Nozioni di perfezione e di bellezza ideale

Nozioni di perfezione e di bellezza ideale

A Roma, nel maggio 1974, Srila Prabhupàda incontrò Desmond James Bernard O ‘Grady, illustre poeta irlandese ed ebbe due lunghi e vivaci colloqui. Il maestro spirituale e il poeta discussero, tra l’altro, dell’identità personale e del dovere individuale, del modo di mettere fine alle guerre, dell’istruzione moderna e dei suoi problemi, della vita oltre il tempo e della natura essenziale dell’amore.

M. O ‘Grady: Mi piace la sua edizione della Bhagavad-gità.

Srila Prabhupàda: È la quinta che pubblichiamo in due anni.

M. O ‘Grady: In quale Paese il Movimento Hare Krsna ha avuto maggior successo?

Srila Prabhupàda: Il nostro Movimento ha suscitato vivo interesse nel mondo intero: in Europa, in America, in Africa, in Giappone, in Cina, ma ha avuto maggiore successo in America. Molti americani hanno accettato la coscienza di Krsna.

M. O ‘Grady: Come va qui a Roma? La polizia vi dà delle noie?

Srila Prabhupàda: Abbiamo problemi dappertutto. La polizia qualche volta ci assilla, ma generalmente si stanca e finisce col lasciarci stare. (Ridono)

M. O ‘Grady: Il sistema dà le dimissioni? Fantastico! Da parte mia, ne ho abbastanza, c’è qualcosa di anomalo nel sistema attuale; potrebbe darmi qualche consiglio per poterlo vincere?

Srila Prabhupàda: Gli irlandesi! Sempre sul piede di guerra.

M. O ‘Grady: Sì. (Ride) Noi l’abbiamo nel sangue.

Srila Prabhupàda: In effetti, la lotta esiste da sempre.

M. O ‘Grady: Allora, che cosa ci suggerisce?

Srila Prabhupàda: Finché l’uomo resterà nella concezione illusoria che l’esistenza è basata sul corpo e s’identificherà col corpo, finché penserà “sono irlandese” e un altro “sono italiano, americano o indiano”, finché tutto ciò durerà la lotta non avrà fine. Lei non può impedire ai cani e ai gatti di azzuffarsi. Perché questa animosità? Semplicemente perché il cane pensa: “Io appartengo alla gloriosa razza dei cani”, e il gatto pensa: “Io appartengo alla nobile razza dei gatti.” Anche noi, se pensiamo “sono irlandese” o “sono inglese”, non siamo migliori dei cani e dei gatti. Finché gli uomini manterranno un concetto di esistenza basato sul corpo continueranno a dilaniarsi gli uni con gli altri.

M. O ‘Grady: Per quale causa Mahatma Gandhi lottava alla Camera dei Comuni?

Srila Prabhupàda: Ancora un’altra forma di animalismo. Non c’è differenza. Il cane si crede tale perché ha un corpo di cane, e se io mi considero indiano per il semplice fatto che il mio corpo è nato in India, che cosa mi distingue dal cane? La concezione dell’esistenza basata sul corpo nasce dunque da una mentalità animalistica. Quando comprenderemo che non siamo questi corpi ma anime spirituali, allora soltanto regnerà la pace, altrimenti non ci può essere possibilità di pace. Sa eva go-kharah (Srmad-Bhagavatam 10.84.13): le Scritture vediche affermano che l’uomo che concepisce l’esistenza in funzione del suo corpo non è differente da una mucca o da un asino. L’uomo deve superare questa misera concezione della propria identità. E cosa deve fare per superarla?

mam ca yo ‘vyabhicarena

bhakti-yogena sevate

sa gunàn samatityaitàn

brahma-bhuyàya-kalpate

Colui che s’impegna completamente nel servizio di devozione, senza mai deviare, trascende subito le tre influenze della natura materiale e raggiunge il livello del Brahman.” (Bhagavad-gita 14.26) Nella nostra Associazione ci sono numerosi francesi, canadesi, indiani, ebrei e musulmani, e vivono l’uno accanto all’altro, ma non si considerano più cristiani, musulmani, ebrei, o altro. Sono tutti servitori di Krsna. Ecco cosa s’intende per realizzazione del Brahman.

