La perfezione dell’auto-realizzazione

La perfezione dell’auto-realizzazione

In questo capitolo conclusivo Srila Prabhupàda indica lo scopo finale della scienza dell’auto-realizzazione — la piena realizzazione del Supremo Sé, Krsna. Il sentiero dell’auto-realizzazione comincia con la comprensione che il sé non è materiale — non è un corpo fisico — ma pura energia spirituale. Poi si realizza che l’eterno puro sé è eternamente parte del Supremo Sé, Krsna. Infine si apprende come vivere in pieno l’eterna, beata e trascendentale relazione che li unisce. Chi arriva a questo livello raggiunge la suprema perfezione della vita.

Quando Krsna era su questa Terra, tutti gli abitanti di Vrndàvana Lo amavano. In realtà, non conoscevano altri che Krsna. Non sapevano se Krsna era o non era Dio, né erano turbati da pensieri come: “Devo amare Krsna perché è Dio.” Il loro atteggiamento era di puro amore ed essi pensavano: “Non ha importanza che Krsna sia Dio o che non lo sia. Noi Lo amiamo e basta.” Questo è il piano del puro, autentico amore. Quando si pensa: “Se Krsna è Dio, Lo amerò”, si dovrebbe anche essere consapevoli che questo non è il piano del puro amore, ma quello dell’amore condizionato.

Quando era sulla Terra, Krsna manifestò poteri straordinari e i vraja-vasi, gli abitanti di Vrndàvana, pensavano spesso: “Krsna è un bambino meraviglioso! Forse è un essere celeste.” Pensavano in questo modo perché in genere si ha l’impressione che gli esseri celesti siano estremamente potenti. Essi sono potenti solo nel mondo materiale, ma Krsna è al di sopra di tutti loro. Il più elevato dei deva, Brahmà, espresse la sua opinione su questo argomento nel verso Tsvarah paramah krsnah sac-cid-ananda-vigrahah: “Krsna è il controllore supremo e il Suo corpo è pieno di conoscenza, felicità ed eternità.” (Brahma-sanihità 5.1) Poco sapevano gli abitanti di Vrndàvana del potere di Krsna come controllore ultimo e maestro di tutti i deva. Il loro amore per Lui non era soggetto a tali considerazioni.

Tutti gli abitanti di Vrndàvana amavano Krsna al di là di ogni condizione e Krsna li amava allo stesso modo. Vraja-jana- vallabha, giri-vara-dharl. Quando gli abitanti di Vrndàvana smisero di fare sacrifici a Indra, il deva che governa i cieli, si trovarono in una situazione estremamente pericolosa. Indra s’infuriò e inviò potenti nubi che mandarono una pioggia incessante su Vrndàvana per sette giorni. L’intera zona cominciò a inondarsi e tutti furono molto spaventati. Sebbene Krsna avesse solo sette anni, salvò gli abitanti di Vrndàvana alzando la collina Govardhana e reggendola come se fosse un ombrello per proteggere il villaggio. In questo modo Krsna dimostrò a Indra che i guai che stava arrecando potevano essere bloccati semplicemente dal Suo piccolo dito. Vedendo la potenza di Krsna, Indra si gettò ai Suoi piedi.

Krsna era anche conosciuto come Gopìjana-vallabha: l’unico Suo scopo era quello di proteggere le gopl-jana. Questo Movimento per la Coscienza di Krsna intende insegnare alla gente come diventare gopl-jana, puri amanti di Krsna. Quando raggiungeremo il piano del puro amore per Dio, il Signore ci proteggerà da qualsiasi pericolo anche se questo significasse per Lui alzare una collina o una montagna. Krsna non dovette sottostare ad alcun metodo yoga per alzare la collina Govardhana. Essendo Dio, è estremamente potente anche da bambino. Giocava come un bambino e trattava gli altri come fa un bambino, ma quando era necessario Si manifestava come Dio onnipotente. Questa è la natura di Krsna; non deve praticare meditazioni o seguire qualche forma di yoga per diventare Dio. Non è un Dio costruito, è il Dio eterno.

