Nettare Della Devozione Capitolo 4

Nettare Della Devozione Capitolo 4

IL SERVIZIO DI DEVOZIONE TRASCENDE OGNIFORMA DI LIBERAZIONE

Maharaja Prithu (Adi-raja) descrive nella seguente preghiera l’attaccamento profondo che il
devoto prova per il servizio di devozione alla Persona Suprema:
“O Signore, come potrei avere il minimo desiderio di ottenere la liberazione se questa cosiddetta
emancipazione spirituale mi deve privare di un nettare sublime: ascoltare i Tuoi puri devoti che Ti
glorificano dal piu’ profondo del loro cuore ? O Signore, che la Tua grazia mi accordi piuttosto
milioni di bocche e di orecchi in modo che io possa cantare e ascoltare senza interruzione le Tue
glorie divine.” (Srimad Bhagavatam 4.20.24)
L’impersonalista desidera fondersi nell’Assoluto perdendo in Esso la propria individualita’; come
potrebbe quindi ascoltare o cantare le glorie del Signore Supremo ? Poiche’ egli non riesce a
concepire la forma spirituale del Signore, resta incapace di ascoltare o di cantare le Sue
attivita’ sublimi. In altre parole, nessuno, se non ha gia’ superato la liberazione, puo’ gustare
le glorie del Signore o comprendere la Sua forma trascendentale.
Trattando il medesimo argomento, Sukadeva Gosvami si rivolge cosi’ a Maharaja Pariksit:
“Il re Bharata, grande anima, aveva un cosi’ grande attaccamento per il servizio ai piedi di loto di
Krishna che rinuncio’ senza difficolta’ non solo al potere sovrano che esercitava sul pianeta intero,
ma anche al suo profondo affetto per i figli, per i sudditi, per gli amici, per l’opulenza regale e per
la sua bellissima sposa. La dea della fortuna stessa si compiaceva di colmarlo di tutti i benefici
materiali, ma egli non li accetto’ mai.” (Srimad Bhagavatam 5.14.44)
Sukadeva Gosvami continua in questi termini l’elogio del re Bharata:
“Chiunque abbia il cuore attratto dalle sublimi qualita’ di Madhusudana, Dio, la Persona Suprema,
non si preoccupa piu’ della liberazione a cui grandi saggi aspirano con grande ardore. Come
potrebbe quindi cercare ancora la ricchezza materiale ?”
Vritasura si rivolge cosi’ al Signore:
“Se abbandonassi il Tuo servizio trascendentale, o Signore, forse potrei raggiungere Dhruvaloka [la
stella polare] o potrei diventare il sovrano di tutti i sistemi planetari dell’universo. Ma tutto cio’ non
mi attira. Non desidero neppure i poteri dello yoga o la liberazione. Il mio unico desiderio e’ quello
di poter vivere accanto a Te, o Signore, per servirTi eternamente.” (Srimad Bhagavatam, 6.11.25)
Siva parla in modo simile quando si rivolge a Sati:
“Cara Sati, colui che e’ devoto di Narayana [Krishna] non ha paura di niente. Che sia elevato ai
pianeti celesti, che sia liberato da ogni contaminazione materiale o che si veda imporre condizioni
infernali di vita, non importa; nessuna paura puo’ turbarlo. Poiche’ ha preso rifugio ai piedi di loto
di Narayana, egli vede con occhio equanime qualsiasi condizione.” (Srimad Bhagavatam 6.17.28)
Indra, il re dei cieli, rivolge a sua madre, Diti, parole analoghe:
“Cara madre, l’uomo che abbandona ogni desiderio per impegnarsi solo nel servizio di devozione al
Signore ha saputo riconoscere il suo vero interesse. E poiche’ agisce per il suo proprio bene, e’
considerato maestro nell’arte di progredire sulla via della perfezione.” (Srimad Bhagavatam 6.18.74)
Citiamo anche le parole di Maharaja Prahlada:
“Amici miei, figli di atei, niente e’ piu’ prezioso in questo mondo che soddisfare Krishna, il Signore
Supremo. Infatti, se voi riuscite a soddisfare il Signore, Egli esaudira’ senza alcun dubbio ogni
vostro desiderio, anche il piu’ segreto. A che serve dunque cercare di elevarsi con le attivita’
interessate, quando in ogni momento le influenze della natura materiale ve ne offrono sicuramente
il frutto ? E a che serve la liberazione dai legami della materia ? Cantate senza fine le glorie del
Signore Supremo e gustate il nettare che emana dai Suoi piedi di loto, realizzerete cosi’ la futilita’
di ogni altra aspirazione.” (Srimad Bhagavatam 7.6.25)
Risulta chiaro da queste parole che colui che prova piacere nel cantare e nell’ascoltare il
racconto sublime delle glorie trascendentali del Signore ha gia’ superato non solo ogni forma di
benedizione materiale –tra cui i frutti dell’azione interessata e quelli dei diversi sacrifici-, ma
anche la liberazione dalle reti della materia.
