Lo Yoga Del Saggio Kapila

La ragione della discesa di Kapila

La ragione della discesa di Kapila

verso 1 saunaka uvàca

kapilas tattva-sarikhyàtà, bhagavàn àtma-màyayà

jàtah svayam ajah sàkàd, àtma-prajtiaptaye nmàm

TRADUZIONE

Sri Saunaka disse: Benché sia il Non-nato, Dio scese in questo mondo per opera della Sua potenza interna, e assunse la personalità di Kapila Muni al fine di trasmettere la conoscenza spirituale e aiutare così l’umanità intera.

Le parole atma-prajnaptaye indicano che il Signore scende quaggiù per diffondere la conoscenza trascendentale a beneficio dell’umanità. Oltre a fornire tutte le informazjoni necessarie all’appagamento delle esigenze materiali,le Scritture vediche insegnano a vivere bene coltivando la virtù. La conoscenza si sviluppa infatti esclusivamente sotto l’influsso della virtù (sattva-guna), perché la passione spinge verso ilgodimento materiale, e l’ignoranza verso una condotta animalesca , priva sia di piacere che di conoscenza. Elevando la persona umana dall’ignoranza alla virtù, i Veda le permettono di capire ilsuo vero sé e conseguire l’auto-realizzazione non con uno sforzo ascendente, ma con la ricezione sottomessa del messaggio enunciato da Dio stesso o da una linea autorizzata di maestri.

Nel verso, Saunaka Muni afferma che l’avatara Kapila nacque, cioè apparve, al solo fine d’insegnare la scienza del sé. Per comprendere le azioni relative al sé non basta sapere di essere animespirituali e non corpi di materia (aham brahmasmi, “sono della stessa sostanza del Brahman”), occorre anche attivarsi sul piano del Brahman. La natura di questo agire è spiegata personalmente dal Supremo, e come indica la parola nrinam, “per gliesseri umani ”, può essere apprezzata solo dagli uomini, non dagli animali. Il genere umano è destinato a seguire alcune regole.

Anche la vita degli animali è regolata dalle leggi della natura, ma non è paragonabile a quella dell’uomo, che deve viverla rispettando le Scritture e osservando gli insegnamenti delle autorità vediche. Solo quando la vita umana si conforma alle norme prescritte dai Veda, la conoscenza trascendentale diventa intelligibile.

Per diffondere tale conoscenza, l’avatara Kapiladeva trasmise la filosofia del sankhya a Sua madre Devahuti. Più tardi apparve un altro Kapila, che predicò una versione atea della stessa filosofia parlando dei ventiquattro elementi materiali, senza dare alcuna informazione su Dio. Il Kapiladeva originale è figlio di Devahuti (Devahuti-putra), mentre l’altro è definito “Kapila ateo”.

Saunaka Rishi afferma che Kapiladeva è la Persona Suprema, quindi l’unico in grado di spiegare la Verità Assoluta, conoscendoNe la natura. Bhagavan, Sri Krishna, o una Sua manifestazione,scende a volte sulla Terra per ricordare all’umanità lo scopo della vita (tattva-sankhyata). li termine sankhyata significa “colui che enuncia” e tattva è “la Verità Assoluta”, cioè il Signore Supremo, che non Si fa conoscere attraverso la speculazione mentale di chi è dominato dalla passione e dall’ignoranza . Soltanto la virtù permette di comprenderlo.

La Bhagavad gIta (18.42) insegna che la virtù caratterizza coloro che possiedono le qualità dei brahmana: serenità, controllo di sé, austerità, purezza, tolleranza, onestà, saggezza, misericordia e conoscenza.

Secondo il pensiero vedico, la società deve includere dei brahmana qualificati, ossia persone capaci d’insegnare la verità, che diventa incomprensibile se la gente regredisce al livello dei sudra. Lo Srimad-Bhagavatam (1.1 .10) informa che nella nostra era tuttisono sudra e ibrahmana non esistono: “Nel Kali-yuga, l’età del ferro, la vita umana è molto breve. Le persone sono litigiose,pigre, confuse, sfortunate e soprattutto sempre agitate.”