Dio gusta le relazioni d’amore con i Suoi devoti e per soddisfarli assume spesso ruoli che appaiono secondari. Krsna ama diventare il figlio di un devoto e così diventa l’amato figlio di Yasodà, Yasodà-nandana. Poiché Krsna è Dio e tutti Lo adorano, nessuno Lo rimprovera, però Egli Si diverte a essere castigato dai Suoi devoti perciò alcuni di loro assumono il ruolo di Suo padre e Sua madre e recitano la loro parte dicendo: “Va bene, sarò Tuo padre e Ti castigherò.” Quando Krsna vuole combattere, uno dei Suoi devoti diventa il demone Hiranyakasipu e combatte contro di Lui. In questo modo Dio svolge le Sue attività in compagnia dei Suoi devoti e se aspiriamo a entrare nella Sua compagnia, dobbiamo sviluppare la coscienza di Krsna, la consapevolezza di Krsna.

Yasodà-nandana vraja-jana-ranjana. Krsna pensa solo alla soddisfazione dei vraja-jana così come i vraja-jana pensano solo a soddisfare Krsna. Questo è lo scambio d’amore. Yamunà- tira-vana-càn: Krsna, Dio, la Persona Suprema, vaga sulle rive della Yamunà per soddisfare le gopT, i piccoli mandriani, gli uccelli, le api, le mucche e i vitelli. Essi non sono uccelli, api, mucche, vitelli o bambini comuni; hanno tutti raggiunto il vertice della realizzazione spirituale e dopo innumerevoli vite si sono elevati a una posizione tale da poter giocare con Krsna. Questo Movimento per la Coscienza di Krsna dà l’opportunità a qualsiasi persona di andare a Krsnaloka e di stare con Krsna come amico, servitore, padre, madre o amante. Krsna è disposto ad assumere qualsiasi di questi ruoli in relazione al Suo devoto.

Queste relazioni sono descritte in profondità nel libro Gli Insegnamenti di Sri Caitanya. Per poter realizzare la nostra relazione con Krsna, dobbiamo seguire le orme di Sri Caitanya e dei Suoi principali compagni, i sei GosvàmI: Sri Rupa, Sanàtana, Sri Jlva, Gopàla, Raghunàtha dàsà e Raghunàtha Bhatta. I GosvàmI s’impegnavano sempre nel canto del mantra Hare Krsna e nella danza estatica. Essi insegnarono che quando ci s’immerge nel krsna kirtana, nel canto dei Santi Nomi di Krsna, ci s’immerge nell’oceano dell’amore per Lui. Questo è il segno della pura devozione. Così, durante i kìrtana, i sei GosvàmI s’immergevano immediatamente nell’oceano dell’amore per il Signore Supremo.

I sei GosvàmI erano cari non solo agli altri devoti di Sri Caitanya Mahàprabhu, ma anche ai non-devoti. Un puro devoto non ha nemici perché non è invidioso, è sempre aperto con tutti e non fa discriminazioni del tipo: a questa persona si può permettere di cantare Hare Krsna e a quest’altra no. Sul piano materiale, dove c’è dualità, ci sono differenze tra alto e basso, tra uomo e donna, tra questo e quello, ma sul piano spirituale non esistono queste distinzioni. Il puro devoto, avendo una visione equanime, non è invidioso. Poiché non è invidioso è degno di adorazione. Si può dire che una persona è degna di adorazione quando non è invidiosa perché è possibile non essere invidiosi solo quando si è sul piano spirituale. Questo è anche il verdetto espresso nella Bhagavad-gita (5.18-19):

vidya-vinaya-sampanne
brahmane gavi hastini
suni caiva sva-pake ca
panditah sama-darsinah

ihaiva tair jitah sargo
yesam samye sthitam manah
nirdosam hi samam brahma
tasmad brahmani te sthitah

L’umile saggio, illuminato dalla vera conoscenza, vede con occhio equanime il brahmano nobile ed erudito, la mucca, l’elefante, il cane e il mangiatore di cani. Coloro che hanno la mente sempre equanime hanno già vinto la nascita e la morte. Sono infallibili come il Brahman, perciò sono già situati nel Brahman.

