Lo Yoga Del Saggio Kapila
L’ascolto è la chiave per incontrare il Signore

L’ascolto è la chiave per incontrare il Signore
versi 25-26
satàm prasangàn marna virya-samvido
bhavanti hrt-kama-rasàyanà kathà
taj-josanàd àsv apavarga-vartmani
sraddhà ratir bhaktir anukramisyati
bhaktyà pumàn jàta-viraga aindriàd
drsta-srutàn mad-racamanucintayà
cittasya yatto grahar,ie yoga-yukto
yatisyate dubhir yoga-margah
È molto piacevole e appagante per gli orecchi e il cuore conversare con i puri devoti su temi che riguardano le attività del Signore Supremo. Coltivando questa conoscenza si avanza gradualmente sul sentiero della libertà, si trascende ogni condizionamento materiale, si acquisisce ferma fede nel Signore e ci si sente attratti da Lui. Nasce così la vera devozione e comincia il puro servizio devozionale.
Dedicandosi con costanza al bhakti-yoga e ricordando, in compagnia dei devoti, le attività del Signore, si giunge a provare disgusto per la gratificazione dei sensi, in questo mondo e nell’altro. Tale pratica devozionale, la coscienza di Krishna, è il metodo più facile per controllare la mente e acquisire poteri soprannaturali.
Questi versi tracciano la via del progresso nella coscienza di Krishna e nel servizio di devozione. Il punto essenziale è cercare la compagnia di persone che siano coscienti di Krishna e Lo servano con amore, perché non si può progredire solo con lo studio e la conoscenza teorica. Per crescere spiritualmente bisogna lasciare la compagnia dei materialisti e frequentare i devoti, grazie ai quali si possono capire le attività del Signore.
Non avendo alcun contatto coi devoti, la gran parte della gente è convinta che l’Assoluto non possa avere una personalità e svolgere delle attività. Si tratta senz’altro di un argomento difficile, ma se non si ha una concezione personale della Verità Assoluta, non ha senso parlare di servizio. Come si può servire con amore un’entità impersonale? Il servizio non può che essere offerto a una persona.
Avendo ricevuto informazioni distorte sulla vita spirituale, i non-devoti non riescono ad apprezzare la coscienza di Krishna quando leggono lo Srimad-Bhagavatam e le altre opere che descrivono le attività del Signore, perché credono si tratti di fantasie, di storie immaginarie.
Per capire occorre frequentare i devoti. Solo grazie a loro, chi medita su queste attività sublimi, e cerca di comprenderle, vede aprirsi il sentiero della liberazione e ottiene la salvezza. Con fede ferma può allora percorrere la via della bhakti e sentir crescere in sé l’attrazione per il Signore. La compagnia dei devoti equivale alla compagnia del Signore; infatti, stabilendo questo contatto si sviluppa la giusta coscienza per avvicinare il Divino, e una volta fissi nel servizio di devozione, si diventa perfetti.
L’ascolto è la chiave per incontrare il Signore
Tutte le Scritture del mondo ci esortano ad agire nella virtù per poter godere in questa vita e nella prossima. Ci promettono, se siamo virtuosi, il regno celeste, ossia i pianeti superiori, ma il devoto preferisce meditare in compagnia di altri devoti sulle attività del Signore, come ad esempio la creazione, il mantenimento e la distruzione dell’universo materiale, e sui Suoi divertimenti nel mondo spirituale. Molte sono le opere che descrivono queste attività, in particolare la Bhagavad-gita, la Brahma samhita e lo Srimad-Bhagavatam, e un devoto sincero che ne sente parlare da altri devoti e le ricorda, perde ogni interesse per la felicità illusoria di questo mondo e del mondo celeste.
Ha un solo desiderio: ottenere la compagnia personale del Signore. li cosiddetto piacere materiale è transitorio e non esercita più alcuna attrattiva su chi ha conquistato il potere dello yoga ed è quindi uno yoga-yukta. Ovunque si trovi, il devoto non è più turbato dalle lusinghe di questo o quel mondo, ma interessato esclusivamente alla conoscenza spirituale.
