Comunismo Spirituale

Comunismo Spirituale

Nel 1971, durante la sua storica visita in Unione Sovietica, Srlla Prabhupàda fu introdotto al professor Grigoriy Kotovsky, capo della sezione indiana dell’accademia russa delle scienze e presidente del dipartimento di studi indiani all’Università di Mosca. Discutendo in maniera informale nell’ufficio del professore, il maestro spirituale e lo studioso comunista discussero animatamente argomenti d’interesse reciproco e Srila Prabhupàda propose una radicale riforma del comunismo moderno.

Srila Prabhupàda: Leggevo l’altro giorno un giornale, “Le notizie di Mosca”. Si parlava di un congresso comunista durante il quale il presidente dichiarava: “Siamo pronti a prendere in considerazione l’esperienza altrui e a trarne vantaggio per perfezionare il Partito.” Questo atteggiamento progressista mi induce a pensare che la concezione vedica di socialismo e di comuniSmo potrebbe permettere di ampliare il quadro del sistema attuale. Prendiamo un esempio: una delle maggiori preoccupazioni di uno stato comunista o socialista è che tutti abbiano cibo sufficiente. Ebbene, secondo il sistema vedico, il grhastha (capofamiglia) deve provvedere a non far mancare il cibo neppure a una lucertola o a un serpente che vivano nella sua casa. Ora, uno Stato che si preoccupa che anche gli animali siano ben nutriti, provvederà a maggior ragione ai bisogni degli uomini. Come si è sviluppata questa mentalità? Mentre la società moderna considera lo Stato, cioè il popolo, come il proprietario di un certo Paese, la società vedica riconosce un proprietario assoluto, Visa. Isavàsyam idam sarvam: ogni cosa appartiene all’isa. Tena tyaktena bhunjlthàh: possiamo dunque usare pienamente soltanto la parte che ci spetta secondo le leggi stabilite da Lui. Ma grdhah kasya svid dhanam: non dobbiamo invadere la proprietà altrui. Questo verso è tratto dal Veda – Isopanisad Mantra 1, ma l’essenza di questo discorso si ritrova in diversi Puràna. In queste Scritture è menzionata anche una delle regole che un grhastha deve osservare e che illustra bene il nostro argomento: prima di consumare il suo pasto, un grhastha dovrebbe andare sulla soglia di casa e annunciare ad alta voce: “Se qualcuno ha fame, venga, il pasto è pronto!” Soltanto dopo aver fatto quest’invito, potrà sedersi e mangiare. Questo è solo un esempio, ma la letteratura vedica contiene numerose idee valide sul comuniSmo che, secondo me, dovrebbero essere sottoposte ai vostri pensatori.

Prof. Kotovsky: Oggi, nel nostro Paese si sta sviluppando un grande interesse per le vostre antiche tradizioni. Anche il nostro istituto ha tradotto e pubblicato molte delle più importanti opere della grande cultura indiana. Le interesserà sapere che abbiamo pubblicato alcuni Purana, alcune parti del Ramayana, una seconda edizione del Mahàbhàrata, completamente tradotto, la traduzione integrale del Manu-smrti con commento in sanscrito. Questi libri hanno avuto un tale successo che i librai li acquistarono tutti in una settimana e dopo un mese era già impossibile procurarsene sul mercato del libro. Abbiamo pubblicato queste opere perché i moscoviti e in genere i cittadini dell’URSS hanno un vivo interesse per l’antica cultura indiana.

Siila Prabhupàda: Tra questi Purana, lo Srìmad-Bhàgavatam è chiamato il Maha-Purana.

Prof. Kotovsky: Mahà-Puràna.

Srila Prabhupàda: Sì, stiamo traducendo l’intero testo presentando prima la versione originale sanscrita, poi la traslitterazione, la traduzione parola per parola, quindi la traduzione e la spiegazione di ogni verso. Lo Srimad-Bhàgavatam contiene diciottomila versi e noi li stiamo traducendo tutti in modo letterale. Può constatare che ogni verso è tradotto in questo modo per l’intero Bhàgavata-Puràna. L’opinione degli àcàrya, i grandi saggi e santi che predicarono la filosofia Bhàgavata, è nigama-kalpa-taror galitam phalam: questo è il frutto maturo dell’albero dei desideri vedico. (Srimad-Bhàgavatarn 1.1.3) Quest’opera è è accettata da tutti gli eruditi dell’India e Sri Caitanya si dedicò in particolar modo alla sua diffusione.

Prof. Kotovsky: Mi sembra che nelle biblioteche di Mosca e di Leningrado abbiamo quasi tutti i principali testi dell’antica cultura indiana, a cominciare dai Veda, i testi sanscriti originali. Per esempio, nella filiale di Leningrado del nostro Istituto si trovano sei o sette edizioni della Manu-smrti. Questo Istituto fu fondato durante il periodo della Russia imperiale, e vi si può trovare un resoconto degli studi fatti sulla storia della religione indiana, l’induismo.

Srila Prabhupàda: L’induismo è un tema molto complesso, non è vero?

Prof. Kotovsky: Oh sì! (Ridono.) Da quanto ho potuto capire, non si tratta di una religione, come la s’intende dal punto di vista europeo, ma piuttosto è la sintesi ben strutturata di una religione, di una filosofia, di un sistema sociale.