Quando Sri Nrisimhadeva apparve, gli esseri celesti Gli offrirono le loro preghiere, e questa fu
la preghiera che Indra rivolse al Signore:
“O Essere Supremo, i demoni contestano la nostra partecipazione ai riti sacrificali, ma il Tuo
avvento sotto questa forma di meta’-uomo meta’-leone ci ha liberato dalle paure piu’ profonde. In
realta’ solo per la Tua grazia noi otteniamo la nostra parte di sacrificio, perche’ Tu solo sei il
beneficiario supremo di ogni sacrificio, l’Anima Suprema in ogni essere e il proprietario legittimo di
tutto cio’ che esiste. A lungo il nostro cuore ha tremato davanti al demone Hiranyakasipu, ma la
Tua bonta’ verso di noi e’ cosi’ grande che Tu lo hai annientato e hai allontanato ogni nostra paura;
cosi’ ora possiamo sostituirla nel nostro cuore con la Tua immagine, o Signore. Per colui che
s’impegna nel Tuo servizio d’amore sublime, le nostre ricchezze, come quelle che ci hanno rubato i
demoni, non sono niente. I devoti non si preoccupano nemmeno della liberazione, che dire dunque
delle ricchezze materiali ! In realta’, noi non siamo i beneficiari del frutto dei sacrifici: il nostro
unico dovere e’ quello di servirTi, poiche’ Tu sei il solo beneficiario di ogni cosa.” (Srimad Bhagavatam 7.8.42)
Cio’ significa che da Brahma fino alla minuscola formica, nessuno e’ destinato a godere dei
beni materiali, che devono invece essere offerti a Dio, il proprietario supremo. Questo e’ il vero
modo di ricavarne un bene immediato. Cosi’, secondo una famosa analogia, le varie parti del
corpo lavorano per lo stomaco, ma questo ridistribuisce il nutrimento al corpo intero e ogni
parte ne ricava il pieno beneficio. Similmente, il dovere di ogni essere consiste nel soddisfare il
Signore Supremo, che senza alcun dubbio ci ricompensera’ per questo atto e automaticamente
tutti saranno soddisfatti.
Un altro verso dello Srimad-Bhagavatam (8.3.20), pronunciato da Gajendra, esprime lo stesso
pensiero:
“O Signore, Ti ho chiesto qualche grazia materiale solo perche’ non ho mai gustato la felicita’
spirituale che deriva dal servirTi con devozione. Ma so che i puri devoti, liberi da ogni desiderio
materiale per aver servito i piedi di loto delle grandi anime, sono sempre immersi in un oceano di
felicita’ spirituale e provano una soddisfazione completa nel glorificare le Tue caratteristiche divine.
In realta’, essi non chiedono e non desiderano nient’altro.”
