Lo Yoga Del Saggio Kapila

Bhakti-yoga: lo yoga supremo

Bhakti-yoga: lo yoga supremo

verso 14 tamimam te pravak yami, yam avocam puranaghe

rsinam srotu-kamanam, yogam sarvariga-naipunam

O madre virtuosa, ti spiegherò ora l’antichissima scienza dello yoga, la stessa che un tempo rivelai ai grandi saggi. È una via utile e pratica sotto ogni aspetto.

Il Signore non inventa un nuovo metodo yoga. Succede a volte che delle presunte incarnazioni di Dio diffondano versioni inedite della Verità Assoluta, ma qui osserviamo che Kapila Muni, Dio stesso, anche se capace di elaborare una dottrina adatta a Sua madre, afferma: “Ora ti spiegherò l’antica scienza dello yoga, da Me già rivelata ai grandi saggi, che come te erano impazienti di conoscerla.

Se le Scritture vediche indicano un metodo perfetto, perché inventarne uno diverso e sviare il pubblico innocente? Purtroppo, oggi va di moda rifiutare il sistema tradizionale e proporre falsi metodi col pretesto di lanciare nuovi stili di yoga.

L’antico e supremo sistema di yoga riguarda l’anima, ma a riscuotere il maggior consenso popolare, soprattutto in Occidente, è ormai l ‘hatha-yoga, che piace per lo più alle signore ansiose di riacquistare la linea e regolare il metabolismo. Molti sono interessati a questo yoga ginnico, benché il vero yoga sia adhyatmika. Adhyatmika significa risvegliare l’anima alla consapevolezza della sua giusta posizione.

L’anima è purusha, spirito, e ha il dovere di riallacciare la sua perduta relazione con Krishna. Nel verso Kapila dice di aver già insegnato questo yoga ai grandi saggi (rishi).Si tratta di una pratica basata sull’ascolto (sravana). Occorre avere un forte desiderio di ascoltare, perché la vita spirituale inizia proprio dall’ascolto.

Non è possibile, dichiarano le Scritture, apprezzare o comprendere Krishna con gli ottusi sensi materiali. Il Suo nome, la Sua forma, le Sue qualità, i Suoi divertimenti e la Sua dimora non sono diversi da Lui, e la comprensione della Sua persona parte dall’ascolto e dal canto del Suo nome.

Bhakti-yoga: lo yoga supremo

Per il neofita le pratiche essenziali sono l’ascolto del Suo nome e delle Sue qualità, e l’adorazione della Sua forma. L’istruzione personale di Krishna nella Bhagavad-gita (9.34) è: “Pensa sempre a Me, offriMi i tuoi omaggi e adoraMi.” Sri Krishna è presente nella Divinità del tempio, e perfino un bimbo che va a offrirGli il proprio omaggio in modo inconsapevole è annoverato tra i Suoi devoti. Il piccolo avrà un beneficio se vede la Divinità, se canta e danza nel tempio.

I templi esistono per dare a tutti l’opportunità di progredire passo dopo passo nella coscienza di Krishna. “Ogni progresso su questa via, per quanto modesto, protegge dal pericolo più temibile.” (Bhagavad-gita 2.40)

Anche se il nostro avanzamento sul sentiero della bhakti è minimo, ci sarà comunque accreditato. Se per esempio depositiamo due dollari su un conto corrente, risulteranno al nostro attivo e cresceranno con gli interessi.

Analogamente, il servizio devozionale svolto, se pur esiguo, non è mai perduto. Può capitare che qualcuno si unisca al Movimento per la coscienza di Krishna, offra un po’ di servizio devozionale e dopo qualche tempo si allontani. Ebbene, tutto ciò che ha fatto resterà un suo credito permanente, e in futuro il suo servizio riprenderà dal punto in cui si è interrotto.

È questo il responso della Bhagavad-gita (6.41): “Chi ha fallito sulla via dello yoga rinasce in una famiglia virtuosa o ricca e nobile.” Se non riusciamo a concludere il nostro percorso di bhakti-yoga, avremo comunque un’altra occasione nella prossima vita. Una poesia bengali recita così: suci haya muci haya yadi krishna tyaje, muci haya suci haya

yadi krishna-bhaje. Se sceglie la coscienza di Krishna, anche una persona nata in un contesto degradato (mucij diventerà un brahmana perfetto (sucij; si degraderà invece chi, pur essendo nato in un ambiente privilegiato, abbandona la coscienza di Krishna. La porta della devozione è aperta a tutti. Krishna stesso dice nella Bhagavad-gita (9.32) che chiunque prenda rifugio in Lui può raggiungere la destinazione suprema a prescindere dalla condizione in cui si trova.