Srila Prabhupàda: La parola indù non è un termine sanscrito. È stata coniata dai musulmani. Esiste un fiume, l’Indù, che in sanscrito si chiama Sindhu. I musulmani pronunciano la esse come l’acca, perciò si è arrivati a hindu. Hindu, quindi è un termine che non si trova nel dizionario sanscrito, ma che è stato coniato successivamente. La vera società indiana è basata sul varnamsrama. È divisa in quattro gruppi, o varna, cioè il gruppo dei brahmana (saggi ed eruditi), degli ksatriya (amministratori e guerrieri), dei vaisya, (agricoltori e commercianti) e dei sùdra (operai e artigiani). Comprende anche quattro divisioni spirituali, o asrama, che sono il brahmacarya (periodo di studio), il grhastha (periodo familiare e sociale), il vànaprastha (ritiro dalla vita familiare e sociale) e il sannyàsa (vita di rinuncia totale). Secondo la concezione vedica della vita, una nazione non può essere civile a meno che non adotti il sistema dei varna e degli àsrama. La cultura dell’India si basa su questo antico sistema vedico.

Prof. Kotovsky: Varnàsrama.

Srila Prabhupàda: Varnàsrama. Se ne parla nella Bhagavad-gità… Lei ha letto quest’opera?


Prof. Kotovsky
: Sì.

Srila Prabhupàda: Nella Bhagavad-gTtà (4.13) è detto, càtur- varnyam maya srstam: “il varnàsrama fu creato da Visnu, l’Essere Supremo.” Questo sistema sociale prevale dappertutto e non può mancare in nessuna società perché è una creazione dell’Essere Supremo. Il sole diffonde la sua luce ovunque, in Europa come in America, in Russia come in India, similmente, il varnàsrama, sotto un nome o l’altro, forma la struttura di base di tutte le società. Gli uomini dotati di grande intelligenza formano il gruppo dei brahmana e sono considerati il cervello della società. Gli ksatriya e i vaisya costituiscono rispettivamente il gruppo amministrativo e quello produttivo, mentre i sùdra sono i lavoratori. Queste quattro categorie di uomini si trovano in tutte le società del mondo con nomi diversi.

Prof. Kotovsky: Secondo l’opinione di alcuni europei ed eruditi russi, questo sistema è una creazione recente, infatti i testi vedici tradizionali parlano di una società più agricola e anche più semplice. Questi studiosi affermano che il varnàsrama-dharma non esisteva all’inizio dell’età vedica, ma che fu introdotto soltanto più tardi. Si vede bene, analizzando questi testi antichi, che il varnàsrama-dharma prevalse in India solo in epoca più recente.

Srila Prabhupàda: Noi accettiamo ciò che è detto nella Bhagavad- gità, càtnr varnyath mayà srstam. (B.g. 4.13): fu Visnu a creare questo sistema. La Bhagavad-gità fu enunciata 5.000 anni fa e Krsna afferma: “Questo insegnamento della Bhagavad-gità fu impartito da Me al dio del sole.” Se facciamo un calcolo di quel periodo risulta che il fatto avvenne quaranta milioni di anni fa. Possono gli studiosi europei risalire ai fatti storici di cinquemila anni fa? Possono andare indietro quaranta milioni di anni? Le Scritture dimostrano che questo sistema sociale esiste da oltre 5.000 anni, epoca in cui Krsna era presente sul nostro pianeta. Infatti, è anche menzionato nel Visnu Pumna (3.8.9): varnàsramà- càravatà purusena parah pumàn. Il varnasrama-dharma è inerente alla natura umana, non è un fenomeno creato nel corso della storia. Lo Srimad-Bhàgavatam lo paragona a un corpo perché, come il corpo, il varnasrama comporta quattro divisioni, cioè il cervello, le braccia, l’addome e le gambe. Le divisioni del corpo sociale sono create dalla natura ed esistono necessariamente; dev’esserci un gruppo che agisce come cervello della società, un altro che compie le funzioni delle braccia, un altro che è la classe produttiva e così via. È inutile cercare di risalire all’origine di questa struttura sociale perché essa esiste fin dall’inizio della creazione.

Prof. Kotovsky: Lei ha detto che in ogni società ci sono quattro divisioni, ma non sempre è facile distinguerle. In qualunque società si possono raggruppare le differenti categorie sociali e i gruppi professionali in quattro divisioni, ma nella società socialista, come nella nostra, com’è possibile distinguere il gruppo produttivo dal gruppo dei lavoratori?

Srila Prabhupàda: Per esempio, noi apparteniamo alla classe intellettuale. Questa è una divisione.

Prof. Kotovsky: La classe intellettuale, i brahmano. Possiamo mettere tutta la classe colta in questo gruppo.

Siila Prabhupàda: Sì.

Prof. Kotovsky: Poi c’è la classe amministrativa.

Srila Prabhupàda: Sì.

Prof. Kotovsky: Ma chi sono i vaisya e i sUdrà? Questa è la difficoltà, perché tutti sono lavoratori nelle fabbriche, lavoratori agricoli o di altro genere. Da questo punto di vista c’è una grande differenza tra la società socialista e le società che precedono il socialismo, perché nella moderna società occidentale si possono raggruppare tutte le classi sociali e professionali in queste divisioni — brahmano, ksatriya, vaisya, e sùdra: intellettuali, classe amministrativa, proprietari del sistema produttivo (i proprietari delle fabbriche, per esempio) e i semplici lavoratori. Ma qui non esistono i vaisya, perché abbiamo i responsabili amministrativi nelle fabbriche, che si possono considerare ksatriya, e poi ci sono i sùdra, i lavoratori stessi, ma non esiste una classe intermedia.