Tale piano di realizzazione si raggiunge con facilità praticando il bhakti-yoga, un metodo molto semplice. Rijubhiryoga-margaih. La parola rijubhih significa “facile” ed è rilevante. Esistono infatti vari metodi per elevarsi alla perfezione dello yoga. ma il servizio devozionale è il più semplice e garantisce il risultato migliore. Tutti dovrebbero perciò sforzarsi di praticarlo e conseguire la massima perfezione: la coscienza di Krishna.
Sat è “ciò che esiste” perché eterno, e asat è “ciò che non esiste” perché temporaneo. Il mondo materiale è asat, quindi i Veda raccomandano: “Non restate nel mondo materiale.” li termine asat definisce anche a coloro che prediligono gli argomenti materiali. Quando alcuni chiesero a Chaitanya Mahaprabhu come si comporta un vaishnava, Egli rispose: “In primo luogo, evita la compagnia degli asat, coloro che sono attratti dalla materia.” (Chaitanya charitamnta, M adhya 22.87)
L’ascolto è la chiave per incontrare il Signore
Abbiamo fondato il Movimento per la coscienza di Krishna proprio al fine di evitare la compagnia dei materialisti (asat-sanga) che sono molto assuefatti alla gratificazione dei sensi, soprattutto al piacere sessuale. Noi, invece, desideriamo solo parlare d1 Krishna; il nostro interesse specifico è la coscienza di Krishna.
Srila Sanatana Gosvami raccomanda nell’Hari-bhakti-vilas di non ascoltare la Bhagavad-ghita, i Purana, lo Srimad-Bhagavatam e altre narrazioni che riguardano il Signore da chi non ha un comportamento vaishnava. Evitiamo dunque di ascoltare queste opere quando sono presentate dai mayavadi, perché essi non riconoscono in Krishna la Persona Suprema.
Come può parlare della Bhagavad-gita chi non crede che Krishna sia Dio? Accettare interpretazioni arbitrarie non ci sarà di alcun beneficio. Dobbiamo ricevere la Bhagavad-gita e lo Srimad-Bhagavatam dalle labbra dei devoti, altrimenti non riusciremo a comprendere Krishna neanche dopo centinaia di anni.
L’hari-kathà, i discorsi che riguardano Sri Hari, Krishna, sono amrita, nettare, e chi li ascolta dalla fonte autentica ne gusta la dolcezza. Mrita significa “nascita e morte”, e amrita è “la fine della nascita e della morte”. Trovare l’amrita, il nettare, equivale dunque a liberarsi dal ciclo d1 nascita, malattia, vecchiaia e morte. Questo è il vero obiettivo della vita spirituale, che ha inizio quando si raggiunge ti piano della virtù.
Krishna afferma nella Bhagavad-gita (7.16): “Quattro categorie di persone virtuose si avvicinano a Me con devozione: l’infelice, il curioso, chi vuole la ricchezza e chi anela a conoscere l’Assoluto. “
Se intendiamo davvero essere virtuosi e sviluppare la nostra vita devozionale, dobbiamo vivere accanto a un sadhu. Allora crescerà in noi il desiderio di avere la compagnia di Krishna. Parlare di Krishna con un sadhu è molto piacevole, si prova un gusto particolare, un’emozione definita rasa.
Rasa è anche il piacere che deriva dal bere qualcosa di molto buono quando si ha sete. Nella Bhagavad-gita (7.8) Krishna suggerisce di pensare a Lui mentre beviamo dell’acqua o quando vediamo il sole al mattino. Non è difficile, eppure c‘è chi si ostina a chiedere: “Potete farmi vedere Dio?” Dio Si manifesta davanti a ognuno di noi, perché chiudere gli occhi? Non aspettiamoci però che tutt’a un tratto c1 appaia di persona; solo grazie alla compagnia di un sadhu possiamo qualificarci per vederlo.