M. O ‘Grady: Ma anche in questo modo ci si dà un nome.

Srila Prabhupàda: Naturalmente una designazione ci vuole. Per esempio, il vostro nome è differente da quello di un altro irlandese, ma avete entrambi coscienza di essere irlandesi. I nomi possono essere differenti, non importa, ma la natura profonda dell’entità vivente dev’essere la stessa. Quando tutti adotteremo la coscienza di Krsna, regnerà la pace, nonostante le differenze di nomi. Questa realizzazione è indicata col termine so ‘ham. Anche se gli abitanti di un Paese portano nomi differenti, hanno coscienza di avere tutti la medesima nazionalità. Gli attributi possono variare, ma se la natura resta la stessa, allora c’è unità, c’è il brahma-bhuta.

brahma-bhutah prasannatma

na socati na kànksati

samah sarvesu bhiitesu

mad-bhaktim labhate pararti

Colui che raggiunge il livello trascendentale realizza subito il Brahman Supremo e vi trova una gioia infinita. Non si lamenta mai e non aspira mai a niente; si mostra uguale verso tutti gli esseri viventi. In questa condizione può servirMi con una devozione pura.” (Bhagavad-gìtà 18.54) Questo mondo è un luogo di sofferenza per colui che è colpito dalla “malattia” dell’esistenza materiale, ma il devoto ci si trova bene come a Vaikuntha. Per gli impersonalisti, invece, la perfezione consiste nel raggiungere il livello del Brahman e nel fare tutt’uno con l’Assoluto.

M. O ‘Grady: L’Assoluto è esterno o interno?

Srila Prabhupàda: A livello di Assoluto le nozioni di interno ed esterno non esistono. L’Assoluto non ha dualità.

M. O ‘Grady: Sono d’accordo; tuttavia a livello individuale…

Srila Prabhupàda: Noi non siamo assoluti; ciò significa che dobbiamo accedere al piano dell’Assoluto. Attualmente, però, viviamo in un mondo relativo. La Verità Assoluta esiste anche quaggiù, ma i nostri sensi non sono sufficientemente evoluti per comprenderlo. Finché rimaniamo sotto il dominio del tempo non c’è possibilità di diventare assoluti.

M. O ‘Grady: Essere assoluti significherebbe dunque vivere al di là del tempo?

Srila Prabhupàda: La Bhagavad-gità (4.9) c’insegna:

janma karma ca me divyam

evam yo vetti tattvatah

tyaktva deham punar

janma naiti mam eti so ‘riuna

O Arjuna, colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività non dovrà più rinascere nel mondo materiale quando lascia il corpo, ma raggiunge la Mia dimora eterna.

Ecco ciò che è assoluto: ritornare nella nostra dimora originale, nel regno di Dio. Finché resteremo in questo mondo materiale identificandoci col nostro corpo, trasmigreremo da un corpo all’altro. E ciò non ha niente di assoluto. Questo verso lo spiega chiaramente: chi ritorna nel mondo spirituale si eleva al livello dell’Assoluto.

M. O ‘Grady: Bene, ma vorrei tornare alla mia domanda: possiamo accontentarci di restare seduti qui, lei ed io, come buoni amici che passano il tempo a chiacchierare, mentre dall’altra parte dell’oceano…

Srila Prabhupàda: Lei non ha capito: il fatto che lei sia seduto in un luogo e io in un altro non incide minimamente sulla nostra vera esistenza. Noi rimaniamo entrambi esseri umani.Tutte queste concezioni di “irlandese”, “inglese”, “protestante”, “cattolico” sono solo designazioni diverse di cui ci si ricopre, come si fa con i vestiti. È necessario liberarsi da queste designazioni e quando ci si libera si diventa puri:

sarvopàdhi-vinirmuktam

tat-paratvena nirmalam

hrsikena hrsikesa-

sevanam bhaktir ucyate
(Bhakti-rasàmrta-sindhu 1.1.12)

Quando usiamo i sensi purificati al servizio di Krsna, il maestro dei sensi, raggiungiamo la perfezione dell’esistenza. Ecco cosa s’intende per assenza di dualità e per assoluto.

M. O ‘Grady: Ma il sistema sociale ci porta a pensare che noi siamo americani, indiani, africani, e così via.

Srlla Prabhupàda: È vero. Materialismo è sinonimo di dualità.

