppato, per esempio il laghima-siddhi, che permette agli yogi di penetrare nel globo solare usando i raggi del sole come veicolo.

La coscienza di Krishna procura la felicità spirituale

Lo yogi puo’ anche toccare la luna con un dito. Gli astronauti vanno forse sulla luna con i loro mezzi spaziali, ma al prezzo di enormi difficolta’, mentre per lo yogi si tratta semplicemente di stendere la mano. Questo e’ il “potere di acquisizione” (prapti), che permette di ottenere ogni cosa desiderata. Grazie a questo potere lo yogi non solo puo’ toccare la luna, ma puo’ anche stendere la mano in qualsiasi direzione e afferrare tutto cio’ che desidera.

Cosi’ potra’ cogliere un frutto in un giardino lontano migliaia di chilometri. Questo e’ il prapti-siddhi. La scienza ha messo a punto numerose armi nucleari, capaci di annientare una parte del pianeta, ma l’isita-siddhi permette di creare o distruggere un pianeta intero semplicemente con la forza di volonta’ Il vasita-siddhi, che consiste in una specie di ipnosi quasi irresistibile, permette di esercitare la propria volonta’ su qualunque essere.

Talvolta si vedono yogi che hanno sviluppato questo potere e se ne approfittano per sfruttare la gente riempiendola di assurdita’ prima di scomparire col portafoglio rigonfio. Un altro potere mistico, il prakamya-siddhi, consiste in una specie di magia (prakamya) che permette di compiere qualsiasi meraviglia. Colui che lo possiede puo’, per esempio, far entrare dell’acqua nell’occhio e quindi farla uscire dall’occhio semplicemente con un gioco di volonta’.

Anche il piu’ elevato di questi poteri mistici, il kamavasayita-siddhi, e’ una forma di magia; ma al contrario del prakamya-siddhi, che agisce in modo meraviglioso nei limiti della natura, il kamavasayita-siddhi permette di rompere l’ordine naturale, cioe’ di realizzare l’impossibile.

La coscienza di Krishna procura la felicità spirituale

Chi possiede questi poteri potra’ certamente godere di una grande felicita’, che rimarra’ pero’ temporanea. Abbagliati dal chiarore che il progresso materiale fa luccicare ai loro occhi, alcuni credono a torto che il Movimento per la Coscienza di Krishna sia destinato alle persone meno intelligenti. Pensano che sia piu’ importante ricercare le “dolcezze” della vita –un comodo appartamento, una prospera vita familiare e piacevoli rapporti sessuali.

Cio’ significa che essi ignorano che in qualsiasi momento possono vedersi privati della loro attuale condizione materiale. Avvolti dall’ignoranza, non sanno che la vera vita e’ eterna. Lo scopo dell’esistenza non e’ quello di circondare il corpo di comodita’ materiali che dopotutto sono temporanee; solo l’ignoranza piu’ nera fa che una persona si lasci prendere dal fascino di un progresso illusorio.

Per questo motivo Srila Bhaktivinoda Thakura, sosteneva che lo sviluppo della conoscenza materiale non fa che rendere l’uomo sempre piu’ stupido perche’, col suo luccichio, gli fa dimenticare la sua vera natura. Ed e’ questa una vera e propria maledizione, poiche’ la forma umana ha il preciso scopo di far riprendere coscienza all’essere della sua vera identita’ affinche’ possa liberarsi dal suo condizionamento materiale.

Ma piu’ la conoscenza materiale si sviluppa, piu’ stringe l’anima condizionata nelle reti dell’esistenza materiale fino a toglierle ogni possibilita’ di liberazione. Nell’Hari-bhakti-sudhodaya, Prahlada Maharaja, grande devoto del Signore, rivolge questa preghiera a Nrisimhadeva, l’avatara mezzo-uomo e mezzo-leone. “Senza fine, o Signore, prego i Tuoi piedi di loto per acquisire maggiore fermezza nel compimento del servizio di devozione.

La coscienza di Krishna

Ti prego di rafforzare la mia coscienza di Krishna, perche’ la felicita’ che ne deriva e’ cosi’ grande che da accesso a tutti i benefici che si ottengono dal compimento di attivita’ pie, dall’accumulo di ricchezze, dal piacere dei sensi e anche dalla liberazione dall’esistenza condizionata.”

In realta’, il puro devoto non cerca nessuna di queste perfezioni, poiche’ la felicita’ nata in lui con la pratica del servizio di devozione nella coscienza di Krishna e’ cosi’ grande e sublime che non puo’ essere paragonata a nessun’altra forma di felicita’.

Si dice che neppure un oceano di felicita’ che provenga da altre attivita’ puo’ essere paragonato a una goccia della felicita’ che si prova nella coscienza di Krishna. Colui che ha sviluppato anche solo una piccola parte di servizio di devozione puro non ha difficolta’ a rifiutare tutte le altre forme di felicita’ che si basano sul compimento di attivita’ pie, sull’accumulo di ricchezze, sul piacere dei sensi e sulla liberazione.

C’era un grande devoto di Sri Caitanya Mahaprabhu, di nome Kholaveca Sridhara, che viveva in grande poverta’. Fabbricava e vendeva piccole scodelle fatte di foglie di banano, e il suo guadagno era ben misero. Tuttavia ne usava la meta’ per il culto del Gange e con l’altra meta’ si manteneva alla meno peggio. Un giorno, Sri Caitanya Si manifesto’ davanti a Kholaveca Sridhara, il Suo intimo devoto, e gli offri’ tutte le ricchezze che avrebbe potuto desiderare.

Felicità spirituale

Sridhara rispose al Signore che non desiderava alcun bene materiale. Era soddisfatto della sua condizione e desiderava solo aumentare sempre piu’ la sua fede e la sua devozione per i piedi di loto di Sri Caitanya. Questa e’ la posizione del puro devoto. Se gli viene accordato d’impegnarsi ininterrottamente, giorno dopo giorno, nel servizio di devozione, e’ pienamente soddisfatto e non desidera nient’altro, neppure la felicita’ che procura la liberazione, cioe’ la felicita’ di fare Uno con l’Assoluto.

Il Narada-pancaratra afferma inoltre che chiunque s’impegni anche solo parzialmente nel servizio di devozione al Signore perde ogni attrazione per i piaceri che derivano dal compimento di attivita’ pie, dall’accumulo di ricchezze, dalla gratificazione dei sensi o dalle cinque forme di liberazione. In realta’, il desiderio stesso di queste gioie materiali non osa entrare nel cuore del puro devoto.

Per quale motivo il devoto dovrebbe desiderare queste gioie, quando le possiede gia’ poiche’ accompagnano il servizio di devozione come servitrici fedeli accompagnano la regina ? In altre parole, nessuna felicita’, di qualunque natura essa sia, manca al puro devoto. Egli desidera solo servire Krishna. Ma anche se avesse altri desideri, il Signore Si affretterebbe a soddisfarli, senza che il devoto abbia a formularli.

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