Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
Sri Caitanya Caritamrta Adi Lila Introduzione

Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
Sri Caitanya Caritamrta Adi Lila Intoduzione Versione audio lettura da Lilananda Das
Parte 1
Parte 2
Parte 3
Questo discorso è stato originariamente esposto in cinque lezioni mattutine sulla Caitanya-caritamrta —la biografia autentica di Sri Caitanya Mahaprabhu, scritta da Krishnadasa Kaviraja Gosvami— davanti all’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, a New York, dal 10 al 14 aprile 1967.
Il termine Caitanya significa forza vitale. In quanto esseri viventi possiamo muoverci mentre un tavolo non può farlo perché è privo di forza vitale. In realtà, i movimenti e le attività potrebbero essere considerati i segni, i sintomi della forza vitale. Si può dire che non può esserci attività senza forza vitale. Benché la forza vitale sia presente nella condizione materiale, non è amrta, immortale. L’espressione Caitanya-caritamrta può dunque essere tradotta come “la caratteristica della forza vitale nell’immortalità.”
Ma come si manifesta questa forza vivente nell’immortalità? Non è certo manifestata dall’uomo o da qualche altra creatura di questo universo materiale, perché nessuno di noi è immortale in questo corpo. Noi siamo dotati di questa forza vitale, compiamo delle attività e siamo immortali per nostra natura e costituzione, ma la condizione materiale in cui siamo stati immessi non ci permette di manifestare questa nostra immortalità.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
La Katha Upanisad afferma che l’eternità e la forza vitale appartengono sia a noi che a Dio. Ma benché sia noi che Dio siamo immortali, c’è una differenza. In quanto esseri viventi, compiamo molte attività, ma abbiamo la tendenza a cadere sotto il controllo della natura materiale. Dio non ha una simile tendenza. Essendo onnipotente, Egli non cade mai sotto il controllo della natura materiale.
Infatti, la natura materiale non è altro che una manifestazione delle Sue inconcepibili energie. Guardando da terra possiamo vedere soltanto nuvole nel cielo, ma se voliamo al di sopra delle nuvole, potremo vedere il sole che splende. Dal cielo, i grattacieli e le città sembrano davvero minuscoli; similmente, osservata dalla posizione di Dio, tutta questa creazione materiale è insignificante.
L’essere condizionato ha la tendenza a scendere da quelle altezze dove tutto può essere visto in prospettiva. Dio, invece, non ha questa tendenza. Il Signore Supremo non è costretto a cadere nell’illusione (maya), proprio come il sole non è costretto a cadere più in basso delle nuvole. Poiché il Signore Supremo non è soggetto all’illusione, non è condizionato, e poiché noi, esseri limitati, siamo inclini a cadere nell’illusione, siamo condizionati.
I filosofi impersonalisti (mayavadi) sostengono che sia l’essere individuale sia Dio sono soggetti al controllo di maya quando scendono in questo mondo materiale. Questo può essere vero per l’essere individuale, ma non per Dio, perché in ogni caso l’energia materiale agisce sotto il Suo controllo. Krishna stesso nella Bhagavad-gita definisce stolti coloro che pensano che il Signore Supremo possa essere soggetto al condizionamento materiale:
avajnanti mam mudha
manusim tanum asritam
param bhavam ajananto
mama bhuta-mahesvaram
“Gli stolti Mi denigrano quando scendo in questo mondo nella forma umana. Non conoscono la Mia natura trascendentale, né la Mia supremazia su tutto ciò che esiste. ” (Bhagavad Gita 9.11 )
Sri Caitanya Mahaprabhu non dev’essere considerato come uno di noi. È Krishna stesso, l’Essere Supremo, e in quanto tale non è mai coperto dalla nuvola di maya. Krishna, le Sue espansioni e perfino i Suoi devoti più intimi non cadono mai nelle reti dell’illusione. Sri Caitanya discese sulla Terra soltanto per predicare la Krishna-bhakti, l’amore per Krishna. In altre parole, Egli è Sri Krishna stesso venuto a insegnare agli esseri viventi il giusto modo per avvicinarsi a Krishna.
È simile a un maestro che vedendo gli scarsi progressi di un allievo prende una matita e scrive: “Devi fare cosi: A, B, C.” Non bisogna scioccamente pensare che il maestro sia imparando a scrivere l’ABC. Benché Egli Si presenti nella forma di un devoto, dobbiamo sempre ricordare che Sri Caitanya è Krishna (Dio) stesso venuto per insegnarci come si diventa coscienti di Krishna, e dobbiamo esaminarLo in questa luce.
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Nella Bhagavad- gita Sri Krishna esprime cosi il più elevato principio religioso: sarva-dharman parityajya mam ekam saranam vraja aham tvam sarva-papebhyo moksayisyami ma sucah “Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutte le reazioni del peccato. Non temere.” (B.g., 18.66)
Potrebbe sembrare un’istruzione molto semplice da seguire, ma invariabilmente la reazione si manifesta in noi: “Sottomettermi? Abbandonare? Ma ho tante responsabilità!” E maya, l’illusione, ci dice: “Non farlo, altrimenti sfuggirai alla mia presa. Rimani qui con me, affinché io possa continuare a prenderti a calci.”
A dire il vero, maya continua a prenderci a calci costantemente, cosi come l’asino si prende sul muso i calci della femmina quando tenta un approccio sessuale. Similmente, anche cani e gatti si azzuffano e gemono quando si accoppiano.
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Questi sono i trucchi della natura. Perfino il grande elefante della giungla può essere catturato se si usa un’elefantessa ammaestrata che lo porti fino alla trappola. Maya ha molte risorse, e nel mondo materiale le sue catene più dure sono rappresentate dalla femmina. Certo, in realtà noi non siamo né maschi né femmine —queste designazioni si riferiscono solo all’involucro esterno, al corpo. In realtà, siamo tutti servitori di Krishna. Ma nella vita condizionata siamo incatenati a ceppi di ferro che prendono la forma di una bella donna.
Ogni maschio quindi è legato al sesso, perciò, quando cerca di liberarsi dalle reti della materia, deve imparare per prima cosa a controllare 1′ impulso sessuale. Non porsi dei limiti nella vita sessuale significa cadere in pieno nella trappola dell’illusione. Sri Caitanya Mahaprabhu rinunciò ufficialmente a questa illusione all’età di ventiquattro anni, benché Sua moglie ne avesse sedici e Sua madre settanta, e benché fosse l’unico uomo della famiglia.
Pur essendo un brahmana, e non molto ricco, accettò il sannyasa, l’ordine di rinuncia della vita, liberandosi cosi dai legami familiari. Se desideriamo diventare pienamente coscienti di Krishna, dobbiamo lasciare le catene di maya, oppure, se rimaniamo con maya, dovremmo vivere in modo tale da non dover essere soggetti all’illusione. Non è necessario abbandonare la famiglia, perché tra i seguaci più intimi di Sri Caitanya c’erano molti uomini di famiglia.