Oggi non si vive a lungo e si è lenti nelcapire la spiritualità. Benché la vita umana sia destinata alla comprensione dei valori spirituali, ormai pochi nutrono interessi elevati e tantihanno dimenticato ilvero significato della vita. Dotata dipoco cervello, quindi sciocca e indolente, oltre che sfortunata, l’umanità odierna è anche agitata da mille problemi. Come se non bastasse, lo Srimad-Bhagavatam preannuncia l’assenza di pioggia, quindi una grande carestia, e una tassazione sempre più gravosa con cui i governi dissangueranno il popolo.

Di questi mali previsti dal Bhagavatam, già ora facciamo esperienza in una certa misura. Il Kali-yuga è un’età davvero miserabile, quindi Krishna stesso, nelle vesti di Chaitanya Mahaprabhu, consiglia a tutti dicantare il maha-mantra Hare Krishna Hare Krishna, Krishna Krishna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama, Rama Rama Hare Hare. “Nell’era di Kali non c’è alternativa al canto del santo nome di Dio per avanzare sul sentiero della spiritualità.” ( Brihan-naradiya Purana)

Questo metodo,non inventato ma suggerito nei Purana , è molto semplice: bisogna solo cantare Hare Krishna.Se nel Kali-yuga l’essere umano è poco intelligente, sfortunato e sempre in ansia, come può comprendere la Verità Assoluta o il fine dell’esistenza? Krishna risponde nella Bhagavad-gita (4.7}: “Scendo personalmente ogni volta che in qualche luogo dell’universo si verifica un declino della religione e un aumento dell’irreligione .”

Molte migliaia di anni fa il Signore nacque da Kardama Muni e Devahuti nelle sembianze dell’avatara Kapiladeva. Quando il bimbo divino fu cresciuto, il saggio Kardama, per dedicarsi totalmente alla spiritualità, aderì al sistema vedico (secondo cui la società si divide inquattro vama e quattro ashram) e si ritiròdalla vita di famiglia, accettando l’ordine di rinuncia (sannyasa) e affidando la moglie alle cure del figlio ormai adulto.

Di Kapiladeva è detto kapilas tattva-sankhyata bhagavan: Egliè Bhagavan. Anche se oggi il nome “Bhagavan” è molto diffuso e usato in modo improprio, in realtà non designa un essere umano ordinario. Il Signore può sembrare un uomo comune, e in effetti gli sciocchi e imascalzoni (mudha} Loconsiderano tale,ma nella Bhagavad-gita (7.13) Lui stesso dice: “Illuso dai tre influssi materiali (virtù, passione e ignoranza), il mondo intero non Miconosce, non sa che litrascendo e sono inesauribile.” Perfortuna esistono i mahatma, le grandi anime che conoscono Krishna. Arjuna, ad esempio, capì che Krishna era Dio pur vedendo che Si comportava come il suo più caro amico.

Possedeva già la conoscenza perfetta, ma pregò comunque il Signore d’istruirlo, e dopo aver ascoltato la Bhagavad-ghita si rivolse a Lui chiamandolo param brahma param dhama, “Brahman supremo, Dimora suprema “. Rese così l’umanità intera partecipe della stessa conoscenza.

Tutti siamo Brahman,anime spirituali,non corpi di materia, e realizzare il nostro vero sé significa esserne consapevoli.Applicando i principi vedici, giungiamo a capire la differenza tra noi e la materia. Non dobbiamo restare nell’ignoranza come icani e i gatti, e pensare di essere americani o indiani,brahmana o ksatriya, indù o musulmani,e via dicendo. Queste designazioni si riferiscono esclusivamente alcorpo. Elevandoci al piano della conoscenza trascendentale , capiamo di essere spirito e acquisiamo quella che viene definita “realizzazione del Brahman”.