L’ascolto è la chiave per incontrare il Signore
Oggi molti ambiscono a laurearsi in prestigiose università, ma una cultura che non include la coscienza di Dio è un ulteriore aspetto d1 maya, l’illusione. Quando l’essere individuale entra nel mondo materiale è già confuso, e la cosiddetta cultura di alto livello non fa che aumentare la sua confusione. Egli ha dimenticato la sua vera posizione di eterno servitore di Krishna e cerca la felicità nella vita materiale transitoria, ma anche se la trovasse, sarebbe solo un’illusione, perché non gli è concesso di restare qui per goderne. Queste tematiche vanno approfondite in compagnia dei sadhu, i quali possiedono la conoscenza perché hanno visto la Verità.
Qual è il fine del vedanta-darshana? Veda è “la conoscenza” e anta significa “finale”. Qual è dunque la conoscenza finale? Nella Bhagavad-gita (15.15) Krishna dice: “Il fine di tutti i Veda è conoscerMi . In realtà, lo sono Colui che conosce i Veda e Colui che ha composto il Vedanta.” Solo se ascoltiamo Krishna e capiamo chi è, comprendiamo realmente il Vedanta. Se ci presentiamo come vedantisti, ma non conosciamo Krishna, siamo degli illusi. Chi non comprende Krishna è un mudha, poco intelligente. La gente non lo sa, ma qui siamo tutti più o meno mudha; se non lo fossimo, non saremmo venuti nel mondo materiale.
Da Brahma, l’essere più elevato, fino alla più piccola formica siamo tutti mudha a diversi livelli. Per acquisire la vera conoscenza dobbiamo frequentare i devoti, perché in loro compagnia la Krishna kathà è piacevole per gli orecchi e il cuore, e potremo gustarla appieno. Riceveremo inoltre una buona formazione se seguiremo il loro esempio nella vita quotidiana, e osservando il loro comportamento impareremo ad applicare gli insegnamenti di grandi acharya come Srila Rupa Gosvami.
Il suo Bhakti-rasamrita-sindhu contiene infatti la scienza autentica della bhakti e spiega nei dettagli come coltivarla.
Abbiamo tradotto quest’opera intitolandola Il Nettare della Devozione e la sua pubblicazione è stata accolta molto favorevolmente nelle università europee e americane. La bhakti non è sentimentalismo, ma una grande scienza da apprendere con rigore scientifico. Non dobbiamo aspettare un’altra vita per coltivarla; anche adesso possiamo leggere Il Nettare della Devozione, vivere con i devoti, alzarci presto al mattino, partecipare alla cerimonia del mangal-artik, studiare le Scritture vediche, nutrirci di cibo offerto a Krishna (prasada) e diffondere la coscienza di Krishna.
Maya è molto forte, e intraprendere il servizio di devozione significa dichiararle guerra, perciò è probabile che alcuni seguaci del Movimento per la coscienza di Krishna si allontanino, ma il servizio che hanno sinceramente offerto resterà per sempre un loro credito.
La Bhagavad-gita (2.40) c’informa che dedicando anche solo un po’ di tempo al servizio devozionale non si cade nelle specie inferiori, ma si ottiene di nuovo la forma umana. Esistono 8.400.000 specie, e la forma umana è garantita a chi è cosciente di Krishna anche se non ha completato il percorso spirituale.
Chi invece perfeziona la propria coscienza di Krishna in questa vita stessa non nascerà più, ma tornerà da Krishna, ed è ciò di cui tutti abbiamo davvero bisogno. Perché rischiare di nascere ancora, se pur in famiglie colte o benestanti? Nascere comporta sempre dei rischi, perché di solito i ricchi non nutrono interesse per la coscienza di Krishna e le persone nobili e colte si sentono già molto elevate.
Dettata dall’orgoglio, questa convinzione porta al degrado. Il vaishnava, invece, e umile per natura. È bene quindi cogliere l’opportunità offerta dal Movimento per la coscienza di Krishna e non rischiare il suicidio spirituale.
La coscienza di Krishna è il metodo per comprendere la Verità Assoluta, la Persona Suprema, l’Essere Sovrano. Nell’Assoluto non esistono contraddizioni. Il nome di Krishna, la Sua forma, le Sue attività, le Sue qualità e il Suo entourage non sono diversi da Lui. Questo è il significato di “assoluto”.