Srìla Prabhupàda: Nelle scritture vediche è affermato: kalau sùdrah sambhavàh. In quest’epoca quasi tutti gli uomini sono sùdra. Ma una società composta esclusivamente di sùdra non può rimanere equilibrata. L’organizzazione del vostro Stato richiede anche dei brahmana, sebbene la maggioranza della popolazione sia sùdra, perché una società senza cervello non può sussistere. Se non dividete così la vostra società, regnerà il caos; è un principio che i Veda spiegano scientificamente. Forse appartenete tutti alla classe dei sùdra, ma alcuni di voi devono imparare a diventare brahmana se volete mantenere una società organizzata. La società non può dipendere dai sùdra e neppure può dipendere soltanto dai brahmana. Tutte le parti del corpo sono necessarie per il suo funzionamento; c’è bisogno del cervello, delle braccia, dello stomaco e delle gambe. Le gambe sono tanto necessarie quanto il cervello o le braccia, e tutto deve cooperare per il buon funzionamento del corpo. Qualsiasi società che non sia organizzata secondo questo schema vivrà nel caos. Le cose non funzioneranno correttamente senza un cervello. Purtroppo c’è una grande penuria di cervelli ai giorni nostri, e questo non vale solo per il mio Paese o per il suo, ma per tutto il mondo. Nel passato l’India era una monarchia e uno dei suoi re, Maharaja Pariksit, sapendo di dover morire entro pochi giorni, rinunciò al trono, si ritirò nella foresta e intraprese il sentiero della realizzazione spirituale. Se volete creare un sistema sociale perfetto, che assicuri la pace e la prosperità mondiali, dovete formare un gruppo capace d’insegnare, un altro capace di dirigere, un terzo capace di produrre, e un ultimo capace di assistere i primi tre gruppi. È necessario, non si può evitare. Questa è la concezione vedica: mukha-bahùru- pùda jah (Srimad-Bhagavatam 11.17.13). Mukha significa viso, bahu significa braccia, uru significa addome e pada significa gambe. Tutti gli Stati, senza eccezione, devono rispettare queste divisioni perché una società in cui queste divisioni non siano presenti in modo sistematico non potrà funzionare armoniosamente.


Prof. Kotovsky
: Mi sembra che il sistema varnàsrama in qualche misura creasse una divisione naturale del lavoro nella società passata, ma ora la divisione del lavoro in ogni società è molto più complicata e sofisticata. Nascerebbe soltanto confusione dal tentativo d’implementare una rigida classificazione delle quattro classi.

Srila Prabhupàda: In realtà, la confusione ha cominciato a regnare nella società dal giorno in cui si è cessato di rispettare il varnàsrama-dharma e di conservarne la purezza. Ciò ebbe inizio 5000 anni fa, quando si cominciò a trasmettere il titolo di bràhmana di padre in figlio, senza più tenere conto delle qualificazioni dell’individuo. Che la ragione di una tale deviazione delle regole vediche sia stata la superstizione o l’abitudine, l’ordine sociale ne fu scosso e ne subisce ancora oggi il contraccolpo. Nel nostro Movimento per la Coscienza di Krsna, invece, stiamo formando bràhmana qualificati, perché il mondo ha bisogno del cervello dei bràhmana per ritrovare il suo equilibrio. Maharaja Pariksit, nonostante fosse un monarca, si consultava sempre con un corpo di bràhmana e saggi. Il monarca non era indipendente. Nella storia troviamo esempi di sovrani che furono detronizzati dal consiglio dei bràhmana per essersi allontanati dai princìpi vedici. Benché i bràhmana non prendessero parte alla politica, consigliavano il re sul modo migliore di adempiere le funzioni reali. Questo sistema era in uso fino a poco tempo fa. Si ricorda a che epoca risale il regno di Asoka?

Prof. Kotovsky: Visse circa all’epoca che noi chiamiamo India medioevale.

Srila Prabhupàda: Sì.

Prof. Kotovsky: Ha ragione; nell’India feudale i bràhmana componevano la maggior parte del consiglio amministrativo e legislativo. Anche all’epoca mongola gli imperatori e gli amministratori musulmani consultavano i bràhmana.

Srila Prabhupàda: Sì, è un fatto. I brahmano formavano il comitato consultivo del re. Rupa GosvàmI, uno dei nostri precedenti àcàrya (maestri spirituali) era il ministro della finanze nel governo musulmano. Quando decise di dare le dimissioni, il Nawab (governatore), molto scontento, tentò d’impedirglielo, temendo di perdere i suoi preziosi servizi. È una lunga storia, ma dimostra che i brahmano erano consiglieri del re. Cànakya Pandita fu un altro esempio. Visse al tempo di Candra Gupta, l’ultimo dei re indù, che governò durante l’epoca di Alessandro il Grande. Quando Candra Gupta fu incoronato imperatore, nominò Cànakya Pàndita suo primo ministro. Ha già sentito parlare di questo Cànakya?

Prof. Kotovsky: Sì.

Srila Prabhupàda: Fu un grande politico e un grande brahmano, ed è in suo onore che il quartiere di Delhi dove sono riunite le ambasciate estere è chiamato Cànakya-puri. Il suo sapere era immenso e i suoi precetti morali sono sempre applicabili; ancora oggi, in India, vengono insegnati nelle scuole. Sebbene fosse primo ministro, Cànakya Pandita mantenne sempre il suo spirito di brahmano e non accettò mai alcun salario. È detto nello Srimad-Bhàgavatam che il brahmano che accetta un salario non vale più di un cane. Un brahmano può consigliare, ma non deve mai accettare alcun impiego. Cànakya Pàndita, nonostante fosse primo ministro, viveva in una capanna. Egli rappresentò in modo esemplare la vera cultura braminica, come la Manu-smrti la descrive. Non sappiamo quando fu scritta quest’opera, ma fu considerata un trattato sociale così perfetto che costituì il codice civile dell’India. Era inutile, a quell’epoca, promulgare continuamente nuove leggi per sistemare l’ordine sociale perché il codice civile di Manu è così perfetto che può essere applicato in qualsiasi periodo. È detto tri-kàlàdau: fu valido nel passato, lo è nel presente e lo sarà ancora nel futuro.

Prof. Kotovsky: Scusi se la interrompo, ma so che nella seconda metà del diciottesimo secolo, per ordine del governo britannico, l’India fu soggetta a una legge differente da quella indù. Ci sono stati molti cambiamenti.