M. O ‘Grady: Ma è inevitabile; come si può andare oltre la vita materiale?

Srila Prabhupàda: È possibile nella coscienza di Krsna. Il fiore di loto vive nell’acqua ma non è mai bagnato.

M. O ‘Grady: Non penso che si possano spiegare fatti legati a un determinato contesto con metafore che fanno parte di un altro contesto. Come si possono discutere problemi politici usando vaghi concetti spirituali? Si tratta di due campi completamente differenti.

Srila Prabhupàda: A volte esempi di natura diversa ci aiutano a comprendere meglio il problema, a renderlo più chiaro. In un vaso troveremo tutta una gamma di fiori e questa varietà ci aiuterà a comprendere meglio il concetto di fiore in generale. Non importa da quale angolatura, Krsna può risolvere tutti i problemi. Perché considerare solo i problemi degli irlandesi e degli inglesi? Dobbiamo risolvere tutti i problemi; ecco cosa intendiamo per unità nella diversità. I nostri studenti, per esempio, vengono da ambienti differenti, ma poiché hanno tutti adottato la coscienza di Krsna vivono nell’unità.

M. O ‘Grady: Questo è molto bello, lo riconosco. Vorrei sapere, però, se quando lei parla di “coscienza di Krsna” intende qualcosa di differente dalla coscienza di Cristo.

Srila Prabhupada: No, non c’è differenza. Gesù Cristo è venuto a predicare la parola di Dio. Se si diventa veramente coscienti di Gesù Cristo, allora si è coscienti di Krsna.

M. O ‘Grady: E il fatto di diventare coscienti di Krsna, o di Dio, implica anche che si diventi coscienti di se stessi, cioè coscienti di chi siamo veramente?

Srila Prabhupada: Sì, perché la coscienza di Dio include la coscienza del sé, mentre il contrario non è necessariamente vero.

M. O ‘Grady: Ma potrebbe essere vero. Si può avere coscienza del Dio che Si trova nel sé.

Srila Prabhupada: Ciò significa che si è coscienti di Dio. Lei ora è in pieno sole, e il fatto che percepisca il sole indica naturalmente che può anche vedere se stesso. Nell’oscurità della notte non è possibile distinguere nemmeno le proprie mani o gambe, ma alla luce del giorno tutto diventa visibile, sia il sole sia se stessi. Senza la luce del sole, senza la coscienza di Dio, la coscienza del sé resta incompleta. Invece, diventando coscienti di Dio si acquisisce una perfetta coscienza di se stessi.

M. O ‘Grady: La nostra professione d’insegnanti ci porta a incontrare molti giovani, ma nella nostra pratica didattica noi non cerchiamo d’insegnare loro il concetto di liberazione. Ci sforziamo piuttosto di orientarli verso la nozione di perfezione, di bellezza ideale e verso quei valori spirituali che nel nostro mondo sono i più formativi — almeno per quanto il sistema ce lo permette. Spesso gli studenti non sono molto equilibrati per potersi elevare al piano spirituale, e rimangono sul piano emozionale. Spesso ci troviamo di fronte alle domande fondamentali “Chi sono?” o “Che significato ha tutto ciò?”o anche “Perché sono qui?”

Srila Prabhupada: Sì, va già bene.

M. O ‘Grady: Domandano: “Che cosa faccio qui? E voi professori, con quale diritto ci inculcate quello che noi dobbiamo pensare? Che cosa vi dà il diritto di dirci che cosa dobbiamo pensare, ciò che dobbiamo essere o non essere? Perché studiare Shakespeare? Perché ascoltare Mozart? Preferisco Bob Dylan.” Questo genere di domande sembra nascere da uno stato d’animo disilluso, imbevuto d’insicurezza, d’incertezza, e anche da una mancanza di fiducia nella struttura generale dell’ordine costituito, e noi siamo spesso assaliti da una valanga di domande simili a queste. Invece di offrire risposte dirette, dobbiamo rispondere in modo indiretto tenendo conto delle circostanze che hanno spinto i giovani a farci tali domande. Lei pensa che dovremmo cercare di affrontare il discorso in modo più diretto?