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Ciò a cui dobbiamo rinunciare è la tendenza al piacere materiale. Benché approvasse una vita sessuale regolata, all’interno del matrimonio, per gli uomini di famiglia, Sri Caitanya era molto severo con coloro che avevano accettato l’ordine di rinuncia, e arrivò a cacciare via Junior Haridasa perché aveva guardato con lussuria una giovane donna. In sostanza, nella vita spirituale si deve intraprendere una strada e seguirla in modo coerente, rispettando tutte le regole che sono necessarie per ottenere successo.
La missione di Sri Caitanya consisteva nel l’insegnare la via della coscienza di Krishna a tutti gli uomini, al fine di renderli partecipi dell’immortalità della vita spirituale. Dalla Caitanya-caritamrta apprendiamo come Caitanya insegnava alla gente il modo di diventare immortale, perciò il titolo dell’opera può essere tradotto come “il carattere immortale della forza vivente.” La forza vivente suprema è Dio, la Persona Sovrana.
Egli è anche l’Essere Supremo. Gli esseri viventi sono innumerevoli, e tutti sono individui. È un concetto molto semplice da capire: siamo tutti individui, per pensieri e desideri, e anche il Signore Supremo è una persona individuale. Egli, tuttavia, è differente, perché è la guida suprema, Colui che nessuno può superare.
Tra gli esseri creati, un individuo può essere superiore a un altro in una particolare abilità. Anche il Signore è un individuo, proprio come sono individui tutti gli altri esseri, ma Lo distingue il fatto che Egli è l’individuo supremo.
Dio è anche infallibile, e nella Bhagavad- gita è chiamato Acyuta, che significa “Colui che non cade mai”. La Bhagavad-gita menziona questo nome perché a differenza di Arjuna, Krishna non era caduto nell’illusione. Spesso sentiamo dire che Dio è infallibile, e nella Bhagavad-gita (14.19) Krishna afferma:
nanyam gunebhyah kartaram
yada drastanupasyati
gunebhyas ca param vetti
mad-bhavam so ‘dhigacchati
“Quando si ha la giusta consapevolezza che in tutte le attività sono solo le influenze della natura materiale ad agire, e si conosce il Signore Supremo che trascende queste influenze, allora si raggiunge la Mia natura spirituale.” Non dovremmo dunque pensare che Krishna sia sopraffatto dalla potenza materiale quando Si trova nel mondo materiale. Krishna e le Sue manifestazioni non sono soggetti al controllo della natura materiale.
Sono pienamente liberi. Infatti, nello Srimad-Bhagavatam una persona di natura divina è definita libera dalle influenze della natura materiale, benché si trovi ancora nell’ambito della natura materiale. Se perfino un devoto può raggiungere questo stato di libertà, che dire dunque del Supremo? Dobbiamo quindi domandarci come fare per restare immuni dalla contaminazione della materia mentre ci troviamo nel mondo materiale.
Fu Rupa Gosvami a spiegare che possiamo restare incontaminati anche in questo mondo, se facciamo diventare il servizio offerto a Krishna la nostra unica ambizione. Giustamente qualcuno potrebbe domandare: “In che modo posso offrire questo servizio?” È ovvio che non si tratta di semplice meditazione, che è solo un’attività della mente, ma di un’attività pratica. L’amore per il servizio di Krishna può essere raggiunto solo lavorando per Krishna. In questo lavoro, dobbiamo sfruttare ogni risorsa.
Tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che esiste, dev’essere usato per Krishna. Possiamo usare qualsiasi cosa: macchine da scrivere, automobili, aeroplani, missili —qualsiasi cosa. Anche se ci limitiamo a parlare alla gente della coscienza di Krishna, stiamo compiendo un servizio. Cosi, se impegniamo la mente, i sensi, le parole, il denaro e l’energia al servizio di Krishna, non si potrà dire di noi che viviamo ancora nell’ambito della natura materiale.
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Grazie alla coscienza spirituale, la coscienza di Krishna, trascendiamo il livello della natura materiale. In realtà Krishna, le Sue espansioni e i Suoi devoti —cioè, quelli che lavorano per Lui— non si trovano nella natura materiale, sebbene tale sia l’impressione degli uomini di conoscenza limitata.
La Caitanya-caritamrta insegna che l’anima spirituale è immortale, e che anche le nostre attività nel mondo spirituale sono immortali. I mayavadi, sostenendo la tesi che la Verità Assoluta è impersonale e senza forma, contestano che un’anima realizzata abbia bisogno di comunicare. Al contrario i vaisnava, che sono devoti di Krishna, affermano che quando si è raggiunto il livello della realizzazione si comincia veramente a comunicare. “Prima dicevamo soltanto assurdità,” affermano i vaisnava, “ora cominciamo a comunicare veramente, a parlare di Krishna.” I mayavadi citano frequentemente l’esempio del vaso per l’acqua, sostenendo che quando il vaso non contiene acqua produce un suono, mentre quando è pieno non risuona affatto.
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Ma noi siamo dei vasi? Come possiamo essere paragonati a vasi ? In una buona analogia i due oggetti paragonati sono il più possibile simili tra loro. Un vaso per l’acqua non è vivo, mentre noi lo siamo. La meditazione silenziosa può andare bene per un vaso destinato a contenere acqua, ma non per noi. Infatti, una persona realizzata ha tanto da dire su Krishna che nemmeno ventiquattro ore al giorno sono sufficienti.
È soltanto lo sciocco che può essere glorificato finché sta zitto, perché appena comincia a parlare la sua scarsa conoscenza risulta evidente. La Caitanya-caritamrta ci dimostra che esistono molte meraviglie da scoprire glorificando il Supremo. All’inizio della Caitanya-caritamrta Krishnadasa Kaviraja Gosvami scrive: “Offro i miei omaggi ai miei maestri spirituali.” Egli usa il plurale per indicare la successione dei maestri spirituali.
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Non offre i suoi omaggi solo al suo maestro spirituale diretto, ma all’intera parampara, la catena di maestri spirituali che ha inizio da Sri Krishna stesso. L’autore parla dunque di guru al plurale al fine di tributare il massimo rispetto a tutti i vaisnava.
Dopo aver offerto il suo omaggio alla catena di maestri spirituali, l’autore offre i suoi omaggi a tutti gli altri devoti, i suoi confratelli, alle espansioni di Dio e alla prima manifestazione dell’energia di Krishna. Sri Caitanya Mahaprabhu (chiamato talvolta Krishna Caitanya) è la personificazione di tutti questi elementi; è Dio, guru, devoto ed espansione di Dio.
