La coscienza di Krishna: lo yoga dell’era moderna

La coscienza di Krishna: lo yoga dell’era moderna

Notiamo oggi che lo yoga è insegnato in numerosi corsi e publicizzato in libri di grande diffusione al fine di godere di buona salute, perdere peso, sviluppare potere mentale, raggiungere il successo economico o aumentare la potenza sessuale. Il vero yoga, però, è qualcosa di completamente diverso. Qui Srila Prabhupàda ci conduce verso alcuni antichi segreti del vero yoga.

ceto-darpana-marjanam

bhava-maha-davagni-nirvapanam

sreyah-kairava-candrika-vitaranam

vidya-vadhu-jivanam

anandambudhi-vardhanam prati-padaṁ purnamytasvadanam

sarvatma-snapanam param vijayate

sri-krsna-sankīrtanam

(Caitanya-caritàmrta, Antya 20.12)

Tutte le glorie al movimento del sankirtana. Pararn vijayate sri-krsna-sankirtanam. Cinquecento anni fa Sri Caitanya Mahàprabhu, quando era solo un ragazzo di sedici anni, introdusse questo movimento del sankirtana a Navadvlpa, in India. Non creò una nuova religione, come avviene ai nostri giorni in cui se ne creano molte. La religione non può essere creata.

Dharmam tu sàksàd bhagavat-pranitam (Snmad-Bhàgavatam 6.3.19). Religione significa codici di Dio, leggi di Dio. Non possiamo ovviamente vivere senza obbedire alle leggi dello Stato, similmente non possiamo vivere senza obbedire alle leggi di Dio.

Nella Bhagavad-gità (4.7) il Signore dice che quando si verificano divergenze nel proseguimento delle attività religiose (yadà yadà hi dharmasya glànir bhavati bharata) e predominano le attività irreligiose (abhyutthànam adharmasya), Egli (Krsna) appare (tadàtmànam srjàmy aliarti).

Nel mondo materiale possiamo vedere che questo stesso principio si verifica quando c’è disobbedienza alle leggi dello Stato. Si presenta allora qualche particolare funzionario statale o qualche agente di polizia a “mettere le cose a posto”.
Srl Caitanya Mahàprabhu è adorato dai GosvàmI. Sei sono i GosvàmI: Rupa GosvàmI, Sanàtana GosvàmI, Raghunàtha Bhatta GosvàmI, Jlva GosvàmI, Gopàla Bhatta GosvàmI e Srl Raghunàtha dàsa GosvàmI. La parola go ha tre significati. Go significa “terra”, “mucca”e “sensi”. Svanii significa”maestro”.

Quindi gosvàtnl vuol dire che essi sono maestri dei sensi. Quando una persona diventa maestro dei sensi, gosvdmì, può progredire nella vita spirituale. Questo è il vero significato di svanii. SvàmI significa che una persona non è serva dei sensi ma ne è maestra.

Il capo dei sei GosvàmI era Rùpa GosvàmI, che compose il seguente meraviglioso verso in onore di Sri Caitanya Mahàprabhu:

anarpita-canm cirat karunayavatirnah kaìau

samarpayitum unnatojjvala-rasàm sva-bhakti-sriyam

harih puratta-sundara-dyuti-dakamba-sandlpitah

sada hrdaya-kondare sphuratu vali sacl nandanah

(Caitanya-caritàmrta, Adi 1.4)

Kalau significa l’epoca attuale, l’era di Kali, l’età del ferro, un’era molto contaminata, di litigio e disaccordo. Rùpa GosvàmI dice che in quest’era di Kali, quando tutto è disaccordo e litigio: “Tu sei disceso per offrire l’amore più elevato per Dio.” Samarpayitum unnatojjvala-rasàm: e non solo l’amore più elevato ma anche il più luminoso dei rasa, o stati d’animo trascendentali.