Questa posizione può essere raggiunta solo da chi ha ottenuto la misericordia di Sri Caitanya. Avendola ottenuta, quella persona può liberare dalla contaminazione materiale l’umanità sofferente. I sei GosvàmI erano puri devoti, e noi offriamo loro i nostri rispettosi omaggi con il mantra: vande rùpa-samtanau raghuyugau sn-jma-gopdlakau. I sei GosvàmI erano esperti nello studio approfondito di tutte le Scritture allo scopo di stabilire nel mondo la vera religione. Hanno lasciato molti libri per guidarci, tra i quali il più famoso è il Bhakti- rasamrta-sindhu

II Nettare della Devozione di Sri Rupa GosvàmI, libro che fornisce al devoto neofita le prime direttive. I GosvàmI lavoravano sempre intensamente, giorno e notte, scrivendo libri, cantando e danzando. Erano praticamente liberi dalla necessità di mangiare, dormire, riprodursi e difendersi. Non avevano problemi sessuali né sentivano la necessità di difendersi perché erano talmente assorti in Krsna che ignoravano la paura. Dormivano al massimo un’ora e mezza al giorno e non mangiavano praticamente niente. Quando avevano fame si recavano a casa di qualcuno a chiedere qualche pezzo di pane.

La missione di queste persone sante è rendere felice l’umanità sofferente elevando tutti alla coscienza spirituale. Nel mondo materiale tutti tentano di sfruttare gli altri — una nazione cerca di sfruttarne un’altra, una società cerca di sfruttarne un’altra, un uomo d’affari cerca di sfruttarne un altro e così via. Questo sfruttamento è ciò che viene definito “lotta per l’esistenza” e per questa lotta la gente ha inventato “la legge del più forte”, ma in realtà vediamo che anche le persone più potenti devono lottare nell’attuale situazione mondiale. C’è una grande competizione tra Russia, America e Cina e tutti ne stanno soffrendo. Infatti, lottare per l’esistenza significa soffrire. I puri devoti di Krsna, invece, non sono interessati a sfruttare gli altri ma ad aiutare la gente a essere felice, perciò sono venerati su tutti i pianeti. Cànakya Pandita disse che un ricco e un saggio non possono essere paragonati perché il ricco è onorato nel suo paese o nel suo pianeta, mentre il saggio, un devoto di Dio, è onorato ovunque vada.

Per un devoto non c’è differenza tra paradiso e inferno perché Krsna è con lui in entrambi i luoghi. Dove c’è Krsna, non ci sono inferni: qualsiasi luogo è Vaikuntha. Haridàsa Thàkura, ad esempio, non entrò mai nel tempio di Jagannàtha, a Puri, perché era nato in una famiglia musulmana e gli indù non permettevano ai musulmani di entrare nel tempio. Egli pensava: “Perché dovrei recar loro disturbo? Canterò qui, nella mia capanna.” Ma Sri Caitanya, che è Jagannàtha stesso, Si recava ogni giorno a trovare Haridàsa. Questo è il potere di un puro devoto: non ha bisogno di andare da Jagannàtha, è Jagannàtha che va da lui.

Sri Caitanya Mahàprabhu Si recava da Haridàsa Thàkura quotidianamente, quando andava a bagnarSi nel mare. Il Signore entrava nella sua capanna e gli chiedeva: “Haridàsa, cosa stai facendo?” e Haridàsa Gli rispondeva: “Entra per favore, mio Signore.” Questa è la posizione di un devoto. Krsna dice dunque che l’adorazione offerta a un Suo devoto è più importante di quella diretta a Lui. Il devoto ha la capacità di trasmettere Krsna perché conosce la scienza della coscienza di Krsna, prende Krsna prasàda e trae piacere in Krsna. Gli impersonalisti e coloro che cercano il vuoto fanno aride dissertazioni filosofiche su aham brahmàsmi (“‘io sono spirito”), ma in ultima analisi chi ne sarà attratto? Qual è la differenza tra una persona che pensa: “Io sono un sasso” e un’altra che pensa: “Io sono il vuoto”? Perché dovremmo diventare sassi, legno o vuoto? La nostra vera posizione è quella di scambiare relazioni d’amore con Krsna.