Nella forma del Suo compagno, Nityananda, Egli è la prima manifestazione di energia; come Advaita, è un avatara; come Gadadhara, è la Sua potenza interna, e come Srivasa, è l’essere vivente marginale. Non si deve quindi pensare a Krishna isolatamente, ma Lo si deve considerare eternamente unito a tutte le Sue manifestazioni, come spiegò Ramanujacarya.
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Nella filosofia visistadvaita, l’energia di Dio, le Sue espansioni e le Sue manifestazioni sono considerate un’unità nella diversità. In altre parole, Dio non è separato da questi elementi; l’unione di questi elementi è Dio.
In realtà la Caitanya-caritamrta non è destinata al neofita; infatti essa costituisce la fase più avanzata nello studio della conoscenza spirituale. La via ideale consiste nel cominciare con la Bhagavad-gita, poi procedere con la lettura dello Srimad-Bhagavatam fino ad arrivare alla Caitanya-caritamrta.
Benché tutte queste grandi Scritture siano situate allo stesso livello assoluto, da un’analisi comparata la Caitanya-caritamrta risulta essere la più elevata. Ogni verso di quest’opera è perfettamente composto.
Sri Caitanya e Nityananda sono paragonati al sole e alla luna perché dissipano le tenebre del mondo materiale. In questo esempio, il sole e la luna sorgono simultaneamente, ed è quindi appropriato offrire omaggi direttamente a Sri Caitanya e a Nityananda.
Nel mondo occidentale, dove le glorie di Sri Caitanya sono relativamente sconosciute, qualcuno potrebbe domandare: “Ma chi è Krishna Caitanya?” La conclusione delle Scritture risponde a questa domanda affermando che Egli è Dio, la Persona Suprema.
Generalmente, nelle Upanisad la Verità Suprema e Assoluta è definita in modo impersonale, ma l’aspetto personale di questa Verità Assoluta è descritto nella Isopanisad, e in particolare, dopo una descrizione di Colui che pervade ogni cosa, troviamo il verso seguente:
hiranmayena patrena
satyasyapihitam mukham
tat tvam pusann apavrnu
satya-dharmaya drstaye
“O mio Signore, che sostieni tutto ciò che vive, il Tuo fulgore mi abbaglia e mi nasconde il Tuo vero volto. Togli, Ti prego, questo velo e rivelaTi al Tuo puro devoto.” (Sri Isopanisad, Mantra 15) Gli impersonalisti non hanno il potere di andare al di là della radiosità di Dio e di arrivare alla personalità da cui questa radiosità emana.
Alla fine della Isopanisad, tuttavia, troviamo un inno a Dio, la Persona Suprema. Non che questo fatto neghi l’esistenza del Brahman impersonale; anzi, anche il Brahman è descritto, ma è considerato la radiosità del corpo di Caitanya. In altre parole, Krishna Caitanya è la base del Brahman impersonale.
Anche nella Bhagavad-gita Krishna afferma che il Brahman impersonale riposa su di Lui (brahmano hi pratisthaham, B.g. 14.27). Il Paramatma, l’Anima Suprema, situata nel cuore di ogni essere vivente e anche in ogni atomo dell’universo, non è che una rappresentazione parziale di Caitanya. Krishna Caitanya è dunque l’origine del Brahman e anche Dio, la Persona Suprema.
In quanto Supremo, possiede al completo le sei opulenze —ricchezza, fama, potenza, bellezza, conoscenza e rinuncia. In breve, dobbiamo sapere che Egli è Krishna, Dio, e nulla è uguale o più grande di Lui. Non si può concepire nulla che Gli sia superiore. Egli è la Persona Suprema. Fu Rupa Gosvami, un devoto confidenziale che ricevette gli insegnamenti di Sri Caitanya per più di dieci giorni consecutivi, a scrivere:
namo maha-vadanyaya Krishna-prema-pradaya te
krishnaya Krishna-caitanya-namne gaura-tvise namah
“Offro i miei rispettosi omaggi al Signore Supremo, Sri Krishna Caitanya, che è più magnanimo di qualsiasi altro avatara, anche di Krishna stesso, perché sta distribuendo liberamente ciò che nessun altro ha mai distribuito prima —il puro amore per Krishna.” Caitanya non insegna un lungo e complicato metodo che porti alla realizzazione di Dio.
Egli è completamente spirituale, e inizia dal punto in cui ci si sottomette a Krishna. Non segue le vie del karma-yoga, del jnana-yoga o dell’hatha-yoga, ma comincia dal punto in cui si abbandona ogni attaccamento materiale, cioè col concludersi dell’esistenza materiale.
Nella Bhagavad-gita Krishna comincia i Suoi insegnamenti facendo una distinzione tra l’anima e la materia, e conclude il diciottesimo capitolo al punto in cui l’anima si sottomette a Lui con devozione. Ai mayavadi piacerebbe che tutto si concludesse a questo punto, ma è proprio da questo punto che ha inizio la vera discussione.
È il Vedanta-sutra che inizia con l’aforisma athato brahma-jijnasa: “Ora cominciamo a cercare la Suprema Verità Assoluta.” Rupa Gosvami celebra quindi Sri Caitanya come l’avatara più munifico di tutti perché distribuisce il dono più grande indicando la più alta forma di servizio devozionale. In altre parole, Egli risponde alle domande più importanti che ognuno può fare. Esistono diversi livelli di servizio devozionale e di realizzazione di Dio.
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In un certo senso, chiunque accetti l’esistenza di Dio è situato nel servizio devozionale. Riconoscere la grandezza di Dio è già qualcosa, ma non è molto. Caitanya, predicando da acarya, da grande maestro, insegnò che è possibile stabilire una relazione con Dio e diventare davvero amici di Dio. Nella Bhagavad-gita Krishna mostrò ad Arjuna la forma universale perché Arjuna era il Suo “carissimo amico”.
Ma considerando Krishna come il Signore dell’universo, Arjuna chiese a Krishna di dimenticare la familiarità con la quale Lo aveva trattato. Caitanya va oltre questo punto. Grazie a Sri Caitanya possiamo diventare amici di Krishna, e questa relazione di amicizia non ha limiti. Possiamo diventare amici di Krishna e guardare Krishna non con rispetto e venerazione, ma in completa libertà.
In questa relazione d’amore possiamo anche riferirci a Dio come a nostro figlio. Questa non è soltanto la filosofia della Caitanya-caritamrta, ma anche quella dello Srimad-Bhagavatam. Non esiste altra Scrittura nel mondo in cui Dio sia considerato il figlio di un devoto. Generalmente Dio è considerato il padre onnipotente che esaudisce i desideri dei figli. Talvolta, invece, i grandi devoti considerano Dio come loro figlio in una relazione di servizio devozionale. Il figlio chiede e il padre dà, e nel dare a Krishna il devoto diventa un po’come un padre.