Srila Prabhupàda: Sì. Molti cambiamenti sono stati fatti. L’ultimo capo di Stato, Jawaharlal Nehru, introdusse anche il proprio codice civile; incluse, per esempio, il diritto di divorziare, che era vietato nella Manu-samhità. È vero, molte cose sono cambiate in questi tempi. La società non è più organizzata come lo era prima, perché gli indù moderni non seguono più rigorosamente i princìpi della Manu-samhità. Il nostro scopo non è quello di ristabilire l’antica società indù, cosa che sarebbe d’altronde impossibile, ma piuttosto di utilizzarne le idee migliori. Nello Srimad-Bhàgavatam, per esempio, si trova una descrizione dell’idea comunista applicata dal re Yudhisthira. Se la sua esperienza fu valida 5000 fa, perché non approfittarne? Questo è il nostro punto di vista. La civiltà moderna ha trascurato il punto essenziale: il vero scopo dell’esistenza. Studiando la questione in modo scientifico, concludiamo che lo scopo della vita umana è la realizzazione spirituale, Vàtmà-tattva. Qualsiasi società che non giunga a comprendere l’importanza fondamentale della realizzazione spirituale nella vita di un uomo va incontro a una sconfitta totale. È questo il problema cruciale della civiltà moderna; nonostante il progresso dell’economia, della medicina e degli altri cosiddetti successi, non si è raggiunta né la pace, né la tranquillità, al contrario, nascono continuamente lotte individuali, sociali, politiche e nazionali. Se osserviamo la situazione con occhio obiettivo, ci accorgiamo facilmente che, nonostante tanto progresso tecnologico, gli uomini hanno ancora la stessa mentalità degli animali. Lo Srimad-Bhàgavatam afferma che l’uomo non è fatto per lavorare duramente come una bestia da soma con l’unico scopo di approfittare al massimo dei piaceri materiali. Purtroppo la gente non conosce nient’altro al di là di questo mediocre ideale. Non sa niente della vita futura. Non esiste un ramo della conoscenza scientifica che studi ciò che avviene dopo che questo corpo finisce. La Bhagavad-gità (2.13) afferma a questo proposito: dehino ‘smin yathà dehe. Deha significa “questo corpo”. Dehinah significa “il proprietario del corpo”. Dehino ‘smin yathà dehe kaumàram yau vanam jarà. Sebbene il dehi, colui che possiede il corpo, viva all’interno del corpo, non è soggetto ai diversi cambiamenti del corpo. Possiede all’inizio la forma di un bambino, che si trasforma man mano che cresce, ma il proprietario del corpo rimane immutato, nonostante questi diversi cambiamenti. Poi, quando alla fine ha esaurito tutte le forme che poteva prendere, da quella di bambino a quella di vecchio, raggiunge l’ultima tappa, la morte. In quel momento l’anima si riveste di un altro corpo. Questo è un fenomeno naturale che la gente ignora. Dobbiamo accettare differenti tipi di corpi, anche in questa vita, dalla prima infanzia alla fanciullezza ed alla giovinezza. Questo è un fatto che tutti conoscono.


Prof. Kotovsky
: Come lei sa, ci sono due modi opposti per affrontare questo problema. Da un lato ci sono le diverse religioni che avvicinano, ognuna, il soggetto da un punto di vista leggermente differente, ma tutte riconoscono e cercano di spiegare la trasmigrazione dell’anima. Secondo il cristianesimo, il giudaismo…

Srila Prabhupàda: Non le parlo di religione, parlo di scienza e di filosofia. Ogni religione ha le sue credenze, ma questo non ci riguarda. Ciò che ci riguarda è che il proprietario del corpo continua a esistere e a rimanere immutabile nonostante i diversi cambiamenti del corpo. Qual è dunque la difficoltà di capire che quando il corpo muore il proprietario del corpo dovrà rivestirsi di un altro corpo?

Prof. Kotovsky: Un’altra ipotesi è che non esista separazione: il corpo e colui che lo possiede sono un’unica cosa.

Srila Prabhupàda: (con enfasi) No!

Prof. Kotovsky: Quando il corpo muore, anche il proprietario muore.

Srila Prabhupàda: No. Perché non ci sono nelle Università discipline riservate all’esame scientifico di questi problemi? Forse ha ragione lei, forse ho ragione io, ma la scienza deve interessarsi a questo fenomeno. Un cardiologo di Toronto ha recentemente riconosciuto l’esistenza dell’anima. Ho avuto uno scambio di corrispondenza con lui e mi sono reso conto che era fermamente convinto dell’esistenza dell’anima. Quanto a noi, cerchiamo di conoscere la verità raccogliendo gli insegnamenti che ci vengono da fonti perfettamente autentiche. Noi accettiamo Krsna come fonte della conoscenza; Egli è riconosciuto come autorità perfetta da tutti gli acàrya (maestri spirituali), e la Bhagavad-gita, l’essenza del Suo insegnamento, è accettata dai filosofi e dagli studiosi di tutto il mondo. Krsna dice:

dehino ‘smin yatha dehe
kaumaram yauvanam jara
tatha dehantara-praptir
dhiras tatra na muhyati

Come l’anima incarnata passa, in questo corpo, dall’infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l’anima passa in un altro corpo all’istante della morte. La persona saggia non è turbata da questo cambiamento.” (B.g. 2.13) Noi accettiamo questo fatto senza discutere perché Krsna stesso l’ha spiegato, e Krsna è la più grande autorità secondo la nostra tradizione di conoscenza. Questo è il modo vedico per acquisire la conoscenza.

Prof. Kotovsky: Noi, invece, non affrontiamo nessun problema senza discutere perché non crediamo in niente senza averne le prove.