La scintilla dell’amore per Krsna viene accesa dal maestro spirituale, il puro devoto. Per quanto mi riguarda, il mio maestro spirituale, Sua Divina Grazia Olii Visnupàda Bhaktisiddhànta SarasvatI GosvàmI Prabhupàda, mi ordinò di assumere la responsabilità della diffusione della coscienza di Krsna nel mondo occidentale. Sua Divina Grazia desiderava molto predicare il messaggio di Caitanya Mahàprabhu in Occidente e il mio successo è dovuto alla sua grazia e al suo desiderio. Quando incontrai per la prima volta il mio maestro spirituale ero un giovane indiano nazionalista, impegnato in una funzione di responsabilità. Sebbene non volessi incontrarlo, un mio amico, che vive ancora a Calcutta, mi condusse di forza da Sua Divina Grazia.

Ero riluttante a vederlo perché a casa nostra mio padre usava ricevere molti sannyàst e io non ero molto soddisfatto del loro comportamento. Pensavo che Bhaktisiddhànta SarasvatI GosvàmI Maharaja potesse essere un altro dello stesso genere e se lo fosse stato, a cosa mi sarebbe servito incontrarlo? Ma il mio amico mi condusse di forza: “Perché non incontrarlo?” mi chiedeva. Alla fine mi convinsi e andai con lui traendone grande beneficio.

Nel corso della mia prima visita, Sua Divina Grazia disse che era necessario che giovani colti come me si recassero in paesi stranieri e predicassero il vangelo di Caitanya Mahàprabhu. Risposi che l’India era una nazione dominata da stranieri e che nessuno avrebbe ascoltato il nostro messaggio. In effetti a quel tempo gli stranieri consideravano gli indiani abbastanza insignificanti perché rispetto a molte altre nazioni indipendenti, l’India era ancora dominata dagli inglesi. In quel periodo c’era un poeta bengalese che si lamentava del fatto che persino nazioni non civilizzate erano indipendenti mentre l’India era ancora sotto il dominio britannico.

Sua Divina Grazia mi convinse che la dipendenza e l’indipendenza erano solo condizioni temporanee e sottolineò che poiché siamo interessati a dare un beneficio eterno all’umanità, dobbiamo raccogliere la sfida lanciata da Caitanya Mahàprabhu. Questo incontro con Sua Divina Grazia, il mio Guru Maharaja, ebbe luogo nel 1922, mezzo secolo fa.

Fui iniziato ufficialmente nel 1933, a tre anni esatti dalla scomparsa del mio Guru Maharaja da questo mondo mortale. All’ultimo momento, proprio due settimane prima della sua scomparsa, mi scrisse una lettera ribadendo le sue istruzioni. Disse in particolare che dovevo cercare di predicare questo vangelo tra la gente di lingua inglese. Dopo aver ricevuto questa lettera, sognai parecchie volte il mio Guru Maharaja che mi chiamava e io che abbandonavo la casa e lo seguivo. Facevo questi sogni e pensavo: “Devo lasciare la mia casa. Il mio Guru Maharaja vuole che lasci la casa e prenda il sannyàsa.” Allo stesso tempo pensavo: “È terribile. Come posso lasciare la mia casa? Mia moglie? I miei figli?” Questa è maya. In realtà non volevo lasciare la vita familiare, ma il mio maestro spirituale mi costrinse a farlo.