Srila Prabhupàda: Sono numerosissime le domande che si presentano e a cui l’educazione moderna non è in grado di rispondere. “Perché sono venuto al mondo? Qual è lo scopo della vita?” Queste domande richiedono risposte perfette, ed è per questa ragione che i Veda ingiungono, tad-vijnànartham sa gurum evabhigacchet (Mundaka Upanisad 1.2.12): per trovare una risposta a tutte queste domande si deve avvicinare un maestro spirituale autentico.


M. O ‘Grady: Che fare se non lo troviamo? Che fare se ci dicono che Nixon è un maestro spirituale autentico?

Srila Prabhupàda: No, no. (Ridono) Il maestro spirituale autentico deve rispondere a criteri ben precisi. Lei ha sentito solo la prima riga di questo verso. Bisogna anche saper riconoscere il maestro spirituale, come spiega la riga seguente: srotriyam- brahma-nistham. Il termine srotriyam indica colui che ha ricevuto la conoscenza da una fonte autentica. Il vero maestro spirituale è colui che ha raccolto il messaggio trasmesso da un maestro spirituale, anche lui autorizzato. Come un dottore deve aver imparato la scienza medica da un altro dottore, così il maestro spirituale autentico deve far parte di una successione di maestri che risalga a Dio stesso, il maestro spirituale originale.

M. O ‘Grady: È vero, sono d’accordo.

Srila Prabhupàda: Colui che ha ascoltato le parole di Dio spiega il medesimo messaggio al suo discepolo, e se quest’ultimo non lo modifica, diventa anche lui un maestro spirituale autentico. Questa è la via che noi seguiamo. Riceviamo la nostra conoscenza da Krsna, e da Lui comprendiamo chi è perfetto. Oppure riceviamo la conoscenza da colui che avendo realizzato il Suo messaggio e Lo rappresenta sulla Terra. Non si tratta solo di saper parlare bene e poi fare ogni genere di assurdità. Chi si comporta in questo modo non è un maestro spirituale.

M. O ‘Grady: Mio padre, anziano di settantotto anni, è arrivato a dire: “I preti mi raccontano che Dio sa tutto. Ma io voglio sapere chi ha istruito Dio. Tu che sei andato a scuola e che leggi molto, rispondimi.” Ma io non so cosa rispondere. Qual è la differenza tra un uomo di settantotto anni e uno di trentanove?

Srila Prabhupàda: Non si tratta di una differenza di età, ma di conoscenza. Il Brahma-sutra solleva la questione: “Chi è Dio?” ed è da questo punto che bisogna cominciare.

M. O ‘Grady: Chi ha istruito Dio?

Srlla Prabhupàda: No. Bisogna innanzitutto sapere chi è Dio. Soltanto allora potremo domandarci chi Lo ha istruito. Il Vedànta-sutra dichiara, athàto brahma-jijnàsa: ora è il momento di porci domande su Dio. Finché ignoro chi è Dio non posso porre la domanda su chi L’ha istruito. Non è così?

M. O ‘Grady: È vero.

Srila Prabhupàda: Il Brahma-sùtra spiega, janmàdy asyayatah: Dio è Colui da cui tutto emana, la Persona Suprema. Si tratta ora di sapere chi è questo Essere Supremo. È una pietra inerte o un essere cosciente? Le Scritture insegnano ancora: janmàdy asya yato ’nvayàd itaratas càrthesv abhijinah svaràt. (Srimad-Bhàgavatam 1.1.1) L’Essere Supremo è pienamente cosciente di ogni cosa, direttamente e indirettamente, altrimenti non potrebbe essere Dio. A questo punto si pone la sua domanda: chi ha istruito Dio? La risposta è già stata data, svaràt: Egli è totalmente indipendente e non ha bisogno di essere istruito da nessuno. Questa è la posizione di Dio. Chi deve imparare qualcosa dagli altri non può essere Dio. Krsna ha enunciato la Bhagavad-gità senza averla appresa da nessuno. Per quanto mi riguarda, io ho dovuto studiare alla scuola del mio maestro spirituale, ma Krsna non ha bisogno di avvicinare nessuno.

M. O ‘Grady: Dove si colloca l’amore umano?

Srila Prabhupàda: Tutto viene da Dio, e poiché noi siamo frammenti della Sua Persona, nella quale risiede l’amore originale, manifestiamo una parte di questo amore. Niente può esistere che non esista già in Dio.

