LA REINCARNAZIONE

La Reincarnazione

Nell’agosto del 1976 Srila Prabhupàda trascorse alcune settimane al Bhaktivedanta Manor, circa 25 chilometri a nord di Londra. In quel periodo Mike Robinson, dell’ufficio della Radiodiffusione di Londra, lo intervistò. Nella loro conversazione, che subito dopo fu trasmessa, Srila Prabhupàda fece rivelazioni sulla scienza dell’anima. Siamo già esistiti? Torneremo di nuovo in questo mondo? Riferendosi ai Testi vedici, rivelò che la coscienza di Krsna non è “una qualche cerimonia rituale in cui si crede o non si crede”, ma un profondo sistema filosofico in cui la scienza della reincarnazione è spiegata in modo chiaro e conciso.

Mike Robinson: Può dirmi quali sono le basi della sua fede? In che cosa consiste la filosofia del Movimento Hare Krsna?

Srila Prabhupàda: Prima di tutto, la coscienza di Krsna non è una fede, ma una scienza. La prima tappa consiste nel sapere ciò che distingue un corpo vivente da un cadavere. In che cosa differiscono? Quando qualcuno muore, l’anima spirituale, cioè la forza vivente, lascia il corpo e per questo motivo si dice che il corpo è morto. Vi sono quindi due elementi: il corpo, e la forza vivente all’interno del corpo.

Ciò che a noi interessa è la forza vivente; questo interesse è ciò che distingue la scienza della coscienza di Krsna, che è spirituale, dalla scienza comune, che è materiale. Al primo approccio, quindi, l’uomo comune avrà difficoltà ad apprezzare il nostro Movimento, in quanto egli deve cominciare col capire di essere un’anima spirituale, o almeno qualcosa di diverso dal corpo.


Mike Robinson: E quando arriveremo a capirlo?

Srila Prabhupàda: Anche subito, se vogliamo, ma occorre una certa intelligenza. Prendiamo l’esempio di un bambino che cresce e diventa ragazzo, poi giovane, poi adulto e infine vecchio. Nel corso di questa evoluzione, benché il suo corpo passi dall’infanzia alla vecchiaia, egli si sente sempre la stessa persona, è consapevole di mantenere la stessa identità.

Rifletta: il corpo cambia, ma chi lo occupa, cioè l’anima, resta lo stesso. Possiamo così concludere, in tutta logica, che alla fine di questo corpo dovremo rivestirci di un corpo nuovo. Questo è ciò che si chiama trasmigrazione dell’anima.

Mike Robinson: Quando si muore è solo il corpo fisico che muore?

Srila Prabhupàda: Esattamente. Ciò è spiegato in modo molto elaborato nella Bhagavad-gità (2.20): na jàyate mriyatevà kadàcin… na ìianyate hanyamdne sarire.

Mike Robinson: Cita spesso le Scritture?

Srila Prabhupàda: Sì, noi facciamo molte citazioni. La coscienza di Krsna offre un’educazione seria, non è una religione qualunque. (Rivolgendosi a un discepolo) Cerca questo verso nella Bhagavad gita.
Il discepolo:

na jàyate mriyate và kudàcin
nàyam bhutvà bhavità và na bhùyah

ajo nityah sàsvato ‘yarh puràno

na hanyate hanyamàne sarire

Per l’anima non c’è né la nascita né la morte. Esiste e non smette mai di esistere. Non nasce, non muore, è eterna, originale, non ebbe mai inizio e non avrà mai fine. Non muore quando il corpo muore.

Mike Robinson: Grazie molte per la lettura di questo verso. Può darmi ancora qualche spiegazione? Se l’anima è immortale, tutti tornano a Dio dopo la morte?

Srila Prabhupàda: Non necessariamente. Bisogna avere acquisito le qualità per tornare a Dio nel corso della vita, solo in questo caso si può tornare a Dio. Altrimenti si deve riprendere un corpo materiale, ed esistono 8.400.000 differenti tipi di corpi. Per opera delle leggi della natura ciascuno riceve un corpo particolare, secondo i suoi desideri e il suo karma. È esattamente come contrarre una malattia e quindi manifestare i segni patologici propri di quella malattia. È difficile da capire?