Purata-sundara-dyuti: la Tua carnagione è come Toro, luminosa come Toro. ‘Tu sei così gentile che io dò a tutti la benedizione (i GosvàmI possono benedire essendo maestri dei sensi) che questa Tua forma divina, la forma di Sri Caitanya Mahàprabhu, possa sempre danzare nel cuore di ognuno.”

Quando Rùpa GosvàmI incontrò per la prima volta Sri Caitanya Mahàprabhu a Prayàga, Sri Caitanya stava danzando e cantando “Hare Krsna, Hare Krsna” lungo la strada. In quel momento Rùpa GosvàmI Gli offrì una preghiera. Namo mahd- vadànyàya krsna-prema-pradàya te: ‘Tu sei la più generosa di tutte le incarnazioni perché distribuisci liberamente amore per Dio.”

Krsna-prema-pradàya te / krsnàya krsna-caitanya-nàmne gaura-tvise namah: “Tu sei Krsna stesso perché se non Lo fossi non potresti distribuire il krsm-prema, l’amore per Krsna, perché l’amore per Dio non è così facile da acquisire. Invece Tu lo distribuisci liberamente a tutti.”

In questo modo il movimento del sankntana venne inaugurato in Bengala, in India, a Navadvlpa. La gente del Bengala è dunque molto fortunata. Ha avuto la fortuna che questo movimento fosse inaugurato nel suo paese. Sri Caitanya predisse inoltre:

prthivite ache yata nagaràdi grama

sarvatra pracàra haibe mora riama

“Il movimento del sankntana si diffonderà in ogni città e villaggio, dovunque, in tutto il mondo.” Questa fu la Sua profezia.

Per la misericordia di Sri Caitanya questo movimento è già stato introdotto nei paesi occidentali, iniziando da New York. il nostro movimento del sankntana fu per la prima volta presentato a New York nel 1966. A quell’epoca iniziai a cantare il mantra Hare Krsna nel parco di Tompkins Square. Cantai per tre ore con un piccolo mrdanga (tamburo) e questi ragazzi americani si avvicinarono e gradualmente si unirono, ed è così che il movimento crebbe.

Ebbe inizio in un negozio di New York, al numero 26 della Seconda Avenue, e in seguito furono aperte altre sedi a San Francisco, Montreal, Boston, Los Angeles, Buffalo, Columbus. Ora (nel 1970) abbiamo ventiquattro sedi comprese una a Londra e un’altra ad Amburgo.

A Londra sono tutti ragazzi e ragazze americani che si stanno impegnando nella predica. Non sono né sannyasì, né vedantisti, né indiani, né indù, ma hanno preso questo movimento molto seriamente. Persino il Times di Londra ha pubblicato un articolo intitolato: “11 canto di Krsna fa sussultare Londra.”

Nel movimento ci sono ora parecchie persone. Tutti i miei discepoli, almeno in questo paese, sono americani ed europei. Cantano, danzano e distribuiscono una rivista, Back to Godhead (Ritorno a Krsna). Abbiamo anche pubblicato molti libri: lo Srìmad-Bhàgavatam, la Bhagavad-gìtà così com’è, gli Insegnamenti di Sri Caitanya e la Isopanisad.

Questo non è un movimento sentimentale. Non pensate che questi ragazzi danzino per sentimentalismo religioso o per fanatismo. No. Abbiamo il più elevato bagaglio filosofico e teofisico. Consideriamo ad esempio Sri Caitanya Mahàprabhu. Durante la Sua predicazione si recò a Benares, residenza dei sannyasì mayàvàdì. I seguaci di Sankaràcàrya s’incontrano per lo più a Benares. Quando Sri Caitanya arrivò, iniziò a cantare e a danzare.

Alcune persone Lo apprezzarono molto e presto divenne famoso. Un autorevole sannyasì, Prakàsànanda SarasvatI, guida di molte migliaia di sannyasì màyàvàdì, ne fu informato: “È venuto dal Bengala un giovane sannyasì. Canta e danza in maniera meravigliosa.”

Prakàsànanda SarasvatI era un grande vedantista e non gli piacque l’idea. Disse: “E uno pseudo-sannyàsì. Canta e danza, e questo non è il compito di un sannyasì che dovrebbe invece impegnarsi sempre nello studio della filosofia e del Vedànta.”

