LA PUREZZA DEL SERVIZIO DI DEVOZIONE
Nettare Della Devozione Capitolo 5

LA PUREZZA DEL SERVIZIO DI DEVOZIONE
L’insieme delle istruzioni particolareggiate che Srila Rupa Gosvami ci ha dato nei capitoli
precedenti puo’ essere cosi’ riassunto: chi aspira ancora a godere della materia o desidera
fondersi nella radiosita’ spirituale del Signore non puo’ raggiungere il servizio di devozione
puro.
Rupa Gosvami afferma poi che il servizio di devozione e’ al di la’ di ogni considerazione di
carattere materiale e non puo’ essere confinato a un paese, a una categoria di uomini, a una
data cultura o a qualsiasi altra condizione restrittiva. Lo Srimad-Bhagavatam (1.2.6) afferma
che il servizio di devozione e’ assoluto e incondizionato. Si compie senza la speranza di un
guadagno e nessuna circostanza materiale puo’ ostacolarlo. Si offre a tutti, senza distinzione
alcuna, ed e’ l’occupazione naturale, originale ed eterna dell’essere individuale.
Nel Medio Evo, dopo la scomparsa di Sri Nityananda, celebre compagno di Sri Caitanya
Mahaprabhu, si affermo’ una classe di sacerdoti che dicevano di appartenere alla stirpe di
Nityananda e di formare la “casta dei gosvami”. O Nityananda-vamsa. Essi si riservarono
inoltre il diritto esclusivo di predicare e di diffondere il servizio di devozione. Esercitarono cosi’
la loro influenza ingannevole per qualche tempo, fino al giorno in cui Srila Bhaktisiddhanta
Sarasvati Thakura, potente acarya della Gaudiya-vaisnava-sampradaya confuto’
definitivamente le loro idee. Dopo una lotta accanita e sostenuta ma fruttuosa, egli stabili’ in
modo giusto e concreto che il servizio di devozione non puo’ essere patrimonio esclusivo di un
gruppo ristretto di persone. Inoltre, chiunque lo pratichi raggiunge subito il livello di perfetto
brahmana. Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura condusse dunque con successo la lotta per
la gloria del movimento di Sri Caitanya.
Grazie alla posizione ferma di questo grande acarya, ogni uomo puo’ oggi diventare un
vaisnava gaudiya, da qualsiasi parte della Terra –o anche dell’universo- provenga. E poiche’ il
puro vaisnava trascende ogni condizione materiale, e’ gia’ stabilito nella virtu’, la piu’ alta delle
influenze materiali. Il Movimento per la Coscienza di Krishna, come esiste nei paesi
dell’Occidente, si basa sull’insegnamento di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Gosvami
Prabhupada, nostro maestro spirituale, e in base all’autorita’ delle sue parole noi raggruppiamo
aderenti da tutti i ceti della societa’ occidentale. Alcuni cosiddetti brahmana sostengono che e’
impossibile ricevere il filo sacro e diventare perfetti vaisnava se non si proviene da una
famiglia di brahmana. Ma noi rifiutiamo questa teoria, perche’ non e’ sostenuta ne’ da Rupa
Gosvami ne’ dall’autorita’ delle Scritture.
Al contrario, Srila Rupa Gosvami sottolinea qui che ogni uomo gode del diritto legittimo di
praticare il servizio di devozione e di diventare cosciente di Krishna. Egli sostiene le sue
affermazioni citando numerose Scritture, come il Padma Purana, dove il saggio Vasistha si
rivolge cosi’ al re Dilipa:
“O re ognuno ha il diritto di compiere il servizio di devozione proprio come ha il diritto di fare un
bagno mattutino durante il mese di magha (dicembre-gennaio).”
E il Kasi-Khanda dello Skanda Purana afferma:
“Nel paese di Mayuradhvaja si vedono uomini di classi inferiori, piu’ bassi dei sudra, che ricevono
l’iniziazione al culto vaisnava del servizio di devozione. E quando sono vestiti come si deve, col
corpo segnato dal tilaka e col mala intorno al collo e tra le mani, si direbbe che vengano da
Vaikuntha. In realta’, il loro splendore e’ tale che supera facilmente quello dei brahmana ordinari.”
Un vaisnava e’ dunque automaticamente un brahmana. Anche Sanatana Gosvami sostiene
questo fatto nell’Hari-bhakta-vilasa, che serve da guida pratica ai vaisnava. Egli spiega
chiaramente che, come il bronzo (kamsa) si trasforma in oro a contatto con un amalgama a
base di mercurio, chiunque riceva debitamente l’iniziazione al culto vaisnava diventa
certamente un brahmana. Il maestro spirituale autentico puo’, sotto la direzione di autorita’
vaisnava, iniziare ogni uomo al servizio devozionale e permettere cosi’ a tutti di raggiungere il
piano piu’ elevato, quello di brahmana.