Non esiste differenza tra la forma di Krishna e Krishna stesso. Nel mondo materiale c’è differenza tra la mano destra e la mano sinistra, tra il naso e l’orecchio, ma in Krishna queste dualità non esistono. Nella Brahma-samhita (5.32) si legge: “Adoro Govinda, il Signore primordiale, la cui forma sublime di eternità, conoscenza e felicità irradia il più grande splendore. Qualsiasi parte del Suo corpo trascendentale possiede in sé le funzioni complete di tutti gli altri organi, ed Egli eternamente vede, mantiene e regola infiniti universi, spirituali e materiali.“
Le varie parti del nostro corpo svolgono ciascuna una funzione diversa, ma ogni parte del corpo d1 Krishna può svolgere qualsiasi funzione. Egli può mangiare con gli occhi e andare dove vuole con un semplice atto del pensiero. L’Assoluto è advaita, esente da dualità.
La malattia materiale consiste nel voler soddisfare i sensi. Abbiamo già spiegato che il progresso della civiltà materialista comporta l’aumento della tendenza edonistica. Bhakti significa esattamente l’opposto. Non si può parlare di bhakti finché perdura questa tendenza, che tuttavia si può mitigare incrementando le attività devozionali. Abbiamo inoltre spiegato che legarsi alla materia significa assumere un corpo dopo l’altro, e che attraverso l’energia materiale Krishna fornisce ogni agevolazione per godere dei sensi.
Oggi, ad esempio, nei Paesi occidentali va di moda andare in giro nudi; ebbene, la natura permetterà a chi segue questa moda di restare nudo per molti anni nel corpo di un albero. Perché riceviamo corpi diversi? Perché ciascuno di noi vuol godere in modo diverso.
Se però vogliamo che la nostra vita spirituale abbia inizio, dobbiamo abbandonare questo godimento, e ciò è possibile grazie alla bhakti.
Krishna è al di là della nostra capacità visiva, ma accetta di farSi vedere nell’archa vigraha, la forma della Divinità. Anche se composta di elementi materiali, questa forma divina è Krishna stesso, che Si rende visibile a chi, come noi, non può vedere oltre la materia. Poiché i nostri occhi e gli altri sensi sono imperfetti, non siamo in grado di vedere Krishna presente ovunque nella Sua forma spirituale. Nella nostra imperfezione non riusciamo a vedere lo spirito nella materia, ma Krishna è assoluto e può manifestarSi a Suo piacere nello spirito o nella materia.
Essendo onnipotente, può trasformare la materia in spirito e lo spirito in materia; ecco perché non dobbiamo credere, come gli atei, che l’adorazione offerta alla Divinità sia idolatria. Anche se pensiamo che la Divinità sia una statua di pietra, legno o metallo, in realtà è Krishna. Questa è la natura dell’Assoluto, ma per comprenderla è indispensabile la bhakti.
Grazie a una breve riflessione filosofica e a una lieve attitudine devozionale, possiamo percepire la presenza di Krishna anche nella pietra.
L’ascolto è la chiave per incontrare il Signore
Niente è diverso da Krishna, perché ogni cosa è una Sua energia. I filosofi mayavadi sostengono che siccome Krishna è tutto, la Sua individualità si frammenta e non esiste più. In realtà, pur essendo tutto, Krishna è simultaneamente al di là di tutto in quanto Persona Suprema, ma ciò è comprensibile solo mediante la bhakti.
Quando vede un albero, il bhakta vede Krishna. La Chaitanya-charitamrita ( Madhya 8.274) spiega che il devoto elevato non vede altro che Krishna, e la Brahma-samhita (5.38) ribadisce lo stesso concetto affermando che il devoto vede solo Krishna perché ha gli occhi unti col balsamo della devozione. Se amate il vostro bambino, nel vedere un suo indumento vedrete subito anche lui; ne sentirete perfino la voce se vi capita fra le mani un suo giocattolo. In modo analogo, se davvero amiamo Krishna, non percepiremo altro che Lui. Quando il nostro amore sarà maturo, ovunque guarderemo, vedremo sempre e solo Krishna.