Non si tratta di diventare Brahman con l’ausilio di qualche pratica specifica. Come l’oro è sempre oro, anche se temporaneamente coperto dal fango, così tutti siamo eternamente Brahman, anime spirituali, ma a contatto con la materia siamo soggetti a varie coperture con cui c’identifichiamo. Questa è l’ignoranza, e se impediamo alla conoscenza spirituale d’illuminarci non siamo migliori degli animali.

La comprensione della propria identità spirituale si chiama dharma, e Krishna ne stabilisce il significato nella Bhagavad -gita (18.66), saNa-dharman paritya jya mam ekam saranam vraja: “Lascia ogni forma di occupazione e abbandonati a Me.” Su questa Terra abbiamo creato molti dharma -indù, musulmano, cristiano,ecc.- ma ilvero dharma è capire che Krishna è tutto, e a tal proposito citiamo ancora la Bhagavad­ ghita (7.19): “Dopo numerose nascite e morti chi è situato nella vera conoscenza si abbandona a Me sapendo che sono la causa di tutte le cause e tutto ciò che esiste. Un’anima così grande è molto rara .”

Lo scopo del Movimento per la Coscienza di Krishna è diffondere questo messaggio. Non predichiamo un metodo religioso settario, ma il dharma, la vera religione. Dharmam tu sakshad bhagavat-pranitam: nessuno sa davvero cos’è il dharma e non lo si può inventare. Nessun cittadino può formulare le leggi dello Stato, perché le stabilisce il governo. La più semplice definizione di dharma è “l’ordine del Supremo”, e poiché il Supremo è uno, anche il Suo ordine dev’essere uno. Possono esistere dharma diversi?

No,possono esistere solo prodotti dell’ignoranza conosciuti come dharma indù, dharma musulmano, dharma cristiano e così via. L’oro è sempre oro, sia che appartenga a un indù, a un musulmano o a un cristiano. Secondo l’ordine divino, dharma significa abbandonarsi al Supremo. Questo è il bhagavat-dharma e tutti dovrebbero praticarlo. Dio è per definizione uno soltanto, quindi non ha rivali. Oggi troviamo un Dio diverso ad ogni angolo di strada,ma Krishna stabilisce la Sua posizione suprema nella Bhagavad -ghita (7.7): “Non c’è verità superiore a Me. Tutto su Me riposa come perle su un filo.”

Il Movimento per la Coscienza di Krishna intende informare tutti che nessuno è superiore a Krishna. Krishnas tu bhagavan svayam: Krishna è Bhagavan, il Supremo. Noi ci limitiamo a dire: “Qui c’è Dio ed è Krishna.” Molti giovani americani ed europei hanno la fortuna di non aver mai sentito parlare di un Dio contraffatto, e poiché desiderano sviluppare un’autentica coscienza divina prendono molto sul serio questo Movimento.

Grazie alla loro determinazione, progrediscono velocemente nella coscienza di Krishna,tanto che la gente resta sorpresa nel vederli così dedicati e felici. li loro rapido avanzamento è dovuto alla serietà con cui hanno accettato il fatto che Krishna è Bhagavan, la Persona Suprema.Acharyopasanam, tale insegnamento non è falso, ma confermato dagliacharya che appartengono a una successione autentica di maestri spirituali (parampara).

Benché fosse un impersonalista, Sankaracharya riconobbe in Krishna la Persona Suprema. Arjuna lo aveva già fatto nel passato e nel futuro lo avrebbero fatto anche Ramanujacharya, Madhvacharya, Vishnusvami, Nimbarka, Sri Chaitanya Mahaprabhu e i Suoi successori.

