Lo Yoga Del Saggio Kapila

Preparare la mente alla realizzazione spirituale

Preparare la mente alla realizzazione spirituale

verso 15 cetary khalv asya bandhaya, muktaye catmano matam

gunesu saktam bandhaya, ratam va pumsi muktaye

Si dice condizionata la coscienza di chi è attratto dai tre influssi della natura materiale, e liberata la coscienza di chiè innamorato di Dio.

Il verso enfatizza il divario tra coscienza di Krishna e coscienza di maya. Guneshu, la coscienza di maya, implica l’attrazione per i tre influssi della natura, sotto il cui dominio una persona svolge attività motivate da virtù e conoscenza, da passione o ignoranza. Queste attività ruotano intorno all’attrazione per il piacere materiale e sono la causa della vita condizionata.

Se invece la coscienza (cetah) è orientata verso il Signore si percorre la via della liberazione.

verso 16 aham-mamabhimanotthairy, kama-lobhadibhir malaih

vitam yada manah suddham, adurykham asukham samam

Quando si è del tutto liberi dalla lussuria e dall’avidità, dovute all’errata identificazione dell’io ” col corpo e del “mio” con le proprietà relative al corpo, la mente è pura. In tale condizione immacolata si trascendono le gioie e le sofferenze illusorie.

Kama, la lussuria, e lobha, l’avidità, sono i sintomi dell’esistenza materiale: quaggiù tutti vogliono sempre possedere qualcosa. Il verso spiega che queste due impurità scaturiscono dall’identificazione del sé col corpo, e che solo liberandosene la coscienza e la mente possono reintegrarsi nel loro stato originale.

Quando parliamo di anima, cioè di essere vivente, includiamo anche la mente e la coscienza. Anima, mente e coscienza sono tre realtà ben distinte. Il passaggio dalla vita condizionata alla vita liberata awiene purificando la mente e la coscienza, e tale purificazione permette di trascendere le gioie e i dolori materiali.

Kapiladeva ha esordito dicendo che lo yoga perfetto rende possibile il superamento della gioia e della sofferenza, e ora spiega come raggiungere questo traguardo: purificando la mente e la coscienza con la pratica del bhakti-yoga. Il Narada­ pancharatra insegna che la mente e i sensi si purificano se impegnati al servizio del Signore. Questo è il metodo prescritto. La mente dev’essere ben occupata, dato che svuotarla è impossibile.

Gli sciocchi si sforzano di ottenere il vuoto mentale, ma è un tentativo destinato a fallire, perché la mente non può restare inattiva. Se concentrata su Krishna, si purifica in modo completo e naturale, e né lussuria né avidità possono più condizionarla.

La mente può esserci amica o nemica. Se pura è un’amica, se impura è una nemica, perché ci fa contrarre la malattia materiale. Resteremo immuni solo mantenendoci puliti. La cultura vedica consiglia di tenere pulito il corpo lavandolo tre volte al giorno – il mattino, a metà giornata e la sera- e coloro che aderiscono rigorosamente alle norme brahminiche seguono questa prassi. La pulizia ci avvicina al Divino, invece una mente sempre piena di sporcizia è il sintomo di una vita condizionata, ed è questa la nostra malattia.

Quando subiamo l’influsso degradante dell’ignoranza (tamo-guna) e della passione (rajo-guna), la sporcizia diventa preponderante , pertanto occorre salire al piano della virtù (sattva-guna) mediante l’ascolto e il canto (sravana kirtana) del nome di Krishna e degli argomenti che si riferiscono a Lui (Krishna-kathà).

Krishna è nel cuore e vuole che le anime individuali, Sue parti integranti, si volgano verso di Lui. Purtroppo, l’anima sedotta dal piacere materiale resta legata al ciclo ripetuto di nascita, malattia, vecchiaia e morte, e nella sua stupidità non riflette sul costante riproporsi di questi mali. È paragonabile a un mulo, che per qualche manciata d’erba fatica tutto il giorno trasportando grossi carichi di una merce che neanche gli appartiene. Lo stile di vita dei materialisti (karm1) è simile.