Srila Prabhupàda: Naturalmente le discussioni sono permesse. Krsna afferma nella Bhagavad-gità (4.34), tad viddhi pranipatena pariprasnena sevayd. Pariprasna, la discussione è permessa quando non si ha uno spirito di sfida, ma si ha l’intenzione di comprendere meglio. La discussione non è negata. Gli insegnamenti vedici sono infallibili e gli eruditi di tutte le scuole vediche li accettano come tali. Le faccio un esempio per mostrarle la validità di quest’affermazione. I Veda raccomandano di fare un bagno subito dopo aver toccato i propri escrementi o quelli di un animale per purificarsi da tale contaminazione. Secondo il sistema indù, bisogna fare un bagno dopo aver evacuato.

Prof. Kotovsky: E comprensibile, questione d’igiene.

Srila Prabhupàda: Sì, ma è anche detto che lo sterco di mucca è puro, sebbene sia l’escremento di un animale. Lo si usa anche in luoghi impuri per purificarli. Prima si afferma che gli escrementi di un animale sono impuri e che appena si toccano bisogna purificarsi, poi si dice che lo sterco di mucca è puro. Secondo la nostra visione limitata, questo fatto può sembrare contraddittorio, ma coloro che credono nei Veda lo accettano. Infatti, se lei analizza lo sterco di mucca troverà che ha grandi proprietà antisettiche.

Prof. Kotovsky: Non lo sapevo.

Srila Prabhupàda: Un professore di medicina l’ha analizzato e ha potuto constatare le sue proprietà antisettiche. Le affermazioni dei Veda possono sembrare talvolta contraddittorie, ma il loro esame minuzioso dimostra sempre la loro esattezza.

Prof. Kotovsky: È senz’altro un buon metodo quello di accettare un punto di vista dopo averlo analizzato scientificamente.

Srila Prabhupàda: Ci sono altri esempi. Sebbene le ossa siano impure quanto gli escrementi, alcune conchiglie sono poste sull’altare perché sono considerate pure dai Veda. Questo per spiegarle che noi accettiamo le leggi vediche senza alcuna obiezione. Le sue affermazioni saranno immediatamente accettate se le può convalidare citando i Veda; non avrà bisogno di dimostrarne la fondatezza in altri modi. I differenti modi per provare l’esattezza di un’affermazione sono detti promana e la prova data citando i Veda è detta sruti promana. Quando un avvocato difende una causa in tribunale, sostiene la sua arringa basandosi sul codice civile, e tutta la corte accetta i suoi argomenti; così, se lei basa le sue affermazioni sugli sruti promana, esse saranno accettate dagli eruditi. Penso che lei sappia che i Veda sono conosciuti come sruti.

Prof. Kotovsky: Sì.

Srila Prabhupàda: (recitando un verso sanscrito)

sruti-smrti-puranàdi-

pancaràtra-vidhim vina

aikàntiklharer bhaktir

utpàtàyaiva kalpate
(Bhakti-rasàmrta-sindhu 1.2.10)

Qualunque sistema accettiamo dev’essere sostenuto dalle prove degli sruti, delle stnrti, dei Puràna e del Pancaràtra. Ciò che non è sostenuto da questi promana è solo un disturbo.

Prof. Kotovsky: Posso esprimere un’opinione? Le affermazioni dei Veda possono anche essere provate scientificamente. Supponiamo di avere un laboratorio scientifico, quello che è affermato dal laboratorio è verità. Questa verità è accettata, senza verifiche. Se un laboratorio o un’istituzione scientifica afferma che una cosa non va bene, la gente sarà d’accordo: “Ah, se lo dice la scienza, dev’essere vero.”

Srila Prabhupàda: Le affermazioni autorevoli dei Veda sono accettate dagli acarya (grandi maestri). L’India è guidata dagli acarya — Ràmànujàcàrya, Madhvàcàrya, Sankaràcàrya.Tutti questi grandi saggi hanno accettato i Veda e altrettanto fecero i loro discepoli. Questo atteggiamento permette di guadagnare tempo. Evitiamo così di perdere tempo a cercare se lo sterco di mucca è puro o no; poiché i Veda dicono che è puro, noi lo accettiamo come tale. Risparmio tempo accettando gli sruti pramàna. Nei Veda si trovano molte affermazioni a riguardo della sociologia, della politica e di ogni altro argomento, perché Veda significa “conoscenza”.

sarvasya càham hrdi sannivisto

mattah smrtir jnànam apohanam ca

vedais ca sarvair aham eva vedpo

vedànta-krd veda-vid eva càham
(Bhagavad-gità. 15.15)

Prof. Kotovsky: Posso farle una domanda? Sono molti i centri della vostra associazione nel mondo?

Srila Prabhupàda: Sì.

Prof. Kotovsky: Dove si trova il vostro centro principale e dove sono gli altri centri dell’associazione?

Srila Prabhupàda: Naturalmente. Ho più di sessantacinque centri dove si accettano i princìpi. Proprio come questi ragazzi (Srila Prabhupàda indica i suoi due segretari).

Prof. Kotovsky: Ciò significa che questi giovani si astengono dal frequentare le università europee? Uno studente che frequenta le lezioni in una normale università può essere ammesso nella sua comunità ed essere iniziato?

Srlla Prabhupàda: Noi accettiamo tutti quelli che vogliono vivere nella nostra comunità ed essere iniziati e invitiamo gli altri a studiare la nostra filosofia, assistendo ai nostri corsi, ponendoci delle domande e leggendo i nostri testi. Gli studenti che vengono a trovarci non diventano subito discepoli; prima frequentano i nostri centri e cercano di capire la filosofia vedica e poi, se lo desiderano, possono ricevere l’iniziazione.

Prof. Kotovsky: Che cosa accade, per esempio, nel caso di un giovane operaio o di un figlio di contadini? Dovranno cessare per sempre di lavorare per potersi unire a voi? Come potranno mantenersi?