Il metodo discendente è il più semplice e sicuro. Perché speculare? Ecco, vi presentiamo Dio, si chiama Krishna. Potremmo obiettare che Knshna è invisibile, ma in realtà Lo possiamo vedere nelle Sue energie. Una pietra non è Dio, ma una Sua energia. La luce e il calore non sono il fuoco, ma senza il fuoco non esisterebbero. In tal senso, luce e calore non differiscono dal fuoco. Il mondo materiale è simile alla luce e al calore del fuoco supremo: “Il fuoco diffonde la sua luce tutt’intorno pur essendo situato in un determinato luogo. Analogamente, Dio, la Persona Suprema, il Parabrahman, diffonde le Sue energie in tutto l’universo.” (Vishnu Purana 1.22.53)

Il sole si trova in un punto ben preciso dello spazio, ma la sua luce e il suo calore si espandono nell’intero sistema solare, e quando li percepiamo abbiamo la prova che il sole c’è. Krishna rivela nella Bhagavad-gita (7.8): “Sono la luce del sole e della luna.” Se qualcuno chiede, “Potete farmi vedere Dio?”, è perché non si accorge di vedere Dio ogni giorno, ad ogni istante. Oggi prevale la superficialità, quindi la gente non realizza la presenza del Signore ogniqualvolta percepisce la Sua energia. I membri del nostro Movimento adorano Krishna.

Qual è la loro peculiarità? Non sono interessati ai piaceri materiali, non vanno al cinema, al ristorante o in discoteca, non fumano e non bevono alcolici. Nei Paesi occidentaliquesti diversivi sono accessibili a tutti, ma i devoti di Krishna non ne sono più attratti.

Desiderano solo conoscere ciò che riguarda la coscienza di Krishna. Perché? Perché hanno rinunciato dawero al mondo materiale. Solo quando si trascende il piacere illusorio, si può dire di aver fatto progressi sul sentiero spirituale.Vita spirituale non significa accettare il sannyasa, l’ordine di rinuncia, e poi fuma re o andare al bar; occorre disinnamorarsi veramente dell’esistenza materiale. Una volta perso ogni interesse per le attività effimere di questo mondo ci si sente attratti solo da Dio e Lo si vuol conoscere e servire.

Lo Srimad-Bhagavatam (5.5.1) raccomanda: “Tra tutti gliesseri che hanno preso un corpo materiale in questo mondo, chi ha ricevuto la forma umana non dovrebbe affannarsi giorno e notte per un po’ di piacere dei sensi,accessibile perfino ai cani o ai maiali che si nutrono di escrementi.”

I maiali trangugiano escrementi giorno e notte, ingrassano (il loro cibo è ricco di idrofosfati), s’irrobustiscono e godono a dismisura del sesso. L:uomo non è fatto per imitarli,ma per coltivare l’austerità (tapasya), come suggerisce lo Srimad-Bhagavatam (5.5.1) : ” necessario compiere penitenze e austerità per elevarsi al piano divino del servizio devozionale. Purificando il cuore, queste pratiche consentono di superare il godimento illusorio e situarsi nell’eternità e nella gioia infinita.”

Questo è il significato di civiltà vedica. Il sistema sociale del varnashrama-dharma, costituito da brahmana, ksatriya, vaisya, sudra, brahmachari, grihasrha, vanaprastha e sannyasi,• ha la funzione di elevare progressivamente l’umanità fino alla comprensione del Divino. La gradualità diquesto sistema è paragonabile all’iterscolastico, perché si comincia dal primo livello e si passa poi al secondo, al terzo e così via.

Accettando il varnashram-dharma , la società può giungere per gradi alla realizzazione del Brahman. Tutti nasciamo sudra, quindi tutti dobbiamo ricevere un’educazione appropriata. Il termine dvija significa “nato-due-volte”. La prima volta si nasce dal grembo di una madre, e la seconda grazie al maestro spirituale e alla conoscenza vedica. Il maestro è il padre e la conoscenza vedica è la madre. Un nato-due-volte (dvija) riceve dal guru il filo sacro, è iniziato cioè alla comprensione dei temi spirituali e autorizzato a leggere le Scritture vediche, diventandone così il figlio.