Alcuni diventano miliardari lavorando duramente, ma per quanti soldi accumulino, non possono mangiare più di quel che il loro stomaco riesce a contenere e continuano a dormire nei soliti due metri di spazio. Eppure si considerano talmente importanti da pensare: “Senza di me i miei connazionali morirebbero. Lavorerò giorno e notte fino all’ultimo.” La gran parte della gente crede di provenire da una certa famiglia, nazione o comunità, e di avere questo o quel dovere da compiere, ma ignora che tali designazioni sono tutte

illusorie. Sri Chaitanya Mahaprabhu insegna dunque, jivera ‘svarupa ‘ haya-krishnera ‘nitya-das’: siamo per natura eterni servitori di Krishna. È solo per ignoranza che ci sentiamo servitoridi una famiglia o di una nazione.

Seguendo le indicazioni della Bhagavad-gita possiamo e dobbiamo elevarcial piano del sattva-guna. Ascoltare le glorie di Krishna, cantare e danzare per Krishna sono attività devozionali che ci purificheranno. Una mente sporca è causa di prigionia, ma una mente pulita è fonte di liberazione.

Nasciamo nell’ambito dell’esistenza condizionata e vi rimaniamo per qualche tempo oscillando tra il piacere e il dolore, anche se non si può parlare di vero piacere; c’è solo il dolore, e all’istante della morte dobbiamo rinunciare al nostro corpo per accettarne un altro. Entriamo allora nell’utero di una nuova madre, vi restiamo per circa nove mesi, poi usciamo e si apre un altro capitolo della nostra esistenza condizionata, che continuerà a ripetersi inesorabilmente. Subiamo così, vita dopo vita, le pene della nascita, della malattia, della vecchiaia e della morte.

I cani e i gatti non hanno gli strumenti per capire questo circolo vizioso, ma noi esseri umani possiamo capirlo con l’aiuto delle Scritture vediche. Tutta la nostra cultura diventa irrilevante se non approfittiamo di queste Scritture. Purtroppo, la gente spreca tempo prezioso parlando di politica, sociologia, antropologia e via dicendo, e non legge alcun libro che le faccia ricordare il Signore Supremo, Sri Hari.

Il Movimento per la coscienza di Krishna dà a tutti l’occasione di sviluppare la virtù. A tal fine i Veda consigliano svariati metodi, come donare beni in carità o recarsi in pellegrinaggio nei luoghi santi, ma poiché nel Kali-yuga la gente ha perso forza ed energia, ed è immersa nel peccato, non riesce ad applicarli.

L’unico metodo utile prevede l’ascolto delle glorie di Krishna e il canto dei Suoinomi. Krishna ci ha dato gli orecchi per ascoltare e una lingua per parlare, quindi se ascoltiamo le grandi anime realizzate, renderemo perfetta la nostra vita.

In quest’era, purtroppo. l’uomo non s’interessa a Krishna ed è perciò costretto a subire i ripetuti e dolorosi attacchi della natura materiale. Se in una vita gli capita di essere ricco, non si preoccupa della vita successiva .ma pensa solo a mangiare, bere e divertirsi. Questo comportamento è presente a livello globale, ma le Scritture dicono che è sbagliato. Nunam pramattah kurute vikarma (Srimad-Bhagavatam 5.5.4): impazzita per la gratificazione dei sensi, l’umanità compie ogni sorta di attività illecite.

Karma è l’azione regolata, e vikarma è l’esatto opposto, cioè l’azione sregolata; akarma significa invece “libertà dai risultati dell’azione”. La Bhagavad-gita (3.9) spiega: “L’azione dev’essere compiuta come sacrificio a Vishnu, altrimenti lega il suo autore al mondo materiale. O figlio di Kunti, svolgi dunque i tuoi doveri per la soddisfazione di Vishnu e resterai per sempre libero dalle catene della materia.”

Le persone influenzate dalla passione e dall’ignoranza compiono azioni definite vikarma; non pensano alla vita futura e mangiano qualsiasi cosa, come i maiali. Non danno alcun peso agli insegnamenti delle Scritture e si comportano in modo irresponsabile, come i ragazzi di strada, insofferenti al principio stesso di autorità, menefreghisti e incivili perché trascurati dai genitori.