Il Signore di Vaikuntha si rivolge in questi termini a Durvasa Muni:
“I Miei puri devoti sono pienamente soddisfatti nel compiere il servizio di devozione, tanto che non
desiderano nemmeno la liberazione in una delle sue cinque forme: fondersi in Me, vivere sul Mio
pianeta, godere delle Mie stesse opulenze, possedere il Mio stesso aspetto fisico e vivere in Mia
compagnia. E se non sono interessati a questi benefici cosi’ preziosi, saranno ancora meno
interessati alle ricchezze di questo mondo o alla liberazione dai legami della materia.” (Srimad Bhagavatam,
9.4.67)
Le naga-patni –le mogli del serpente Kaliya- pronunciarono le seguenti preghiere:
“O Signore, la polvere dei Tuoi piedi di loto e’ meravigliosa. Chiunque abbia la fortuna di essere
toccato da questa polvere perde ogni attrazione per i piaceri paradisiaci, per il dominio su tutti i
sistemi planetari dell’universo, per le perfezioni dello yoga e perfino per la liberazione dall’esistenza
materiale. In realta’, chi adora la polvere dei Tuoi piedi di loto non prova piu’ la minima attrazione
per nessun’altra perfezione.” (Srimad Bhagavatam 10.16.37)
I Veda personificati, gli Sruti, pregano anch’essi in questo modo:
“O Signore, realizzare la conoscenza spirituale e’ molto difficile. Ma il Tuo avvento ha lo scopo di
chiarire per noi la complessita’ di questa conoscenza. Cosi’ i Tuoi devoti, che abbandonarono le
comodita’ della casa per godere della compagnia di acarya liberati, ora si dedicano completamente
al servizio di devozione e non si preoccupano piu’ di raggiungere qualche cosiddetta liberazione.”
(Srimad Bhagavatam 10.87.21)
In questo verso, per “conoscenza spirituale” s’intende il fatto di comprendere chi sono l’anima
e l’Anima Suprema. Entrambe sono chiamate brahman, o spirito, perche’ sono
qualitativamente della stessa natura. Ma la scienza del brahman e’ molto difficile da capire.
Numerosi filosofi cercano di percepire l’anima, ma tutti restano incapaci di realizzare qualche
progresso tangibile su questa via. Secondo la Bhagavad-gita, solo qualcuno, tra milioni e
milioni di uomini, cerchera’ di capire che cos’e’ la conoscenza spirituale, e tra essi uno solo
forse raggiungera’ la conoscenza di Dio, la Persona Suprema. Questa conoscenza e’ dunque
molto difficile da raggiungere, ma il Signore Supremo, per renderla piu’ accessibile, scelse di
apparire in persona nella Sua forma originale di Sri Krishna e di istruire direttamente uno dei
Suoi compagni, Arjuna, affinche’ tutti gli uomini ne traessero beneficio. Il verso citato sopra
spiega inoltre che raggiungere la liberta’ significa rinunciare a ogni forma di benessere
materiale. Mentre l’impersonalista si accontenta di tenersi lontano dalle circostanze materiali, il
devoto puo’ facilmente rinunciare all’esistenza materiale e godere anche del piacere
trascendentale che procura l’ascolto e il canto delle attivita’ meravigliose di Sri Krishna.
Krishna dice nello Srimad-Bhagavatam (11.20.34):
“Caro Uddhava, i devoti che hanno preso completo rifugio nel Mio servizio di devozione vi si
stabiliscono con tanta fermezza che perdono ogni altro desiderio. Essi rifiutano anche le quattro
forme di perfezione spirituale,(1) che dire dunque delle cose materiali !”
In un altro passo dello Srimad-Bhagavatam (11.14.14) Sri Krishna dice ancora a Uddhava:
“Colui che pensa e agisce in piena coscienza della Mia Persona non aspira affatto a raggiungere la
posizione di Brahma o di Indra, ne’ a diventare il sovrano di tutti i poteri o il maestro delle otto
siddhi [poteri soprannaturali], e non desidera neanche la liberazione.”