Seguendo le sue istruzioni, lasciai la casa e i figli e ora egli mi ha concesso tanti meravigliosi figli in tutto il mondo. Così, servendo Krsna, non si diventa mai perdenti, e questo esempio è tratto dalla mia esperienza pratica.
Quando lasciai l’India da solo nel 1965, temevo che sarei andato incontro a grossi problemi. Il governo indiano non mi permise di portare denaro fuori dal Paese, quindi partii solo con alcuni libri e 40 rupie. Arrivai a New York in queste condizioni, ma poi tutto accade per la grazia del mio Guru Maharaja e di Krsna. Tutto accade per la misericordia congiunta di Krsna e del maestro spirituale.

La Caitanya-caritàmrta afferma che la misericordia di Krsna e del guru sono congiunte. Questo è il segreto del successo del Movimento per la Coscienza di Krsna. Krsna è sempre dentro di noi, conosce tutto dei nostri piani e ci fornisce l’opportunità di metterli in pratica. Se decidiamo di godere di questo mondo, Krsna ci fornisce l’intelligenza per diventare esperti uomini d’affari, politici popolari o uomini astuti in modo da farci guadagnare del denaro e divertirci. Secondo il modello di vita materialistica, molta gente diventa potente. Inizia in una situazione di povertà e presto, con una buona dose di fortuna, diventa milionaria.

Non pensiamo però che ottengano il successo grazie ai loro miseri sforzi. Senza l’intelligenza non si può migliorare, e quell’intelligenza viene fornita da Krsna. Nella Bìiagavad-gità Krsna afferma che Egli è situato nel cuore di ognuno di noi come Anima Suprema e che per Sua volontà un uomo può ricordare o, sempre per Sua volontà, può dimenticare. Krsna fornisce il ricordo e l’oblìo secondo i desideri dell’entità vivente. Se vogliamo dimenticare Krsna e godere del mondo materiale, Egli ci fornirà l’intelligenza necessaria per poterLo dimenticare continuamente.

Molta gente pensa: “Posso godere anch’io del mondo materiale. Tutti hanno questa possibilità, e non c’è ragione che io non mi diverta come gli altri.” Questa è un’idea illusoria perché non esiste vero piacere nel mondo materiale. Possiamo arrivare a una posizione molto importante come quella del Presidente Kennedy. Possiamo essere belli, famosi, intelligenti e ben educati, ricchi e potenti e possiamo anche avere una bella moglie e dei bei bambini e raggiungere la posizione più elevata del Paese — ma in qualsiasi momento siamo soggetti alla morte. Questa è la natura del mondo materiale: dobbiamo fronteggiare pericoli ad ogni passo. Non è possibile ottenere il piacere senza impedimenti. Anche quando l’otteniamo è solo dopo grandi lotte e sacrifici, ed è comunque temporaneo, perché nel mondo materiale non esiste piacere che possiamo gustare costantemente ed eternamente. Solo Krsna ce lo può dare.

Krsna afferma nella Bhagavad-gita che è necessario porre termine a quest’assurda attività materiale e arrendersi a Lui. Purtroppo in quest’epoca la gente è così attratta dallo scintillìo della natura materiale, dall’illusione, maya, da non essere molto interessata. Krsna dichiara persino che se ci arrendiamo a Lui, ci proteggerà dalle reazioni delle nostre attività peccaminose, ma la gente è così attaccata che non riesce ad arrendersi. Ha sempre paura di perdere qualcosa arrendendosi a Lui, proprio come io avevo paura di perdere la mia famiglia andando in Occidente a predicare, ma Krsna è così gentile che se anche ci toglie qualcosa, ci dà una ricompensa migliaia di volte più grande.