Chi vive nell’ignoranza ha una condotta scellerata, non riflette sulle conseguenze dei suoi atti e insegue il piacere dei sensi assaporando il gusto del peccato. A Calcutta ho visto gente che si divertiva a tagliare la gola alle galline e rideva nel vederle starnazzare agonizzanti. In alcuni Paesi occidentali gli studenti sono portati in visita ai mattatoi per vedere come

vengono uccise le mucche. Nell’era attuale l’uomo si compiace nel peccato; non ha abbastanza cervello per capire che il corpo è transitorio e pieno di sofferenza. E’ dunque letteralmente avvolto dalle tenebre dell’ignoranza, proprio come gli animali che stanno andando al macello. Se una pecora viene isolata dal gregge che pascola e poi sgozzata, le altre si limiteranno a guardare la scena continuando a brucare l’erba, senza rendersi conto che presto potrebbero fare la stessa fine.

La gente del Kali-yuga si trova nella medesima situazione, ma il Movimento per la coscienza di Krishna cerca d’infondere un po’ di buon senso in questi furfanti dicendo loro: “Non comportatevi come animali, diventate esseri umani!”

Sri Chaitanya insegna: “Poiché ha dimenticato Krishna, l’anima condizionata è attratta dall’energia esterna [la materia] da tempo immemorabile, quindi l’illusione [maya] le infligge ogni sorta di tormenti nell’ambito dell’esistenza materiale.” (Chaitanya charitamrita, Madhya 20.117) Quando si dimentica la propria relazione con Krishna, si diventa stupidi e vulnerabili ai ripetuti attacchi di maya, che impone una sofferenza dietro l’altra.

Sri Chaitanya prosegue: “L’anima condizionata non può risvegliare la sua coscienza di Krishna solo con i propri sforzi; deve accettare l’infinita misericordia del Signore, che per lei ha redatto le Scritture vediche e iloro supplementi, i Purana.” (Chaitanya-charitamrita, Madhya 20.122)

Le Scritture vediche, che includono il Vedanta, le Upanishad , il Ramayana, il Mahabharata e numerose altre, sono essenziali per chi vuole affrancarsi dall’influsso deleterio del tamo-guna e del rajo-guna. Il mondo intero gira sotto la spinta dalla lussuria (kama) e dell’avidità (lobha). Le persone sembrano non avere mai abbastanza sesso e denaro, ma il loro cuore, pieno di sporcizia, può essere purificato con l’ascolto, la recitazione e il canto dei nomi di Krishna.

La vita umana è fatta per superare le tendenze negative, anartha, ma quale scuola o università insegna la scienza della purificazione? Il nostro Movimento è l’unica struttura educativa che si assume questa responsabilità. Il Signore è nel cuore e ci aiuterà a rimuovere tutto ciò che lo contamina.

Due sono le pratiche raccomandate da Sri Chaitanya in modo specifico: l’ascolto sistematico dello Srimad-Bhagavatam e il canto del maha-mantra Hare Krishna. Non perdiamo tempo leggendo e dicendo assurdità; dedichiamoci piuttosto allo studio del Bhagavatam e al canto del mantra Hare Knshna Hare Krishna, Krishna Knshna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama, Rama Rama Hare Hare.

Il nostro tempo è prezioso e non dobbiamo sprecarlo. Chanakya Pandit spiega che possiamo vivere cent’anni, ma non un solo istante ci verrà restituito, nemmeno per tutto l’oro del mondo. Non si può aggiungere o riavere indietro un solo momento. Se è vero che il tempo è denaro, allora pensiamo a quanto denaro abbiamo già perso! In realtà, il tempo vale assai più del denaro perché non si recupera, quindi non dobbiamo perdere neanche un secondo.

L’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna pubblica molti libri, affinché leggendoli la gente 1mp1eghi bene il suo tempo e realizzi con successo il fine della vita. Non dobbiamo però limitarci a leggere lo Srimad-Bhagavatam, occorre anche servire la persona bhagavata, la cui vita rispecchia i suoi insegnamenti.

Raggiungeremo cosi il piano della bhagavad-bhakt1, ma solo dopo esserci liberati dagli anartha, le cattive abitudini. Ora perdiamo tempo pensando, “Questa è la mia nazione, la mia città, la mia famiglia, questo è il mio corpo” e via dicendo, ma elevandoci al sattva-guna demoliremo tutte queste false concezioni.