Mike Robinson: Diciamo che è difficile capire tutto.

Srila Prabhupàda: Supponiamo che un uomo contragga il vaiolo. Sette giorni dopo i sintomi appariranno. Come si chiama questo periodo di tempo?

Mike Robinson: Incubazione?

Srila Prabhupàda: Sì, proprio così. Non si può evitare. Se ci si ammala, la malattia evolverà finché i sintomi appariranno; questa è la legge della natura. Similmente, nel corso di questa vita subiamo in un certo modo l’influenza dell’energia materiale e questo condizionamento particolare determinerà il corpo che occuperemo nella prossima vita.

Tutto ciò s’inserisce rigorosamente nel quadro delle leggi della natura a cui tutti gli esseri sono sottoposti. Gli uomini dipendono completamente da queste leggi ma, nella loro ignoranza, credono di essere liberi. In realtà immaginano di essere liberi, ma sono completamente subordinati alle leggi della natura. Così le nostre azioni — colpevoli o pie secondo i casi — determineranno la nostra prossima nascita.


Mike Robinson: Potrebbe riprendere questa idea? Lei dice che nessuno è libero; si deve dedurre quindi che la persona che agisce bene si prepara in qualche modo un buon futuro?

Srila Prabhupàda: Sì.

Mike Robinson: Siamo quindi liberi di scegliere ciò che ci sembra importante? Certamente la religione è importante purché chi crede in Dio e vive in modo virtuoso…

Siila Prabhupàda: Non è questione di credere, non introduca questa nozione. Si tratta di leggi. Prendiamo l’esempio del governo: che lei creda o no nella legge, se la infrange il governo la punirà. Similmente, che lei ci creda o no, Dio esiste. Ma se lei rifiuta di credere in Dio e agisce indipendentemente, come le pare e piace, sarà punito dalle leggi della natura.

Mike Robinson: Capisco. Ma ciò vale qualunque sia la nostra religione? Che cosa cambia diventando devoti di Krsna?

Srila Prabhupàda: Non è questione di religione, ma di scienza. Noi siamo esseri spirituali, ma poiché siamo condizionati dalla materia, ci troviamo soggetti alle leggi della natura. Lei può avere fede nella religione cristiana e io in quella induista, ma ciò non significa che lei invecchierà e io no.

Stiamo discutendo del fatto scientifico che tutti gli uomini invecchiano: si tratta di una legge naturale. Non è il fatto che lei sia cristiano che la farà invecchiare, né il fatto che io sia indù che me lo impedirà. Tutti invecchiano. Le leggi della natura valgono per tutti, che lei creda in una religione o in un’altra ha ben poca importanza.

Mike Robinson: Secondo lei, dunque, un unico Dio dirige tutti gli esseri.

Srila Prabhupàda: Un unico Dio e un’unica legge della natura, a cui siamo tutti subordinati. Noi siamo sotto il controllo del Supremo perciò, se pensiamo di essere liberi, liberi di agire a nostro piacimento, questo è il segno della nostra stupidità.

Mike Robinson: Capisco, ma allora che interesse ci può essere a far parte del Movimento Hare Krsna? Che cosa cambia?

Srila Prabhupàda: Il Movimento per la Coscienza di Krsna si rivolge a coloro che desiderano seriamente capire questa scienza. Noi non siamo assolutamente una setta. Chiunque può far parte di questo movimento. Liberi pensatori, cristiani, indù o musulmani, non importa.

Il Movimento per la Coscienza di Krsna accetta chiunque voglia comprendere la scienza di Dio. Mike Robinson: Il fatto d’imparare a diventare devoti di Krsna produce un cambiamento nella vita di una persona? cambiamo corpo. Questo è l’ABC della realizzazione spirituale.

Quando 1’esistenza del corpo finisce e il corpo è distrutto, per noi non è la fine: ci rivestiamo di un corpo nuovo come cambiamo una giacca o una camicia. Supponiamo che domani, per venirmi a trovare, lei indossi una camicia e una giacca differenti: ciò significa che lei è una persona differente?