LA PUREZZA DEL SERVIZIO DI DEVOZIONE
Srila Rupa Gosvami ci avverte, tuttavia, precisando che anche se abbiamo ricevuto l’iniziazione
da un maestro spirituale autentico non dobbiamo credere di essere giunti al termine dei nostri
sforzi. Bisogna continuare a seguire con grande cura tutti i principi regolatori del servizio di
devozione, altrimenti si cadra’ nuovamente. Bisogna sempre essere molto attenti, ricordarsi
che siamo un frammento infinitesimale che emana dal corpo trascendentale di Krishna, e che
e’ nostro dovere servire il Tutto perfetto, cioe’ Krishna. Senza servire Krishna ricadremo
senz’altro a un livello inferiore. In altre parole, non e’ sufficiente ricevere l’iniziazione spirituale
per diventare un brahmana qualificato; bisogna anche compiere il proprio dovere e aderire
rigidamente ai principi regolatori.
Srila Rupa Gosvami spiega inoltre che la pratica assidua del servizio di devozione preserva da
ogni caduta. E anche se, accidentalmente, si allontana dai principi devozionali, il vaisnava non
e’ tenuto a ricorrere ai riti espiatori del prayascitta per riscattare il suo errore. Infatti, e’
sufficiente che applichi di nuovo le regole e i principi propri del servizio di devozione per
tornare sulla giusta via. Questa e’ la potenza misteriosa della devozione vaisnava.
In pratica ci sono tre vie per raggiungere il livello della coscienza spirituale: il karma, il jnana,
e la bhakti. Il karma consiste in esercizi rituali e il jnana in metodi speculativi. Ma colui che
adotta la bhakti non ha bisogno del karma e del jnana. Abbiamo gia’ spiegato che il servizio di
devozione puro non comporta la minima traccia di speculazione intellettuale (jnana) o di
pratiche rituali (karma).
Srila Rupa Gosvami cita a questo proposito l’undicesimo Canto dello Srimad-Bhagavatam
(11.21.2) dove Krishna rivolge a Uddhava il seguente discorso:
“Si puo’ giudicare come segue il valore di una persona: chi ha perfezionato la pratica del servizio di
devozione non prendera’ mai piu’ rifugio nelle vie dell’azione interessata o della speculazione
filosofica. Se si sviluppa attaccamento per questo servizio e si lascia guidare dai principi regolatori
dati dagli acarya e dalle autorita’ in campo spirituale diventera’ certamente il piu’ qualificato degli
uomini.”
Cio’ e’ confermato da un altro verso dello Srimad-Bhagavatam (1.5.17) in cui Sri Narada Muni
si rivolge a Vyasadeva in questo modo:
“Anche se una persona trascura i suoi obblighi materiali per prendere rifugio ai piedi di loto di Sri
Hari [Krishna], non si rende colpevole di alcun errore e la sua posizione resta sicura in tutte le
circostanze. Anche se cadra’ dalla pratica devozionale a causa di cattive compagnie o sara’
sorpresa da una morte improvvisa prima di aver concluso la sua evoluzione spirituale, non perdera’
niente. Invece, colui che si limita a compiere i suoi doveri materiali nell’ambito di un determinato
varna e asrama, senza la minima coscienza di Krishna, perde il vero beneficio che offre la forma
umana.”
LA PUREZZA DEL SERVIZIO DI DEVOZIONE
In realta’, l’anima condizionata che cerca con frenesia il piacere dei sensi, ignorando che
questa via non le permettera’ mai di sottrarsi alla contaminazione materiale, non ottiene altro
“beneficio” che quello di ricadere nel ciclo di nascite e morti.
Risabhadeva spiega chiaramente questo concetto nel quinto canto dello Srimad-Bhagavatam
(5.5.6) quando insegna ai suoi figli:
“Chi compie attivita’ interessate deve continuamente morire e rinascere in questo mondo, e finche’
non avra’ sviluppato l’affetto per Vasudeva gli sara’ impossibile sottrarsi alle inflessibili leggi della
natura materiale.”
Cosi’, l’uomo che adempie coscienziosamente i suoi doveri secondo il varna e l’asrama a cui
appartiene, ma trascura di sviluppare il suo amore per il Signore Supremo, Vasudeva, non fa
che sprecare la sua vita umana.
Krishna conferma questo punto nello Srimad-Bhagavatam (11.11.32) quando dice a Uddhava:
“O Uddhava, l’uomo di prim’ordine e’ colui che trova in Me il suo rifugio nell’abbandono piu’ totale,
e vive secondo il Mio insegnamento rinunciando a ogni forma di occupazione materiale.”