Allora non saremo più turbati dal tamo-guna e dal rajo-guna, né dalla lussuria o dall’avidità, perché avremo raggiunto il piano trascendentale. Nel prossimo verso Kapila descriverà gli effetti della purificazione.

verso 17 tadà puru a àtmànam, kevalam prak[tery param

nirantaram svayam-jyotir, ar:iimànam akhanditam

L’anima comprende allora di essere trascendentale alla materia, sempre splendente di luce propria e mai disgregabile, nonostante la sua misura infinitesimale.

Situata nella coscienza pura, la coscienza di Krishna, una persona può vedere se stessa come una particella di Dio, non differente da Lui. a Bhagavad-gita definisce l’anima individuale (jiva) un frammento eterno dell’Essere spirituale supremo, paragonabile a una scintilla di luce solare.

Il Signore e l’anima non possono quindi mai separarsi come accade a due porzioni di materia. t: sbagliato pensare che essendo una particella, l’anima sia prodotta dalla frammentazione del Tutto completo.

I filosofi mayavadi sostengono che una parte dello Spirito Supremo, chiamata jiva, viene imprigionata dall’illusione. Si tratta però di un assunto inaccettabile, perché non è lo spirito che si disgrega ma la materia. Come le molecole dei raggi solari non esistono a prescindere dal sole, così la jiva non esiste a prescindere dallo Spirito Supremo, del Quale è un’eterna parte integrante. Le Scritture vediche equiparano le sue dimensioni a un decimillesimo della punta di un capello.

L’anima è dunque infinitesimale, mentre il Signore è infinito; nondimeno, pur essendo diversa da Lui in quantità, Lo eguaglia in qualità.

Il verso contiene due parole chiave: nirantaram, che significa “non-differente” o “di ugual natura”, e animanam, che significa “infinitesimale” e si riferisce all’anima. L’Essere Supremo è onnipresente, mentre l’essere infinitesimale è localizzato. Il termine akhanditam non significa “frammentato”, ma “infinitesimale per costituzione”.

Nessuno può scindere dal sole le molecole dei suoi raggi, ma è pur vero che queste molecole non hanno la medesima potenza del sole. In modo analogo, benché intrinsecamente uguale all’Essere Supremo dal punto di vita qualitativo, l’anima è infinitesimale, perciò diversa da Lui sotto l’aspetto quantitativo.

Realizzazione spirituale significa comprendere la propria vera identità di anime infinitesimali. Ora vediamo solo il corpo, che però non è la nostra vera identità, ma non abbiamo alcuna visione della persona presente al suo interno. Il primo insegnamento della Bhagavad-gita (2.13) è che il corpo e il suo proprietario sono due entità ben distinte. Quando comprendiamo di non essere corpi, siamo nella prima fase dell’autorealizzazione, o brahma-bhuta: sono un’anima spirituale (aham brahmasmhi.)

Quali sono le caratteristiche dell’anima? t: innanzitutto animanam, minuscola, infinitesima le, e anche luminosa (jyoti), come Dio, che però è brahmajyoti, onnipresente e infinito. I mayavadi sostengono che siamo uguali al brahmajyoti, e per dimostrare la loro tesi citano la metafora del vaso e dello spazio. Lo spazio esiste sia dentro che fuori dal vaso, e la separazione tra i due spazi è dovuta solo alle pareti del vaso.

Una volta sgretolate le pareti, l’interno e l’esterno diventano una cosa sola. Quest’analogia non è però applicabile all’anima, che la Bhagavad -gita (2.24) descrive come segue:” L’anima individuale è indistruttibile e insolubile, non può essere seccata né bruciata. t: immortale, inalterabile, inamovibile, presente ovunque ed eternamente la stessa.” Se la jiva non può essere fatta a pezzi o frammentata, ciò significa che è infinitesimale da sempre e per sempre.

Siamo eterne parti integranti di Krishna, come Lui stesso afferma nella Bhagavad-ghita (15.7): “Gli esseri che lottano in questo mondo materiale sono frammenti eterni della Mia Persona.