Srlla Prabhupàda: Come le ho detto, il nostro movimento cerca di creare dei brahmano in tutto il mondo per colmare una grave lacuna della società attuale. Coloro che seguono seriamente i nostri insegnamenti impareranno a diventare brahmano; essi devono adottare la condotta e le attività del brahmano e abbandonare quelle dello ksatriya e del sudra. Ma se qualcuno desidera mantenere la sua professione e allo stesso tempo vuole studiare la nostra filosofia, può farlo. Molti professori seguono il nostro movimento. Uno dei miei discepoli, Howard Wheeler, professore all’Università dell’Ohio, continua a esercitare la sua professione, ma fa dono di quasi tutto il suo stipendio al nostro movimento. I grhastha, coloro che vivono la vita di famiglia fuori dai centri, dovrebbero contribuire alle necessità dell’associazione donando il cinquanta per cento delle loro entrate, tenendo il venticinque per cento per la famiglia e il venticinque per cento per le emergenze. Tuttavia Sri Caitanya Mahàprabhu insegnava che non è importante se si è grhastha (capofamiglia)o nell’ordine di rinuncia, brahmano o sudra. Sri Caitanya afferma: “Chiunque comprenda la scienza di Krsna diventa un maestro spirituale.” Le parole reali sono: kibd vipra kibà nydsì, siidra kene naya. Capisce un po’ di bengali?

Prof. Kotovsky: Un po’.

Srila Prabhupàda: Yeikrsna-tattva-vettà,sei guru haya: “Chiunque capisca la scienza di Krsna diventa un maestro spirituale.” (Caitanya-caritàmrta, Madhya 8.128)

Prof. Kotovsky: Ma creando dei brahmana a partire da diversi gruppi sociali, lei nega le antiche tradizioni indù.

Srila Prabhupàda: Al contrario, le ristabilisco.

Prof. Kotovsky: Secondo le Scritture (Purana. ecc.) se non si è nati in un gruppo sociale particolare non si può farne parte.

Srila Prabhupàda: No, no!

Prof. Kotovsky: Ma questa è la base di tutti i varna…

Srila Prabhupàda: No, no! Mi dispiace!

Prof. Kotovsky: La base di tutti i varna…

Srila Prabhupàda: Mi scusi se insisto, ma lei commette un errore. Nella Bhagavad-gità (4.13) è detto, cdtur varnyam maya srstatn guna-karma-vibhàgasah: “Queste quattro divisioni sociali sono state create secondo la natura degli individui e le loro rispettive attività.” Queste distinzioni non dipendono affatto dalla nascita.

Prof. Kotovsky: Riconosco che questo è un apporto recente dei brahmana che cercarono di perpetuare la loro posizione sociale rendendola ereditaria.

Srila Prabhupàda: Questa deviazione è stata fatale alla cultura indiana ed è stata la causa della separazione del Pakistan dall’India. Una volta, l’intero pianeta, conosciuto allora come Bhàrata-varsa, costituiva un solo Stato e questa situazione ideale durò fino alla fine del regno di Maharaja Pariksit, 5.000 anni fa. Poi gradualmente si divise. Oggi, dopo che il Pakistan si è staccato, del Bhàrata-varsa non resta altro che un pezzo di terra. Secondo le Scritture vediche, quel territorio che noi chiamiamo India si estendeva, in origine, su tutta la Terra ed era conosciuto come Ilàvrta-varsa; in seguito ricevette il nome Bharata da uno dei suoi imperatori. Questa cultura, la “coscienza di Krsna”, è sempre esistita. Tutte le religioni, il cristianesimo, l’islamismo, il giudaismo, risalgono al massimo a due, tremila anni; ma l’origine delle Scritture vediche si perde nel tempo. Sono considerate eterne {sanatana) e sono destinate all’umanità intera. Non si tratta di una dottrina come tante altre perché una fede religiosa può cambiare, mentre il vero dharma non può mai cambiare. Cerchi di capire le parole di Krsna; nella Bhagavad- gita Egli dice: sarva dharmàn parityajya-màm ekam saranam vraja. “Abbandona tutte le altre forme di religione e sottomettiti a Me.” Questa è la vera conoscenza: sottomettersi al Supremo. Tutti dobbiamo sottometterci a qualcuno. Tutta la nostra vita è basata sulla sottomissione. È d’accordo su questo punto?

Prof. Kotovsky: Ammetto che fino a un certo punto dobbiamo sottometterci a qualcuno o a qualcosa che è esterno a noi.

Srila Prabhupàda: Ci sottomettiamo totalmente.

Prof. Kotovsky: Dobbiamo sottometterci alla società, all’umanità, al popolo.

Srila Prabhupàda: Sì. All’umanità, al popolo, allo stato, al re, al governo. Chiunque sia il capo, bisogna sottomettersi.

Prof. Kotovsky: Sì, ma c’è differenza tra sottomettersi a un re, a un individuo o a una società.

Srila Prabhupàda: No. Si tratta solo di un cambiamento di etichetta poiché il principio di sottomissione esiste sempre, che sia alla monarchia, alla democrazia, all’aristocrazia o alla dittatura, dovete sottomettervi. Senza sottomissione non c’è vita. Non è possibile. Noi insegniamo come sottomettersi al Supremo, dal Quale possiamo ricevere una protezione completa, come Krsna stesso dice nella Bhagavad-gita (18.66): sarva-dharmàn parityajya mam ekam saranam vraja. Nessuno può dire: “No, io non mi sottometto.” Nessuno può dirlo, si tratta solo di stabilire a chi sottomettersi. Il soggetto supremo a cui ci si deve sottomettere è Krsna, perciò nella Bhagavad-gita (7.9) Egli dice, bahunam janmanam ante jhànavàn mani prapadyate vàsudevah sarvarn iti: “Dopo tante vite di sottomissione a differenti maestri, colui che ha raggiunto la conoscenza si sottomette a Me sapendo che Io sono la causa di tutte le cause.” Vàsudevah sarvam iti sa mahatma sudurlabhah: “Quest’anima è molto rara.”