Nigama-kalpa-taror galitam pha lam: lo Srimad-Bhagavatam, l’essenza della cultura vedica, è un albero che soddisfa ogni desiderio e da cui possiamo cogliere i frutti che vogliamo. Il sapere vedico è perfetto e se aspiriamo a comprenderlo, dobbiamo accettare il rifugio di un maestro spirituale autentico ( tad-vijnanartham sa gurum evabhigacchet).

Purtroppo, al giorno d’oggi tutto viene usato male e la gente non ricorda lo scopo della vita. Mosso a compassione e desideroso più di noi di vederci tornare a casa, nella nostra dimora originale, il Signore scende allora personalmente. Offuscati dall’ignoranza, abbiamo dimenticato il Suo regno, il modo di arrivarci e trovare la felicità, quindi Egli scende tra noi o invia il Suo rappresentante , un puro devoto. Talvolta viene dipersona e talvolta manda un avatara: nel caso specifico Kapiladeva.

Dio non è obbligato a calarSi nella materia, e al contrario di noi non deve accettare una particolare forma fisica. Ora ho un corpo umano, ma non posso pretendere di averlo anche in futuro, perché il mio prossimo corpo dipenderà dal karma, non dalla mia volontà. Diventare giudici della Corte suprema richiede una formazione adeguata e le qualità necessarie.

Così, per diventare devata, esseri celesti come lndra o Chandra, bisogna qualificarsi.Tutto dipende dal karma, le azioni compiute in precedenza ( karmana daiva-netrena ), che possono elevare l’anima o farla regredire fino al livello dei cani e dei gatti.Krishna e iSuoi avatara non dipendono dal karma quando vengono quaggiù.

Perfettamente indipendenti, scelgono i corpi che assumono. Il Signore èdefinito quindi atma-mayaya: Si manifesta in virtùdella Sua potenza interna, non per opera dell’energia esterna. t paragonabile al governatore di uno Stato, che non è costretto, come i delinquenti, ad andare in carcere, ma lo fa volontariamente per controllarne la gestione. Lo sciocco che vede Krishna come un essere ordinario, soggetto al karma, somiglia al detenuto che vedendo il governatore in carcere crede sia anche’egli un criminale.

Chi ha conoscenza sa che quando Krishna e iSuoi avatara scendono nel mondo materiale,mantengono la loro posizione trascendentale. Non sono mai esseri comuni, forzati a venire quaggiù sotto la spinta del karma, ma vengono di spontanea volontà. Incapaci di comprendere la loro natura divina, gli stolti credono invece che queste manifestazioni divine siano come loro. Krishna afferma nella Bhagavad-ghita (7.3): “Tra migliaia di persone forse una cercherà la perfezione, e tra coloro che la raggiungono raro è chi Mi conosce veramente.

Capire Krishna non è cosa facile. Lui stesso afferma che tra migliaia di persone forse una diventa siddha, un’anima realizzata, e tra migliaia di siddha raro è chi giunge a comprenderlo. Per nostra fortuna , poco più di cinquecento anni fa è apparso Sri Chaitanya Mahaprabhu, Krishna stesso, e ha istituito un metodo molto semplice per impare a conoscerlo. Si tratta solo di ascoltare le Sue glorie, e proprio a tal fine abbiamo aperto centri per la coscienza di Krishna in tutto ilmondo.

Nello Srimad-Bhagavatam (1.2.17) si legge: “Il Signore, Sri Krishna, è l’Anima Suprema [Paramatma) nel cuore di ogni essere e il benefattore del devoto sincero. Rimuove dunque il desiderio di godimento materiale dal cuore di chi ha sviluppato un vivo interesse per l’ascolto del Suo messaggio, carico di virtù quando trasmesso e ricevuto adeguatamente.” Ascoltare le glorie di Krishna significa stare in Sua compagnia e purificarsi fino a rendere perfetta la propria vita.

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