Sri isopanisad Mantra 13

Lezioni di Srila Prabhupada sulla Sri Isopanisad in italiano

Sri isopanisad Mantra 13 in Sanscrito

anyad evahuh sambhavad
anyad ahur asambhavat
iti susruma dhiranam
ye nas tad vicacaksire

Sri Isopanisad Mantra 13 Audio in sanscrito

anyat: differente; eva: certamente; ahuh: e’ detto; sambhavat: adorando il Signore Supremo, la causa di tutte le cause; anyat: differente; ahuh: e’ detto; asambhavat: adorando cio’ che non e’ il Supremo; iti: cosi’; susruma: l’ho
inteso; dhiranam: da autorita’ non disturbate; ye: coloro che; nah: a noi; tat: a questo proposito; vicacaksire: perfettamente spiegato.

TRADUZIONE

E’ detto che un risultato è ottenuto adorando la causa suprema di tutte le cause, e un altro risultato è ottenuto adorando ciò che non è supremo. Questo è ciò che spiegarono con chiarezza i saggi, la cui serenità non è mai turbata.

Sri isopanisad Mantra 13 – Lezioni di Srila Prabhupada sulla Sri Isopanisad

Tradotta da SG Tridandi Das direttamente dal libro in inglese.

N.B. La spiegazione sottostante trascritta è differente dalla lezione Di SDG Srila Prabhupada. Per una migliore comprensione, prima deve essere letta la spiegazione e dopo si ascolta la lezione.

Sri isopanisad Mantra 13 – Lezioni di Srila Prabhupada sulla Sri Isopanisad in italiano del Mantra 13 a 15 Tenuta a Los Angeles il 16/05/1970

SPIEGAZIONE

Questo Mantra della Sri lsopanisad insegna che bisogna ricevere la verità dalle labbra dei grandi saggi. Solo un acarya, uno di questi saggi che non sono turbati dalle fluttuazioni del mondo materiale, può darci la vera chiave per ottenere la conoscenza trascendentale. Il maestro spi­rituale autentico, a sua volta, deve aver ricevuto gli sruti­mantra, ossia la conoscenza vedica da un altro acarya indisturbato, da un’anima liberata, e non mediante informazioni che non siano state citate nelle Scritture vediche.

Secondo la Bhagavad gita (9.25), coloro che rendono culto agli antenati (pitr) raggiungono i pianeti degli antenati e i materialisti che fanno piani per rinascere su questa Terra vi rimangono, mentre il devoto che adora soltanto Krishna, la causa suprema di tutte le cause, lo raggiungerà nel Suo re­gno spirituale. La Sri Isopanisad lo conferma qui insegnan­do che differenti modalità di adorazione portano frutti dif­ferenti.

Se adoriamo il Signore Supremo, lo raggiungere­mo nel Suo regno eterno e se rendiamo culto agli esseri ce­lesti, come il deva del Sole e della Luna, raggiungeremo il loro rispettivo pianeta senza dubbio; ma se desideriamo restare in questo misero pianeta con le sue “commissioni di pianificazione” e i suoi “espedienti politici” potremo certa­mente farlo.

In nessun passo delle Scritture è affermato che raggiun­geremo la stessa meta qualunque sia l’oggetto della nostra devozione. Una teoria così assurda può essere formulata soltanto dagli pseudo-maestri che si sono autodesignati e non appartengono ad alcuna successione autentica di maestri (parampara).

Un vero maestro spirituale non dirà mai che le differenti forme di adorazione, sia degli esseri celesti sia del Supremo, conducono tutte allo stesso risultato. Tutti sanno che un biglietto d’aereo vale solo per una destinazione ben precisa; per esempio, un biglietto Bombay-Calcutta ci conduce a Calcutta e in alcun altro luogo. Eppure questi pretesi maestri spirituali dicono che qualunque via s’intra­prenda ci condurrà sempre alla meta suprema.

Queste persone presuntuose attirano un grande numero di sciocchi che si gonfiano di falso orgoglio praticando metodi di rea­lizzazione spirituale completamente artificiali; essi non possono certo appellarsi ai Veda per essere sostenuti. Se non è ricevuta da un maestro che appartiene a una successione spirituale autentica, la conoscenza non può essere perfetta. Il Signore dice a questo proposito nella Bhagavad-gita (4.2):

evam parampara praptam
imam rajarsayo viduh
sa kaleneha mahata

yogo nastah parantapa

“Questa suprema conoscenza della Bhagavad-gita è tra­smessa da maestro a discepolo, ed è così che i santi re l’han­no ricevuta e realizzata. Ma col passare del tempo, o Arjuna, la successione dei discepoli si è interrotta e questa scienza, nella sua purezza, sembra ora perduta”.