Il maestro spirituale è così gentile che va di porta in porta, di paese in paese, di città in città, e prega: “Cari signore e signori, cari ragazze e ragazzi, aderite alla coscienza di Krsna.” In questo modo rende un servizio molto confidenziale a Krsna. Krsna è il Signore Supremo che impartisce gli ordini, e il maestro spirituale li esegue, perciò egli è molto caro a Krsna. Per lui non fa differenza se Krsna lo manda in paradiso o all’infemo. Per il maestro spirituale, per il puro devoto, il paradiso e l’inferno sono la stessa cosa se non c’è la coscienza di Krsna. All’infemo la gente soffre in diversi modi, e in paradiso soddisfa in diversi modi i sensi, ma un devoto del Signore può vivere in qualsiasi luogo dove sia presente la coscienza di Krsna e poiché porta questa coscienza con sé, è sempre soddisfatto in se stesso. Se viene mandato all’inferno, sarà soddisfatto semplicemente cantando Hare Krsna. Egli non crede nell’inferno, crede in Krsna. E se andasse in paradiso, dove ci sono molte opportunità di gratificare i sensi, ne rimarrebbe distaccato, perché i suoi sensi sono gratificati da Krsna. Per il servizio del Signore, il devoto è pronto ad andare in qualsiasi luogo, ed è quindi molto caro a Krsna.

I filosofi impersonalisti che hanno rinunciato al mondo dicono che questo mondo è falso e che la verità è il Brahman impersonale. Ma se si chiedesse loro di entrare nella società dove la gratificazione dei sensi predomina, rifiuterebbero per paura di essere contaminati da quelle condizioni. Per una persona cosciente di Krsna non esistono tali difficoltà. Poiché è controllata da Krsna e ha preso rifugio in Lui, non ha timore di recarsi in nessun luogo.
Quando i devoti si trovano in un luogo dove non è presente la coscienza di Krsna, non vanno incontro a nessun pericolo perché colgono l’opportunità di cantare Hare Krsna e riempiono quel luogo di coscienza di Krsna.

Quest’opportunità va colta sempre. Non ci si deve chiudere in una stanza e cantare da soli. Il grande saggio Nàrada è un uomo dello spazio che viaggia in tutto l’universo. Anche se può vivere sui pianeti più elevati, a volte va a predicare all’inferno. Questa è la bellezza di un servitore di Dio — agisce sempre per amore di Krsna e delle Sue particelle.
II principio fondamentale del servizio devozionale è il puro amore per Krsna. A prescindere dalla posizione di un particolare devoto — quella di amico, di servitore, di genitore o di amante di Krsna — il suo servizio è incondizionato perché la coscienza di Krsna non dipende da alcuna condizione materiale. È trascendentale e non ha nulla a che fare con le influenze della natura materiale.

Un devoto non ha paura di recarsi in qualsiasi luogo e per questa ragione vede con equanimità qualsiasi condizione materiale. Nel mondo materiale possiamo dire che questo è un bel luogo e quello non lo è, ma il devoto non è soggetto a queste dualità mentali. Per il devoto il principio di base dell’esistenza materiale è negativo, perché esistenza materiale significa dimenticare Krsna.

Nella fase neutra della devozione si darà maggiore importanza allo sfolgorio impersonale del Signore e all’Anima Suprema presente nel cuore, ma la coscienza di Krsna si sviluppa quando si pensa: “Krsna è il mio intimo maestro nell’ambito delle relazioni personali.” All’inizio, naturalmente, la realizzazione impersonale e la realizzazione dell’Anima Suprema sono parte della coscienza di Krsna. La realizzazione parziale di Dio nel Suo aspetto impersonale o nel Suo aspetto di Anima Suprema permette di sviluppare un sentimento di venerazione verso il Signore, ma quando si ha una relazione intima con Krsna come amico, maestro, figlio o amante, quella venerazione scompare.

Questo piano di relazione personale è certamente più elevato della realizzazione impersonale o di quella dell’Anima Suprema, il Paramàtmà. Nella concezione neutra si realizza che la Verità Assoluta e noi siamo uno in qualità, o si realizza di essere frammenti del Supremo. Questa è certamente conoscenza, ma quando si sviluppa una relazione personale con Krsna come servitore, si comincia ad apprezzare la piena opulenza del Signore Supremo. Colui che realizza che Dio è completo nelle Sue sei opulenze inizia veramente a servirLo.