Prof. Kotovsky: Mi sembra che la sottomissione debba sempre essere seguita da un’altra rivolta. La storia ha dimostrato che l’umanità si sviluppa soltanto grazie a una successione di sottomissioni e rivolte. La causa della rivoluzione francese, per esempio, fu il rifiuto all’autorità aristocratica, ma questa rivoluzione voleva la sottomissione al popolo francese.

Srila Prabhupàda: Sì.

Prof. Kotovsky: La sottomissione non è mai definitiva, ma è sempre seguita dalla rivolta.

Srila Prabhupàda: È vero, ma sarà definitiva quando ci sottometteremo a Krsna.

Prof. Kotovsky: Ah!

Srila Prabhupàda: Sarà la tappa finale. Ogni altra forma di sottomissione è inevitabilmente seguita da una rivoluzione a causa dell’insoddisfazione di coloro che hanno accettato di sottomettersi. Krsna, invece, ci dà la soddisfazione totale. Per esempio, se un bambino si mette a piangere, nessun estraneo riuscirà a consolarlo, ma non appena la madre lo prende tra le braccia…

Prof. Kotovsky: …smette di piangere.

Srila Prabhupàda: Sì, pienamente soddisfatto. Tutte queste sottomissioni e cambiamenti si possono raggruppare in diverse categorie, ma in ultima analisi si tratta di sottomissione a maya. Nella Bhagavad-gita è detto che se la sottomissione avviene trascurando Krsna allora è màyà, illusione. Ci si può sottomettere in tanti modi, ma solo con la sottomissione a Krsna saremo felici.

Prof. Kotovsky: I suoi insegnamenti non incontrano ostilità in India fra gli indù ortodossi o i bmhmana?

Srila Prabhupàda: Sì, ma le abbiamo superate.

Prof. Kotovsky: Ah.

Srila Prabhupàda: Un indù ortodosso può venire a sfidarci, ma noi abbiamo le nostre armi — la letteratura vedica —, quindi non viene. Anche i preti cristiani in America mi apprezzano dicendo: “Questi ragazzi sono americani, cristiani, ebrei ed ora sono molto attratti da Dio. Noi non abbiamo potuto aiutarli.” Lo ammettono. I loro genitori vengono da me, mi offrono i loro omaggi dicendo: “Swamiji, è stata la nostra grande fortuna che lei sia venuto qui ad insegnare la coscienza di Krsna.” Sono sempre accolto molto bene. Anche in India, visto che me l’ha chiesto, gli altri gruppi religiosi ammettono che prima di me molti swàmi sono andati in Occidente, ma non hanno potuto convertire neanche una persona alla coscienza di Krsna. Lo ammettono. Per quanto mi riguarda, io non reclamo alcun merito, ma sono fiducioso che presentando la conoscenza vedica così com’è, senza falsificazioni, questa avrà effetto. Ho fiducia. Se si ha la giusta medicina da somministrare al paziente, si può essere sicuri che questi sarà curato.

Prof. Kotovsky: Quanti dei suoi discepoli sono indiani? Quanti dei suoi centri si trovano in India?

Srila Prabhupàda: In India ci sono molte persone coscienti di Krsna — centinaia, migliaia, milioni. Non esiste neanche un singolo indù che non sia cosciente di Krsna.

Prof. Kotovsky: Sì. Capisco.

Srila Prabhupàda: Vaisnava. Si chiama culto vaisnava. Lei è stato in India, pertanto sa che ci sono milioni di vaisnava. Per esempio, questo signore (un indiano presente) è un comandante dell’India Airlines, non è un mio discepolo, ma è cosciente di Krsna. In India ci sono milioni di persone coscienti di Krsna. Nell’università di Gorakhpur c’è un professore musulmano che è un grande devoto di Krsna. È naturale. Nella Caitanya-caritàmrta è detto che la coscienza di Krsna si trova dappertutto, nel cuore di ogni essere. Dev’essere solo risvegliata con questo metodo. Il sole che sorge non appare improvvisamente dal nulla, è già presente ma sorge al mattino. Similmente, la coscienza di Krsna si trova in ogni luogo, ma per qualche motivo è stata coperta. Con questo metodo viene risvegliata e poi incrementata con la compagnia dei devoti.

Prof. Kotovsky: Lei è arrivato ieri a Mosca. Ha visitato qualcosa qui?

Srila Prabhupàda: No, non sono molto interessato alle visite turistiche.

Prof. Kotovsky: Andrà via domani?

Srila Prabhupàda: Questo è il mio programma.

Prof. Kotovsky: Sta andando negli Stati Uniti o in Europa?

Srila Prabhupàda: Sto andando in Europa, a Parigi. Poi avremo due grandi festival a Londra e a San Francisco. Stanno organizzando il festival dei carri, il Ratha-yàtra, che si celebra ogni anno a Jagannàtha Puri. Lei ha visitato Jagannàtha Puri?

Prof. Kotovsky: Sì, il festival dei carri si celebra da tempo immemorabile. Si tratta di un’antichissima tradizione con grandi carri.

Srila Prabhupàda: Sì, ora è stato introdotto in Occidente, a Londra e a San Francisco, e gradualmente lo introdurremo anche in altre nazioni.

Prof. Kotovsky: A Londra è presente una grande comunità indiana.

Srila Prabhupàda: Questo festival è organizzato da discepoli inglesi e americani. Le comunità indiane di Londra e di San Francisco stanno cercando di diventare sahib, conosce questo termine?