Certamente no. Così, ogni volta che moriamo cambiamo corpo, ma noi — anime spirituali all’interno del corpo — rimaniamo gli stessi. Bisogna prima di tutto comprendere bene questo punto; solo allora potremo addentrarci nella scienza della coscienza di Krsna.

Mike Robinson: Il fatto d’imparare a diventare devoti di Krsna produce un cambiamento nella vita di una persona?

Srila Prabhupàda: È l’inizio della vera educazione. Innanzitutto dobbiamo capire che siamo anime spirituali e che di conseguenza cambiamo corpo. Questo è l’ABC della realizzazione spirituale. Quando 1’esistenza del corpo finisce e il corpo è distrutto, per noi non è la fine: ci rivestiamo di un corpo nuovo come cambiamo una giacca o una camicia. Supponiamo che domani, per venirmi a trovare, lei indossi una camicia e una giacca differenti: ciò significa che lei è una persona differente?

Certamente no. Così, ogni volta che moriamo cambiamo corpo, ma noi — anime spirituali all’interno del corpo — rimaniamo gli stessi. Bisogna prima di tutto comprendere bene questo punto; solo allora potremo addentrarci nella scienza della coscienza di Krsna.

Mike Robinson: Comincio a capire, ma mi riesce difficile stabilire un rapporto tra tutto ciò e il fatto che a Oxford Street si vedano molti dei suoi discepoli che distribuiscono libri sulla scienza di Krsna.

Srila Prabhupàda: Questi libri hanno lo scopo di convincere la gente dell’importanza della vita spirituale.

Mike Robinson: Ma non è importante per lei il fatto che si faccia o no parte del Movimento Hare Krsna?

Srila Prabhupàda: Non importa, la nostra missione consiste nell’educare. L’ignoranza oggi colpisce tutti; la gente si culla nell’illusione quando crede che tutto abbia fine con la fine del corpo.

Mike Robinson: Allora, la sola cosa che le interessa sarebbe quella di svegliare l’uomo alla dimensione spirituale dell’esistenza?

Srila Prabhupàda: La nostra prima preoccupazione è quella di spiegare che noi non siamo il corpo, poiché il corpo è solo un abito simile a quello che lei indossa, ma che viviamo all’interno di questo corpo.


Mike Robinson: Credo di aver capito ora. Partiamo dunque da questo punto. Lei dice che le nostre azioni determinano la nostra vita dopo la morte e che la nostra prossima vita è stabilita dalle leggi naturali. Come avviene questa trasmigrazione?

Srila Prabhupàda: Si tratta di un processo estremamente sottile; l’anima spirituale, infinitesimale, è invisibile all’occhio materiale. Quando il corpo grossolano — formato di sensi, sangue, ossa, grasso, ecc.— è distrutto, il corpo sottile— mente, intelligenza e falso ego — continua a funzionare, e al momento della morte questo corpo sottile porta l’anima infinitesimale in un altro corpo grossolano. Questo processo può essere paragonato allo spostamento di un odore trasportato dall’aria.

La Reincarnazione

Nessuno può vedere da dove viene il profumo di una rosa, ma noi sappiamo che esso è trasportato dall’aria. Non si può vedere come avviene, ma avviene. La trasmigrazione dell’anima è un processo altrettanto sottile. Secondo la natura della mente all’istante della morte, l’anima spirituale infinitesimale, portata da un seme maschile, prende rifugio nell’utero di una femmina che le dà un corpo; questo corpo può essere quello di uomo, di cane, di gatto o di qualsiasi altra specie.

Mike Robinson: Ciò significa che noi esistevamo già in un’altra forma prima di questa vita?

Srlla Prabhupàda: Esattamente.

Mike Robinson: E torniamo ogni volta in una forma nuova?

Srlla Prabhupàda: Sì, perché siamo eterni. È solo il corpo che cambia in funzione delle nostre attività. Di conseguenza, dobbiamo aspirare a conoscere il modo per mettere fine a questo ciclo, cioè il modo per ritrovare il nostro corpo spirituale originale. Ecco ciò che insegna la coscienza di Krsna.