Non appena si diventa consapevoli della grandezza di Krsna e si comprende la Sua superiorità, inizia il servizio. Una persona che serve il Signore per soddisfare i sensi del Signore diventa soddisfatta perché Krsna è l’Anima Suprema e l’entità individuale è un Suo frammento. Se Egli è soddisfatto lo è anche l’entità vivente. Se si soddisfa lo stomaco, tutte le parti del corpo saranno soddisfatte perché dallo stomaco ricevono il nutrimento necessario. Quando uno dei miei confratelli iniziò a sventagliare il mio Guru Maharaja in una giornata particolarmente calda, il mio maestro chiese: “Perché mi stai sventagliando così all’improvviso?” Il ragazzo rispose: “Perché se tu sei soddisfatto, noi tutti lo siamo.” Questa è la formula — non dobbiamo cercare di soddisfare i nostri sensi separatamente, ma dobbiamo cercare di soddisfare i sensi di Krsna. Allora saremo soddisfatti anche noi.

Una persona cosciente di Krsna cerca sempre di soddisfare Krsna e questo è l’inizio della coscienza di Krsna. Poiché nella concezione impersonale Dio non ha forma, non c’è alcuna possibilità di soddisfare i Suoi sensi. Se invece si considera Krsna un maestro, si può renderGli servizio. Nella Bhagavad-gTta ci si riferisce a Krsna come Hrsikesa, maestro dei sensi. Quando si è compreso che la Verità Assoluta è il maestro dei sensi, che i nostri sensi sono prodotti dai Suoi sensi, e che dovrebbero perciò essere usati per la soddisfazione dei Suoi sensi, la coscienza di Krsna che è assopita all’interno di ciascuno di noi, si risveglia. Una volta Caitanya Mahàprabhu chiese: ”

Qual è la differenza tra la posizione neutra in relazione a Krsna e la relazione di maestro e servitore?” In entrambi i casi si può comprendere la grandezza di Krsna, ma nella posizione neutra non c’è inclinazione al servizio. Perciò la relazione maestro-servitore tra Krsna e l’entità vivente è più elevata. Quando si ottiene l’amicizia di Krsna, si aggiunge un’altra qualità trascendentale. E presente il concetto della grandezza di Dio e la necessità di renderGli servizio, ma si aggiunge anche un altro sentimento: “Krsna è il mio amico, perciò devo trattarLo in modo da renderLo felice.” Non siamo solo contenti di rendere servizio a un amico, ma vogliamo anche renderlo felice e soddisfatto. Inoltre c’è una relazione egualitaria perché il rapporto tra Krsna e il devoto è sullo stesso piano.

Così i devoti che occupano questa posizione dimenticano la superiorità di Krsna. Quando gli amici di Krsna giocando andavano a cavallo sulle Sue spalle, non pensavano di essere più grandi di Lui. Non esiste gratificazione dei sensi o auto-glorificazione perché la relazione si basa sul puro amore. L’unico desiderio del devoto è far piacere a Krsna, e Krsna porta i Suoi amici sulle spalle per trarne piacere. A volte una persona accetta che un suo amico le dia uno schiaffo — ma non c’è questione d’inferiorità in quest’azione. Quando l’amicizia e la soddisfazione comune sono le basi della relazione non c’è questione d’insulti o d’inferiorità.

L’intera base della coscienza di Krsna e della relazione con Krsna è la potenza di piacere di Krsna stesso. Srimati RàdhàrànI, le fanciulle di Vraja e gli amici di Krsna sono tutte espansioni della potenza di piacere di Krsna. Tutti tendiamo al piacere, perché la sorgente da cui emaniamo possiede la piena potenza del piacere. Gli impersonalisti non possono pensare in questi termini perché negano la potenza di piacere; di conseguenza la filosofia impersonalista è incompleta e inferiore. Coloro che sono nella coscienza di Krsna riconoscono la potenza di piacere presente in Krsna e in tutto ciò che Lo circonda — i Suoi amici, i Suoi servitori, Suo padre, Sua madre e la Sua consorte. Tutte le relazioni con Krsna che mirano alla soddisfazione dei Suoi sensi sono manifestazioni della Sua potenza di piacere.

