Reincarnazione o quasi

Reincarnazione o quasi

“L’essere vivente che ha ricevuto il corpo attuale in base alle azioni fruttifere passate può esaurire le conseguenze dei suoi atti in questa vita, ma ciò non significa che si libera dall’incatenamento all’esistenza materiale. Infatti, dopo aver assunto un certo corpo, crea il suo corpo futuro con le attività che svolge nel presente. Trasmigra così da un involucro all’altro nel ciclo di nascite e morti a causa della sua grossolana ignoranza.”

Srimad-Bhagavatam 7.7.47

Il mercato è inondato da un numero sempre maggiore di libri e riviste che pretendono di rivelare “la verità” sulle vite passate e abbondano di articoli che presentano “nuove straordinarie testimonianze” sulla reincarnazione, che però sono del tutto prive di basi scientifiche. A chi e a che cosa dobbiamo credere? Possiamo considerare il primo scritto che ci capita sottomano un’autorità in materia di reincarnazione?

Le esperienze extracorporee sono un aspetto secondario molto pubblicizzato della reincarnazione, ma anche se numerosi resoconti sono veri, non ci forniscono alcuna informazione nuova. Possono senz’altro contribuire a convincere il lettore che esiste una realtà al di là del corpo (la coscienza o l’anima), ma si tratta di un sapere disponibile da millenni.

Reincarnazione o quasi

I Veda spiegano infatti che la coscienza è il sintomo dell’anima e ha un’esistenza separata dal corpo. Per capire che l’anima è diversa dal corpo è dunque sufficiente anche una lettura sommaria della Bhagavad-gita e di altri Testi vedici antichi di oltre cinquemila anni.

Chi studia la scienza vedica non si sorprende di sentire che l’anima, trasportata dal corpo sottile, costituito da mente, intelligenza e falso ego, può lasciare temporaneamente il suo involucro materiale durante i sogni o nelle esperienze di premorte. “Falso ego” significa accettare il corpo come il vero sé. Il senso di esistere costituisce l’ego.

Ebbene, quando l’anima resta condizionata dalla materia e s’identifica col corpo credendosi un prodotto della natura materiale, sviluppa il “falso ego”, ma quando torna a identificarsi col suo vero sé, cioè con l’anima, si ristabilisce nel suo “vero ego”.

REINCARNAZIONE: LA VERA ESPERIENZA EXTRACORPOREA

Le esperienze extracorporee non sono una novità; dato che i sogni sono veri e propri viaggi fuori dal corpo, tutti le abbiamo provate. Durante il sonno il corpo sottile lascia il corpo grossolano e sperimenta una realtà diversa sul piano astrale. Il corpo sottile, formato da mente, intelligenza e falso ego, è anche il veicolo che al momento della morte trasporta l’anima in un altro corpo, del tutto nuovo.

Le esperienze extracorporee più comuni sono quelle documentate nei casi di premorte. I soggetti interessati dicono tutti di aver fluttuato al di sopra del proprio corpo, sul luogo dell’incidente o sul tavolo operatorio, e di averlo osservato senza provare alcun disagio o dolore fisico, benché molti fossero stati dichiarati clinicamente morti.

Essendo l’anima il principio di base, l’essenza stessa della vita, può osservare l’involucro che le appartiene, e può vedere, sentire e odorare proprio come se avesse tutte le facoltà sensoriali. Non ha bisogno del corpo per esistere, mentre un corpo senz’anima è solo un cadavere.

Il corpo sottile è attivo anche quando il corpo grossolano è inattivo. Come abbiamo già detto, esso ci trasporta nei sogni mentre il nostro corpo grossolano dorme sdraiato sul letto. Un fenomeno simile si verifica durante il giorno ogni volta che sogniamo a occhi aperti.

REINCARNAZIONE: LA VERA ESPERIENZA EXTRACORPOREA

Il corpo sottile funge da veicolo anche quando l’anima fluttua sul corpo grossolano nei casi di premorte. L’anima deve comunque tornare nel corpo, quello che ha appena lasciato o uno nuovo, e questo processo di trasmigrazione continua finché non ci liberiamo dall’esistenza materiale.

Nei casi di premorte, quando il corpo sottile fluttua su quello grossolano, quest’ultimo è paragonabile a una vettura col motore lasciato acceso. Il conducente si è assentato per un attimo, ma se non torna l’automobile resterà senza benzina e non funzionerà più.

Analogamente, se l’anima non rientra nel corpo durante un episodio di premorte, la persona morirà e il corpo sottile trasporterà l’anima in un altro corpo fisico per cominciare una nuova vita.