E Siva dice alla sua sposa:
“Cara Devi, il saggio brahmana Markandeya ha sviluppato una fede e una devozione inflessibili
verso Dio, la Persona Suprema; egli non ricerca dunque nessuna benedizione, neanche quella di
uscire dall’universo materiale.” (Srimad Bhagavatam 12. 10.6)
Nel Padma Purana, che descrive i diversi riti osservati nel mese di karttika (ottobrenovembre),
si afferma che in questo mese, a Vrindavana, Sri Krishna dev’essere adorato ogni
giorno nella Sua forma di Damodara. Questa forma ricorda il divertimento d’infanzia di Krishna
in cui Sua madre Yasoda Lo lego’ con una corda. Il termine dama significa “corda” e udara
“addome”. Yasoda, turbata dalle birichinate di Krishna, Lo immobolizzo’ passandoGli una corda
attorno all’addome; da qui il Suo nome di Damodara. Ecco alcune preghiere che si offrono a
Damodara durante il mese di karttika:
“O Signore Tu sei il controllore di tutti gli esseri e la sorgente di ogni benedizione.”
Notiamo a questo proposito che esistono numerosi esseri celesti, come Brahma o Siva, che
conferiscono anch’essi diverse benedizioni a chi li adora. Ravana, per esempio, ricevette molte
benedizioni da Siva, e Hiraniakasipu da Brahma. Ma Siva e Brahma ricevono le loro benedizioni
da Sri Krishna; per questo motivo si dice che il Signore e’ il benefattore ultimo. Egli puo’
dunque esaudire tutti i desideri del Suo devoto. La preghiera continua cosi’:
“Non desidero affatto che Tu mi accordi benefici materiali, e neppure la liberazione, che tra questi
benefici e’ il piu’ elevato. Vorrei invece che Tu mi accordassi la grazia di pensare sempre alla Tua
forma di Damodara, come la contemplo ora. La Tua forma, o Signore, e’ cosi’ bella e affascinante
che io non desidero altro che contemplarla senza fine.”
“O Damodara, o Signore, un giorno, mentre giocavi nella casa di Nanda Maharaja, rompesti il vaso
che conteneva lo yogurt, e per punirTi madre Yasoda decise di legarTi a un pesante mortaio. Fu
allora che liberasti Nalakuvara e Manigriva, i due figli di Kuvera, che avevano preso la forma di
alberi arjuna nel cortile del re Nanda. Che anch’io possa essere liberato in modo simile durante i
Tuoi divertimenti pieni di misericordia.” (Damodarastakam, IV e VII).
Le due persone ricordate in questo verso erano i due figli di Kuvera, il tesoriere degli esseri
celesti; resi orgogliosi dalla ricchezza del loro padre, si bagnavano un giorno in un giardino
paradisiaco in compagnia di ragazze meravigliose e senza veli. Mentre sono immersi in queste
delizie, passa il grande saggio Narada che si rammarica della loro bassezza. Le giovani donne,
alla vista del santo, si coprono subito, ma i due esseri celesti, i figli di Kuvera, troppo ebbri,
non hanno questa decenza. Vedendoli cosi’ degradati, Narada si irrita e li maledice: “Poiche’
siete privi di ogni buon senso, figli di Kuvera, diventate due alberi !” A queste parole, i due
giovani ritornarono in se’ e implorarono il saggio di perdonarli. “Va bene, egli disse. Prenderete
la forma di due alberi arjuna, ma crescerete nel cortile di Nanda Maharaja, dove, venuto il
momento, Krishna in persona apparira’ come figlio adottivo del re e vi liberera’ dalla vostra
condizione.” La maledizione di Narada ai figli di Kuvera fu piuttosto una liberazione perche’
indirettamente annunciava loro la grazia di Sri Krishna. I due fratelli furono dunque trasformati
in due alberi arjuna e restarono nel cortile di Nanda Maharaja finche’ Damodara, il Signore,
fece in modo che si avverasse la profezia di Narada: avanzando verso i due alberi, Krishna
supera facilmente lo spazio che li separa, ma il grande mortaio che trascina dietro di Se’ si
blocca orizzontalmente tra i due tronchi. Allora Sri Krishna tira con forza la fune che Lo tiene
legato al mortaio e i due alberi si abbattono al suolo con immenso frastuono. Dai due alberi
abbattuti escono Nalakuvara e Manigriva, diventati ormai grandi devoti del Signore.