Poiché i princìpi del bhakti-yoga definiti nella Bhagavad ­gita erano stati alterati, il Signore venne sulla terra per ristabilirli e fece di Arjuna, Suo discepolo e amico intimo, il primo anello di una nuova catena spirituale. Il Signore spiegò chiaramente ad Arjuna che soltanto la sua devozione e la sua amicizia verso di Lui gli permettevano di comprendere i Suoi insegnamenti (Bhagavad gita 4.3).

In altre parole, soltanto un devoto è un amico del Signore e può capire il significato della Bhagavad-gita. Questo significa anche che soltanto chi segue il sentiero di Arjuna può capire la Bhagavad-gita.

Attualmente sono molti gli interpreti e i commentatori della Bhagavad-gita che pongono Krishna e Arjuna in una posizione di secondo piano. Essi interpretano alla loro maniera il dialogo sublime della Bhagavad-gita, e se ne ser­vono per formulare ogni forma di teorie. Tali poco scrupo­losi interpreti negano sia l’esistenza di Sri Krishna sia quella della Sua dimora eterna. Come potrebbero essere in grado di spiegare la Bhagavad-gita?

Sri isopanisad Mantra 13

Il Signore afferma chiaramente nella Bhagavad-gita (7.20, 23) che soltanto gli uomini di minore intelligenza adorano gli esseri celesti e l’ultimo consiglio che Krishna dà ad Arjuna è quello di rifiutare ogni forma di adorazione per abbandonarsi completamente a Lui (Bhagavd gita 18.66).

La fede assoluta in Krishna si trova soltanto in coloro che si sono liberati dalle conseguenze di tutti i loro peccati; gli altri continueranno a mantenersi a livello materiale coi loro culti mediocri, e si allontaneranno dalla vera via pensando che tutte le strade conducano alla stessa meta.

Questo Mantra contiene un termine molto importante, sambhavàt, che significa “adorare la causa suprema”. Infatti, Sri Krishna è Dio, la Suprema Personalità, e tutto ciò che esiste emana da Lui. Nella Bhagavad ­gita (10.8) il Signore dice:

aham sarvasya prabhavo
mattah sarvam pravartate
iti matva bhajante mam
budha bhava-samanvitah

Sono la fonte di tutti i mondi materiali e spirituali. Tut­to emana da Me. I saggi che Mi conoscono perfettamente si impegnano nel Mio servizio devozionale e Mi adorano con tutto il cuore”.

Qui vi è una corretta descrizione del Signore Supremo che ci è offerta dal Signore Stesso. L’espressione sarvasya prabha­vah indica che il Signore è il creatore di ogni cosa, inclusi Brahma, Visnu e Siva. E poiché queste tre divinità del mondo materiale sono create dal Signore, ne consegue che il Signore è il creatore di tutto ciò che esiste nel mondo materiale e nel mondo spirituale.

Similmente, nell’Atharva Veda (Gopala-tàapani Upanisad 1.24) è affermato: “Colui che esisteva prima della creazione di Brahma e illuminò Brahma con la cono­scenza vedica è il Signore, Sri Krishna”. E la Narayana Upani­sad afferma: “Allora la Persona Suprema, Narayana, deside­rò creare tutti gli esseri viventi.

Così da Narayana nacque Brahma. Narayana creò tutti i Prajàpati. Narayana creò Indra. Narayana creò gli otto Vasu. Narayana creò gli undici Rudra. Narayana creò i dodici Aditya. Poiché Narayana è una manifestazione plenaria di Sri Krishna, Narayana e Krishna si equival­gono.

La Narayana Upanisad (4) afferma anche: “Il figlio di Devaki (Krishna) è il Supremo Signore”. L’identità di Narayana con la suprema causa è stata anche confermata ed accettata da Sripada Sankaracarya, sebbene Sankara non faccia parte del culto vaisnava. L’Atharva Veda (Maha Upanisad 1) afferma anche: “Soltanto Narayana esisteva all’inizio quando né Brahma, né Siva, né fuoco, né acqua, né stelle, né Luna esiste­vano.