Questo evento è un principio fondamentale menzionato in tutte le Scritture vediche. Uno dei versi più famosi e maggiormente citati della Bhagavad-gita (2.13) dichiara: “Come l’anima incarnata passa, in questo corpo, dall’infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l’anima passa in un altro corpo all’istante della morte. La persona riflessiva non è turbata da questo cambiamento”.

REINCARNAZIONE: LA VERA ESPERIENZA EXTRACORPOREA

Nel corso della vita presente creiamo inconsapevolmente la forma sottile del nostro prossimo corpo grossolano. Proprio come il bruco si aggrappa saldamente a una foglia prima di staccarsi da un’altra, così noi prepariamo il nostro nuovo corpo prima di lasciare quello vecchio. Poi, all’istante della morte trasmigriamo in un corpo nuovo lasciando senza vita quello abitato in precedenza. Questo trasferimento da un corpo all’altro si chiama reincarnazione.

Benché siano centinaia le esperienze di premorte documentate che provano l’esistenza della mente e dell’anima al di là del corpo, la premorte in sé non ci offre alcuna informazione precisa sul destino dell’anima dopo la morte. E sebbene le numerose pubblicazioni che riportano tali esperienze forniscano le basi per accettare la reincarnazione, lasciano il lettore tristemente ignaro della vera natura di questo fenomeno e di ciò che attende l’anima dopo la morte.

L’IPNOSI REGRESSIVA NON COMPLETA IL QUADRO

Molti libri sulla reincarnazione sono incentrati su casi di ipnosi regressiva, in cui i pazienti sostengono di ricordare dettagli di una 0 più vite passate. Il primo di questi libri, The Search for Bridey Murphy (Alla ricerca di Bridey Murphy), diventò un best-seller nella metà del secolo scorso e venne pubblicato a puntate su più di cinquanta giornali.

Fece grande sensazione in tutto il mondo e costituì la,premessa per una serie di libri e libretti sullo stesso tema, comparsi nei decenni successivi e discretamente popolari ancora oggi. Questo genere di letteratura, però, si limita a sfiorare la superficie di un argomento vasto e profondo, dandoci un’idea estremamente ristretta, e in taluni casi fuorviante, della reincarnazione.

L’autore del primo libro, un esperto ipnotizzatore, fece regredire una sua paziente americana di mezza età, la signora Virginia Tighe, fino alla sua ultima vita, in cui lei sosteneva di chiamarsi Bridey Murphy, di essere nata in Irlanda nel 1798, vissuta là per tutta la vita e morta a Belfast all’età di sessantasei anni.

Sotto ipnosi Virgina fornì alcuni dettagli riguardanti la casa d’infanzia di Bridey, riferì i nomi dei suoi genitori, dei suoi amici e dei suoi parenti, e citò numerosi particolari della propria “vita precedente”. Nel libro si legge inoltre che dopo la morte, Bridey era entrata nel “mondo spirituale” per poi diventare Virginia Tighe, nata in America nel 1923.

Reincarnazione o quasi

Sulla scìa del successo ottenuto da questo libro alcuni giornalisti e inquirenti andarono in Irlanda per verificare l’esistenza di Bridey Murphy e riuscirono a verificare alcune delle informazioni riportate da Virginia Tighe.

Scoprirono infatti dei parallelismi tra la sua infanzia e quella di Bridey Murphy, descritta dalla signora sotto ipnosi. Per esempio, le ricerche svelarono che all’età di quattro anni la Tighe viveva con una zia, e che proprio sull’altro lato della strada abitava una donna di nome Bridey Murphy. A causa di questa e altre similitudini, la storia di Bridey Murphy è tuttora oggetto di discussioni e polemiche.

Questo e numerosi altri casi analoghi indicano che perfino i ricordi più dettagliati e coloriti della “vita passata” si riducono a memorie d’infanzia. Gli psicologi che studiano l’argomento hanno constatato che sotto ipnosi alcuni soggetti riportano episodi immaginari delle loro “vite precedenti”.

Ciò non significa che tutti i ricordi emersi durante una regressione ipnotica siano delle montature, ma separare quelli veri dalle fantasie inconsce è molto faticoso e spesso inattuabile.

Reincarnazione o quasi

Sotto ipnosi, possono essere scambiate per vite precedenti non solo le esperienze infantili, ma anche i pensieri —il ricordo di storie ascoltate da piccoli, i libri letti nel passato e le creazioni della propria fantasia. Tutto può essere facilmente confuso con gli eventi reali di una vita passata, ed è per questo motivo che l’approccio alla reincarnazione mediante l’ipnosi regressiva poggia su basi assai precarie.