Nell’Hayasirsa-pancaratra si trova questa affermazione:
“O Signore, o Persona Suprema, non desidero alcuna benedizione in cambio delle mie pratiche
religiose, come non desidero le ricchezze, il piacere dei sensi e la liberazione. Prego solo di poter
servire senza fine i Tuoi piedi di loto. Abbi la bonta’ di accordarmi questa benedizione.”
Lo stesso Testo afferma inoltre che Maharaja Prahlada rifuto’ dal Signore ogni beneficio
materiale, sebbene Nrisimhadeva gli avesse offerto qualsiasi tipo di liberazione; egli chiese
umilmente di poter rimanere per sempre il Suo devoto e nient’altro. Prahlada Maharaja cito’
allora l’esempio di Hanuman, l’eterno servitore di Sri Ramacandra, che non chiese mai al
Signore nessun favore materiale e rimase sempre attaccato al Suo servizio. Questa e’ la
caratteristica di Hanuman che lo rende degno della venerazione di tutti i devoti, e di Prahlada
Maharaja stesso. Una preghiera di Hanuman e’ restata famosa:
“Se questo e’ il Tuo desiderio, o Signore, Tu puoi darmi la salvezza e sottrarmi all’esistenza
materiale, o accordarmi il privilegio di fondermi nella Tua esistenza, ma sappi che io non desidero
nessuno di questi benefici. Non desidero niente che possa sciogliere il legame di servizio che mi
unisce a Te, neppure dopo la liberazione.”
Si trova un passo analogo nel Narada-pancaratra:
“O Signore, non aspiro a nessuna delle perfezioni legate all’esecuzione dei riti religiosi, alla ricerca
di ricchezze, alla gratificazione dei sensi o alla liberazione. Ti prego soltanto di accordarmi il favore
di poter restare sotto i Tuoi piedi di loto. Non desidero la liberazione in nessuna delle sue forme,
che si tratti di vivere sul Tuo pianeta [salokya] o di avere il Tuo stesso aspetto fisico [sarupya]. Il
mio unico desiderio e’ quello di poter essere sempre impegnato nel Tuo servizio d’amore.”
Lo Srimad-Bhagavatam (6.14.15) riporta la domanda che Maharaja Pariksit rivolse a Sukadeva
Gosvami :
“O brahmana, so che il demoniaco Vritasura era un essere molto peccaminoso, completamente
dominato dalla passione e dall’ignoranza. Come ha potuto dunque raggiungere una cosi’ alta
perfezione devozionale al servizio di Narayana ? Ho sentito dire che perfino grandi personaggi, che
si sottoposero a rigide austerita’, anime per sempre liberate e perfette nella conoscenza, dovettero
lottare duramente per diventare devoti del Signore. Queste persone sono molto rare e per lo piu’
rimangono nascoste ai nostri occhi, percio’ sapere che Vritasura e’ diventato un cosi’ grande devoto
non finisce di stupirmi !”
E’ importante notare in questo verso che mentre sono numerosi coloro che hanno potuto
fondersi nel brahman impersonale dopo aver ottenuto la liberazione, molto raro e’ invece il
devoto di Narayana, il Signore Supremo. Tra milioni di uomini che raggiungono la liberazione,
uno solo forse avra’ la fortuna di diventare un devoto.
Nello Srimad-Bhagavatam (1-8-20), mentre Krishna sta partendo per Dvaraka, la regina Kunti
offre al Signore queste preghiere:
“Caro Krishna, cosi’ grande e’ il Tuo splendore che Tu resti inaccessibile ai piu’ grandi eruditi e ai
paramahamsa, le anime pienamente realizzate. Se questi saggi, che sono liberi dalle conseguenze
dell’esistenza condizionata sono incapaci di conoscerTi, come possiamo noi, semplici donne,
realizzare le Tue glorie ? Come possiamo conoscerTi ?”
Da questo verso possiamo capire che il Signore resta sconosciuto anche alle grandi anime
liberate, ma Si rivela ai puri devoti e solo a loro, come alla regina Kunti, grazie alla sua grande
umilta’. Benche’ fosse una semplice donna, e come tale fosse considerata di minore
intelligenza, pote’ realizzare le glorie di Krishna.