Mike Robinson: Capisco. Se divento cosciente di Krsna non rischio più di rinascere in un corpo di cane.

Srlla Prabhupàda: Certamente no. (Rivolgendosi a un discepolo) Cerca questo verso: janma karma ca me divyam…
Il discepolo:

janma karma ca me divyam

evam yo vetti tattvatah
tyaktvà deham punar janma

naiti màm eti so ‘rjuna

O Arjuna, colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività non dovrà più rinascere nel mondo materiale quando lascia il corpo, ma raggiunge la Mia dimora eterna.” (Bhagavd Gita 4.9)

Srila Prabhupàda: Dio ci dice: “Chi Mi comprende così come sono è liberato dal ciclo di nascite e morti.” Ma non si può comprendere Dio con la speculazione intellettuale; è impossibile. Ci si deve prima elevare al livello spirituale, poi si acquisisce l’intelligenza necessaria per comprenderLo. E la persona che comprende Dio non dovrà mai più riprendere un corpo materiale, ma tornerà alla sua dimora originale per vivere eternamente accanto a Lui senza più cambiare corpo.

Mike Robinson: Capisco. Lei ha citato due volte le sue Scritture. Vorrei conoscere la loro origine. Può spiegarmelo in breve?

Srila Prabhupàda: Le nostre Scritture fanno parte dei Testi vedici che esistono dall’inizio della creazione. Ogni volta che si fabbrica un oggetto — come questo microfono, per esempio — viene aggiunta una spiegazione per poterlo usare, non è così?

Mille Robinson: Sì, è vero.

Srila Prabhupàda: E queste informazioni sono concepite contemporaneamente all’oggetto.

Mike Robinson: Esatto.

Srila Prabhupàda: Secondo il medesimo ordine d’idee, la creazione dei Testi vedici e quella dell’universo materiale sono simultanee; questi Testi insegnano agli uomini come devono condurre la loro esistenza all’interno dell’universo.


Mike Robinson: Capisco. Queste Scritture esistono dunque dall’inizio della creazione. Vorrei ora affrontare l’argomento a cui mi sembra lei attribuisca grande importanza. Qual è la differenza essenziale tra la coscienza di Krsna e gli altri movimenti venuti dall’Oriente?


Srila Prabhupàda: Le nostre Scritture sono autentiche mentre gli altri movimenti inventano le loro. Ecco la differenza. Quando ci si trova di fronte a questioni di carattere spirituale occorre fare riferimento alle Scritture originali e non a quelle uscite dalla penna di un ciarlatano.

Mike Robinson: Che cos’è il canto del mantra Hare Krsna?

Srila Prabhupada: Cantare Hare Krsna è il mezzo più semplice per purificarsi, soprattutto in quest’epoca, in cui la gente è così contaminata che non riesce a capire facilmente ciò che riguarda la conoscenza spirituale. Il canto del man fra Hare Krsna purifica l’intelligenza, che si apre allora alla comprensione di ciò che riguarda la spiritualità.

Mike Robinson: Può dirmi che cosa la guida nell’azione?

Srila Prabhupàda: Noi seguiamo le Scritture vediche.

Mike Robinson: Le Scritture che ha citato?

Srila Prabhupàda: Tutto è contenuto nelle Scritture, e noi le stiamo traducendo in inglese; ma non vi aggiungiamo niente, altrimenti tutta la conoscenza che contengono verrebbe deteriorata. Le Scritture vediche sono come le indicazioni di montaggio di questo microfono, dove si legge: “Seguite il procedimento indicato: alcune viti dovrebbero unire questa parte a quest’altra.”

Non ci si può permettere di modificare nemmeno il minimo particolare, altrimenti si rischia di rovinare tutto. Poiché noi non modifichiamo nulla, è sufficiente leggere le nostre opere per avere accesso alla vera conoscenza spirituale.

Mike Robinson: In che modo la filosofia della coscienza di Krsna può modificare il nostro modo di vivere?

Srila Prabhupàda: Liberandoci dalla sofferenza. L’uomo soffre perché commette l’errore di credersi il corpo. Se lei s’identificasse col vestito che porta e lo lavasse con cura, ma si dimenticasse di mangiare, sarebbe felice?