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Invece di chiedere a Dio, diamo a Dio. Era in una relazione di questo genere che la madre di Krishna, Yasoda, diceva al Signore: “Ecco, mangia questo, altrimenti Ti ammalerai. Mangia tutto.” Cosi Krishna, pur essendo il proprietario di ogni cosa, dipende dalla misericordia del Suo devoto. Si tratta di un livello di amicizia estremamente elevato, nel quale il devoto pensa davvero di essere il padre di Krishna.
Ma il più grande dono di Sri Caitanya è l’insegnamento che Krishna può essere trattato addirittura come un amante. Il Signore resta a tal punto conquistato da questa relazione che Si dichiara incapace di ricambiare. Krishna era cosi grato alle gopi, le pastorelle di Vrindavana, che non Si sentiva in grado di ricambiare il loro amore. “Non posso ricambiare il vostro amore,” disse loro.
“Non ho nulla che sia tanto prezioso.” Il servizio devozionale appartiene dunque a un livello molto elevato e la relazione tra il devoto e Krishna come amante e amato è stata insegnata da Sri Caitanya Mahaprabhu. Cosi Rupa Gosvami scrisse di Caitanya: “Il servizio devozionale in sé è il livello più elevato, il livello glorioso a cui Tu ci hai innalzato.
Tu sei Krishna dalla carnagione d’oro, e sei Sacinandana, il figlio di madre Sacl. Coloro che ascoltano la Caitanya-caritamrta Ti terranno sempre nel loro cuore. Attraverso di Te sarà facile comprendere Krishna.”
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Caitanya Mahaprabhu discese dunque per darci Krishna. Il metodo che Egli insegnò per giungere alla liberazione non era quello della meditazione, delle attività interessate o dello studio delle Scritture, ma l’amore. Spesso abbiamo sentito la frase “amore per Dio”.
La filosofia vaisnava può mostrarci fino a che punto in realtà può arrivare questo amore per Dio. La conoscenza teorica dell’amore per Dio si può trovare in numerosi passi delle differenti Scritture, ma solo le Scritture vaisnava ci possono realmente insegnare che cos’è in realtà l’amore per Dio e come esso si sviluppa.
Questo unico ed elevatissimo amore per Dio ci è stato dato da Caitanya Mahaprabhu. Perfino in questo mondo materiale possiamo avere una pallida idea di che cosa sia l’amore. Com’è possibile? Ciò è dovuto all’amore che si trova in Dio. Tutto ciò che è presente nella nostra esperienza di questa vita condizionata è presente anche nel Signore Supremo, che è la fonte originale di ogni cosa.
Nella nostra relazione originale con il Signore Supremo troviamo il vero amore, e questo amore si riflette in modo distorto attraverso le condizioni materiali. Il nostro vero amore è continuo e non finisce mai, ma poiché si riflette in modo distorto in questo mondo materiale, perde continuità e gioia. Se vogliamo il vero amore trascendentale, dobbiamo trasferire la nostra tendenza ad amare sul supremo oggetto d’amore —Dio, la Persona Suprema.
Questo è il principio fondamentale della coscienza di Krishna. Nella coscienza materiale cerchiamo di amare ciò che non può essere degno di amore. Diamo il nostro amore ai cani e ai gatti, rischiando cosi di pensare a loro al momento della morte, cosa che ci farebbe rinascere in una famiglia di cani o di gatti. L’amore che non si rivolge a Krishna conduce verso il basso.
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Non è vero che Krishna o Dio sia qualcosa di oscuro o qualcosa che soltanto pochi eletti possono raggiungere. Caitanya Mahaprabhu è venuto per dirci che in ogni paese e in ogni Scrittura c’è un accenno all’amore per Dio. Sfortunatamente, nessuno sa cosa sia veramente l’amore per Dio. Le Scritture vediche, però, sono in qualche modo differenti perché possono orientare l’individuo verso il modo giusto di amare Dio.
Le altre Scritture non spiegano come sia possibile amare Dio, né descrivono esattamente che cosa o chi sia Dio in realtà. Pur parlando di amore per Dio, non hanno idea del modo di svilupparlo. Caitanya Mahaprabhu, invece, ci offre una dimostrazione pratica del modo di amare Dio in una relazione coniugale.
Assumendo la parte di Radharani, Caitanya cerca di amare Krishna come Lo ama Radharani. Krishna era sempre meravigliato dell’amore di Radharani. “Come è possibile che Radharani Mi dia un piacere cosi grande?” Si chiede. Per capire Radharani Krishna Si mise nei Suoi panni e cercò di capire Sé stesso. Questo è il segreto della manifestazione di Sri Caitanya. Caitanya è Krishna, ma ha assunto il sentimento o il ruolo di Radharani per mostrarci come amare Krishna.
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Perciò ci si rivolge a Lui dicendo: “Offro i miei rispettosi omaggi al Signore Supremo, che è assorto nei pensieri di Radharani.” A questo punto ci si chiederà chi sia Radharani, e che cosa significhi Radha- Krishna. In realtà Radha-Krishna è lo scambio d’amore.
Non si tratta di un amore comune; Krishna possiede immense potenze, tra cui tre principali —la potenza interna, quella esterna e quella marginale. Nella potenza interna si distinguono tre categorie: sarhvit, hladinì e sandhinl. La potenza hladini è la potenza di piacere. Tutti gli esseri viventi possiedono questa potenza che ricerca il piacere, perché tutti gli esseri stanno sempre tentando di ottenere il piacere.
Questa è la natura stessa dell’essere vivente. Ora cerchiamo di godere della nostra potenza di piacere attraverso il corpo, in questa condizione materiale. Attraverso il contatto del corpo cerchiamo di trarre piacere dagli oggetti dei sensi materiali. Ma non dobbiamo pensare che Krishna, che è sempre spirituale, cerchi il piacere al livello della materia, come accade a noi.
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Krishna descrive il mondo materiale come un luogo temporaneo, pieno di sofferenze. Come potrebbe dunque cercare il piacere nella forma materiale? Egli è l’Anima Suprema, lo spirito supremo, e il Suo piacere è al di là della concezione materiale. Per capire il piacere di Krishna, dobbiamo leggere il decimo Canto dello Srimad-Bhagavatam, dove la potenza di piacere di Krishna si manifesta nei Suoi divertimenti con Radharani e con le ragazze di Vraja.
Sfortunatamente, gli sciocchi si gettano subito sui giochi di Krishna nel Dasamaskandha, il decimo Canto. Generalmente gli uomini comuni non comprendono gli abbracci di Krishna con Radharani, o la Sua danza rasa con le pastorelle, perché questi giochi sono visti alla luce della lussuria di questo mondo. Essi pensano erroneamente che Krishna sia come loro, e che abbracci le gopi proprio come un uomo qualsiasi abbraccerebbe una ragazza.