Prof. Kotovsky: (Ride) Occidentalizzati. (Entrambi ridono) Un grande antropologo sociale di una nota università ha scritto qualcosa di molto interessante. Afferma che esistono due processi: il processo di occidentalizzazione dei brahmano, cioè della classe superiore, e il processo di sanscritizzazione, che consiste nell’adottare i rituali braminici da parte delle cosiddette classi inferiori, anche gli intoccabili. È un processo molto interessante in India oggigiorno, ma la posizione dell’India sfortunatamente è problematica.

Srila Prabhupàda: La difficoltà è che la vera India non esiste più, stanno cercando di imitare il modo di vivere occidentale, ma da un punto di vista materiale o tecnologico sono cent’anni indietro.

Prof. Kotovsky: E vero, ma che cosa si può fare per l’India?

Srila Prabhupàda: Una cosa sto sperimentando. Se si diffondono i valori spirituali dell’India, il suo prestigio aumenterà, perché ovunque io vada, vedo che alla gente ancora piace la cultura indiana. Se questo tesoro di conoscenza spirituale è propriamente distribuito, almeno le persone che vivono fuori dall’India capiranno che stanno ottenendo qualcosa da questo Paese.

Prof. Kotovsky: Naturalmente, lei ha ragione. L’eredità culturale dell’India dev’essere fatta conoscere ovunque, ma in che modo questo darà beneficio alla gente dell’India? Gli indiani sono là e non hanno niente da guadagnare dalla diffusione mondiale della loro eredità culturale. I villaggi indiani hanno bisogno di fertilizzanti, di trattori e molte altre cose.

Srila Prabhupàda: Noi non abbiamo obiezioni a riguardo.

Prof. Kotovsky: Non penso che lei possa obiettare, ma nello stesso tempo qualcosa dev’essere fatto per l’India. Possiamo chiamarla occidentalizzazione, ma l’introduzione di un piano industriale e tecnologico è necessario in ogni campo della vita indiana quali l’agricoltura e l’industria.

Srila Prabhupàda: Arjuna, prima di comprendere la Bhagavad- gità, era un combattente e lo rimase anche dopo averla compresa. Noi non vogliamo cambiare la posizione delle persone. Per esempio, lei è un rispettabile professore, un insegnante, e noi non vogliamo cambiare la sua situazione. Siamo qui solo per convincerla del valore della nostra filosofia. Arjuna si rifiutava di combattere dicendo: “Krsna, non voglio uccidere i miei parenti. Non voglio questo regno.” Allora Krsna lo istruì esponendogli la Bhagavad-gita, poi gli chiese: “Qual è ora la tua decisione?” ed egli disse, karisye vacanath tava: “Sì, agirò come tu dici.” (B.g. 18.73). Questo significa che la sua coscienza era cambiata. Era un combattente e rimase un combattente, ma cambiò coscienza. Noi vogliamo questo, non vogliamo disturbare l’attuale condizione della società, non siamo contro la tecnologia, ma cerchiamo di far comprendere la coscienza di Krsna. Questo è il nostro programma.

Prof. Kotovsky: Naturalmente, l’obiettivo finale di ogni coscienza è quello di cambiare la società rendendola migliore.

Srila Prabhupàda: Questo è automatico.

Prof. Kotovsky: Non sono molto contento di averla sentito dire che il suo scopo finale è quello di non disturbare la società, perché nella società moderna ci sono molte cose da cambiare attraverso la coscienza.

Srila Prabhupàda: Lo stadio preliminare consiste nel seguire le regole dell’austerità come, per esempio, non usare intossicanti.

Prof. Kotovsky: Non indulgere negli intossicanti, la semplicità, e così via.

Srila Prabhupàda: Se si accetta questo metodo…

Prof. Kotovsky: Le persone seguiranno automaticamente.

Srila Prabhupàda: La vita di ognuno cambierà, perché queste quattro cose — la vita sessuale illecita, gli intossicanti, il consumo di carne e il gioco d’azzardo — sono grandi ostacoli per il progresso sociale.

Prof. Kotovsky: Questo renderà automaticamente la vita più semplice, perché una persona che non indulge nel sesso illecito, non usa intossicanti e segue le altre regole si trova a vivere una vita certamente più semplice.

Srila Prabhupàda: L’altro giorno stavo parlando a Bombay con un signore rispettabile e gli stavo citando quanto detto da Krsna nella Bhagavad-gìtà (9.32):

mam hi partita vyapàsritya

ye ‘pi syuh pàpa-yonayah

striyo vaisyàs tathà sùdràs

te ‘pi yànti paràth gatim

“Anche coloro di bassa nascita (pàpa-yonayah) — donne, vaisya (mercanti) e sUdrà (operai) — non sono esclusi se Mi accettano. Accettando il mio rifugio anche loro possono raggiungere la posizione suprema.” Perché allora le classi superiori della società indù hanno trascurato questa ingiunzione della Bhagavad-gìtà? Supponiamo che una persona sia un pàpa-yonayah, cioè di bassa nascita, anche lei può essere elevata alla suprema posizione spirituale se accetta Krsna. Per quale ragione questo messaggio non è stato diffuso dalle classi superiori per dare la possibilità a tutti di essere elevati? Perché le persone di nascita inferiore sono state discriminate? Il risultato è che invece di accettare i musulmani gli indiani li hanno rifiutati, e ora li hanno divisi da loro facendoli diventare i peggior nemici dell’India. Noi stiamo cercando per la prima volta di elevare le persone alla posizione superiore della coscienza di Krsna, anche se sono di bassa nascita, perché l’anima è pura. I Veda affermano che l’anima non è toccata dalla contaminazione materiale, ma ne è coperta solo temporaneamente. Rimuovendo questa copertura, si diventerà puri. Questa è la missione della vita umana: liberarci dalla copertura materiale, raggiungere la comprensione spirituale e sottometterci a Krsna. Allora la nostra vità sarà perfetta.

Lascia un commento