Mike Robinson: No, non lo sarei…

Srila Prabhupàda: L’uomo di oggi non fa che lavare l'”abito”, il corpo, ma dimentica l’anima che vive nel corpo, anima di cui non ha alcuna conoscenza. Domandi a qualcuno, a caso: “Chi è lei?” e costui le risponderà: “Sono un inglese” oppure “Sono un indiano”. E se lei gli dice: “Sì, vedo bene che lei ha un corpo inglese o indiano, ma chi è lei?”, costui non saprà rispondere.

Mike Robinson: Capisco.

Srila Prabhupàda: La civiltà attuale è basata sul falso concetto che il corpo è il vero sé (dehàtma-buddhi) ma questa è la mentalità dei gatti e dei cani. Supponiamo che io voglia entrare in Inghilterra e che lei mi fermi alla frontiera dicendomi: “Io sono inglese, lei che è indiano cosa viene a fare da noi?” Un cane abbaia: “Ouah, ouah, cosa vieni a fare qui?” Qual è la differenza?

Lui si crede un cane e mi prende per un estraneo, e lei si crede un inglese e mi prende per un indiano. Non c’è nessuna differenza di mentalità. Di conseguenza, se lasciamo che l’uomo rimanga nell’oscura mentalità del cane e diciamo che la civiltà è in progresso, ci sbagliamo completamente.

Mike Robinson: Passiamo ora a un altro punto. Ho saputo che il Movimento per la Coscienza di Krsna si preoccupa della sofferenza che regna nel mondo.

Srila Prabhupàda: Sì, siamo i soli che ce ne preoccupiamo veramente. Gli altri non fanno niente per evitare i problemi maggiori: la nascita, la malattia, la vecchiaia e la morte. Non portano alcuna soluzione a questi problemi, non fanno altro che dire sciocchezze. Così la gente è indotta in errore, è tenuta all’oscuro, invece bisognerebbe cominciare a illuminarla.

Mike Robinson: Certamente, ma a parte il fatto di illuminarla spiritualmente, lei è anche interessato al benessere fisico dei suoi contemporanei?

Srila Prabhupàda: Il benessere fisico segue automaticamente il benessere spirituale.

Mike Robinson: E come funziona?

Srila Prabhupàda: Supponiamo di avere un’automobile. Ce ne prendiamo cura come di noi stessi, ma non per questo ci identifichiamo con l’automobile. Non diremmo mai: “Io sono la mia automobile”, sarebbe assurdo. Eppure questo è proprio ciò che fa l’uomo: dà troppa importanza al “veicolo” fisico perché s’identifica con esso. L’uomo dimentica di essere un’anima spirituale, destinata a ben altro.

Come nessuno proverebbe soddisfazione nel bere benzina, così nessuno troverà soddisfazione unicamente nelle attività del corpo. Bisogna trovare il nutrimento adatto all’anima. Chiunque pensasse: “Sono un’automobile e ho bisogno di benzina” sarebbe considerato pazzo. E pazzo è anche chi s’identifica col corpo e crede di trovare la felicità nei piaceri materiali.

Mike Robinson: Vorrei che lei commentasse la citazione che ho trovato nel libro che i suoi discepoli mi hanno dato prima del nostro incontro, in cui lei dice tra l’altro: “La religione senza una base razionale è solo sentimentalismo.”

Srila Prabhupàda: La maggior parte della gente pia dice: “Noi crediamo…” Ma qual è il valore di questa fede? Può darsi che credano in qualcosa che non è veramente corretto. Per esempio, alcuni cristiani dicono: “Noi crediamo che gli animali non abbiano un’anima.” È un errore. Se ci credono è perché vogliono mangiare gli animali, ma il fatto è che gli animali l’anima ce l’hanno.

Mike Robinson: Come fa a saperlo?

Siila Prabhupàda: Anche lei può saperlo, gliene dò la prova scientifica: gli animali mangiano, noi anche; gli animali dormono, noi anche; si accoppiano, noi anche; si difendono e anche noi ci difendiamo. Allora qual è la differenza tra noi e gli animali? Come possiamo dire che noi abbiamo un’anima e gli animali no?