Un altro verso importante si trova nello Srimad-Bhagavatam (1.7.10); si tratta del verso detto
atmarama, che spiega che anche l’essere perfettamente libero dalla contaminazione materiale
si sente attratto dalle qualita’ trascendentali di Krishna.(2) L’anima liberata non ha piu’ il
minimo desiderio di godimento materiale, tuttavia sente il desiderio irresistibile di ascoltare e
comprendere i divertimenti del Signore. Si puo’ cosi’ concludere che le glorie e i divertimenti
del Signore non hanno niente di materiale. Altrimenti, come sarebbe possibile che gli esseri
liberati, detti atmarama, che trovano in se’ stessi la piena soddisfazione, si sentono attratti dai
Suoi divertimenti ? Questo e’ cio’ che dobbiamo comprendere.
Il devoto non e’ alla ricerca di alcuna forma di liberazione. Come abbiamo gia’ visto, esistono
cinque forme di liberazione: fare Uno col Signore, vivere sul Suo stesso pianeta, avere il Suo
stesso aspetto fisico, godere della Sua stessa opulenza e vivere in Sua compagnia. Di queste
cinque, il devoto non accetta mai quella conosciuta come sayujya, che consiste nel fondersi col
Signore. Le altre quattro, sebbene il devoto non le desideri, non si oppongono all’ideale
devozionale. Le anime liberate che hanno raggiunto queste quattro forme di liberazione e
risiedono sui pianeti Vaikuntha possono sviluppare il loro amore per Krishna e raggiungere il
Suo regno di Goloka Vrindavana, o Krishnaloka, nel mondo spirituale. Cio’ spiega come alcune
anime liberate possano conoscere ancora diverse forme di esistenza. Puo’ darsi che all’inizio
esse desiderino godere delle stesse opulenze di Krishna, ma quando raggiungono la piena
maturita’, l’amore innato che provano per Krishna, quello che manifestano molto bene gli
abitanti di Vrindavana, riprende il primo posto nel loro cuore. Il devoto dunque, non accetta
mai la forma di liberazione che consiste nel diventare Uno col Signore, benche’ possa
considerare favorevoli le altre quattro.
Tra le diverse categorie di devoti si considera superiore il devoto che e’ attratto dalla forma
originale del Signore, quella di Sri Krishna a Vrindavana. Egli non prova mai attrazione per
l’opulenza di Vaikuntha, ne’ per quella di Dvaraka, la citta’ regale dove Krishna regno’. La
conclusione di Srila Rupa Gosvami e’ che il devoto, attratto dai divertimenti del Signore a
Gokula, Vrindavana,(3) e’ certamente il piu’ elevato.
Il devoto che sviluppa attaccamento per una particolare forma del Signore non prova piu’ il
desiderio di orientare la sua devozione verso qualche altra forma del Signore. Per esempio,
Hanuman, il devoto di Ramacandra, ebbe una devozione esclusiva per Ramacandra, benche’
sapesse che Ramacandra non e’ differente da Narayana. Cio’ e’ dovuto all’attrazione particolare
che il devoto prova per il Signore. Tuttavia, tra le innumerevoli forme del Signore, quella di
Krishna e’ la prima. Similmente, benche’ tutti i devoti che adorano le diverse forme del Signore
siano considerati uguali, quelli che adorano Krishna sono i piu’ grandi.
NOTE

  1. La quinta forma di liberazione, che consiste nel fondersi con l’Assoluto, non e’
    contata tra le perfezioni della vita spirituale.
  2. Il verso atmarama fu spiegato molto ampiamente da Sri Caitanya a Sanatana
    Gosvami. Questa spiegazione e’ riportata negli Insegnamenti di Sri Caitanya, dello stesso
    autore.
  3. Vrindavana e’ il luogo trascendentale dove Krishna gode dei Suoi divertimenti
    eterni nella forma di un giovane pastore; e’ questa la sfera piu’ perfetta di esistenza.
    Manifestata nel mondo materiale, essa prende il nome di Gokula; nel mondo spirituale,
    invece, si chiama Goloka Vrindavana.

Lezione di SDG Srila Prabhupada sul Nettare Della Devozione Capitolo 4

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