Alcuni s’ interessano quindi di Krishna perché pensano che la sua religione incoraggi i rapporti sessuali. Questa, però, non è Krishna-bhakti, amore per Krishna, bensì prakrta-sahajiya —lussuria materiale. Per non cadere in un simile errore dovremmo capire che cosa è in realtà Radha- Krishna. Radha e Krishna manifestano i Loro divertimenti attraverso l’energia interna di Krishna.
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La potenza di piacere dell’energia interna di Krishna è estremamente difficile da comprendere, e non può essere compresa se prima non si comprende chi è Krishna. Krishna non trova alcun piacere in questo mondo materiale, ma è dotato di una potenza di piacere. Poiché siamo parti di Krishna, anche in noi esiste una potenza di piacere, che noi cerchiamo di manifestare nella materia. Krishna, invece, non fa un tentativo cosi inutile.
L’oggetto della potenza di piacere di Krishna è Radharani. Krishna manifesta la Sua potenza, la Sua energia, nella forma di Radharani e poi scambia con Lei una relazione d’amore. In altre parole, Krishna non trae piacere da questa energia esterna, ma manifesta la Sua energia interna, la Sua potenza di piacere, nella forma di Radharani. Krishna Si manifesta quindi nella forma di Radharani per manifestare la Sua interna potenza di piacere.
Tra le molte espansioni, estensioni e manifestazioni del Signore questa potenza di piacere è la più grande e importante. Non dobbiamo pensare che Radharani sia separata da Krishna. Anche Radharani è Krishna, perché non esiste differenza tra l’energia e la sua fonte. Senza energia, non è possibile parlare della fonte di energia, e senza la fonte di energia l’energia stessa non può esistere.
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Similmente, senza Radha, Krishna non ha significato, e senza Krishna, Radha non ha significato. Perciò la filosofia vaisnava prima di tutto rivolge il suo omaggio e la sua adorazione alla potenza interna di piacere del Signore Supremo. Cosi il Signore e la Sua potenza sono sempre chiamati Radha-Krishna. Similmente, coloro che adorano il nome di Narayana pronunciano innanzitutto il nome di Laksmi, come Laksmi-Narayana.
E coloro che adorano Sri Rama pronunciano prima di tutto il nome di Sita. In ogni caso —Sita-Rama, Radha-Krishna, Laksmi-Narayana— la potenza viene sempre per prima. Radha e Krishna S’identificano, e quando Krishna desidera godere, Si manifesta nella forma di Radharani. Lo scambio d’amore spirituale tra Radha e Krishna è la vera manifestazione dell’interna potenza di piacere di Krishna.
Benché si dica “quando” Krishna desidera, non possiamo dire esattamente quando Egli l’ha desiderato. Diciamo cosi perché nella vita condizionata non riusciamo a concepire che qualcosa non abbia inizio; nella vita spirituale o assoluta, invece, non esistono né inizio né fine. Eppure, per comprendere che Radha e Krishna S’identificano pur manifestandosi separatamente, la domanda “quando?” si presenta automaticamente nella mente.
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Quando Krishna desiderò godere della Sua potenza di piacere, Si manifestò nella forma separata di Radharani, e quando volle comprendere Sé stesso attraverso Radha, Si uni a Radharani; questa unificazione è detta Sri Caitanya.
Perché Krishna prese la forma di Sri Caitanya Mahaprabhu? È spiegato che Krishna desiderò conoscere la gloria dell’amore di Radha. “Perché Mi ama tanto?” Si chiedeva Krishna. “Che cosa c’è in Me di cosi speciale che L’attrae tanto? Qua! è il vero modo in cui Radharani Mi ama?”
Sembra strano che Krishna, il Supremo, debba essere attratto dall’amore di qualcuno. Noi cerchiamo l’amore di una donna o di un uomo perché siamo imperfetti, e qualcosa ci manca. L’amore di una donna, la sua potenza e il suo piacere non si trovano nell’uomo, e proprio per questa ragione l’uomo vuole una donna, ma non è cosi per Krishna che è completo in Sé stesso.
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Cosi Krishna esprime la Sua sorpresa: “Perché sono attratto da Radharani? E quando Radharani sente il Mio amore, che cosa prova realmente?”
Per gustare l’essenza di questa relazione d’amore, Krishna apparve proprio come la luna sorge all’orizzonte sul mare. Come la luna era stata prodotta dall’agitazione del mare, cosi con l’agitazione della relazione d’amore spirituale apparve la luna di Caitanya Mahaprabhu.
La carnagione di Caitanya era dorata, proprio come la luna. Benché sia metaforico, questo linguaggio suggerisce il significato segreto dell’apparizione di Caitanya Mahaprabhu. Il pieno significato della Sua apparizione sarà rivelato nei capitoli che seguono. La Caitanya-caritamrta spiega anche le manifestazioni del Supremo.
Dopo aver offerto i suoi omaggi a Sri Caitanya, Krishnadasa Kaviraja li offre a Nityananda. Spiega che Nityananda è una manifestazione di Sankarsana, che è l’origine di Maha-Visnu.
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La prima manifestazione di Krishna è Balarama, la seconda è Sankarsana, e in seguito a Sankarsana Krishna Si manifesta come Pradyumna. In questo modo molte espansioni Si manifestano. Nonostante queste numerose espansioni, Sri Krishna rimane l’origine, come è confermato nella Brahma-samhita. Egli è la candela originaria con la quale si accendono migliaia e migliaia di candele.
Benché si possano accendere innumerevoli candele, la candela originaria mantiene la sua identità in quanto fonte originaria. In questo modo Krishna Si espande in tante luci, e tutte queste espansioni sono dette Visnu-tattva. Visnu è una grande luce, e noi siamo luci piccole, ma tutte sono espansioni di Krishna.
Quando si rende necessario creare l’universo materiale, Visnu Si espande come Maha-Visnu. Questo Maha-Visnu Si sdraia sull’oceano causale e dalle Sue narici, col Suo respiro, tutti gli universi si manifestano. Cosi, tutti gli universi che galleggiano nell’oceano causale si manifestano a partire da Maha-Visnu e dall’oceano causale.
A questo proposito c’è la storia di Vamana, che coi Suoi tre passi bucò col piede la copertura dell’ universo. Attraverso il foro prodotto dal Suo piede sgorgò l’acqua dell’ oceano causale, e si dice che quest’acqua sia diventata il fiume Gange. Perciò l’acqua del Gange è considerata l’acqua più sacra a Visnu ed è adorata da tutti gli indù, dall’Himalaya fino al golfo del Bengala.
Questo Maha-Visnu che è disteso sull’oceano causale è in realtà un’ espansione
di Balarama, che è la prima espansione di Krishna e nei giochi di Vrindavana è
il fratello di Krishna.