Per quanto riguarda l’anima individuale, essa è in origine un frammento di questa potenza di piacere, un frammento della sorgente stessa del piacere. A causa del contatto con la natura materiale, ha dimenticato la sua vera posizione ed è rimasta intrappolata nel processo di evoluzione nell’ambito della trasmigrazione da un corpo all’altro. Per questa ragione lotta duramente per l’esistenza. Adesso dobbiamo districarci dalle miserie dovute a questa lotta, dalle innumerevoli trasmigrazioni che ci obbligano a soffrire le miserie della nascita, della vecchiaia, della malattia e della morte, e arrivare al punto della nostra vita eterna in coscienza di Krsna. È possibile vivere eternamente.

Se facciamo del nostro meglio in questa forma umana, nella prossima vita otterremo un corpo spirituale. Il corpo spirituale è già presente nel corpo grossolano, ma si svilupperà solo quando ci libereremo dalla contaminazione dell’esistenza materiale. Questo è lo scopo della vita umana e il vero interesse di ogni persona. Interesse personale è, in effetti, realizzare: “Sono un frammento di Dio. Devo tornare al regno di Dio e unirmi a Lui.” Come esiste una vita sociale in questo mondo, così Dio ha una vita sociale nel regno spirituale, e lì noi possiamo unirci a Lui. Non è che quando il corpo perisce c’è il vuoto. Nella Bhagavad- gità (2.12) Krsna disse ad Arjuna: “Mai ci fu un tempo in cui non esistevamo, Io, tu e tutti questi re; e mai nessuno di noi cesserà di esistere.” La nostra esistenza perciò è eterna, e la nascita e la morte sono cambiamenti dei corpi materiali e temporanei.

Il vero metodo per acquisire la vita eterna non è per niente difficile. Il metodo della coscienza di Krsna si basa sulla conoscenza ricevuta da Krsna, l’Essere perfetto. La conoscenza ricevuta da altre fonti è imperfetta perché l’anima condizionata commette errori, s’illude, imbroglia e ha sensi imperfetti. La conoscenza ricevuta da Krsna, invece, ci mette nella condizione di vedere Krsna. Alcuni potrebbero lanciare una sfida: “Puoi mostrarmi Dio?” e la nostra risposta è: “Sì. Puoi vedere Dio in qualsiasi momento.” Krsna dice, raso ’ham apsu kaunteya: “Sono il sapore dell’acqua.” Noi beviamo acqua ogni giorno e conosciamo il sapore dell’acqua; se pensiamo a questo sapore come Krsna, cominceremo a realizzare Dio ogni giorno. Nella Bhagavad-gita Krsna dice inoltre, prabhàsmi sasisfiryayoh: “Sono la luce del sole e della luna.” Ogni giorno riceviamo la luce del sole, e di sera il chiarore della luna; se pensiamo quindi alla sorgente di questi raggi, alla fine diventeremo coscienti di Dio.

Ci sono molti esempi simili nella Bhagavad-gltà, perché Krsna è l’inizio, la metà e la fine di tutte le manifestazioni. Non è molto difficile diventare coscienti di Dio e realizzare la nostra vera essenza. Dobbiamo solo comprendere Dio in tutta sincerità — come Egli appare, come scompare, quali sono le Sue funzioni — allora saremo qualificati per entrare nel regno di Dio. Dopo aver abbandonato questo corpo materiale, una persona che ha compreso Dio, Krsna, non torna sulla Terra per accettare un altro corpo materiale. Dove va? Krsna dice, mdm eti: “Viene a Me.” A questo dovrebbe aspirare ogni essere umano intelligente.

La perfezione dell’auto-realizzazione

Fine Della Scienza Del SE

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