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Il Signore non resta solo, ma crea secondo il Suo deside­rio”. Krishna stesso afferma nel Moksa-dharma: “Ho creato i Prajàpati e i Rudra, essi non hanno una completa conoscenza di Me perché sono coperti dalla Mia energia illusoria”. E an­che affermato nel Varaha Purana: “Narayana è la Suprema Personalità di Dio e da Lui fu manifestato Brahma a quattro teste, come anche Rudra che più tardi diventò onnisciente”.

Perciò tutta la letteratura vedica conferma che Narayana, ossia Krsna, è la causa di tutte le cause. Nella Brahma­ samhita (5.1) è detto anche che il Signore Supremo è Sri Krishna, Govinda, l’incantatore di tutti gli esseri viventi e la causa primordiale di tutte le cause.

Le persone veramente esperte conoscono ciò dalle testimonianze dovute ai grandi saggi e ai Veda e decidono quindi di adorare Krsna sopra ogni altra cosa. Tali persone sono definite bhudha, veramen­te colte perché adorano soltanto Krishna.

La convinzione che Krishna è di suprema importanza si stabilisce quando si ascolta con fede e amore il messaggio trascendentale dalle labbra di un acarya che non è mai tur­bato. Chi non ha fede o amore per Krsna non riesce ad es­sere convinto di questa semplice verità.

Coloro che non hanno fede sono definiti nella Bhagavad-gita (9.11) mudha, sciocchi o asini. E’ detto che i mudha denigrano Dio perché non hanno ricevuto la conoscenza completa da un acarya in­disturbato. Chi è disturbato dal turbinio dell’energia mate­riale non è qualificato per diventare un acarya.

Sri isopanisad Mantra 13

Prima di ascoltare la Bhagavad-gita, Arjuna era turbato dal vortice della materia, dal suo affetto per la famiglia, per la comunità e la società. Perciò Arjuna voleva essere un filantropo, un uomo non violento del mondo. Ma quando, ascoltando la conoscenza vedica della Bhagavad-gita dalla Persona Suprema, diventò bhudha, cambiò la sua decisione e diventò un adoratore di Sri Krishna, il quale aveva personal­mente organizzato la battaglia di Kuruksetra.

Arjuna ado­rò il Signore lottando con i suoi cosiddetti parenti e diventò così un puro devoto del Signore. Tali adempimenti sono possibili solo quando si adora il vero Krishna non quando si adora qualche presunto Krishna fabbricato da persone stolte che ignorano la complessità della scienza di Krishna, così come essa è spiegata nella Bhagavad gita e nello Srimad-Bhaga­vatam.

Secondo il Vedanta-sutra, sambhuta è la fonte della na­scita e del sostentamento come anche della riserva che rimane in seguito all’annientamento (janmàdy asya yatah). Lo Srimad-Bhagavatam, il commentario naturale al Vedanta-­sutra, composto dallo stesso autore, sostiene che la fonte di tutte le emanazioni non è simile a una pietra morta, ma è abhijna, pienamente cosciente.

Il Signore primordiale, Sri Krishna, afferma anche nella Bhagavad gita (7.26) che Egli è pienamente consapevole del passato, del presente e del futuro e aggiunge che nessuno, compresi gli esseri celesti Siva e Brahma, Lo conoscono pienamente.

Certamente “capi spirituali” educati a metà, che sono disturbati dalle maree dell’esistenza materiale non possono conoscerlo pienamen­te. Essi cercano di giungere a un compromesso rendendo la massa umana oggetto di adorazione, ma non sanno che tale adorazione è solo un mito, in quanto le masse non sono perfette.

Sri isopanisad Mantra 13

Il tentativo di questi cosiddetti spiritualisti equivale a versare acqua sulle foglie di un albero, invece che sulle radici. Il metodo naturale consiste nel versare acqua sulle radici, ma questi presunti capi disturbati sono più attratti dalle foglie. Nonostante il loro continuo versare acqua sulle foglie, ogni cosa inaridirà per mancanza di nutrimento.

La Sri Isopanisad consiglia di versare acqua sulle radici, la fonte della germinazione. Adorare la massa offrendo servizio al corpo, che non può mai essere perfetto, è meno importante che servire l’anima. L’anima è la radice che genera differenti forme corporee secondo la legge del karma.