Sukadeva Gosvami, da parte sua, afferma: “Kirata, Huna, Andhra, Pulinda, Pulkasa,Abhira , Sumbha, Yavana e Khasa: tutte queste e altre popolazioni che sono schiave del peccato si possono purificare prendendo rifugio nei devoti del Signore onnipotente, al Quale vorrei offrire i miei rispettosi omaggi.” (Srimad-Bhagavatam 2.4.18)

La coscienza di Krishna è così completa che include tutti. Ogni essere umano può infatti praticare ilbhakti-yoga pur continuando a svolgere il proprio dovere nell’ambito del vamashram-dharma, il sistema sociale vedico, e anche se interrompesse il suo percorso spirituale prima di raggiungere il traguardo non perderebbe nulla. D’altra parte, cosa guadagna chi compie perfettamente il proprio dovere, ma non è cosciente di Krishna? Un bel niente.

Kapiladeva spiega che una volta presa la via del bhakti-yoga, se c’è una caduta è solo temporanea si avranno altre opportunità nascendo in condizioni favorevoli, come ad esempio in una famiglia agiata o spiritualmente evoluta.

È possibile soddisfare il Signore continuando a compiere i propri doveri, senza cambiare posizione. Nella Bhagavad-gita (18.46) Krishna dice che si può diventare perfetti seguendo le proprie inclinazioni: “Se adora il Signore onnipresente, origine di tutti gliesseri, una persona può raggiungere la perfezione compiendo l’attività più congeniale alla sua indole.”

Il fine di ogni attività è soddisfare Dio, ma la gente lo ha dimenticato.

Il sistema sociale vedico (varnashram-dharma) è dunque molto importante, perché conferisce al singolo individuo la possibilità di soddisfare il Signore con la propria attività. Tutta via, poiché al giorno d’oggi tale sistema non esiste più, Chaitanya Mahaprabhu è sceso per darci sollievo regalandoci il maha-mantra Hare Krishna. “In quest’era di discordia e ipocrisia l’unica via di liberazione è il canto del santo nome del Signore. Non c’è alternativa.” (Brihan-naradiya Purana)

Bhakti-yoga: lo yoga supremo

Anche se tentassimo di ripristinare il sistema sociale vedico così com’è, non ci riusciremmo, perché attualmente le persone sono degradate, ansiose e sfortunate: “Nell’era di Kali gli esseri umani hanno vita breve. Sono litigiosi, pigri, sviati, sfortunati e soprattutto sempre disturbati.” (Srimad­ Bhagavatam 1.1.10)

Nel menzionare le caratteristiche del Kali-yuga, il dodicesimo Canto del Bhagavatam dice che pioggia e cibo saranno insufficienti e che ilgoverno dissanguerà il popolo con pesanti tassazioni. La gente sarà talmente disgustata che scapperà di casa e si rifugerà nelle foreste. Come è possibile restaurare la pace e la serenità del varnashram-dharma in una società così tormentata?

È praticamente impossibile, quindi occorre soddisfare il Signore adottando il bhakti-yoga, il canto del maha­ mantra Hare Krishna. Yajnaih sankirtana-prayaih: il Signore è sceso nella persona di Chaitanya Mahaprabhu per insegnarci il metodo del sankirtan. Oggi fabbricare nuovi sistemi religiosi è diventato una moda, ma Kapiladeva non inventa nulla, al contrario, insegna una pratica molto antica, secondo un criterio confermato da Krishna nella Bhagavad-ghita (4.2): “Questa scienza suprema fu trasmessa da maestro e discepolo e i re santi l’hanno ricevuta in questo modo.

Krishna e Kapiladeva non insegnano niente di nuovo, Si limitano a ripetere lo stesso messaggio perduto nel corso del tempo. Arjuna chiede a Krìshna: “Perché lo trasmetti a me? Perché non a qualcun altro?” E il Signore risponde: “Perché tu sei un Mio devoto e un carissimo amico.” (Bhagavad-gita 4.3) Se non si è bhakta, devoti di Krishna, comprendere la scienza della bhakti è impossibile.