Nel maha-mantra
Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare
Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare,
la parola Rama indica Balarama. Poiché Nityananda è un’espansione di Balarama, Rama si riferisce anche a Sri Nityananda. Cosi, cantando Hare Krishna, Hare Rama non ci si rivolge soltanto a Krishna e a Balarama, ma anche a Sri Caitanya e a Nityananda.
L’argomento della Caitanya-caritamrta tratta principalmente di ciò che è al di là di questa creazione materiale. L’espansione del cosmo materiale è detta maya perché non ha un’esistenza eterna. Poiché talvolta si manifesta e talvolta non si manifesta, è generalmente considerata illusoria. Ma al di là di questa manifestazione temporanea esiste una natura superiore, come è affermato
nella Bhagavad-gita:
paras tasmat tu bhavo ‘nyo
‘vyakto ‘vyaktat sanatanah
yah sa sarvesu bhutesu
nasyatsu na vinasyati
“Esiste tuttavia un altro mondo, che è eterno ed è al di là della materia manifestata e non-manifestata. È supremo e non è mai annientato. Quando tutto in questo mondo è dissolto esso rimane intatto.” (Bhagavad Gita, 8.20)
Questa natura suprema si trova al di là del manifestato (vyaktah) e del nonmanifestato (avyaktah). Questa natura superiore, che è situata al di là della creazione e dell’annientamento, è la forza vivente che si manifesta nel corpo di ogni essere. Il corpo in sé è composto di materia ed è quindi di natura inferiore, ma è l’energia superiore che muove il corpo.
Il sintomo di questa natura superiore è la coscienza. Nel mondo spirituale, dove tutto è fatto di natura superiore, tutto è cosciente. Nel mondo materiale gli oggetti inanimati non sono coscienti, ma nel mondo spirituale si. Là anche un tavolo è cosciente, anche la terra e gli alberi sono coscienti —ogni cosa è cosciente.
Non è possibile immaginare fino a che punto si estenda questa manifestazione materiale. In questo mondo materiale tutto è calcolato sulla base dell’immaginazione o con qualche metodo imperfetto, ma le Scritture ve-diche c’informano su ciò che sta al di là di questo universo materiale.
Coloro che credono nella conoscenza sperimentale potranno mettere in dubbio le conclusioni dei Veda, perché essi non possono nemmeno calcolare quale sia l’estensione dell’universo né possono raggiungere luoghi lontani nell’universo.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
Con mezzi sperimentali non è possibile ottenere informazioni su ciò che è al di là di questa natura materiale. Ciò che supera la nostra capacità di comprensione è detto acintya, inconcepibile. È inutile discutere o speculare su ciò che è inconcepibile. Se qualcosa è davvero inconcepibile, non può essere soggetto né alla speculazione né all’esperimento.
La nostra energia, come anche la nostra percezione sensoriale, è limitata; perciò dobbiamo affidarci alle conclusioni dei Veda quando si tratta di argomenti inconcepibili. La conoscenza della natura superiore dev’essere semplicemente accettata senza discutere. Come è possibile discutere di qualcosa a cui non possiamo avere accesso?
Il metodo per comprendere gli argomenti trascendentali è dato da Sri Krishna stesso nella Bhagavad-gita, all’inizio del quarto capitolo quando Krishna dice ad Arjuna:
imam vivasvate yogam
proktavan aham avyayam
vivasvan manave praha
manur iksvakave ‘bravlt
Ho insegnato questa scienza immortale dello yoga a Vivasvan, il dio del sole, e Vivasvan l’ha insegnata a Manu, padre dell’immortalità, e Manu a sua volta l’ha insegnata a Iksvaku.” (Bhagavad Gita 4.1)
Questo è il sistema della parampara, della successione di maestri spirituali. Similmente, nello Srimad-Bhagavatam Krishna trasmise la conoscenza nel cuore di Brahma, il primo essere creato dell’universo. Brahma insegnò questa conoscenza al suo discepolo, Narada, e Narada trasmise questa conoscenza al suo discepolo Vyasadeva.
Vyasadeva la trasmise a Madhvacarya, e da Madhvacarya la conoscenza discese a Madhavendra Puri, a Isvara Puri e da lui a Caitanya Mahaprabhu. Qualcuno potrebbe domandarsi perché mai Caitanya Mahaprabhu, che era Krishna stesso,’ avrebbe dovuto aver bisogno di un maestro spirituale? Naturalmente Egli non aveva bisogno di un maestro spirituale, ma poiché interpretava la parte dell’acarpa (colui che insegna con l’esempio), accettò un maestro spirituale.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
Perfino Krishna accettò un maestro spirituale, perché questo è il metodo da seguire. In questo modo il Signore dà l’esempio agli uomini. Non dovremmo pensare tuttavia che il Signore accetti un maestro spirituale perché manca di conoscenza. Egli vuole soltanto far rilevare che è molto importante accettare la successione dei maestri spirituali.
La conoscenza affidata ai maestri spirituali che si susseguono nella catena parampara discende in realtà dal Signore stesso, e se la catena non s’ interrompe, tale conoscenza è perfetta. Anche se non siamo in contatto con la personalità che prima insegnò questa conoscenza, possiamo ricevere gli stessi insegnamenti attraverso questo metodo di trasmissione della conoscenza. Nello Srimad-Bhagavatam è detto che Krishna, la Verità Assoluta, la Persona di Dio, trasmise
la conoscenza trascendentale nel cuore di Brahma.
Questo è dunque uno dei modi in cui si può ricevere la conoscenza —attraverso il cuore. Ci sono quindi due metodi per ricevere la conoscenza: uno dipende da Dio, la Persona Suprema, che Si trova come Anima Suprema nel cuore di tutti gli esseri, e l’altra dipende dal guru, dal maestro spirituale, che è un’espansione di Krishna. Krishna trasmette dunque queste informazioni sia dall’interno che dall’esterno. E dobbiamo soltanto riceverle.
Quando è ricevuta in questo modo, non è più tanto importante che la conoscenza sia inconcepibile oppure noi Nello Srimad-Bhagavatam c’è un’enorme quantità d’informazioni sui sistemi planetari Vaikuntha che sono situati al di là dell’universo materiale. Similmente, anche nella Caitanya-caritamrta c’è un’enorme quantità d’ informazioni inconcepibili.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
Ogni tentativo di arrivare a queste informazioni attraverso la conoscenza sperimentale sarà un fallimento. Questa conoscenza dev’essere semplicemente accettata. Secondo la metodologia vedica, il sabda, il suono trascendentale, è considerato la prova decisiva.
Il suono è molto importante nella comprensione dei Veda, perché, quando è puro, è considerato autorevole. Perfino nel mondo materiale cerchiamo moltissime informazioni che ci vengono trasmesse da migliaia di chilometri di distanza per telefono o per radio.