Queste parole del Signore ci fanno capire che gli uomini che si dedicano alla filantropia, alle
opere di beneficenza di carattere sociale, all’etica, alla moralita’, alla politica, all’altruismo e
cosi’ via, sono lodevoli solo sul piano materiale. Numerose Scritture vediche, tra cui lo Srimad-
Bhagavatam, insegnano che una persona cosciente di Krishna e impegnata nel servizio di
devozione supera di gran lunga tutti “questi benefattori dell’umanita’”.
Karabhajana Muni ribadisce con maggiore enfasi questa idea nello Srimad-Bhagavatam
(11.5.41) quando dice a Maharaja Nimi:
“O re, l’uomo che tralascia i doveri propri del suo varna o del suo asrama per abbandonarsi
completamente al Signore e prende rifugio si Suoi piedi di loto non e’ piu’ il debitore di nessuno;
egli e’ libero da ogni dovere verso i saggi, gli antenati, i membri della sua famiglia e della societa’.
Non deve neppure piu’ preoccuparsi di compiere i cinque tipi di yajna, o sacrifici, che permettono di
sfuggire alla contaminazione delle attivita’ peccaminose. Semplicemente praticando il servizio di
devozione si libera da ogni obbligo. “
Dal momento della sua nascita l’uomo diventa debitore di una moltitudine di persone. Per
esempio, ha un debito verso i grandi saggi per i benefici che egli ricava dalla lettura delle loro
opere autorevoli di spiritualita’. Vyasadeva, a cui dobbiamo tutte le Scritture vediche, e’ uno di
questi saggi. Prima che egli li mettesse per iscritto, i Veda erano trasmessi solo oralmente, e i
discepoli ne imparavano i mantra con l’ascolto e non con la lettura. Ma Vyasadeva penso’ fosse
opportuno dare ai Veda una forma scritta, poiche’ gli uomini di quest’eta’ hanno la memoria
particolarmente corta, che li rende incapaci di ricordare tutte le istruzioni del loro maestro
spirituale. Percio’ Vyasadeva ci trasmise la conoscenza vedica sotto la forma di opere scritte,
come i Purana, il Vedanta, il Mahabharata e lo Srimad-Bhagavatam.
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Ci sono molti altri saggi, tra cui Sankaracarya, Gautama Muni e Narada Muni, che ci
permettono di beneficiare della loro conoscenza e verso i quali noi siamo ugualmente debitori.
Abbiamo anche un debito verso i nostri antenati, perche’ nascendo in una famiglia noi
ereditiamo la sua tradizione e il suo patrimonio; cosi’ dobbiamo offrire agli antenati, dopo la
loro partenza da questo mondo, una specie di cibo consacrato, o prasada, che e’ chiamato
pinda. Siamo anche debitori nei confronti di tutti coloro che in un modo o nell’altro ci rendono
servizio, si tratta di parenti, di amici, o anche di animali come la mucca e il cane. E’ nostro
dovere pagare tutti questi debiti –verso gli esseri celesti, i saggi, gli antenati, gli animali e la
societa’ nel suo insieme- servendo ognuno come conviene. Ma il solo fatto d’impegnarsi nel
servizio di devozione e di abbandonarsi a Dio, la Persona Suprema, lasciando ogni altra forma
di occupazione, cancella ogni debito e libera da ogni obbligo verso qualsiasi fonte di benefici
che non sia il Signore stesso.
Sri Krishna insegna nella Bhagavad-gita (18.66):
“Lascia ogni forma di occupazione e abbandonati a Me. Io ti liberero’ da tutte le conseguenze dei
tuoi peccati. Non temere.”
Si potra’ obiettare che abbandonandosi al Signore Supremo non saremo piu’ in grado di
adempiere i nostri obblighi. Ma il Signore insiste: “Non esitare. Non pensare che tralasciando
ogni altra attivita’ la tua vita sara’ incompleta o che tu ti esporrai a qualche mancanza. Io ti
accordero’ ogni protezione, non temere.” Questa e’ la promessa fatta da Krishna nella
Bhagavad-gita.
L’Agastya-samhita aggiunge a questo proposito:
“Come un’anima liberata non e’ tenuta a osservare i principi regolatori contenuti nelle Scritture,
cosi’ colui che debitamente serve Sri Ramacandra non ha bisogno di sottomettersi ai riti prescritti
per la purificazione. Il Signore, situato nel suo cuore, mosso a compassione per il Suo devoto, lo
corregge dall’interno.”
La Bhagavad-gita lo conferma in numerosi passi che Krishna, Dio, la Persona Suprema, ha per
il Suo devoto un interesse particolare; Krishna stesso proclama che mai niente potra’ far
cadere il Suo devoto perche’ Egli lo protegge in ogni istante.