Capire la Bhagavad-ghita significa capire Krishna. Tutte queste informazioni sono divulgate solo dalla bhakti-sampradaya, non da altre scuole filosofiche, come ribadisce la Persona Suprema a conclusione della stessa Bhagavad­ gita (18.55): chi vuole davvero conoscer Mi e riscoprire la relazione che ha con Me deve seguire la via del bhakti-yoga. Il bhakti-yoga insegnato da Kapiladeva prende il nome di sankhya-yoga.

Il termine anaghe, citato nel verso, indica la persona libera dal peccato. La parola agha si riferisce alle colpe passate e an significa “senza”. Non si può quindi capire la coscienza di Krishna se non si è liberi dal peccato. Yesham tv anta-gatam papam: possiamo restare saldi nella coscienza di Krishna solo se completamente liberi dalle conseguenze del peccato. Qualcuno potrebbe obiettare: “Ci vorrà del tempo. Non posso liberarmi dalla sera alla mattina.” Ma Krishna dice: “Puoi farlo subito.

Abbandonati a Me e ti assolverò da ogni colpa.” Basta dunque affidarsi a Krishna per cominciare la vita spirituale.

Dobbiamo renderci conto che assumiamo corpi diversi a causa dei nostri errori. Poter compiere il nostro dovere nella forma umana, ricevuta grazie al processo evolutivo, costituisce una grande opportunità. Narottam das Thakur canta: hari hari viphale janama gonainu: “Caro Krishna, ho sprecato il mio tempo, perché pur avendo un corpo umano, destinato alla comprensione della Tua Persona, non ne ho tratto alcun vantaggio. Ho fatto di tutto fuorché adorare Radha e Krishna, e ho quindi bevuto consapevolmente del veleno.”

Bhakti-yoga: lo yoga supremo

Non fare buon uso della forma umana, trascurando di comprendere Krishna in questa vita, è un suicidio come bere consapevolmente del veleno. Mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi sono le quattro attività materiali primarie, ma se diventano le uniche necessità, il nostro cuore brucerà come se avessimo assunto del veleno.

Qual è l’antidoto che ci può curare? Il canto del mantra Hare Krishna, ma siamo talmente sfortunati che non proviamo alcuna attrazione per 1 santi nomi.

La discesa, in quest’era, di Krishna nella persona di Chaitanya Mahaprabhu e di Balarama nella persona di Sri Nityananda è prevista dai Testi vedici, che descrivono anche la Loro missione: liberare tutti col semplice canto del mantra Hare Krishna. Prova ne è la liberazione, da parte Loro, di Jagai e Madhai,due peccatori incalliti. Poiché oggi il sesso e l’intossicazione dilagano, ci sono migliaia di Jagai e Madhai, ma possono liberarsi per la grazia di Chaitanya Mahaprabhu.

Il merito va alla potente medicina del maha-mantra Hare Krishna.Questo è lo yoga perfetto, e non l’abbiamo elaborato o inventato noi. Il nostro compito è solo recepire le parole di Krishna così come sono. Egli stesso descrive i Suoi devoti come segue: “Cantando sempre le Mie glorie e prosternandosi davanti a Me, le grandi anime, risolute nei loro sforzi, Mi adorano eternamente con devozione.” (Bhagavad-gita 9.14)

Non serve una grande cultura, ma soltanto le benedizioni del Signore, che ci consentiranno di acquisire la conoscenza necessaria per applicare i Suoi insegnamenti. Il nostro dovere è restare coscienti di Krishna e comportarci secondo le istruzioni della Bhagavad-gita. Quando poi saremo spiritualmente più maturi, potremo leggere lo Srimad-Bhagavatam. Chaitanya Mahaprabhu ci ha spianato la strada col Movimento del sankirtan. Privo di coscienza di Krishna, il mondo intero affoga nell’ignoranza.

Oggi l’uomo è così ottuso che neppure conosce la differenza tra liberazione (mukti) e schiavitù (bandha). Al momento siamo controllati dai tre influssi della natura materiale – sattva-guna, rajo-guna e tamo-guna. Di questi, il migliore è l’influsso della virtù (sattva-guna), caratteristico di chi è veritiero ed equilibrato, controlla la mente e i sensi, è semplice e tollerante, ha piena conoscenza e sa come applicarla nella vita.