È impossibile capire Krishna o sentire la Sua presenza se non Lo si ama. I sensi materiali non consentono neanche di capire il Suo nome. Le persone ci chiedono spesso: “Perché cantate Hare Krishna?” Non capiscono che la comprensione di Dio inizia dal Suo nome. Il nome di Krishna non è diverso da Lui, ma non possiamo realizzarlo con l’intelletto, dobbiamo praticare il canto del maha-mantra Hare Krishna. Quando avremo acquisito la maturità spirituale e canteremo il maha-mantra senza commettere offese, capiremo che Krishna non è diverso dal Suo nome.
La bhakti inizia dunque dalla lingua, che serve per cantare Hare Krishna e gustare il cibo offerto a Krishna (prasada). È in questo modo che si diventa Krishna-bhakta.
Nel guardare la Divinità sull’altare non dobbiamo credere che sia diversa da Krishna. MostrandoSi a noi in questa forma, Egli ci permette non solo di vederlo ma anche di servirlo personalmente. Se invece volessimo servire la Sua forma universale (virat-rupa), non potremmo vestirla e decorarla; non riusciamo nemmeno a concepirla, perché in quest’aspetto Krishna è più piccolo del più piccolo e più grande del più grande.
Nel verso leggiamo quindi l’espressione bhaktya puman jata-viraga aindnyat. Più serviamo Krishna e Gli offriamo del buon cibo e dei bei vestiti, meno ci preoccuperemo del nostro corpo. Tutti vogliamo apparire eleganti per attrarre il sesso opposto, ma se cerchiamo di vestire bene Krishna, dimenticheremo i nostri attaccamenti materiali, e offrendoGli del buon cibo non penseremo più a soddisfare la lingua in questo o quel ristorante.
Quando Krishna enunciò la Bhagavad-gita , Arjuna Lo aveva davanti a sé e riceveva personalmente le Sue istruzioni. Era quindi molto fortunato, ma se sviluppiamo la giusta visione, anche noi vedremo Krishna nelle pagine della Bhagavad-gita. La Chaitanya-charitamrita narra la storia di un abitante dell’India meridionale che sfogliava la Bhagavad-gita pur essendo analfabeta. La gente del suo villaggio sapeva che era illetterato e lo derideva.
Un giorno Chaitanya Mahaprabhu, che visitava un tempio nelle vicinanze, lo vide e intuendo la sua devozione gli domandò cosa stesse leggendo. L’uomo rispose: “Tento di leggere la Bhagavad-gita, ma sono analfabeta. il mio maestro mi ha ordinato di leggere ogni giorno i diciotto capitoli di quest’opera e io cerco di obbedirgli sfogliandone le pagine.” “Vedo però che ogni tanto piangi,” replicò Chaitanya. “Come mai?” ” Nel libro c’è un dipinto che raffigura Krishna mentre guida il carro di Arjuna,” disse l’uomo, “e mi commuovo solo a guardarlo, perché penso alla grande bontà del mio Signore, che Si mette al servizio del Suo devoto.” A queste parole Chaitanya lo abbracciò ed esclamò: “Tu hai davvero capito la Bhagavad-gita! “
Non serve una vasta cultura, e nemmeno saper leggere; l’unico ingrediente necessario è la bhakti, l’amore. Chi diventa un puro bhakta dimentica ogni forma di godimento, non cerca più il gusto del piacere materiale, non desidera più appagare i propri sensi, ma vuole solo soddisfare i sensi di Krishna. A Vrindavana, nel mondo spirituale, madre Yasoda, Nanda Maharaj, Srimati Radharani, le pastorelle, i piccoli mandriani, la terra, l’acqua, gli alberie gli uccelli desiderano tutti la felicità di Krishna.
Questo è il vero significato di Vrindavana . Quando saremo bhakta percepiremo l’intelligenza in ogni angolo del Creato. Se guardiamo le diverse parti di un fiore, il
colore e la forma dei suoi petali, lo stelo e via dicendo, capiremo che l’intelligenza di Dio ha il potere di creare cose meravigliose. Gli sciocchi e i mascalzoni sono convinti che tutto si sia manifestato in modo meccanico, ma le persone intelligenti vedono in ogni creazione la mano d1 Dio.