Nessuno è uguale o superiore a Dio. Diciamo che Dio è grande, ma non sappiamo quanto è grande. In verità è talmente grande che dal Suo corpo emanano milioni di universi materiali. La Brahma-samhita (5.48) afferma: “Brahma e gli altri dirigenti universali, che appaiono dai pori della pelle di Maha-Vishnu, vivono solo per la durata di una Sua espirazione. Adoro Govinda, il Signore primordiale. di cui Maha-Vishnu è la porzione di una porzione.”

Nella Bhagavad-gita (10.42) Krishna fornisce ad Arjuna alcune indicazioni della Sua gloria infinita e conclude dicendo: “Ma a che servono tutti questi particolari? Con un solo frammento della Mia Persona pervado e sostengo l’universo intero.”

L’universo (jagat) poggia su una piccola parte del potere mistico di Krishna, e questo dovrebbe bastarci per capire la grandezza di Dio e la nostra natura infinitesimale. Realizzazione spirituale significa conoscere la nostra identità di minuscole particelle del Tutto completo.

In ogni corpo c’è una scintilla di spirito, ma gli occhi materiali non consentono di vederla. Non esiste al mondo uno strumento con cui vedere l’anima, e poiché siamo incapaci di percepirla, concludiamo che è nirakara, priva di forma.

Non possiamo calcolare le sue dimensioni (akara), ma l’anima c’è e ha una forma ben precisa. Esistono microbi e insetti così piccoli da risultare invisibili a occhio nudo, eppure hanno strutture anatomiche molto complesse. Anche nell’insetto più piccolo vive un’anima spirituale, ed è uguale a quella presente nel corpo dell’uomo, dell’elefante e di altre creature di grandi dimensioni. Quando realizzeremo appieno la nostra identità di Brahman avremo raggiunto il traguardo della vita.

Ora c’identifichiamo col corpo, e per quanto avanzati nella conoscenza scientifica, se restiamo a questo livello, non siamo migliori dei cani e dei gatti. Convinti di essere corpi di materia, c’identifichiamo con la nazionalità, il sesso, la razza e via dicendo, e per questa ragione consideriamo i familiari una nostra proprietà, adoriamo la terra natìa e siamo pronti a combattere e a morire per il nostro Paese. Intrappolati da mille illusioni, ci sottoponiamo così a fatiche estenuanti.

Per conoscere la nostra vera identità dobbiamo avvicinare un maestro spirituale autentico. Capiremo allora che siamo frammenti dì Krishna e con Lui abbiamo una relazione eterna inquanto parti del Tutto. Anche se qualitativamente uguali a Krishna, mai eguaglieremo la Sua grandezza. Nessuno può infatti uguagliare o superare Dio, e se qualcuno affermasse di essere Dio, dovrebbe dimostrare che nessuno gli è uguale o superiore.

Si tratta di una verifica molto semplice. La Brahma-samhita (5.1) dichiara: ishvarah paramah krishnah. lshvara significa “colui che controlla” e parama è “il supremo”. Noi, esseri infinitesimali, abbiamo un certo potere di controllo sui nostri familiari, sull’ufficio in cui lavoriamo, sulla fabbrica che amministriamo e sul nostro Paese.

Tale potere di controllo può essere maggiore o minore. Per esempio, Brahma controlla l’universo intero, ma non detiene il controllo supremo. Lo Srimad­ Bhagavatam (1 .1.1) rivela infatti che persino lui, la personalità più importante dell’universo. meditò per imparare a svolgere la sua funzione di controllo. Al fine di qualificarsi in tal senso, dovette innanzitutto capire come dirigere l’universo, e in quanto primo essere creato, chi avrebbe potuto istruirlo se non il Creatore?

Krishna stesso afferma nella Bhagavad-ghita (10.2), aham adir hi devanam: “Sono l’origine di tutti gli esseri celesti (deva).” I deva principali sono Brahma, Vishnu e Shiva. Krishna è Vishnu, ma istruisce sia Brahma che Shiva, quindi è l’origine di tutti i deva.

Saremmo sciocchi se pensassimo di poterci equiparare al Signore Supremo, perché siamo come scintille del fuoco originale. Anche la scintilla è fuoco, ma se cade lontano dalla fiamma si spegne. Il fatto di condividere la medesima natura di Dio non ci rende Dio. Possiamo essere ishvara, cioè avere un certo potere di controllo, ma non potremo mai essere isvarahparamah, Colui che detiene il controllo supremo.