Uno dei devoti, non gradendo l’osservazione fatta da Prakàsànanda SarasvatI, si recò da Sri Caitanya e Lo informò della critica ricevuta. Il devoto poi organizzò un incontro tra tutti i sannyasì. Durante la riunione si svolse una discussione filosofica sul Vedànta tra Prakàsànanda SarasvatI e Caitanya Mahàprabhu.

Un resoconto dettagliato di questa discussione è contenuto negli Insegnamenti di én Caitanya. In seguito lo stesso Prakàsànanda e tutti i suoi discepoli divennero vaisnava.

Caitanya Mahàprabhu ebbe poi una lunga discussione con Sàrvabhauma Bhattàcàrya, un famoso logico dell’epoca, grande màyàvàdJ, impersonalista, e anche lui fu convertito. Il movimento di Caitanya Mahàprabhu non è quindi puro sentimentalismo. Ha alle spalle un bagaglio filosofico estremamente ricco per chi desidera comprenderlo su basi filosofiche e logiche.

È una grande opportunità per queste persone perché il movimento si basa sulla scienza e sull’autorità dei Veda. E solo semplificato. Ecco la bellezza di questo movimento! Si può essere grandi eruditi, filosofi o bambini: si può prendere parte a questo movimento senza alcuna difficoltà. Gli altri metodi di realizzazione spirituale, il metodo jndna o quello yoga, sono ugualmente riconosciuti ma non sono praticabili in quest’epoca. Questo è il verdetto dei Veda.

krte yad dhyàyato visnum

tretàyam yajato makhaih

dvapare paricaryàyam

kalau tad dhari-kirtanat

(Srìmad-Bhàgavatam, 12.3.52)

Nel Satya-yuga, l’età dell’oro, era possibile praticare la meditazione. Vàlmlki Munì, ad esempio, meditò per sessantamila anni allo scopo di ottenere la perfezione. Ma quanto dura la nostra vita? Oltretutto, per praticare la meditazione, così com’è descritta nella Bhagavad-gità, occorre cercare un luogo appartato, praticare la meditazione da soli, sedersi in posizione rigida, vivere in assoluto celibato e così via.

Ci sono molte e differenti regole. Per questi motivi è impossibile praticare la meditazione prescritta da\Yastànga-yoga. Se si è soddisfatti di un’imitazione è un’altra questione, ma se si desidera veramente la perfezione occorre seguire tutte le otto fasi dell’astànga-yoga. Se ciò non è possibile, allora è solo una perdita di tempo.

Qual è l’obiettivo ultimo dello yoga e della meditazione? Mettersi in contatto col Supremo, con l’Anima Suprema, perché il Supremo è lo scopo e l’oggetto di tutti i metodi di yoga. Anche la ricerca filosofica, il metodo jnàna, ha come scopo la comprensione del Brahman Supremo. Questi metodi sono indubbiamente riconosciuti, ma impossibili da praticare nell’età del ferro, l’età di Kali.

Si deve praticare il metodo delì’hari- kìrtana. Chiunque lo può praticare senza particolari qualifiche. Non occorre aver studiato la filosofia o il Vedànta. Questa era la ragione dell’incontro tra Sri Caitanya e Prakàsànanda Sarasvatì.

Quando la filosofia del Vedànta fu discussa in maniera approfondita tra Sri Caitanya e Prakàsànanda Sarasvatì, questi chiese per prima cosa a Caitanya Mahàprabhu: “So che Tu sei stato un grande erudito nella Tua giovinezza (Sri Caitanya era effettivamente molto colto; il Suo nome era Nimài Pandita e a sedici anni sconfisse un grande erudito del Kashmir, Kesava Kasmlri).