La verità è che niente aw1ene 1n modo automatico, tutto è concepito dall’ingegno di Krishna, che opera attraverso poteri sottili e infallibili. Dipingere un fiore richiede grande meticolosità, ma nonostante lo sforzo il nostro fiore non risulterà mai perfetto come quello creato da Krishna. Solo uno sciocco può sostenere che dietro a un fiore non c’è un’intelligenza brillante. Krishna stesso dice: “La natura [prakritil agisce sotto la Mia direzione.”
Non è indipendente, ma per vedere come funziona dobbiamo avere gli occhi adatti, e cio è possibile mettendo i sensi al servizio di Krishna, a cominciare dalla lingua. dunque essenziale cantare il nome di Krishna e mangiare il cibo a Lui offerto (bhagavat-prasada), quindi la missione primaria del Movimento per la coscienza di Krishna è distribuire il prasada gratuitamente e invitare tutti a cantare il maha-mantra Hare Krishna.
L’ascolto è la chiave per incontrare il Signore
verso 27
asevayayam prakter gunanam
jnanena vairagya-vijmbhitena
yogena mayy arpitaya ca bhaktya
mam pratyag-atmanam ihavarundhe
La persona che invece di asservirsi ai tre influssi della natura materiale coltiva la coscienza di Krishna, ossia la conoscenza unita alla rinuncia, e pratica lo yoga per concentrare la mente sul servizio devozionale, ottiene di vivere con Me in questa vita stessa, perché lo sono il Signore Supremo, la Verità Assoluta.
Se ci dedichiamo al servizio del Signore applicando tutte o anche solo alcune delle nove pratiche del bhakt1-yoga menzionate nelle Scritture, come l’ascolto, il canto, il ricordo, l’adorazione, la preghiera e l’offerta di un servizio personale, non avremo più tempo di servire i tre influssi della natura materiale. In mancanza di un impegno serio nel servizio divino resteremo invece attratti dal servizio mondano sotto forma di opere filantropiche e umanitarie, come la fondazione di ospedali e istituti caritatevoli.
Non c’è dubbio che si tratti di opere pie e chi le compie riceve senz’altro l’opportunità d1 godere in questa vita e nella prossima, ma il servizio di devozione, essendo trascendentale, supera le frontiere di qualsiasi godimento materiale. Là dove inizia l’attività spirituale termina quella che mira al piacere dei sensi.
La persona cosciente di Krishna non agisce alla cieca, perché sa bene cosa sono la conoscenza e la rinuncia. Il bhakti-yoga le permette di concentrarsi su Dio con amore e di conseguire la liberazione in questa vita stessa entrando in diretto contatto con Lui. Sri Chaitanya approva quindi l’ascolto dei divertimenti del Signore, ma solo se a presentarli sono le anime realizzate.
Poco importa a quale categoria materiale appartenga l’uditorio: se le attività di Krishna sono descritte da un puro devoto e ascoltate con umiltà e sottomissione, diventa possibile conquistare Colui che non è conquistabile in alcun altro modo. L’ascolto e la compagnia dei devoti sono perciò i due fattori più importanti nel percorso di realizzazione spirituale.
A Goloka Vrindavana le anime servono Krishna in qualità di amici, amanti, padri, madri e così via. Persino gli alberi, l’acqua, i fiori, la terra, i vitelli e le mucche Lo servono. Questo è anche il nostro dovere, ma dato che per qualche ragione non vogliamo assolverlo, serviamo maya nell’ambito delle tre influenze materiali. Chi rifiuta di obbedire alle leggi dello Stato dovrà imparare a rispettarle scontando una pena in carcere. Così noi, servitori di Krishna per costituzione, quando ci sottraiamo al Suo servizio, veniamo imprigionati da maya.
Essere padroni non corrisponde alla nostra natura, quindi anche se lo d1ventass1mo saremmo infelici. Se ad esempio la mano pensasse, “ho preso dei bei dolci e ora me li mangio”, si sentirebbe frustrata, perché la sua funzione è portare il cibo alla bocca. Solo così riceverà il nutrimento e il cibo non verrà sprecato. Analogamente, noi siamo parti di Krishna e la nostra funzione è soddisfarlo. Dai Veda apprendiamo che pur essendo Uno, il Supremo Si moltiplica in un numero incalcolabile di particelle infinitesimali distinte (vibhinnamsa) e nelle Sue espansioni dirette (svamsa).