La persona virtuosa ha inoltre una fede incrollabile nell’autorità vedica. Nel passato Buddha sfidò e respinse l’autorità vedica in quanto aveva la missione di fermare il massacro degli animali, perpetrato da coloro che per giustificare il consumo di carne strumentalizzavano i sacrifici animali raccomandati nei Veda.

Nell’era in cui viviamo questi sacrifici sono proibiti, perché non esistono sacerdoti (brahmana) qualificati per compierli. Nessuno conosce i mantra che daranno a un animale vecchio un corpo giovane. Quando il sacrificio è condotto nel modo giusto, l’animale sacrificato emerge dal fuoco con un corpo nuovo. Oggi questa pratica non è più possibile, quindi l’unico sacrificio indicato è il sankirtana-yajna, il canto del maha-mantra Hare Krishna. Non dobbiamo far altro che cantare Hare Krishna Hare Krishna, Krishna Krishna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama, Rama Rama Hare Hare. Il risultato sarà ceto-darpana-marjanam, la purificazione della mente e il naturale ritorno alla libertà.

Poiché la coscienza è l’elemento più importante sia nella vita condizionata sia nella vita liberata, proponiamo la coscienza di Krishna, che porta alla liberazione dal ciclo ripetuto di nascite e morti. Purtroppo, la gente di quest’era non ha la minima idea di come sconfiggere nascita, malattia, vecchiaia e morte, e al pari degli scienziati crede si tratti di un’impresa impossibile.

Nella Bhagavad-gita Krishna dice però che possiamo porre rimedio a queste quattro miserie purificando la nostra coscienza attraverso il ricordo delle Sue glorie, ed è proprio questa la missione del nostro Movimento.

Bhakti-yoga: lo yoga supremo

Krishna è Dio ed è una persona. Quando lo ebbe compreso, Arjuna si rivolse a Lui chiamandolo purusham. Dio è purusha, “Colui che gode” e prakriti è “l’oggetto del piacere”. Tutto è oggetto di piacere per il purusha supremo. Noi pensiamo di essere purusha, beneficiari e dominatori, ma in realtà siamo prakriti, oggetti di piacere. L’anima vuole godere e cerca d’imitare il purusha, ma è prakriti, perciò viene introdotta nel mondo materiale.

Poiché vuole godere della materia ed è condizionata da virtù, passione e ignoranza (guna), assume differenti forme corporee. Se è influenzata dalla virtù, riceve il corpo di una persona intellettualmente dotata e può capire a poco a poco la natura di Dio, al contrario di chi è dominato dalla passione e dall’ignoranza. La virtù consente inoltre di elevarsi ai pianeti superiori, benché neppure Brahmaloka, il pianeta più alto dell’universo, rappresenti la perfezione e dia quindi un vero beneficio. Le quattro grandi sofferenze dell’esistenza materiale -nascita, malattia, vecchiaia e morte- sono infatti presenti anche a Brahmaloka.

Brahma nasce e muore come tutti gli altri. Apprendiamo dalle Scritture vediche che è generato dal fiore di loto emerso dall’ombelico di Vishnu, e che alla sua morte l’intera manifestazione cosmica muore con lui. Come Brahma, anche la formica e l’insetto sono soggetti al ciclo di nascita e morte. In sostanza, l’anima individuale, essendo eterna per natura, deve svincolarsi da queste catene. Secondo la Bhagavad-gita (2.20) il sé spirituale non nasce mai e non può mai morire. Na jayate mriyate va kadacit: “Per l’anima non c’è nascita né morte.” È il corpo a dover morire, quello di Brahma come quello della formica.

La vita di Brahma dura miliardi di anni terrestri,eppure anche lui subisce la morte: questo è il decorso dell’esistenza condizionata. Dovremmo quindi trarre pieno vantaggio della conoscenza che le Scritture vediche, i grandi saggi (rishi), Kapiladeva e Krishna stesso ci trasmettono, e liberarci definitivamente dal ciclo di nascite e morti. Ricevere la coscienza di Krishna significa ricevere l’illuminazione.

Le persone, soprattutto in Occidente, sono stanche del materialismo. Oggi il Movimento per la coscienza di Krishna sta dando nuova vita alla società occidentale. Noi, anime spirituali, siamo libere per natura; nascita, malattia, vecchiaia e morte non possono colpirci realmente. Come queste miserie potrebbero toccarci dal momento che siamo parti integranti di Krishna?