Mike Robinson: La seguo perfettamente, ma le Scritture cristiane dicono che…

Srila Prabhupada: Non faccia intervenire le Scritture: si tratta di una questione di buon senso. Cerchi di capire: come noi, l’animale mangia, dorme, si difende, si accoppia e si moltiplica; come noi, ha un domicilio; come noi, quando si ferisce, sanguina. Tutti questi punti in comune sono innegabili. Allora perché rifiutare il punto che riguarda la presenza dell’anima?

È contrario alla logica. Ha studiato lei questa scienza? La logica si richiama alla nozione di analogia. Si tratta di trarre una conclusione mettendo in rilievo le analogie che esistono tra due proposizioni. Se ci sono tanti punti in comune tra l’uomo e l’animale, perché negarne uno in particolare? Non è logico né scientifico.

Mike Robinson: Ma se prendiamo lo stesso argomento da un’altra angolazione…

Srila Prabhupàda: Non ne esiste un’altra. Se i suoi argomenti non hanno una base logica, non sono razionali.

Mike Robinson: Capisco. Ma partiamo da un’altra ipotesi. Supponiamo che l’essere umano non abbia un’anima…

Srila Prabhupàda: Allora mi spieghi che cosa distìngue un corpo vivo da un corpo morto. L’ho già spiegato all’inizio del nostro colloquio. Appena la forza vivente, l’anima, lascia il corpo, per quanto bello esso fosse, non esercita più alcuna attrattiva. Nessuno se ne cura più e tutti vogliono sbarazzarsene. Ma se io, adesso, tocco anche uno solo dei suoi capelli, ne nascerà un diverbio.

Ecco ciò che distingue un corpo vivo da un corpo morto: nel primo l’anima è presente, mentre nel secondo non c’è più. Senza l’anima il corpo perde ogni valore. Diventa inutile. E molto semplice da capire, eppure anche i più grandi “scienziati” e “filosofi” sono troppo ottusi per capire. La società moderna è in una condizione pietosa; non ci sono uomini veramente dotati d’intelligenza.

Mike Robinson: Allude a tutti gli scienziati che non sanno cogliere la dimensione spirituale dell’esistenza?

Srila Prabhupàda: Sì. La vera scienza presuppone una conoscenza completa di ogni cosa, sia materiale che spirituale.

Mike Robinson: Lei era farmacista prima di diventare monaco, non è vero?

Srila Prabhupàda: Sì, in un altro periodo della mia vita. Ma non occorre un’intelligenza particolare; qualsiasi uomo dotato di buon senso può diventare farmacista.

Mike Robinson: Presumo però che lei abbia una certa considerazione per la scienza materiale, anche se i nostri scienziati moderni hanno il cervello annebbiato.

Srila Prabhupàda: La scienza materiale è importante fino a un certo punto, ma non è la cosa più importante.

Mike Robinson: Vorrei tornare a ciò che dicevamo qualche momento fa; lei mi ha detto: “Non faccia intervenire le Scritture, si tratta di una questione di buon senso”. Che posto occupano allora le Scritture nella sua religione? Hanno una grande importanza?

Srila Prabhupàda: La nostra religione è una scienza. Quando diciamo che un bambino cresce e diventa ragazzo, parliamo di scienza non di religione. Questa verità vale per tutti i bambini, non è questione di religione. Ogni uomo deve morire: che cosa c’entra la religione? E dopo la morte il corpo diventa inutile; anche ciò non ha niente a che vedere con la religione, si tratta piuttosto di scienza. Cristiani, indù o musulmani, quando saremo morti, il nostro corpo avrà perso ogni valore. È scientifico.

Quando un parente muore, non diciamo: “In quanto cristiani noi crediamo che non sia morto. No, è un fatto: è morto, indipendentemente dal fatto che siamo cristiani, indù o musulmani. Questa è la base su cui fondiamo le nostre asserzioni: il corpo ha importanza finché l’anima lo occupa. Quando l’anima lo lascia, il corpo perde ogni valore. Questa scienza si applica a tutti, e noi cerchiamo di aiutare la gente partendo da questa base.