M. O ‘Grady: Le manifestazioni d’amore sarebbero dunque manifestazioni di Dio?

Srila Prabhupàda: Se la tendenza ad amare non si trovasse in Dio, come potremmo noi manifestarla? Il figlio ha le caratteristiche del padre. Poiché la tendenza ad amare si trova in Dio, noi abbiamo la stessa tendenza.

M. O ‘Grady: Forse è per necessità che l’amore appare in noi?

Srila Prabhupàda: No, non è questione di “forse”. Noi definiamo Dio in termini assoluti. Janmady asya yatah (Srimad- Bhagavatam. 1.1.1): Dio è Colui da cui tutto emana. Anche la tendenza a combattere esiste in Dio, ma per Lui combattere e amare sono attività assolute. Nel mondo materiale la lotta si oppone all’amore, ma nella Persona Divina queste due tendenze si riconciliano. Questo è il significato del termine “assoluto”. Le Scritture vediche ci informano che quando Dio uccide i Suoi cosiddetti nemici, questi ultimi ottengono la liberazione.

M. O ‘Grady: Si può giungere da soli alla realizzazione di Dio?

Srila Prabhupàda: No, per questo abbiamo citato il verso: tad- vijnànarthath sa gurum evabhigacchet (Mundaka Upanisad 1.2.12). Il termine abhigacchet indica una necessità. Non è possibile fare da soli. Secondo la grammatica sanscrita questa forma verbale è detta vidhilin e si usa per indicare che non ci sono alternative. Il termine abhigacchet indica che è necessario avvicinare un guru. Questa è la via raccomandata dai Veda. Quando Arjuna, come leggiamo nella Bhagavad-gìta, capì che un semplice rapporto amichevole con Krsna non avrebbe potuto risolvere i suoi problemi, si abbandonò a Lui e Lo riconobbe come il suo guru.

karpanya-dosopahata-sva bhavah

prcchami tvam dharma-sammudha-cetah

yac chreyah sydn niscitam bruhi tan me

sisyas te ’ham sadhi mam tvam prapannam

Ora sono confuso, non so più qual è il mio dovere e ho perso la calma a causa di una debolezza meschina. In questa condizione Ti prego di dirmi chiaramente ciò che è meglio per me. Ora sono Tuo discepolo e un’anima sottomessa a Te. Istruiscimi, Ti prego.” (Bhagavad-gita 2.7) Possiamo vedere qui che Arjuna era confuso sul dovere da svolgere.

M. O ‘Grady: Si trattava del dovere verso se stesso, verso gli altri o verso lo Stato?

Srila Prabhupàda: Il dovere del soldato consiste nel combattere il nemico. Arjuna era un uomo di guerra e Krsna dovette rimproverarlo: “Il nemico si trova di fronte a te e tu sei un soldato. Perché vuoi diventare non-violento? Il tuo dovere non è questo.” Allora Arjuna rispose: “In realtà sono confuso e non so cosa fare. Ti accetto dunque come maestro spirituale. Ti prego, illuminami sulla giusta via da seguire.” Ogni persona confusa, smarrita, deve avvicinare la persona che è in grado di risolvere i suoi problemi. Per risolvere un problema legale si ricorre a un avvocato, se si tratta di guarire una malattia si va da un medico, ma poiché in questo mondo materiale siamo tutti confusi sulla nostra identità spirituale, è nostro dovere avvicinare un maestro spirituale autentico al fine di ricevere la vera conoscenza.

M. O ‘Grady: Io stesso sono confuso su questo argomento.

Srila Prabhupàda: Ecco perché si deve avvicinare un maestro spirituale.