Nello stesso modo, anche nella nostra vita di tutti i giorni consideriamo il suono come una prova. Anche se non possiamo vedere da chi proviene l’informazione, la consideriamo valida semplicemente sulla base del suono.
La vibrazione sonora è dunque molto importante nella trasmissione della conoscenza vedica. I Veda c’informano che oltre a questa manifestazione cosmica esistono innumerevoli pianeti e il cielo spirituale. Questa manifestazione materiale è considerata solo una minima parte dell’intera creazione.
La manifestazione materiale non comprende solo questo universo, ma innumerevoli altri universi, eppure tutti gli universi materiali non rappresentano che una frazione della creazione complessiva. La maggior parte della creazione è situata nel cielo spirituale.
Nel cielo spirituale si trovano innumerevoli pianeti, chiamati Vaikunthaloka. Su ogni Vaikunthaloka Narayana presiede nella forma delle Sue espansioni a quattro braccia: Sankarsana, Pradyumna, Aniruddha e Vasudeva. Come abbiamo già affermato, gli universi materiali sono manifestati dal Signore nella forma di Maha-Visnu.
Proprio come marito e moglie si uniscono per generare dei figli, Maha-Visnu Si unisce con Sua moglie Maya, la natura materiale. Ciò è confermato anche nella Bhagavad-gita, dove Krishna afferma:
sarva-yonisu kaunteya
murtayah sambhavanti yah
tasam brahma mahad yonir
aham bija-pradah pita
“Sappi, o figlio di Kunti, che tutte le specie di vita hanno origine nella natura materiale, e Io ne sono il padre, che dà il seme.” (B.g., 14.4)
Posando il Suo sguardo su di lei, Visnu feconda maya, la natura materiale. Questo è il metodo spirituale. Sul piano materiale siamo limitati, e possiamo fecondare solo con una parte apposita del nostro corpo, ma il Signore Supremo, Krishna, o Maha-Vishnu, può fecondare qualsiasi parte con qualsiasi parte.
Con un semplice sguardo il Signore può concepire innumerevoli esseri viventi nel grembo della natura materiale. Anche la Brahma-samhita conferma che il corpo spirituale del Signore Supremo è cosi potente che qualsiasi parte del Suo corpo può compiere le funzioni di qualsiasi altra parte.
Noi possiamo toccare solo con le mani o con la pelle, ma Krishna può toccare anche con lo sguardo. Con gli occhi, noi possiamo solo vedere, e non toccare o odorare. Krishna, invece, può odorare e anche mangiare con gli occhi. Quando offriamo il cibo a Krishna non Lo vediamo mangiare, ma a Lui per mangiare basta guardare il cibo.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
Non possiamo nemmeno immaginare quale sia il funzionamento delle cose nel mondo spirituale, dove tutto è spirituale. Non dobbiamo pensare che Krishna non mangi, o pensare che noi immaginiamo soltanto che Egli mangi; Krishna mangia davvero, ma il Suo mangiare è diverso dal nostro. Il nostro mangiare potrà essere simile al Suo quando ci situeremo completamente al livello spirituale.
A quel livello ogni parte del corpo può agire per conto di qualsiasi altra parte. Per creare, Visnu non ha bisogno di nulla. Non ha bisogno della dea Laksmi per dare alla luce Brahma, perché Brahma è nato da un fiore di loto che cresce dall’ombelico di Visnu.
La dea Laksmi è seduta ai piedi di Visnu e Lo serve. In questo mondo materiale per avere dei figli è necessario un rapporto sessuale, mentre nel mondo spirituale si possono avere tutti i figli che si vogliono senza doversi avvalere dell’aiuto della moglie. Poiché non abbiamo alcuna esperienza dell’energia spirituale, pensiamo che la nascita di Brahma dall’ombelico di Visnu sia una storia inventata.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
Non siamo consapevoli della potenza dell’energia spirituale; essa è cosi potente che può fare qualsiasi cosa. L’energia materiale dipende da leggi particolari, mentre l’energia spirituale è perfettamente indipendente. Brahma nasce dall’ombelico di Garbhodakasayi Vishnu che è soltanto una manifestazione parziale di Maha-Visnu.
Innumerevoli universi, simili a semi, si trovano nei pori della pelle di Maha-Vishnu, e quando Egli espira, tutti si manifestano. Nel mondo materiale non abbiamo mai sperimentato niente di simile, ma possiamo considerare a titolo d’esempio il fenomeno, naturalmente distorto e imperfetto, del sudore.
Tuttavia, non possiamo nemmeno immaginare la durata di un respiro di Maha-Visnu, perché in un solo respiro tutti gli universi vengono prima creati e poi distrutti. Brahma vive soltanto per la durata di uno di questi respiri, e secondo la nostra misura del tempo, 4320000000 di anni sono solo dodici ore di Brahma, e Brahma vive cento dei suoi anni.
Eppure, l’intera vita di Brahma è contenuta in un solo respiro di Maha-Visnu. Non ci è dunque possibile immaginare la potenza del respiro del Signore Supremo. Questo Maha-Visnu è solo una manifestazione parziale di Krishna. Krishnadasa Kaviraja Gosvami parla dunque di Sri Caitanya Mahaprabhu come di Sri Krishna stesso, Dio, la Persona Suprema, e di Nityananda come di Balarama, la prima espansione di Krishna.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
Advaitacarya, un altro principale discepolo di Sri Caitanya Mahaprabhu, è considerato un’espansione di Maha- Visnu. Anche Advaitacarya, quindi, è il Signore, o più precisamente, un’espansione del Signore. Il termine advaita significa non-duale, ed egli porta questo nome perché non è differente dal Signore Supremo.
È chiamato anche acarya, maestro, perché ha diffuso la coscienza di Krishna. In questo senso è proprio come Caitanya Mahaprabhu. Benché Caitanya sia Krishna stesso, appare nella forma di devoto per insegnare agli uomini il modo di amare Krishna. Similmente, Advaitacarya apparve proprio per distribuire la coscienza di Krishna. Per questo anche lui è il Signore che ha preso la forma di devoto.
Krishna Si manifesta in cinque diverse espansioni, e Lui e tutti i Suoi compagni appaiono come devoti del Signore Supremo nella forma di Sri Krishna Caitanya, di Nityananda, di Advaitacarya, di Gadadhara, di Srivasa e di altri.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
In ogni caso, Caitanya Mahaprabhu è la sorgente di energia per tutti i Suoi devoti. E se prendiamo rifugio in Sri Caitanya Mahaprabhu al fine di avere successo nel compimento della coscienza di Krishna, sicuramente faremo progressi. Una canzone devozionale di Narottama dasa Thakura afferma: “Mio caro Sri Caitanya, Ti prego, mostrami la Tua misericordia.