Egli è sac-cid-ananda e noi condividiamo queste Sue caratteristiche. Sebbene diversi da Lui in quantità, Lo eguagliamo in qualità. Perché dovremmo dunque subire le pene della morte? Nel verso precedente Kapiladeva spiegava che l’anima è intrappolata nel corpo, e soltanto lo yoga perfetto la salva da questa gabbia e dalle sue quattro miserie. Come raggiungere tale perfezione? Kapila lo spiegherà nel prossimo verso: ratam va pumsi muktaye. Se la nostra coscienza sarà attratta da Krishna, saremo liberi.

Le grandi anime parlano sempre di Krishna e sono determinate a servirlo con devozione. Nei centri per la coscienza di Krishna i devoti si alzano molto presto il mattino e svolgono varie pratiche spirituali tese a risvegliare in loro l’amore latente per Krishna, come ad esempio assistere alla funzione del mangal-artik (cerimonia propizia offerta al Signore), meditare sui santi nomi e studiare le Scritture vediche.

Poiché siamo parti di Krishna, come il figlio è parte del padre, c’è un naturale legame d’amore tra Lui e noi. Può tuttavia succedere che il figlio vada via di casa e dimentichi suo padre, ma il padre non dimenticherà mai il figlio e penserà: “Come vorrei che tornasse! ” Questo è il pensiero di Krishna. Siamo figli Suoi ed Egli vuole che torniamo a casa, nella nostra dimora originale, più di quanto lo vogliamo noi.

Ecco perché scende in questo mondo e ci esorta a smettere di fare insulse attività materialistiche e d’inventare religioni di comodo. “Lasciate tutto,” dice, “e semplicemente abbandonatevi a Me.”

Krishna viene di persona e ci trasmette i Suoi insegnamenti, che non sono diversi da Lui perché assoluti. Ora non riusciamo a vederlo, ma se progrediamo sul sentiero spirituale, Lo vedremo. Se però guardando la Divinità nel tempio pensiamo, “questo è un idolo”, non vedremo Krishna. Il Signore è presente anche nelle Sue parole, quelle della Bhagavad-gita, definita perciò Krishna-vani, il messaggio di Krishna.

La consapevolezza della presenza di Krishna cresce man mano che si avanza nel bhakti-yoga. Si comprende allora che Egli è nella Divinità, nella Bhagavad-gita, nel gusto dell’acqua, nella luce del sole, nel chiarore della luna e in ogni suono. Krishna è dappertutto, ma per imparare a vederlo bisogna acquisire la giusta conoscenza. Si ottiene così la liberazione (mukti).

Coscienza di Krishna significa bhakti-yoga, un metodo che si compone di nove attività devozionali: sravanam (l’ascolto), kirtanam (il canto), smaranam (il ricordo), pada-sevanam (il servizio), archanam (l’adorazione), vandanam (la preghiera), dasyam (l’obbedienza), sakhyam (il servizio in amicizia), atma-nivedanam (il completo abbandono).

Di solito l’interesse della gente si focalizza sul vedere Krishna, ma perché vederlo è così importante? È più importante ascoltare chi parla di Lui. All’inizio serve un po’ di fede, e questa fede aumenta gradualmente con la pratica dell’ascolto. Si frequenta il tempio e si ascoltano i discorsi che riguardano Krishna, e dopo qualche tempo si è iniziati formalmente al servizio del Signore. Un neofita giunto a questo stadio, che si chiama bhajana-kriya, deve rinunciare ai rapporti sessuali illeciti, al consumo dicarne, alle sostanze inebrianti e al gioco d’azzardo. Se ancora non riesce a farlo, è perché non sta progredendo.

Il sintomo dell’avanzamento durante la fase di bhajana-kriya è infatti il distacco da queste cattive abitudini (anartha). Param dristva nivartate. Ci si può staccare da qualcosa solo in cambio di qualcosa di meglio. Una volta che ha assaporato il gusto della coscienza di Krishna, il devoto non può più farne a meno, come un alcolista non può fare a meno di bere.

Soltanto la coscienza di Krishna ci rende immuni da ogni malattia materiale, perché l’impegno nel bhakti-yoga protegge dall’azione infettiva dei tre influssi della natura (guna).

Infine, conseguita la perfezione, proveremo l’estasi dell’amore per Dio e non potremo vivere neanche un attimo senza di Lui. Questa fase si chiama bhava, e intensificandosi può diventare maha-bhava, un livello irraggiungibile per l’essere umano comune, ma possibile per Radharani e le gopi.

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