Mike Robinson: Se ho ben capito, il suo insegnamento sembra fondarsi su basi esclusivamente scientifiche. Che cosa c’entra la religione in tutto ciò?

Srila Prabhupàda: A dire il vero, la parola religione è sinonimo di scienza, ma le si attribuisce a torto il significato di fede — “io credo”. (Rivolgendosi a un discepolo) Cerca il termine religione nel dizionario.

Il discepolo: Il dizionario definisce la religione come “il fatto di riconoscere un potere o un principio superiore, soprannaturale, e più precisamente un Dio personale a cui sono dovuti obbedienza e rispetto, e l’atteggiamento mentale che ne deriva”.

Srila Prabhupàda: Sì, la religione è l’arte d’imparare a obbedire al Signore Supremo. Non importa, dunque, che lei sia cristiano e io indù: dobbiamo entrambi accettare l’esistenza di un controllore supremo. È una verità che tutti devono riconoscere; questa è la vera religione, e non le congetture del tipo: “Noi crediamo che gli animali non abbiano un’anima”.

Questo genere di supposizioni non ha alcun rapporto con la religione, e va anche contro il metodo scientifico. Religione è sinonimo di comprensione scientifica del controllore supremo: comprendere Dio e obbedirGli — ecco tutto.

Il buon cittadino è colui che comprende la funzione che il governo ha nel suo Paese e obbedisce alle sue leggi, mentre il cattivo cittadino non se ne preoccupa affatto. Di conseguenza, di colui che ignora le leggi di Dio, cioè “il cattivo cittadino”, si dirà che non ha religione, e di colui che rispetta queste leggi, cioè “il buon cittadino”, si dirà che è religioso.

Mike Robinson: Capisco. Qual è secondo lei lo scopo della vita e prima di tutto perché esistiamo?

Srila Prabhupàda: Vivere significa godere della vita. Ma poiché la nostra vita è illusoria, soffriamo invece di godere. La lotta per l’esistenza si trova dappertutto. Tutti gli esseri lottano, ma che cosa ci guadagnano alla fine? Semplicemente soffrono e muoiono. Perciò, sebbene vivere sia sinonimo di godere, questa non è la nostra esperienza attuale. Ma se ci allontaniamo dall’illusione per stabilirci sul piano reale, il piano spirituale, allora godremo della vita.

Mike Robinson: Può descrivermi alcune delle fasi che si attraversano nel corso della vita spirituale? Quali sono le tappe spirituali che un nuovo devoto di Krsna deve percorrere?

Srila Prabhupàda: Il primo passo è la curiosità. Lei prima mi domandava: “Che cos’è esattamente questo Movimento per la Coscienza di Krishna? Vorrei approfondire”. Questo è ciò che si chiama sraddhà, fede, ed è l’inizio. Poi, se siamo seri, cercheremo la compagnia di quelle persone che coltivano questa conoscenza. Cercheremo di capire i loro sentimenti.

Poi penseremo: “Perché non fare come loro?” E quando vivremo come vivono loro, tutte le nostre perplessità scompariranno subito. La fede si rinforzerà e svilupperemo un gusto reale per la coscienza di Krsna. Perché questi giovani non vanno al cinema o nei locali notturni?

Perché non mangiano la carne? Perché i loro gusti si sono trasformati: ora provano avversione per tutte queste cose. Ecco dunque il progresso: prima la fede, poi la compagnia dei devoti di Krsna, poi le perplessità scompaiono, poi la fede si rafforza e il gusto per la coscienza di Krsna si sviluppa. Si raggiunge allora la realizzazione spirituale propriamente detta, e infine l’amore per Dio, la perfezione.

Ecco una religione perfetta, a differenza del rituale “io credo, tu credi”. In quest’ultimo caso non si tratta di religione ma d’inganno. La vera religione consiste nello sviluppare in sé l’amore per Dio; questa è la perfezione di ogni religione.

Mike Robinson: Grazie per questo colloquio, è stato un piacere.

Srila Prabhupàda: Hare Krsna.

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