Un altro punto debole di questa pratica è il divario incolmabile tra la vita presente e l’ultima incarnazione. Per esempio, la persona che diceva di essere stata Bridey Murphy sosteneva di essere deceduta nel 1864, ben sessant’anni prima di rinascere nel corpo di Virginia Tighe. Il libro asserisce che durante questo lasso di tempo l’anima della Murphy si era trasferita nel “mondo spirituale”, ma secondo le dinamiche della reincarnazione spiegate nei Veda ciò è impossibile.

Il vero processo di trasmigrazione vede l’anima lasciare il corpo all’istante della morte ed entrare nel grembo di una madre appartenente a una specie particolare, in questo universo o in un altro, sotto la direzione delle leggi immutabili del karma e della natura materiale. Un’anima disincarnata, non essendo più impedita dal corpo fisico, può viaggiare alla velocità della mente, perciò il passaggio da un corpo all’altro è questione di un attimo.

Reincarnazione o quasi

Ricordiamo però che solo le anime giunte alla piena autorealizzazione possono entrare nel mondo spirituale, al di là del ciclo di nascite e morti. Anche l’anima condizionata dalla materia può accedervi, ma solo dopo essersi purificata da ogni condizionamento materiale seguendo le necessarie pratiche spirituali.

Sri Krishna dice nella Bhagavad-gita (4.9): “Chiunque conosca la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività non deve più nascere in questo mondo materiale. Lasciando il corpo raggiunge la Mia eterna dimora.”

Il Signore spiega inoltre che “solo le grandi anime, yoghi colmi di devozione, non tornano più in questo mondo transitorio dove regna la sofferenza, perché hanno ottenuto la perfezione più alta”. (Bhagavad-gita 8.15)

Le leggi del karma e della reincarnazione sono così ben regolate che quando un corpo muore, la natura ha già predisposto per ogni anima che dovrà reincarnarsi un nuovo corpo corrispondente al livello di coscienza maturato nella vita appena trascorsa.

Reincarnazione o quasi

“O figlio di Kunti, lo stato di coscienza di cui si conserva il ricordo all’istante di lasciare il corpo determina la condizione di esistenza futura.” (Bhagavad-gita 8.6)

L’anima che ha realizzato la sua vera identità ed entra nel mondo spirituale eterno non ha l’obbligo né il desiderio di riapparire in questo mondo temporaneo, caratterizzato da nascita, malattia, vecchiaia e morte.

L’ipnosi regressiva ha dimostrato in alcuni casi che una stessa anima abita corpi diversi in momenti diversi, ma sebbene questa testimonianza sia senz’altro utile, non fornisce alcun indizio sulle dinamiche della trasmigrazione. Si tratta perciò di un tentativo rudimentale di spiegare un fenomeno altamente sofisticato.

Come se non bastasse, il sensazionalismo, il riduzionismo e perfino le politiche commerciali che ruotano intorno a questo tipo di sperimentazione rendono l’ipnosi regressiva una fonte poco attendibile per quanto concerne la natura estremamente complessa della reincarnazione.

UNA VOLTA DIVENTATI ESSERI UMANI, SI RIMANE TALI?

Secondo un altro mito assai diffuso sulla reincarnazione, una volta ottenuta la forma umana l’anima rinasce in un corpo umano vita dopo vita e non trasmigra più nelle specie inferiori. In realtà, è possibile rinascere in una forma umana, ma si può anche diventare cani, gatti, maiali e via dicendo.

L’anima resta comunque immutata a prescindere dalla natura superiore o inferiore dei corpi che assume, i quali dipenderanno dal livello di coscienza che una persona sviluppa nella vita presente e dalle leggi inalterabili del karma. La Bhagavad-gita, enunciata da Dio stesso e massima autorità in materia di reincarnazione, dichiara senza mezzi termini che “chi muore nell’ignoranza rinasce nel mondo animale.” (Bhagavad-gita 14.15)

Non esiste alcuna testimonianza scientifica o scritturale che avalli la fantasia secondo cui una volta diventati esseri umani si rimane tali. Quest’idea contrasta con i veri princìpi della reincarnazione, che milioni di persone comprendono e accettano da tempo immemorabile.

LA MORTE NON È UNA TRANSIZIONE INDOLORE

I libri che dipingono un quadro roseo della morte e garantiscono alle persone che nelle prossime vite riavranno la forma umana sono pericolosamente fuorvianti. I loro autori tentano di ritrarre la morte come una transizione bella e indolore, un’opportunità di crescere e progredire verso dimensioni più elevate di consapevolezza e serenità.