So anche che Tu sei un grande studioso di sanscrito e in particolar modo un profondo conoscitore della logica. Sei nato in una famiglia di bràhmam e ora sei un sannyàsi. Come mai allora canti e danzi e non leggi il Vedànta?” Questa fu la prima domanda rivolta da Prakàsànanda Sarasvatì, e Sri Caitanya rispose: “Il motivo è che quando fui iniziato dal Mio maestro spirituale, egli mi disse che ero uno sciocco.

Non discutere il Vedànta”, mi disse, “perderesti solo il Tuo tempo. Canta Hare Krsna e avrai successo.” Questa fu la Sua risposta. Naturalmente Caitanya Mahàprabhu non era uno sciocco e certamente il Vedànta non è per gli sciocchi.

Occorre avere un certo livello di cultura per essere in grado di comprenderlo. Per ogni singola parola c’è una grande varietà di significati e moiri commentari di Sarikaràcàrya e Ràmànujàcàrya: volumi e volumi in sanscrito. Ma come comprendere il Vedànta?

È impossibile. Può essere forse compreso da una o due persone, ma per la gente è impossibile. Non è possibile neppure praticare lo yoga Se si pratica però il metodo di Caitanya Mahàprabhu, il canto Hare Krsna, il suo primo effetto sarà ceto-darpana-màrjanam: tutta la sporcizia accumulata nel cuore sarà eliminata col canto del mantra Hare Krsna. Cantate. Non ci sono né spese né perdite. Se una persona lo canta anche solo per una settimana potrà constatare i suoi progressi nella realizzazione spirituale.

Abbiamo attratto molti studenti semplicemente col canto: ora stanno realizzando l’intera filosofia purificandosi. Questo movimento sociale è iniziato solo quattro anni fa, nel 1966, e abbiamo già parecchie sedi. I ragazzi e le ragazze americani lo stanno seguendo molto seriamente e sono felici. Chiedetelo ad alcuni di loro. Ceto-darpana-màrjanam. Stanno ripulendo il loro cuore da tutta la sporcizia accumulata cantando:

Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare
Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama Hare Hare

Il passo successivo è bhava-mahàdàvàgni-nivapanam: non appena il cuore viene purificato, tutti i problemi dell’esistenza materiale sono risolti. Questo mondo è stato paragonato a dàvàgni, un incendio nella foresta. In questa esistenza materiale nessuno vuole essere infelice, ma l’infelicità arriva comunque. È una legge della natura materiale.

Nessuno vuole il fuoco, ma in qualunque luogo della città ci recheremo vedremo i pompieri all’opera. C’è sempre qualche fuoco. Similmente, ci sono parecchie cose che non si desiderano. Nessuno vuole morire e la morte esiste. Nessuno vuole la malattia e la malattia esiste. Nessuno vuole la vecchiaia e la vecchiaia esiste. Esistono contro la nostra volontà, contro i nostri desideri.

Dobbiamo dunque considerare la condizione di questa esistenza materiale. La forma umana ha come scopo la comprensione del suo valore, non la sua perdita con un comportamento animalesco. Mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi non è progresso. Il Bhàgavatam (5.5.1) dice che questo corpo non è stato concepito per lavorare duramente in vista della gratificazione dei sensi.

nàyath deho deha-bhàjàm nrloke

kastan kàtan adiate vid-bhujàm ye

Lavorare duramente e godere della gratificazione dei sensi è cosa da animali, non da esseri umani. L’essere umano deve imparare il tapasya. Specialmente in India grandi saggi e grandi re, brahmacàn e sannyasì, hanno vissuto in grandi austerità per risvegliarsi. Buddha era un principe, ma abbandonò tutto e s’impegnò nel tapasya. Questa è vita.

Il re Bhàrata, il cui nome diede all’India il nome di Bhàrata-varsa, aveva ventiquattro anni quando si allontanò dal suo regno, dalla sua giovane moglie, dai figli piccoli e andò a praticare il tapasya. Quando Sri Caitanya Mahàprabhu aveva ventiquattro anni, lasciò la giovane moglie, la madre e ogni cosa.