Servire gli esseri umani con aiuti di carattere medico, sociale o educativo, mentre contemporaneamente si taglia la gola ad animali nei mattatoi, non significa certo servire l’anima, l’essere vivente.

L’essere vivente sta sempre soffrendo nelle più diverse forme corporee a causa delle miserie materiali di nascita, malattia, vecchiaia e morte. La forma umana di vita offre un’opportunità di uscire da questa prigionia, e per far ciò è sufficiente ristabilire la relazione tra l’essere vivente e il Signore Supremo.

II Signore viene personalmente per inse­gnarci questa filosofia che ci chiede di arrenderci al Supre­mo, il sambhuta. Il vero servizio all’umanità consiste nell’insegnare ad arrendersi e ad adorare il Signore Supremo con tutto l’amore e l’energia di cui disponiamo. Questa è l’i­struzione del mantra della Sri Isopanisad che stiamo esami­nando.

Il modo più semplice per adorare il Signore in que­sta età così turbolenta consiste nell’ascoltare e nel cantare le Sue grandi attività. Gli speculatori pensano invece che le Sue attività siano immaginarie; perciò evitano di ascoltarle e inventano giochi di parole privi di sostanza per far divergere l’attenzione delle masse innocenti.

Invece di ascoltare le attività del Signore, tali pseudo-maestri spirituali pubbli­cizzano se stessi inducendo i seguaci a cantare le loro glorie. Attualmente il numero di tali pretesi maestri si è notevol­mente accresciuto ed è diventato un problema per i puri devoti del Signore salvare le persone dalla propaganda non certo santa di queste pretese incarnazioni.

Sri isopanisad Mantra 13

Indirettamente le Upanisad dirigono la nostra attenzione verso il Signore primordiale, Sri Krishna, ma la Bhagavad gita, che è la sintesi di tutte le Upanisad, punta direttamente su Sri Krishna. Perciò si devono ascoltare la Bhagavad gita e lo Sri­mad Bhagavatam che parlano di Krishna, e in questo modo la mente gradualmente si purificherà da tutte le contaminazio­ni.

Lo Srimad-Bhagavatam (1.2.17) afferma: “Con l’ascolto delle attività del Signore, il devoto richiama l’attenzione del Signore, e poiché è situato nel cuore di ogni essere vivente, il Signore aiuta il devoto dandogli le direttive appropriate”. La Bhagavad-gita (10.10) lo conferma: dadàmi buddhi-yogam tam yena màm upayànti te.

La direttiva interiore del Signore pulisce il cuore del de­voto da ogni contaminazione prodotta dalle influenze ma­teriali della passione e dell’ignoranza. I non devoti sono soggetti al dominio della passione e dell’ignoranza. Chi è influenzato dalla passione non riesce a comprendere la sua stessa identità e la posizione del Signore; non esiste quindi, in questo caso, alcuna opportunità di realizzazione spiritua­le, anche se si recita la parte di un adepto della religione.

Per il devoto invece le influenze di passione e ignoranza sono rimosse per grazia del Signore, e in questo caso è possibile situarsi nell’ambito della virtù, segno del brahmana perfetto. Chiunque può qualificarsi come brahmana, se segue il sentie­ro del servizio devozionale sotto la guida di un maestro spi­rituale autentico. Lo Srimad-Bhagavatam (2.4.18) afferma:

kirata-hunandhra pulinda pulkasa
abhira-sumbha yavanah khasadayah
ye ‘nye ca papa yad-apasrayasrayah
sudhyanti tasmai prabhavisnave namah

“Qualsiasi persona di bassa nascita può purificarsi se si rifu­gia nei devoti del Signore perché Egli possiede la potenza suprema”.

Quando si raggiungono le qualità brahminiche, si rag­giunge la felicità e l’entusiasmo per offrire un servizio de­vozionale al Signore; allora automaticamente la scienza di Dio viene svelata. Conoscendo la scienza di Dio ci si libera gradualmente dagli attaccamenti materiali e la mente dub­biosa diventa chiara e cristallina per grazia del Signore. Chi raggiunge questo stadio è un’anima liberata e può vedere il Signore a ogni passo. Questa è la perfezione del sambhava, com’è descritto in questo Mantra della Sri Isopanisad.

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