Oggi in India va di moda proclamarsi Narayana, Dio. I mayavadisi chiamano reciprocamente Narayana e credono che tutti possano diventarlo. Se fosse vero, avremmo una moltitudine di Narayana, ma ciò non accadrà mai, perché Dio è uno soltanto.Va di moda anche parlare di daridra-narayana , “il Narayana povero”, e sostenere che gli indigenti sono Narayana.

Ma che sciocchezza è questa? Narayana è Dio, la Persona Suprema. Perfino Sankaracharya dice narayanah paro ‘vyaktat: Narayana è al di là dell’universo. Non dobbiamo mai paragonare Dio a chicchessia, tanto meno ai poveri (daridra). Sarebbe un’assurdità. Narayana è Lakshmipati, il marito della dea della fortuna, quindi non può essere povero. Si tratta di un’interpretazione errata.

La liberazione non ci eleva al rango di Narayana , il Signore Supremo. Non possiamo raggiungere il Parabrahman con le austerità e le penitenze; possiamo tutt’al più entrare nella radiosità del Brahman, un luogo che non offre alcun rifugio e da cui saremo costretti a ricadere quaggiù, nell’atmosfera materiale.

Anche raggiungendo Brahmaloka. il pianeta più alto dell’universo, la nostra condizione sarà transitoria. Solo entrando in uno dei Vaikunthaloka, gli innumerevoli pianeti che fluttuano nell’eterno cielo spirituale (paravyoma), non dovremo più ricadere nell’ambiente condizionato dalla materia. Non è dunque sufficiente situarsi nel Brahman, perché la Verità Assoluta è sat, cit e ananda, e il Brahman corrisponde solo al piano sat (l’eternità).

Anche cit (la conoscenza) è una realizzazione parziale della Verità Assoluta. Per ottenere una realizzazione completa dobbiamo trovare ananda, la felicità, e a tal fine volare nel cielo non è sufficiente, perché prima o poi, come gli aerei, dovremo atterrare da qualche parte.

Se ci limitiamo alla radiosità del Brahman, non otterremo mai l’ananda, a cui si accede solo entrando nei pianeti spirituali, dove risiede Narayana,Krishna. Paras tasmat tu bhavo ‘nyo ‘vyakto ‘vyaktat sanatanah ( Bhagavad-gita 8.20).

Per essere felici dobbiamo quindi accedere ai pianeti eterni e stare vicino a Dio, la Persona Suprema, altrimenti ricadremo nel mondo materiale. Come possiamo conseguire questa posizione? Cercando semplicemente di conoscere Krishna, le ragioni per cui scende in questo mondo, la Sua missione e la Sua forma eterna.

L’obiettivo del Movimento per la coscienza di Krishna è insegnare alla gente come giungere a conoscere Dio, perché avere la fortuna di conoscer o equivale al vero successo della vita. Finché predominano la lussuria e l’avidità, tale conoscenza è impossibile, ma esiste un metodo grazie a cui ci si può liberare da queste impurità, come anche dagli influssi degradanti della passione e dell’ignoranza, ed è il bhakti­ yoga.

Poiché non siamo esperti nell’avvicinare il Supremo, dobbiamo seguire i principi del bhakti-yoga enunciati dagli acharya. Un ragazzo che ha appena iniziato la scuola deve assimilare il regolamento scolastico, ma dopo un po’ ci fa l’abitudine e lo segue in modo spontaneo; arriva quindi a scuola puntuale, si siede e si applica allo studio con attenzione.

Anche nel Movimento per la coscienza di Krishna c’è un sistema di regole: alzarsi presto al mattino, partecipare alla cerimonia propizia delmangal-artik, recitare un numero prescritto di mantra (Hare Krishna Hare Krishna, Krishna Krishna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama, Rama Rama Hare Hare) e dedicarsi alle attività del bhakti-yoga.

Nasce così il desiderio di servire il Signore, e una volta diventati esperti nella scienza devozionale si acquisisce velocemente la realizzazione spirituale.

Preparare la mente alla realizzazione spirituale

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