Ci sono moltissimi esempi. L’India è il paese del tapasya ma noi lo stiamo dimenticando. La stiamo trasformando nel paese della tecnologia. È sorprendente che in India il tapasya non sia più praticato perché l’India è il paese del dharma: dharma-ksetre kuruksetre.

Tutto ciò non avviene solo in India; qualunque luogo in quest’età del ferro è degradato: pràyenàlpàyusah sabhya kalàv asmin yuge janàh (Srimad-Bhagavatam 1.1.10). In quest’era di Kali la durata della vita diminuisce e gli uomini non sono più portati a comprendere la realizzazione spirituale e se lo sono, vengono inesorabilmente ingannati da tante false guide. Quest’epoca è veramente corrotta. Per questa ragione il metodo di Caitanya Mahàprabhu, il canto Hare Krsna, è il più sempliceed è il migliore.

harer nama harer nama

harer namaiva kevalam

kalau nasty eva nasty eva

nasty eva gatir anyatha

“In quest’era di Kali non c’è altra religione che la glorificazione del Signore mediante il canto del Suo santo nome, e questa è l’ingiunzione di tutte le Scritture rivelate. Non c’è altro modo, non c’è altro modo, non c’è altro modo.”(Caitanya-caritamrta, Adi 17.21)

Questo verso è contenuto nel Brhan-naradiya Purana. Harer riama harer marna harer namaiva kevalam. Cantate semplicemente Hare Krsna. Non c’è nessun’altra alternativa.

Kalau nasty eva nasty eva nasty eva gatir anyathà. Nell’era di Kali, non c’è alternativa per realizzarsi spiritualmente. Dobbiamo quindi accettarla.

C’è un altro verso molto simile nello Srimad-Bhàgavatam. Nel dodicesimo Canto, terzo capitolo, Maharaja Parìksit viene informato da Sukadeva GosvàmI dei difetti di quest’epoca, i cui sintomi si stavano ormai manifestando.

Nella parte conclusiva Sukadeva GosvàmI dice, kaler dosa-nidhe ràjann asti hy eko mahàrn gunah: “Caro re, quest’epoca, il Kali-yuga, è piena di difetti, ma c’è anche una buona opportunità.” Qual è? Kirtanàd eva krsnasya mukta-sangah pararti vrajet. “Cantando semplicemente il mantra Hare Krsna si può ottenere la liberazione e tornare a Dio.”

È un sistema pratico e autorizzato, e chiunque può provarlo su se stesso e vedere come può progredire semplicemente cantando. Il Movimento per la Coscienza di Krsna non è qualcosa di nuovo, qualcosa che abbiamo introdotto o costruito.

E autorizzato dai princìpi vedici, autorizzato da dcdrya come Caitanya Mahàprabhu e da altri. Il metodo è molto semplice; non si perde niente. Non stiamo chiedendo soldi per dare alla gente qualche mantra segreto promettendo loro che entro sei mesi diventeranno Dio. No. Il movimento è aperto a tutti — bambini, donne, ragazze, ragazzi, anziani — chiunque può cantare e vederne i risultati.

A questo fine non stiamo solo fondando Nuova Vrndàvana, la nostra fattoria in Virginia, ma anche altre comunità spirituali come Nuova Navadvlpa e Nuova jagannàtha Puri. Abbiamo già fondato Nuova Jagannàtha Puri a San Francisco e il festival del Ratha-yàtrà vi sta avendo luogo. Quest’anno verrà celebrato anche a Londra.

Ci saranno tre carri, per Jagannàtha, Subhadrà e Balaràma, che verranno portati al Tamigi. L’America ha importato New England e New York, perché non importare anche New Vrndàvana? Dobbiamo fondare New Vrindàvana perché Sri Caitanya ha raccomandato, aràdhyo bhagavam vrajesa-tarnayas tad-dhàma vrndàvanam: “Krsna, il figlio di Nanda Mahàràja, nel Vrindàvana-dhama di Vrajabhùmi, è la Divinità Suprema da adorare e la Sua dimora, Vrindàvana, è anch’essa da adorare.”