OgniSua emanazione è destinata a servirlo, come spiega bene la Chaitanya-charitamrita (Adi 5.142): “Solo Krishna ha il controllo supremo, tutti gli altri sono subordinati a Lui.”
La nostra tendenza naturale è godere con Krishna, che è ananda-maya, sempre felice. In quanto Sue parti, anche noi siamo ananda-maya, ma ora cerchiamo la felicità altrove. Con la nostra piccola indipendenza abbiamo deciso di scendere nella prigione della natura materiale per tentare di servire i nostri sensi, ma se percorriamo la via del servizio di devozione (bhakti-marga) dimenticheremo il servizio alla materia, e quando infine realizzeremo la nostra funzione eterna di servizio a Krishna, torneremo 1n libertà.
Non il sentimentalismo, ma la vera conoscenza deve guidarci a questo traguardo. Vera conoscenza significa comprendere che Knshna è tutto ciò che esiste e arrendersi a Lui.
Dedicandoci con tutto il cuore al servizio di Knshna raggiungiamo il livello di realizzazione definito brahma-bhuta. Ora siamo nel maya-bhuta, perché c’identifichiamo con maya e il nostro comportamento è condizionato dagli influssi della natura. Quando capiremo di essere anime spirituali ritroveremo la felicità.
Sotto l’influsso dei guna veniamo spinti qua e là dalle onde dell’energia materiale e la nostra destinazione c1 sfugge di mano. Bhaktivinoda Thakur scrive: mayara vase, yaccha bhese’, khaccha habudubu, bhai. Siamo in balia delle onde come pagliuzze sul mare. Gli atei tremano al pensiero che esista una vita dopo la morte, perché vivono nel peccato e temono la punizione.
L’ascolto è la chiave per incontrare il Signore
Purtroppo nessuno di noi può evitare il controllo di maya, la natura materiale; tutti siamo stati contagiati dalla malattia materiale e possiamo salvarci solo se ci abbandoniamo a Krishna. Non c’è altro modo. Krishna stesso promette di salvarci nonostante le nostre colpe. Se ci concentriamo sul bhakti-yoga, sarà facile metter da parte tutti gli attaccamenti indesiderabili (anartha).
Alzandoci presto al mattino e impegnandoci al servizio di Krishna, dimenticheremo gradualmente il serv1z10 a maya e svilupperemo il distacco ( vairaghya). Questo è il potere del bhakti-yoga.
Knshna è il purusha originale, lo Spirito primigenio dal Quale tutto procede. E’ dunque la Persona più anziana (purana), la causa prima e la sorgente di tutto, eppure è eternamente giovane. Non Lo vediamo mai raffigurato come un vecchio, ma sempre nel fiore degli anni.
Sebbene al tempo della battaglia di Kurukshetra avesse già dei pronipoti, non sembrava superare i vent’anni. t un eterno ragazzo, e le anime che vivono nell’universo spirituale hanno corpi simili al Suo. Il sesto Canto dello Srimad-Bhagavatam, in cui si narra l’episodio di Ajamil, contiene anche una descrizione della bellezza incredibile dei Vaikuntha-dut, le personalità eternamente liberate (nitya-mukta).
Purtroppo ora siamo prigionieri del mondo materiale e i nostri corpi invecchiano, ma diventando coscienti di Krishna, non dovremo più rivestirci di un altro corpo dopo aver lasciato quello attuale, perché torneremo nella nostra dimora originale con una forma spirituale eterna che rispecchia la bellezza di Krishna.
Dobbiamo quindi approfittare dell’occasione che ci viene offerta e diventare devoti di Krishna col metodo del bhakti-yoga: sravanam kirtanam vishnoh smaranan pada sevanam arcianam. Chi vuole avere successo può praticare tutte le nove forme di servizio devozionale o anche una sola. Chaitanya Mahaprabhu raccomanda però la più importante: sravanam, perché l’ascolto è sufficiente a rendere perfetta la nostra vita.