M. O ‘Grady: E lui deciderà le misure necessarie per aiutarmi a uscire da questa confusione?

Srila Prabhupàda: Sì, per definizione il maestro spirituale è colui che mette fine a ogni confusione. Questo è il criterio.

samsara-dàvànala-lidha-loka

tranaya kàrunya-ghanàghanatvam

praptasya kalyana-gunarnavasya

vande guroh sri-caranaravindam

Questo mondo, completamente immerso nella confusione, e simile a una foresta in fiamme dove tutti gli animali si trovano smarriti di fronte al fuoco divampante. Anche le fiamme della vita materiale provocano una confusione generale. Come spegnere questa foresta in fiamme? Sarebbe inutile mandarci i pompieri o limitarsi a gettarvi sopra secchi d’acqua. Solo la pioggia riuscirà a spegnere l’incendio. Noi siamo impotenti di fronte a una simile rovina e dipendiamo totalmente dalla misericordia divina. Il maestro spirituale riceve le benedizioni dell’oceano di misericordia divina, e come la nuvola versa la sua acqua sulla foresta in fiamme, il maestro spirituale spegne il fuoco dell’esistenza materiale, e in questo modo salva l’umanità dall’ignoranza in cui è immersa.

M. O ‘Grady: Ma bisogna trovarlo, un maestro spirituale.

Srila Prabhupàda: Il problema non è questo. Si tratta piuttosto di sapere se lei è sincero. Lei ha dei problemi, ma Dio è nel suo cuore — ìsvarah sarva bhùtànàm. Dio non è lontano. Se lei è sincero, le manderà un maestro spirituale. Dio è detto anche caitya-guru, il maestro situato nel cuore di ogni essere. In questo modo Dio ci aiuta dall’interno e dall’esterno. Tutto ciò è spiegato nella Bhagavad-gità. Il corpo materiale è simile a una macchina, ma nel cuore si trova l’anima spirituale e insieme Si trova la sua guida, Krsna, l’Anima Suprema che dà le direttive. Il Signore dice: “Volevi fare questo, adesso ne hai la possibilità. Vai e fallo.” Se sei intelligente dirai: “Ora, Dio, desidero Te.” Allora Egli ti fornirà le direttive. “Sì, ora vieni e avrai Me, agisci in questo modo.” Questa è la Sua bontà. Tuttavia, se vogliamo qualcosa di diverso, va bene, possiamo averlo. Dio è molto buono. Quando l’uomo esprime un desiderio, Krsna lo guida dall’interno e gli dice come trovare la soddisfazione. Perché non dovrebbe guidarlo verso un maestro spirituale? Ricordiamoci che in primo luogo dobbiamo aspirare sinceramente a ravvivare la nostra coscienza divina, poi lasciamo che Dio ci mandi un maestro spirituale.

M. O ‘Grady: La ringrazio molto.

Srila Prabhupàda: Anch’io la ringrazio. Lei è un poeta ed eccelle nell’arte dello scrivere, perciò le chiedo di mettere questo dono al servizio di Dio. In questo modo la sua vita avrà successo, e altrettanto sarà per i suoi lettori. Lo Srimad-Bhàgavatam (1.5.22) insegna:

idam hi pumsas tapasah srutasya va

svisiasya suktasya ca buddhi-dattayoh

avicyuto ‘rthah kavibhir nirùpito

yad uttamasloka-gunànavarnanam

Nella nostra società sono numerosi gli esponenti della scienza, della spiritualità, della filosofia, della politica, e questa ingiunzione si rivolge a tutti coloro che eccellono in un determinato settore. Il suo dovere, in particolare, consiste nel rendere perfetta la sua occupazione descrivendo le glorie dell’Essere Supremo.

M. O ‘Grady: Per esperienza personale, ho potuto rendermi conto che ognuno è destinato ad una particolare attività, ma la ragione di ciò mi sfugge.

Srila Prabhupàda: La ragione è spiegata nel verso che ho citato; il termine avicyutah significa infallibile. Ognuno ha il dovere infallibile di glorificare il Signore con le proprie azioni.

M. O ‘Grady: Ma lei diceva che è Dio a decidere del destino di ognuno. Lui stesso sceglie chi sarà maestro spirituale, poeta o sacerdote. Così una persona sarà destinata alla poesia, un’altra alla pittura, oppure alla musica.

Srila Prabhupàda: Se lei compone un’opera musicale, che la sua musica sia dedicata a Dio. Questa sarà per lei la perfezione.

M. O ‘Grady: È sufficiente dedicare a Dio la nostra occupazione e questa attività diventa per noi la perfezione?

Srila Prabhupàda: Esattamente.

M. O ‘Grady: La ringrazio.

Nozioni di perfezione e di bellezza ideale

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