I giovani occidentali stanno abbracciando la coscienza di Krsna e devono avere un posto come Vrndàvana. A Vrndàvana ci sono cinquemila templi dedicati a Ràdhà-Krsna di cui i più importanti sono sette, fondati dai GosvàmI. Il nostro programma prevede di abitare a Nuova Vrndàvana vivendo di agricoltura e dell’allevamento delle mucche come soluzione economica, praticare in tutta serenità la coscienza di Krsna e cantare Hare Krsna — questo è lo schema di Vrndàvana. Yuktàhàra-vihàrasya yogo bhavati duhkha-hà.

La forma umana non è stata concepita per aumentare i bisogni artificiali. Dovremmo essere soddisfatti nel mantenere il corpo e l’anima insieme, mentre il resto del tempo dovrebbe essere speso per accrescere la nostra coscienza di Krsna. Così, dopo aver lasciato questo corpo non dovremo prenderne un altro, ma saremo in grado di tornare a casa, da Dio. Questo dovrebbe essere il motto della vita umana.

Vita materiale significa mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi, e vita spirituale significa qualcosa di più. Questo è ciò che contraddistingue la vita umana da quella animale. Nella vita animale la formula generale è mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi. Il cane mangia e anche l’uomo mangia. L’uomo dorme e anche il cane dorme. L’uomo pratica il sesso e anche il cane lo pratica. Il cane si difende e l’uomo si difende, anche con bombe atomiche.

Questi quattro princìpi sono comuni sia agli esseri umani sia agli animali, perciò il progresso che riguarda questi quattro princìpi non è civiltà umana ma civiltà animale. Civiltà umana significa athàto brahma-jijnasà. Il primo aforisma del Vedànta- siitra è athàto brahma-jijnasà:

“Ora è il momento di porsi domande sul Brahman.” Questa è vita umana. Fintanto che non ci poniamo domande spirituali, jijnàsuh sreya uttamam, siamo animali perché viviamo sulla base di questi quattro princìpi. Bisogna porsi domande pertinenti per sapere chi siamo e perché ci ritroviamo nelle miserie della nascita, della morte, della vecchiaia e della malattia. C’è qualche rimedio? Questi sono gli argomenti che occorre discutere. Questa è vita umana, vita spirituale.

Vita spirituale significa vita umana, e vita materiale significa vita animale. Dobbiamo modellare la nostra vita secondo quanto raccomanda la Bhagavad-gità. Yuktàhàra-vihàrasya. Per esempio, il fatto di diventare spiritualisti non significa che dobbiamo smettere di mangiare. Il nostro cibo va adattato.

La Bhagavad-gità descrive quali sono gli alimenti di prima classe, quelli in virtù, quali sono i cibi influenzati dalla passione e quali i cibi di terza classe, influenzati dall’ignoranza. Dobbiamo elevarci al piano sattvico (virtuoso) della civiltà umana e quindi rivivere la nostra coscienza trascendentale, la coscienza di Krsna. Tutto è contenuto negli sastra, ma noi sfortunatamente non li consultiamo.

evam prasanna-manaso

bhagavad-bhakti-yogatah

bhagavat-tattva-vijnànam

mukta-sangasya jjàyate

(Srimad-Bhàgavatam 1.2.20)

Finché non siamo liberi dalle catene delle tre influenze della natura materiale non possiamo comprendere Dio. Prasanna-manasah. Dobbiamo essere anime che hanno realizzato il Brahman. Brahma-bhutah prasannàtmà na socati na kànksati (Bhagavad-gità 18.54).

Queste ingiunzioni esistono, si deve quindi trarre vantaggio dagli sastra e predicare. Questa è la responsabilità dell’uomo intelligente. La gente sa che Dio è grande, ma non sa quanto grande sia realmente. Queste informazioni le troviamo nella letteratura vedica. E il nostro dovere in questa età del ferro, è hari-kirtana param vijayate sri- krsna-sankirtanam: la glorificazione del Supremo.

La coscienza di Krishna: lo yoga dell’era moderna

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