Nessuno è misericordioso quanto Te. La mia preghiera è la più urgente, perché la Tua missione consiste nel liberare le anime cadute, e non esiste persona più caduta di me. Io Ti supplico per avere la priorità.” L’autore della Caitanya-caritamrta, Krishnadasa Kaviraja Gosvami, era un abitante di Vrindavana e un grande devoto.
Aveva abitato con la sua famiglia a Katwa, una piccola città nella provincia di Burdwan in Bengala. Anche la sua famiglia adorava Radha-Krishna, ma un giorno, quando nella sua famiglia sorsero delle controversie riguardo al servizio devozionale, Nityananda Prabhu apparve in sogno a Krishnadasa Kaviraja e gli consigliò di lasciare la casa e di andare a Vrindavana.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
Nonostante la sua età molto avanzata, parti quella notte stessa e si trasferì a Vrindavana. Al suo arrivo incontrò alcuni tra i Gosvami, i principali discepoli di Sri Caitanya Mahaprabhu. Fu a Vrindavana che i devoti Gli chiesero di scrivere la Caitanya-caritamrta. Benché cominciasse l’opera a un’età molto avanzata, per la grazia di Sri Caitanya riuscì a portarla a termine.
Fino a oggi quest’opera rimane il libro più autorevole sulla filosofia della vita di Sri Caitanya. Quando Krishnadasa Kaviraja Gosvami viveva a Vrindavana, non c’erano molti templi. A quell’epoca i tre templi principali erano i templi di Madana-mohana, di Govindaji e di Gopinatha.
Come abitante di Vrindavana offri i suoi omaggi alle Divinità di questi templi e pregò di poter ottenere il favore di Dio: “Il mio progresso nella vita spirituale è molto lento, perciò chiedo il Vostro aiuto.”
Nella Caitanya-caritamrta l’autore offre dapprima i suoi omaggi a Madanamohana vigraha, la Divinità che può aiutarci a progredire nella coscienza di Krishna. Nella pratica della coscienza di Krishna, il nostro primo compito è quello di cercare di conoscere Krishna e la nostra relazione con Lui. Conoscere Krishna significa conoscere sé stessi, e conoscere sé stessi significa conoscere la propria relazione .con Krishna.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
Poiché questa relazione può essere riscoperta adorando Madana-mohana vigraha, Krishnadasa Kaviraja Gosvami volle dapprima stabilire una relazione con Lui. Portato a termine questo compito, Krishnadasa cominciò ad adorare la Divinità funzionale, Govinda. Govinda abita eternamente a Vrindavana. Nel mondo spirituale di Vrindavana le case sono fatte di pietre filosofali, le mucche sono mucche surabhi e danno latte in abbondanza, e gli alberi sono alberi dei desideri perché soddisfano ogni desiderio.
A Vrindavana Krishna porta al pascolo le mucche surabhi ed è adorato da migliaia e migliaia di gopi, di pastorelle, che sono tutte dee della fortuna, Quando Krishna discende nel mondo materiale, questa stessa Vrindavana discende con Lui, proprio come il seguito accompagna un personaggio importante.
Quando Krishna discende, discende anche la Sua terra, perciò Vrindavana non è considerata parte del mondo materiale. Per questa ragione i devoti prendono rifugio a Vrindavana in India, che è considerata una replica della Vrindavana originale.
Qualcuno si potrebbe lamentare che là non si vedono kalpa-vrksa, gli alberi dei desideri, ma in realtà al tempo dei Gosvami essi erano presenti. Non è sufficiente avvicinarsi all’albero ed esprimere una richiesta; bisogna prima diventare devoti.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
I Gosvami vivevano sotto un albero per una notte soltanto, e gli alberi soddisfacevano tutti i loro desideri. All’ uomo comune tutto ciò può sembrare incredibile, ma col graduale avanzamento nel servizio di devozione sarà possibile realizzarlo.
Vrindavana può essere realizzata cosi com’è realmente dalle persone che hanno interrotto la ricerca del piacere che si può ottenere dalla materia. “Quando la mia mente si sarà purificata da ogni desiderio di piacere materiale, in modo che io possa vedere Vrindavana?” si chiede un grande devoto.
Tanto più diventiamo coscienti di Krishna e avanziamo, tanto più ogni cosa si rivelerà a noi nella sua essenza spirituale. Cosi Krishnadasa Kaviraja Gosvami pensava che Vrindavana in India equivalesse alla Vrindavana del cielo spirituale, e nella Caitanya-caritamrta descrive Radharani e Krishna seduti sotto un albero dei desideri, a Vrindavana, su un trono decorato di gemme preziose.
Là i cari amici di Krishna, i pastorelli e le gopi, servono Radhika e Krishna cantando, danzando, offrendo noci di betel e rinfreschi, e decorando di fiori i Loro corpi divini. Ancora oggi in India la gente orna il trono delle Divinità e ricrea questa scena durante il mese di luglio. Generalmente in questo periodo la gente si reca a Vrindavana per offrire il proprio omaggio alle Divinità che sono venerate in quei templi.
Sri Caitanya Caritamrta Introduzione
Krishnadasa Kaviraja Gosvami sostiene che le Divinità di Radha e Krishna c’insegnano ad adorare Radha e Krishna. Le Divinità di Madana-mohana ci permettono di stabilire: “Io sono il Vostro servitore eterno.” Con Govinda, invece, si ottiene di poter accettare veramente il servizio e per questa ragione Govinda è definito la Divinità funzionale. La Divinità di Gopinatha è Krishna in quanto Signore e padrone delle gopi.
Col suono del Suo flauto Egli attrasse tutte le gopi, le pastorelle, e quando esse arrivarono danzò con loro. Tutte queste attività sono descritte nel decimo Canto dello Srimad-Bhagavatam. Queste gopi erano amiche d’infanzia di Krishna ed erano tutte sposate perché in India le ragazze si sposano all’età di dodici anni.
I ragazzi, invece, non si sposano prima dei diciotto anni, e Krishna, che allora aveva quindici o sedici anni, non era sposato. Eppure induceva queste ragazze a uscire dalle loro case e le invitava a danzare con Lui. Questa danza è detta rasalila, ed è il più elevato tra tutti i divertimenti di Vrindavana.
Perciò Krishna è detto Gopinatha, perché è l’amato signore delle gopi. Krishnadasa Kaviraja Gosvami implora le benedizioni di Sri Gopinatha. “Che Gopinatha, il Signore delle gopi, vi benedica. Che voi possiate ricevere le benedizioni di Gopinatha.”
L’autore della Caitanya-caritamrta prega che Krishna possa attrarre anche la mente dei lettori con la Sua vibrazione trascendentale, come attrasse le gopi col dolce suono del Suo flauto.