La maggior parte di questi raffinati teorici della reincarnazione vorrebbe farci credere che dopo un breve periodo di torpore cosmico, proveremo una sensazione di benessere, una sorta di galleggiamento alla deriva, mentre ci dirigeremo lentamente verso il nostro prossimo corpo umano. “Allora,” ci dicono, “entreremo nel grembo accogliente di una donna, dove, protetti dalla crudeltà degli elementi esterni, ci rannicchieremo comodi fino a quando lasceremo il rifugio di nostra madre per rivedere la luce.”

Tutto questo suona magnifico, ma la dura verità è che nascita e morte sono esperienze estremamente dolorose. Il grande saggio Kapila Munì spiega a sua madre la vera natura della morte: “Una persona che sta per morire ha gli occhi fuori dalle orbite a causa dell’aria che spinge dall’interno del corpo e le ghiandole intasate dal muco. Respira a fatica e ha un rantolo in gola… Muore nel modo più patetico, ottenebrata dal dolore e priva di coscienza”. (S.B. 3.30.16,18)

LA MORTE NON È UNA TRANSIZIONE INDOLORE

L’anima è talmente abituata a vivere nel corpo che all’istante della morte le leggi della natura sono costrette a spingerla fuori. E come a nessuno piace essere sfrattato di casa, così l’anima resiste all’espulsione forzata dal corpo. In caso di pericolo tutti gli esseri, anche i più piccoli insetti, sviluppano capacità e tecniche davvero incredibili per sopravvivere; ciononostante, prima o poi la morte arriva per tutti, è inevitabile, come inevitabili sono la paura e il dolore che l’accompagnano.

Le Scritture vediche c’informano che solo le anime spiritualmente realizzate, quindi liberate, hanno il potere di affrontare la morte senza timore. Ciò è possibile perché queste personalità sono pienamente distaccate dal corpo effimero e fisse nella comprensione della loro identità spirituale, la cui esistenza è eterna e indipendente da qualsiasi involucro materiale. Tali grandi anime provano una felicità sublime e non sono sopraffatte dal dolore fisico o dai cambiamenti che si verificano all’istante della morte.

Come la morte, anche la nascita in questo mondo non è una gita di piacere. Per mesi il feto umano soffre nello spazio buio e angusto dell’utero, scosso dai movimenti improvvisi della madre, bruciato dai suoi succhi gastrici e soggetto alla continua pressione esercitata dall’amnio, la piccola sacca che lo racchiude nel grembo e lo costringe a incurvarsi come un arco. Ma non finisce qui. Il feto è tormentato dalla fame e dalla sete, e viene morso a più riprese dai parassiti che circolano nella cavità addominale materna.

LA MORTE NON È UNA TRANSIZIONE INDOLORE

I Veda descrivono la nascita come un fenomeno talmente straziante da cancellare ogni memoria delle vite passate che l’anima reincarnata può aver conservato. Ci spiegano inoltre che la nascita umana è molto rara. In altre parole, la maggior parte degli esseri nati nel mondo materiale prende forme non umane, e questo avviene perché l’anima, tralasciando il vero scopo della vita, la realizzazione spirituale, resta coinvolta in desideri animaleschi. Deve allora reincarnarsi nell’ambito delle specie inferiori, e non solo in quelle animali.

Le teorie sulla reincarnazione presentate nella letteratura popolare devono quindi essere viste per quello che sono: ipotesi, credenze e opinioni, nient’altro che mere speculazioni.

Come l’universo fisico è governato da leggi specifiche, così lo è anche l’universo sottile. Il karma e la trasmigrazione dell’anima figurano tra queste leggi sottili ma inflessibili che regolano le dinamiche della reincarnazione.

La Bhagavad-gita e centinaia di altri Testi vedici forniscono una descrizione ampia e dettagliata di tali leggi, che non operano autonomamente ma sotto la direzione di Krishna, Colui che detiene il controllo supremo. Egli stesso afferma nella Bhagavad-gita (9.10): “La natura materiale agisce sotto la Mia direzione… Governato dalle leggi della natura, il cosmo è creato e poi annientato in un ciclo senza fine.”

Le idee alla moda sulla reincarnazione saranno anche divertenti e accattivanti, ma il nostro destino è troppo importante per essere affidato a queste speculazioni frivole, grossolanamente riduttive, inaccurate e fuorvianti, per quanto piacevoli all’apparenza.

D’altra parte, le Scritture vediche trasmettono da millenni informazioni utili, pratiche e comprensibili sulla scienza della reincarnazione. La loro saggezza consente alle persone intelligenti di sviluppare progressivamente livelli di coscienza sempre più elevati e di sfuggire definitivamente al ciclo infinito di nascite e morti. Questo è il vero traguardo della vita umana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *